Charles Darwin

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Charles Darwin

Charles Robert Darwin nacque nel 1809 a Shrewsbury in Inghilterra da una famiglia di tradizioni naturalistiche: suo nonno, Erasmus Darwin (1731-1802), aveva infatti sostenuto anch'egli, nella Zoonomia, la trasformazione delle specie viventi per influenza dell'ambiente. Da giovane studiò teologia, con l'intenzione di avviarsi alla carriera ecclesiastica, convincendosi che la Scrittura sostiene la creazione divina delle singole specie di piante e di animali. Ma la sua vita subì una svolta in occasione del viaggio che egli fece intorno al mondo a bordo del veliero "Beagle", sul quale si era imbarcato come naturalista, e che durò cinque anni, dal 1831 al 1836. Nel corso di tale viaggio, da lui stesso descritto nel Diario delle ricerche di storia naturale e biologia compiute durante il viaggio della regia nave Beagle, egli ebbe modo di compiere numerose osservazioni di tipo anzitutto geologico, ma poi soprattutto biologico, cioè concernenti molte varietà di animali e di piante, le quali lo convinsero della trasformazione della specie. Tornato in patria, Darwin si dedicò agli studi di biologia per scoprire quale era la causa di tale trasformazione, osservando soprattutto i metodi con cui gli allevatori di bestiame, attraverso appropriati incroci, riescono a selezionare le specie più desiderabili di animali. Ma la scoperta di quella che sarebbe stata la sua spiegazione gli venne dalla lettura di Malthus sulle vicende della popolazione umana sulla terra, in particolare sull'eliminazione di molti individui prodotta per via naturale dalla miseria. Nel 1858, quando ormai Darwin era pervenuto a formulare la sua teoria della selezione naturale, il naturalista Alfred R. Wallace gli inviò una memoria da presentare alla Società Linneana di Londra, di cui egli era membro, nella quale si sosteneva esattamente la sua teoria. Perciò Darwin, rotto ogni indugio, presentò la memoria di Wallace insieme con un proprio scritto, in cui annunciò al mondo degli scienziati la teoria della selezione naturale, e dopo un anno, nel 1859, pubblicò il suo capolavoro, Sull'origine della specie per mezzo della selezione naturale, del quale fece pubblicare in seguito altre cinque edizioni. L'opera ebbe subito un enorme successo ed avviò un dibattito, che vide soprattutto lo scienziato Thomas H. Huxley schierato a favore di Darwin ed il mondo ecclesiastico schierato contro di lui, nella persuasione che la sua teoria fosse in contrasto con la Sacra Scrittura (lo stesso Darwin, interpretando quest'ultima alla lettera, credeva che essa sostenesse la creazione diretta di ciascuna specie e perciò, quando si convinse del trasformismo, perdette la fede). Ma Darwin proseguì nelle sue ricerche, pubblicando nel 1868 La variazione degli animali e delle piante ad opera dell'addomesticamento, nel 1871 La discendenza dell'uomo e la selezione in rapporto al sesso e nel 1872 L'espressione delle emozioni nell'uomo e negli animali. Dopo la morte, avvenuta nel 1882, apparve una sua autobiografia, inserita con l'epistolario nella biografia redatta dal figlio Francis.
Nell'Origine della specie Darwin sostenne che la trasformazione delle specie animali e vegetali è attestata dall'esistenza di numerose varietà di animali e di piante della stessa specie distribuite in zone geografiche diverse, dalle variazioni prodotte dall'allevamento degli animali domestici e dalla coltivazione delle piante, dalle testimonianze dei fossili e dall'osservazione degli embrioni, e che essa dipende non tanto dall'adattamento dell'ambiente quanto dalla lotta per la vita che gli individui di ciascuna specie sono costretti ad affrontare per mancanza di cibo, come aveva sostenuto Malthus a proposito della popolazione umana. Tale lotta, secondo Darwin, produce una vera e propria "selezione naturale", cioè fa sì che sopravvivano solo gli individui più adatti, ovvero i più forti, più resistenti, e che solo questi si riproducano, trasmettendo di conseguenza alle generazioni successive le proprie caratteristiche e producendo in tal modo un progressivo miglioramento delle rispettive specie. A volte la sopravvivenza è dovuta soltanto a piccole particolarità, del tutto casuali, ma il fatto che queste si conservino attraverso la riproduzione determina ugualmente un miglioramento nell'intera specie. In tal modo, secondo Darwin, si spiega l'origine delle molteplici specie attualmente esistenti, le quali derivano, attraverso la produzione di numerose varietà, da poche specie primitive e dunque non sono affatto state create tutte direttamente da Dio. La stessa spiegazione è stata da lui applicata, nella Discendenza dell'uomo, all'origine della specie umana, la quale deriverebbe da specie animali inferiori, ad essa simili, in particolare dalle scimmie antropomorfe, e dunque non sarebbe il prodotto di una creazione diretta da parte di Dio. L'uomo e tutti gli animali vertebrati sarebbero anzi derivati da una comune origine, avrebbero attraversato gli stessi stadi di sviluppo ed avrebbero conservato certi caratteri comuni, pur differenziandosi in virtù delle loro capacità di affrontare la lotta per l'esistenza. Anche le facoltà più elevate dell'uomo, cioè quelle che si manifestano nel campo della conoscenza, della morale e della religione, sarebbero, secondo Darwin, il frutto di progressive acquisizioni, tramandatesi in virtù dell'ereditarietà di generazione in generazione e concorrenti a determinare un complessivo progresso dal punto di vista sia fisico sia spirituale. In tal modo, quella che inizialmente era solo una spiegazione scientifica delle variazioni delle specie diventa un principio generale di spiegazione della realtà, diventa quel "gran principio dell'evoluzione" che inizialmente Darwin non aveva nemmeno nominato.

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