Rivoluzione industriale

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Testo

Rivoluzione Industriale
Rivoluzioni tecnologiche
Nella seconda metà del Settecento in Inghilterra quasi tutti gli strumenti agricoli tradizionali furono sostituiti con altri più moderni: agli attrezzi in legno o in ferro battuto, costruiti dal fabbro o dal falegname del villaggio, subentrarono macchine più efficienti, prodotte dalle nuove industrie.
Vennero inventate e si diffusero le seminatrici, le trebbiatrici, le mietitrici, che dapprima sfruttarono l'energia animale, poi quella prodotta dalle prime macchine a vapore.
Numero delle fabbriche tessili in Inghilterra.
In Inghilterra l'aumento delle fabbriche tessili divenne vertiginoso. Nelle filande, in particolare nell' industria cotoniera, ne1835 lavoravano ben 221000 persone, tra uomini, donne e bambini.
La mietitrice meccanica inventata da Mac Cormick
LA FERROVIA
La ferrovia fu una fondamentale invenzione che contrassegnò gli inizi del secolo. Nell'interno delle miniere era già in uso la strada ferrata, cioè rotaie di ferro su cui scorrevano le ruote dei carrelli tirati dai cavalli.
Giorgio Stephenson, operaio in una miniera, per provvedere al trasporto su rotaie anche fuori dalla miniera, inventò la locomotiva, un veicolo mosso a vapore che correva su rotaie di ferro.
La macchina a vapore fu applicata molto presto alla locomotiva.
Questa era costituita da un complesso caldaia-ruote-meccanismi, montato su di una robusta struttura di acciaio (carro), nella quale si trovava la cabina di guida, posta dietro il focolare.
Nella cabina di guida, aperta a un estremo, alloggiavano il macchinista, che guidava il treno operando su leve, rubinetti, manopole di comando, e il fochista, che badava a caricare carbone nel focolare e a controllare il livello dell'acqua nella caldaia.
Carbone e acqua erano portati dal tender o carro-scorta, che nei modelli
classici era un vagoncino rimorchiato.
MACCHINA A VAPORE
Raffigurazione della macchina a vapore di Watt
La macchina a vapore di Watt si basa sul fatto che il vapore tende ad espandersi. Se viene compresso in un cilindro, esso esercita sulle pareti di questo cilindro un'enorme forza, la quale, opportunamente diretta e regolata, può essere sfruttata per mettere in movimento delle macchine.
In altre parole la macchina a vapore serve a trasformare l'energia termica in energia meccanica, cioè a sfruttare il calore per produrre del movimento.
Nel 1776 Watt la brevettò come motore per le macchine tessili ( filatoi, telai, ecc...). Successivamente la macchina a vapore fu utilizzata nelle miniere, nelle fonderie e per muovere imbarcazioni e veicoli.
Inurbamento e massificazione
Gran parte della crescita demografica fu assorbita dalle città, dove uomini donne e bambini, abbandonando le campagne, si rifugiavano nella speranza di trovare lavoro nelle nuove grandi fabbriche che tendevano a concentrasi nei sobborghi delle città.
Ad un' Europa contadina, in cui più del 70% della popolazione viveva in campagna, si venne così sostituendo un'Europa, e soprattutto un'Inghilterra, urbana.
Il problema delle abitazioni fu una delle più drammatiche conseguenze della rivoluzione industriale.
Nelle città le abitazioni degli operai si affollarono rapidamente e in modo disordinato, dando vita a nuovi quartieri. Quasi sempre vicini alle fabbriche stesse e soffocati dai loro fumi e dai loro scarichi, i quartieri operai erano sovraffollati e malsani.
Villaggi industriali
Sotto la spinta dell'industrializzazione le città si ingrandirono, sorsero quartieri residenziali, per accogliere la nuova borghesia imprenditoriale, ma anche enormi e squallidi quartieri operai, dove una popolazione poverissima si accalcava in case mal costruite e malsane, in condizioni igieniche precarie e con un alto rischio di degrado morale.
Ecco un esempio di città vittima dei cambiamenti della rivoluzione industriale ( tratto da “Tempi Difficili” di Charles Dickens ).
“In quel giorno d’estate le strade erano calde e polverose e il sole splendeva così forte da riuscire a penetrare la densa e stagnante cappa di vapori, tanto che non lo si poteva fissare a occhio nudo. Emergendo da bassi corridoi sotterranei, i fuochisti uscivano nei cortili delle fabbriche, sedevano sui gradini, sulle assi e sulle staccionate e si tergevano i volti scuri contemplando le montagne di carbone. Era come se la città stesse friggendo nell’olio, i vestiti degli operai ne erano intrisi, le fabbriche stillavano e trasudavano olio dai loro numerosi piani. L’aria che si respirava in quei palazzi fatati era come il soffio del simun; coloro che li abitavano, spossati dal caldo, si affannavano debolmente in quel deserto. Ma non c’era temperatura che potesse rendere più folli o più ragionevoli gli elefanti in preda a una malinconica follia. Le loro teste pesanti continuavano ad alzarsi e ad abbassarsi con lo stesso ritmo, con il caldo e con il freddo, con la pioggia e con il sole, con il bello o il cattivo tempo. Il ritmico movimento delle loro ombre sulle pareti era tutto quanto Coketown offriva al posto della frusciante penombra dei boschi; per tutto l’anno, dall’alba del lunedì alla sera del sabato, al ronzio estivo degli insetti sostituiva il cigolio di ingranaggi e pistoni.”
Conseguenze Storiche
La prima Rivoluzione industriale si verificò in Gran Bretagna alla fine del XVIII secolo e modificò profondamente l’economia e la società. I cambiamenti più immediati furono quelli riguardanti la natura della produzione, ossia che cosa, come e dove si produce. La manodopera venne trasferita dalla produzione di materie prime a quella di manufatti e servizi. Le quantità prodotte aumentarono considerevolmente e l’efficienza tecnologica fece registrare progressi eccezionali, pur se fra grandi contraddizioni sociali.
La crescita della produttività si ottenne in parte attraverso l’applicazione sistematica delle conoscenze scientifiche e tecniche ai processi produttivi. L’efficienza crebbe anche grazie al fatto che grandi agglomerati di fabbriche vennero concentrati all’interno di determinate aree. In questo modo la Rivoluzione industriale coinvolse anche i processi di urbanizzazione, ovvero il processo di migrazione della forza lavoro dalle comunità rurali a quelle urbane.
I cambiamenti più importanti avvennero probabilmente all’interno dell’organizzazione del lavoro. Le piccole imprese si espansero e acquisirono nuove caratteristiche. Inoltre, la produzione si svolgeva all’interno delle fabbriche anziché a domicilio dei lavoratori o nei borghi rurali, come avveniva un tempo. Il lavoro diventava sempre più meccanizzato e specializzato. La produzione industriale dipese sempre più dalle possibilità di utilizzo intensivo del capitale, di impianti e attrezzature costruiti espressamente per aumentare l’efficienza. La familiarizzazione con gli strumenti e i macchinari utilizzati permetteva ai singoli lavoratori di produrre più di prima, e il vantaggio di acquisire esperienza di un particolare ruolo, strumento o attrezzatura incrementava la tendenza alla specializzazione.
Dall’ultimo quarto del XVIII secolo a tutto il XIX Londra fu non a caso al centro di una complessa rete commerciale mondiale che diventò la base per il crescente mercato di esportazione associato ai processi di industrializzazione. L’esportazione fornì un fondamentale sbocco ai prodotti dell’industria tessile e di altre industrie, sbocco reso necessario dalla rapida espansione della produzione indotta dall’introduzione di nuove tecniche. I dati disponibili indicano un palese e forte accelerazione delle esportazioni britanniche a partire dal 1780. L’orientamento all’esportazione favorì ulteriormente la crescita dell’economia britannica in quanto i produttori inglesi potevano investire i ricavi delle esportazioni nell'importazione di materie prime utilizzate nei vari processi produttivi.
In Italia, dove non si ebbe una vera Rivoluzione industriale, s’assistette a un fenomeno analogo ma di dimensioni molto minori verso la fine dell’Ottocento. Ogni Rivoluzione industriale si è sviluppata secondo processi differenti in relazione al periodo e al paese in cui si è verificata.
Quando le altre nazioni avviarono il processo di industrializzazione dovettero confrontarsi con il vantaggio della Gran Bretagna, ma poterono d’altro canto imparare dal suo esempio. L’intervento dello stato per promuovere l’industrializzazione fu praticamente nullo nel caso britannico, ma fu invece considerevole in Germania, Russia, Giappone e in quasi tutte le altre nazioni industrializzatesi nel XX secolo.
Per definizione l’industrializzazione porta a una crescita del reddito pro capite, nonché a cambiamenti nella distribuzione del reddito, nelle condizioni di vita e di lavoro e nei rapporti sociali. La Rivoluzione industriale all’inizio portò ovunque dapprima a fenomeni di disoccupazione favoriti sulla meccanizzazione dei processi produttivi, poi a una caduta del potere d’acquisto dei lavoratori e a un deterioramento delle loro condizioni di vita. Oggi tali problemi sono oggetto di ricerca e di ampi dibattiti.
INGHILTERRA
dalla data della Rivoluzione Industriale tutto muta rapidamente non solo in politica ma anche nelle abitudini domestiche, nelle usanze e nella vita cittadina come se fosse passato un secolo, e non un breve periodo di tempo.
Nei paesi economicamente più progrediti, come l’Inghilterra, la scienza e la tecnica fanno rapidi passi in avanti. Nel 1851 si tiene Londra la prima Esposizione universale, una grande mostra dei prodotti dell’industria europea. Vi si possono ammirare le prime miniature chimiche, le fotografie chiamate dagherrotipi dal nome del loro inventore Daguerre.
Nel decennio 1850 – 1860 anche le case dei borghesi cambiano aspetto. Si inaugurano infatti le prime costruzioni in cemento armato, i primi ascensori e viene messa in funzione la prima macchina per produrre il ghiaccio.
A Londra vengono poi realizzate le prime stanza da bagno: ora viene realizzata una vasca fissa con tubature e persino uno scaldabagno a gas o a carbone.
Le riforme interessano anche le case e i quartieri degli operai che sono senza fognature, acqua potabile e giardini. Nasce infatti la moderna urbanistica, la scienza che studia la città e pianifica la sua espansione.
FRANCIA
il barone Haussmann fa radere al suolo interi quartieri popolari, unanimemente ritenuti malsani e irrecuperabili, e al loro posto realizza una realtà cittadina diversa da quelle del passato. Non più vicoli ma grandi vie di comunicazione, i boulevard, i viali alberati ancora oggi esistenti a Parigi. Non più casupole addossate alle cattedrali, come Notre-Dame, ma grandi piazze e giardini che li rendono visibili da ogni angolo prospettico. E, infine, i borghesi possono costruire i loro palazzi nelle aree rese libere tra un viale e l’altro.
Sempre a Parigi un impiegato di commercio ha un’idea nuova in fatto di vendite al dettaglio: intuisce che si venderebbe di più, se i negozi avessero l’ingresso libero, la merce fosse esposta sui banchi e i prezzi fossero fissi; il successo di questa idea è tale da essere subito imitato a Londra e a Milano.

TERRE TEDESCHE
mentre la comune è costretta alla capitolazione, i principi tedeschi si riuniscono a Versailles e insieme proclamano Guglielmo I imperatore di Germania. Nasce così nel cuore d’Europa una nuova nazione unita e indipendente che eserciterà nella storia un ruolo di primo piano. Ma la guerra franco-prussiana innesca anche un meccanismo di rivalità per l’egemonia sul continente.
ITALIA
sembra giunto il momento opportuno per dare vita alò risorgimento d’Italia e l’artefice principale di questa fase è Camillo Benso conte di Cavour, un nobile piemontese convertito agli ideali borghesi, che nel 1852 diviene Primo Ministro di Vittorio Emanuele II.
Ammiratore della politica e dell’economia inglesi, rinnova le strutture politiche e amministrative del regno e rende solida la sua economia, incrementando l’agricoltura e creando dal nulla le industrie.
Successivamente alla seconda guerra d’indipendenza, Vittorio Emanuele II pone fine alle ostilità, ben sapendo di non potersi inimicare oltre all’Austria, anche la Francia. Così, mentre la Savoia e Nizza diventano francesi, il 12 marzo 1860 nasce il regno dell’Alta Italia, costituito da Sardegna, Liguria, Piemonte, Lombardia, Emilia, Romagna e Toscana.
GIAPPONE
Nel frattempo continuò l'opera di modernizzazione del paese e nel 1872 venne sancita l'istruzione elementare obbligatoria. Lo scintoismo fu dichiarato religione di stato, sul modello dei più grandi stati conservatori europei, a cui il Giappone guardava con ammirazione, tentando di copiarne ogni aspetto, dall'amministrazione alle divise dei soldati.
L'industrializzazione, in mano allo stato prima e poi ceduta all'iniziativa privata, ebbe un ritmo accelerato con particolare riguardo al settore della difesa. L'opposizione non mancò internamente al governo.
In pochi anni il Giappone dimostrò di aver assorbito in pieno la lezione appresa dal mondo occidentale: Tokyo ottenne cambiamenti nei trattati firmati con le potenze straniere sul piano dell'eguaglianza e nel 1894 il primo conflitto con la Cina dimostrò al mondo le capacità militari e organizzative del Giappone.
STATI UNITI
Molti progressi furono attuati dai singoli stati: il diritto di voto, prima legato alla proprietà, fu esteso a tutti i cittadini di sesso maschile che pagassero le tasse;
Lo Stato doveva poggiare sui diritti naturali, su un federalismo capace di offrire una sufficiente unità pur rispettando le differenze continentali, su una repubblica che garantisse la separazione tra chiesa e Stato, che negasse ogni forma di imperialismo, e di nazionalismo sullo stile europeo, garantendo contemporaneamente buone relazioni economiche con le economie d'oltreoceano, senza le quali l'agricoltura americana non poteva bastare a se stessa.
Globalizzazione
In linea di massima è possibile affermare che con il termine globalizzazione si suole indicare un fenomeno di progressivo allargamento della sfera delle relazioni sociali sino ad un punto che potenzialmente arriva a coincidere con l'intero pianeta.
Il primo periodo si colloca nella seconda metà del XIX secolo fino allo scoppio della I Guerra Mondiale (1914), esso segue alla prima rivoluzione industriale e all'affermazione del sistema capitalista in Europa, attraverso una fase d'intensa espansione extra-continentale delle attività economiche, sia industriali che finanziarie, e della sfera d'influenza politica dei paesi europei.

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