LA SOCIETÀ DEL SETTECENTO

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LA SOCIETÀ DEL SETTECENTO
Nel Settecento cominciò a diffondersi in Europa, ma soprattutto in Francia, la cultura illuministica che oltre ad influenzare i vari aspetti che caratterizzano un Paese ebbe un grande riscontro nell’ambito sociale con in primo piano la borghesia, classe che combatté per la conquista del potere sia politico che economico, e con clero e nobiltà alleati per la monarchia assoluta. Meno impetuosa fu la fioritura dell’Illuminismo nella sua patria d’origine, cioè l’Inghilterra, che godeva di un equilibrio fra aristocrazia e borghesia e quindi esisteva un buon clima favorevole e non bisognoso di riforme in ambito sociale. I pensatori dell’epoca rilevarono incongruenze ed ingiustizie nell’organizzazione della società e l’unico strumento per non ricadere nell’errore sarebbe stato l’uso della RAGIONE umana. Infatti LIBERTA’, UGUAGLIANZA e ragione erano i tre principi ideali che caratterizzarono l’Illuminismo; perciò erano sentiti come valori universali ed eterni nella natura dell’uomo.
L’Illuminismo voleva poi instaurare un regno della ragione dove fossero aboliti privilegi nobiliari ed ecclesiastici, le idee del passato, quindi le superstizioni e le tradizioni, l’ASSOLUTISMO e ogni deformazione ideologica. Sentita molto anche da alcuni nobili la necessità di togliere il grande peso dell’assolutismo rendendosi conto che l’imperatore (Luigi XIV) li aveva esclusi dalle attività obbligandoli alla vita da cortigiani. Vi erano anche aristocratici e sacerdoti che dopo aver visto le condizioni pietose del terzo stato spingevano per la realizzazione di riforme e facevano loro il pensiero che fosse ingiusta una società basata sul privilegio e lo sfruttamento (due poli opposti).
Vi furono anche delle rivoluzioni politico-sociali, una importante fu la cosiddetta “Lotta dei pensatori” contro le forme politiche, economiche e sociali con un unico obiettivo che era combattere l’assolutismo. Queste però venivano reclamate dalla borghesia che ormai aveva raggiunto una grande importanza nella società e combatteva contro le classi dominanti per uno scopo ben preciso, cioè quello di costituire il settore più intraprendente e operoso della società perché si sentiva emarginata dalle attività del governo.
Caratteristica l’idea ottimistica verso il progresso, che con l’apertura della mente dell’uomo favorì scoperte scientifiche e invenzioni nel campo tecnico.
Tra l’élites colte, ma anche tra la gente comune, si propagò una crescente curiosità per le nuove scoperte del sapere umano, formando cosi un’opinione pubblica, attraverso i caffé, i salotti, le prime pubblicazioni di giornali come in Inghilterra (Spectator) e in Italia (il Caffé) e le accademie frequentate da persone nobili.
Sempre per un livello più elevato di persone nacque in Inghilterra la Massoneria, una vera e propria associazione segreta filantropica, nella quale la dedizione per il bene della società era accompagnata dalla differenza tra classi popolari; tutto questo, visibilmente una contraddizione, caratterizzava molto anche il pensiero degli intellettuali del tempo.
Per la maggior parte dei grandi pensatori di quest’ epoca non c’era selezione tra gli uomini o una categoria privilegiata, ma un’uguaglianza (ROSSEAU) fra tutti abolendo ogni ceto, classe, razza e religione.
La diffusione delle idee illuministiche ebbe comunque importanti conseguenze sociali:
1. aumento dell’alfabetizzazione;
2. cambiamento del sentimento religioso, diventato più diretto con il divino;
3. diminuzione delle accuse di stregoneria, segno di un mutato atteggiamento rispetto alla superstizione e al pregiudizio;
4. calo delle nascite, comportato dall’introduzione delle pratiche contraccettive, proibite dalla Chiesa;
5. trasformazione dell’assetto familiare, segno di una matura affettività.
Mettendo insieme questi fenomeni si ebbe la dimostrazione di una crescita della laicizzazione e la razionalizzazione della società, orientata ora a rispondere più ai bisogni materiali e meno a quelli soprannaturali (MATERIALISMO e MECCANICISMO della vita dell’uomo).
I Philosopes
I philosopes erano delle persone importanti e ricche, responsabili dell’intellettualità che stimolavano sempre di più la riforma della società e il loro compito principale era quello di far usare agli uomini la propria ragione per poi potersi liberare da ogni influenza negativa che portava l’ignoranza e la chiusura della mente. Per gli intellettuali le classi sociali potevano dividersi in modo astratto in due: classe colta, formata dalla gente ricca e nobile, e la classe ignorante, composta dal terzo stato, ma comunque erano consapevoli della loro responsabilità sociale e dei loro doveri verso l’umanità.
La borghesia, come già detto sopra, continuava a lottare per avere il predominio su tutta la società, e grazie alla sua determinazione i philosopes la paragonavano ad un terreno fertile, cioè considerata il seguace perfetto per la diffusione delle loro teorie. Complessivamente secondo i filosofi più persone sarebbero state istruite più sarebbero state le possibilità di spingere l’umanità verso una nuova organizzazione sociale con l’eliminazione delle ingiustizie politiche e dei privilegi.
I philosopes più importanti che caratterizzarono l’Illuminismo sono:
• Voltaire, secondo il quale la letteratura doveva avere una funzione sociale, infatti in molti suoi scritti la vena satirica condanna l’intolleranza, la tirannia e l’ipocrisia del Cristianesimo. In “Lettere filosofiche” condanna il modo in cui la Chiesa approfittava delle debolezze umane; in più attaccò l’ottimismo di molti suoi colleghi filosofi. Quanto detto mette in risalto il pensiero del filosofo, infatti combatteva per la TOLLERANZA e contro il fanatismo, ma a differenza di altri molti philosopes pensava che la società doveva essere divisa in classi e che non doveva essere educato un popolano ma un borghese. “Io non approvo quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto di dirlo” frase del filosofo che rappresenta la libertà di pensiero, il rispetto del prossimo e ovviamente la tolleranza.
• Kant, che sosteneva che l’Illuminismo significasse liberazione degli uomini dal loro stato di inferiorità, che è da attribuire a loro stessi a causa dell’indecisione e della mancanza di coraggio (da questo il famoso motto illuminista “abbi il coraggio di servirti della tua ragione”). A questo consegui un vivace spirito critico che in breve tempo si diffuse in tutte le classi sociali. Inferiorità considerata anche ignoranza, perché mancando di coraggio e iniziativa, un uomo non poteva allargare le sue esperienze e quindi, secondo Kant, non poteva nemmeno aumentare le sue conoscenze (la conoscenza deriva dall’esperienza come già sosteneva Locke).
• Mountesqiueu, filosofo viaggiatore, infatti intraprese molti viaggi e rimase molto colpito dai territori inglesi, egli pertanto non rifiutava il regime monarchico, ma proponeva la separazione dei tre poteri.
• Rosseau, unico sostenitore della DEMOCRAZIA, cioè che il potere del sovrano non doveva derivare da Dio ma dall’insieme di tutti i cittadini, ai quali è riconosciuta per diritto giustizia e libertà, e dell’uguaglianza tra gli uomini per natura. Questo perché esisteva un altro problema che era quello dei vecchi privilegi concessi a clero e nobiltà e comportava una disuguaglianza ancora più notevole anche nel modo di applicare le leggi. L’idea di una legge naturale non rimase sconosciuta, anzi, condizionò la vita e le norme della società e dello Stato. Grazie a questa diffusione si venne a creare un vero e proprio DIRITTO NATURALE indipendente da ogni teologia e da ogni fede. La società quindi cominciò a costruirsi su basi umane e razionali.
La situazione sociale nei “Paesi illuminati”
Una delle importanti conseguenze della diffusione del pensiero illuminista fu il grande rinnovamento economico dovuto soprattutto dall’aumento demografico che colpì gran parte dell’Europa. Crescendo la popolazione automaticamente crebbe anche la domanda di beni agricoli e di prodotti artigianali che portarono all’utilizzo pieno dei campi. Comunque l’incremento presentò anche aspettative, che formarono poi teorie economiche preoccupanti (Malthus), come l’arresto del sistema economico per troppo flusso di lavoro offerto dalla popolazione.
• Inghilterra di Giorgio II Hannover. Per le cause sopra elencate il Paese dovette affrontare la Rivoluzione agricola e quella Industriale inglese, infatti, dopo l’ascesa della borghesia in economia e politica, l’Inghilterra fu lo Stato che spiccò in questo momento di rivolta ma fu anche un momento di nascita di invenzioni e quindi di sistemi di produzione meccanizzati. Ciò comportò l’urbanizzazione, cioè lo spostamento della popolazione dalle campagne alla città, soprattutto per i contadini che sarebbero rimasti disoccupati e quindi poveri. Oltre agli ovvi problemi che l’industrializzazione comportò uno devastante fu la grande differenza che si creò tra datore di lavoro (borghese capitalista) e i lavoratore (proletario), infatti quest’ultimi dovettero vivere e lavorare in condizioni durissime (14 ore di lavoro, salario appena sufficiente alla sussistenza, perdita di lavoro se malati, ecc…). Il tutto si gravò quando fu inserita la legge di mercato, cioè il libero movimento della domanda e dell’offerta.
• Austria di Giuseppe II, uno dei quattro sovrani illuminati, figlio di Maria Teresa d’Asburgo che proseguì fino alla morte una politica coerente cercando di domare la nobiltà e il clero, incentivando la produzione e riformando la scuola. Raggiunse risultati accettabili, se confrontati a quelli della madre, come per l’abolizione della schiavitù della gleba, la libertà di culto concessa ai protestanti, l’abolizione delle leggi contro gli ebrei e poi l’introduzione del Codice Penale. Tuttavia l’impero si presentava debole a causa della grande diversità dei popoli sottomessi e dal troppo potere dell’aristocrazia sulle campagne, così per risollevare la situazione abolì alcune tasse che gravavano sui contadini. Comunque a causa della sua durezza e asprezza via via la società cominciò a dargli sempre meno fiducia per le varie decisioni prese in seguito. Decisioni prettamente radicali e inopportune per tenere equilibrata la situazione sociale.
• Russia di Caterina II la Grande sovrana energica colta e di vedute aperte, per questo amica di molti intellettuali (Voltaire, Diderot). Ideò vari progetti in campo sociale come l’abolizione della schiavitù della gleba e l’introduzione di un nuovo codice di leggi ispirato all’uguaglianza fra i cittadini. Gli ideò ma non poté metterli in atto perché ci fu l’opposizione dell’aristocrazia, che non tollerava riforme troppo incisive sul piano sociale; conseguenza di questo cedimento da parte dell’imperatrice fu che i nobili poterono tenere i loro vasti possedimenti che, grazie ad una legge fatta da Caterina stessa, venivano coltivati da molti contadini che con la dichiarazione del diritto assoluto divennero schiavi, e attribuì ai nobili la loro “proprietà”. Quindi poté solo attuare dei piccoli miglioramenti alcuni dei quali in campo medico e dell’istruzione (fondando la prima scuola femminile).
• Prussia di Federico II detto il Grande, il suo principale pensiero era che lo Stato non era del sovrano, ma che quest’ultimo ne era il primo servitore, e grazie a questo Federico II non smise mai di preoccuparsi del suo popolo, emanando in più delle norme che garantivano la libertà. Era ritenuto il sovrano illuminato preferito dei philosopes grazie alla comunanza delle idee che ebbero poi grandi influenze nella società prussiana, ma comunque si guardò bene di non inimicarsi la nobiltà lasciandole la possibilità di condurre l’esercito e di esercitare la sua funzione della vita economia nella società, e alla borghesia lasciò maggior respiro per le attività commerciali e quelle agricole ormai diventate insufficienti. Per quanto riguarda l’esercito di Federico II era considerato il più potente d’Europa, e questo grazie anche all’organizzazione del regno: era diviso in Cantoni nei quali venivano scelti i contadini che poi si sarebbero arruolati, e dagli ufficiali, forza portante rappresentata dalla nobiltà agraria; tutti erano poi educati per sviluppare un forte spirito di onestà e lealtà. Nelle varie riforme del sovrano una molto importante è l’abolizione della tortura e della pena di morte (il primo fu Beccarla a consigliarlo a Leopoldo in Italia).
• Italia degli Asburgo a partire da Maria Teresa ad arrivare a Leopoldo II suo terzogenito e fratello di Giuseppe II, detto anche Granduca di Toscana. Qui come in Austria furono attuate molte riforme come la realizzazioni di opere pubbliche (canili, pozzi, strade, ecc…), l’abolizione dei privilegi feudali (servi della gleba) e la resa obbligatoria della scuola elementare. Attuò poi anche delle riforme in campo economico e dell’istruzione.
Diffusore della cultura illuminista in Italia fu Giuseppe Parini,un poeta - scrittore molto importante. Testimoniano tutto ciò due delle tante opere dello scrittore: le “Odi” e “il Giorno”, nelle quali sono segnate le influenze impadronitesi dell’ispirazione del Parini. In esse il poeta si descrive “cittadino che parla ai cittadini” e parla proprio dei temi che caratterizzavano quegli anni come l’impegno civile e sociale.
IL GIORNO: il narratore si presenta come precettore di un giovane signore a cui intende mostrare le attività che possono essere svolte nella giornata. In realtà è subito chiaro che il Parini si limita a svolgere il suo compito di precettore, e la sua vera funzione è quella di smascherare i vizi, i limiti della società e le disuguaglianze sociali. Tutto il narrato è completato da una vena ironica, caratteristica presente anche in Voltaire, e satirica che è centrata a colpire la nobiltà, l’ignoranza, la disumanità con cui viene trattata la servitù e tutte le ingiustizie sociali
Il POSITIVISMO e il NATURALISMO
Grazie ai progressi delle scienze e dell’economia nella mentalità borghese si alimentò un forte pensiero ottimistico e una illuminata fiducia nel progresso dell’umanità. Sull’onda di questa nuova mentalità nacque, in Francia, una nuova corrente filosofica chiamata POSITIVISMO, fondato:
1. sulla fede nel progresso e nella scienza
2. sulla fiducia nella ragione e nell’esperienza umana (ritorno a Kant)
Secondo questo pensiero ottimistico l’unica forma valida di conoscenza era quella scientifica e il metodo scientifico andava applicato a ogni ambito dell’attività umana. Maggiore esponente Compe. Il pensiero si diffuse poi negli altri paesi europei ed ebbe un ottimo riscontro.
Il Positivismo influenzò la nascita sempre nel territorio francese del NATURALISMO, il quale sosteneva che per descrivere la realtà sociale utilizzava lo stesso metodo usato dallo scienziato per l’analisi della natura. Si può subito dedurre che questo pensiero era oggettivo e distaccato, senza ricadere nell’immaginazione; l’attenzione si concentrava sull’analisi della società e dell’ambiente, nel quali risiedono le cause, i motivi che determinano le azioni degli individui.
La società nel 1700… il secolo dei lumi…

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