La società dell'informazione

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Testo

Le sfide per la società dell'informazione europea oltre il 2005
Le tecnologie dell'informazione e delle comunicazioni (TIC) * permettono di accelerare il progresso tecnico, la modernizzazione e l'adattamento strutturale dell'economia. Poiché le TIC incentivano in ampia misura la competitività, l'Unione europea (UE) dovrà sfruttare appieno le possibilità che esse offrono per contribuire alla realizzazione degli obiettivi di Lisbona * . Il ruolo delle TIC è quindi fondamentale in tale processo. Con la presente comunicazione, la Commissione intende avviare un vasto dibattito politico sulla strategia dell'UE nel campo della società dell'informazione oltre il 2005.
ATTO
Comunicazione della Commissione del 19 novembre 2004 al Consiglio, al Parlamento europeo, al Comitato economico e sociale europeo ed al Comitato delle regioni: "Le sfide per la società dell'informazione europea oltre il 2005" [COM(2004) 757 def. - Non pubblicata nella Gazzetta ufficiale].
SINTESI
La presente comunicazione raccomanda una maggiore diffusione delle TIC. Una più ampia adozione di tali tecnologie dipenderà dalla capacità dell'UE di risolvere i numerosi problemi connessi al loro utilizzo e di evidenziare maggiormente i vantaggi per gli utenti. Occorrerà inoltre fare in modo che ne benefici il maggior numero possibile di persone. In questa prospettiva, l'iniziativa eEurope lanciata dalla Commissione europea nel giugno 2000 si è rivelata molto positiva.
Contributo delle TIC agli obiettivi di Lisbona
L'UE è ancora lungi dallo sfruttare tutte le possibilità offerte delle TIC per la realizzazione degli obiettivi di Lisbona. Un uso più ampio di tali nuove tecnologie avrebbe un influsso positivo sia sulla produttività e competitività europee che sulla società in generale. Si tratta infatti di uno dei settori più innovativi e più produttivi, che nel 2000 ha rappresentato circa l'8% del PIL dell'UE e il 6% dei posti di lavoro. Più in particolare, la crescita di produttività registrata tra il 1995 e il 2000 è imputabile alle TIC nella misura del 40%. D'altro canto, le TIC favoriscono l'esercizio della cittadinanza e migliorano la qualità della vita in quanto consentono di fornire un numero maggiore di servizi di migliore qualità a un maggior numero di persone
Le politiche in materia di società dell'informazione
Dato l'enorme potenziale di crescita del settore è necessario attivare politiche specifiche e adeguare le politiche attuali ai nuovi sviluppi. È necessario collegare tra loro le diverse iniziative europee in materia di società dell'informazione, rimuovendo i confini settoriali e garantendo una diffusione omogenea delle TIC nella società.
A livello mondiale, il mercato delle TIC si sta espandendo rapidamente, soprattutto in paesi come la Cina, l'India e il Brasile, nei quali l'UE dovrà seguire da vicino gli sviluppi del settore. È pertanto necessaria una stretta cooperazione a livello internazionale per far fronte alle minacce alla sicurezza delle reti e per prevenire la criminalità informatica.
Anche se l'UE e gli Stati membri già sostengono lo sforzo di ricerca delle imprese europee, i bisogni in materia di ricerca e sviluppo (R&S) in questo settore continuano ad aumentare. Parallelamente è sempre più urgente sviluppare la ricerca sull'impatto socioeconomico dell'applicazione delle TIC nei vari settori.
Sfide della futura politica della società dell'informazione dopo il 2005
I cambiamenti indotti dall'attuazione delle TIC non sono solo di ordine tecnico: nascono nuove strutture socioeconomiche e nuove forme di gestione degli affari pubblici che comportano nuovi modi di comunicazione e interazione tra cittadini, imprese e amministrazione. Al riguardo la Commissione ha individuato alcuni temi importanti, tra i quali:
• il contenuto e i servizi: l'UE deve sostenere i fornitori di contenuti e favorire lo sviluppo di servizi innovativi. Occorre eliminare i vari ostacoli che rallentano lo sviluppo di nuovi servizi e contenuti per permettere a utenti e imprese di beneficiarne;
• l'integrazione nella società dell'informazione e l'esercizio della cittadinanza: l'esercizio della cittadinanza implica la partecipazione di tutti alla società. Attraverso politiche dette di "eInclusione" * si intende assicurare a tutti la parità di accesso alle TIC e la pari disponibilità ad un prezzo accessibile, ma la comparsa di nuove tecnologie complesse marginalizza i gruppi che non sono in grado di utilizzarle. Per evitare la formazione di nuove fratture è quindi necessario garantire a tutti l'alfabetizzazione digitale e rendere agevole l'uso di tali tecnologie;
• i servizi pubblici: l'adozione delle TIC in questo settore concorrerebbe a rafforzare la democrazia e la trasparenza; inoltre il loro utilizzo garantirebbe servizi più efficaci e di migliore qualità;
• le competenze e l'attività professionale: occorre rafforzare la conoscenza delle TIC all'interno di tutti i cicli di apprendimento e formazione (), in modo da permettere a tutti di acquisire competenze in questo campo. L'Europa deve applicare le TIC sul luogo di lavoro per accrescerne l'efficacia e offrire posti di lavoro più qualificati;
• le TIC come settore di attività essenziale: le TIC costituiscono un importante settore d'attività economica in quanto coprono i mercati dell'informatica, delle comunicazioni elettroniche e dell'audiovisivo. Per rendere l'Europa più attrattiva per gli investimenti stranieri è importante creare un ambiente favorevole alla concorrenza, il più trasparente e semplice possibile;
• interoperabilità * : l'interoperabilità deve essere garantita a tutti i livelli, sia per operatori, fornitori di contenuti o di servizi e consumatori, sia tra i servizi, le normative e le pratiche amministrative che sono diverse per ogni paese;
• fiducia e affidabilità: è della massima importanza che le reti siano sicure e contemporaneamente affidabili. Da un lato i consumatori desiderano che sia tutelata la vita privata e si lotti contro le pratiche commerciali illegali e contro i contenuti illegali; dall'altro, le infrastrutture della vita moderna si affidano in larga misura alle TIC e sono tra loro interdipendenti, tanto che ogni disfunzionamento può avere gravi conseguenze;
• valorizzazione delle TIC da parte delle imprese: è ormai assodato che l'utilizzo efficace delle TIC da parte delle imprese rappresenta uno dei fattori determinanti della competitività europea, per cui è necessario che le imprese, in particolare le piccole e medie imprese, le utilizzino di più.
Nei prossimi anni l'Unione europea dovrà superare vari scogli nel settore delle TIC: oltre ad essere importante di per sé, si tratta infatti di un settore cruciale per la crescita, per l'aumento di produttività e per il miglioramento dell'esercizio della cittadinanza e della qualità della vita. L'adozione effettiva di nuovi processi e modelli economici che permettono di sfruttare il potenziale delle TIC resta una sfida aperta. La Commissione è convinta della necessità di intensificare la ricerca e accrescere gli investimenti in queste tecnologie capaci di creare produttività e con la presente comunicazione intende innescare un processo di riflessione in proposito e si impegna a procedere ad una vasta consultazione delle parti interessate.
Comunicazioni mobili di terza generazione
Anche se finora quasi tutti gli Stati membri hanno rilasciato licenze per le comunicazioni di terza generazione, la diffusione dei servizi mobili di terza generazione (UMTS o "3G") è più lenta del previsto e si trova di fronte ad una serie di difficoltà. La presente comunicazione offre una sintesi della situazione del settore e identifica le principali sfide da cogliere perché i servizi 3G svolgano appieno il loro ruolo per l'affermarsi di una società dell'informazione competitiva e dinamica.
ATTO
Comunicazione della Commissione al Consiglio, al Parlamento europeo, al Comitato economico e sociale e al Comitato delle regioni, dell'11 giugno 2002 - Verso una completa introduzione delle comunicazioni mobili di terza generazione [COM(2002) 301 def. - Non pubblicata nella Gazzetta ufficiale].
SINTESI
CONTESTO E OBIETTIVI
I servizi mobili di terza generazione (UMTS () o "3G") stanno diventando solo gradualmente una realtà commerciale in Europa. La loro diffusione - inizialmente prevista nel 2002 - è più lenta del previsto e le aspettative legate alla loro introduzione contrastano fortemente con le difficoltà cui il settore è confrontato.
La presente comunicazione fornisce un quadro d'insieme della situazione attuale delle comunicazioni mobili 3G e analizza i principali ostacoli finanziari, tecnici, commerciali e normativi che incontra la diffusione dei nuovi servizi 3G. Si passano rassegna anche le varie linee d'azione volte a sostenere il processo di diffusione di tali servizi per permettere all'Unione europea di rimanere all'avanguardia dei progressi tecnologici, come raccomanda il piano di azione eEurope 2005 .
Nel marzo 2002, il Consiglio europeo di Barcellona ha riaffermato, nelle proprie conclusioni, l'importanza della terza generazione delle comunicazioni mobili ai fini del progresso della società dell'informazione in Europa ed ha esortato la Commissione a presentare "al Consiglio europeo di Siviglia un'analisi globale degli ostacoli che ancora si frappongono ... alla piena diffusione delle comunicazioni mobili 3G"
FATTORI ALL'ORIGINE DEL RITARDO NELLA DIFFUSIONE DEI SERVIZI 3G
L'introduzione dei servizi 3G è il risultato di una complessa interazione tra vari soggetti: gli utenti, ma anche i produttori di sistemi elettrici, gli operatori e i fornitori di software e contenuti. Oltre alla sua inerente complessità, questo intreccio di interessi non si sviluppa in modo isolato ma dipende strettamente dalle tendenze generali dell'economia, della tecnologia e dei servizi, in considerazione dell'ampia gamma di attività derivanti dalla grande varietà di servizi che si prevede di offrire. Da questo punto di vista, l'introduzione dei servizi 3G risulta molto più complessa di quanto non lo sia stata l'introduzione delle comunicazioni mobili di seconda generazione (2G).
Contesto tecnologico
Sono state segnalate alcune difficoltà tecniche (cadute di linea, imperfezioni nel software del terminale, capacità insufficiente delle batterie) che vanno considerate difficoltà normali nel quadro dell'introduzione di nuovi prodotti caratterizzati da un alto livello di innovazione tecnologica.
Rispetto al 2001, sono stati realizzati progressi sostanziali con i terminali dove si è passati dalla fase di prototipi allo sviluppo dei primi modelli 3G pronti a essere commercializzati sul mercato europeo. Inoltre, molti fabbricanti hanno annunciato per il secondo semestre 2002 il lancio di terminali 3G a capacità bimodale ("dual-mode" - 2G + 3G). Questo tipo di terminale sarà essenziale per il consumatore europeo abituato ad un ambiente di servizio 2G, anche perché la copertura 3G dovrebbe estendersi soltanto gradualmente.
L'Unione europea e la Società dell'informazione
www.europa.eu.int
l ruolo della Commissione e degli altri organismi comunitari.
La Commissione europea, dopo alterne vicende politiche e una fase in cui aveva ricoperto un ruolo essenzialmente tecnico, occupa oggi una posizione centrale nel quadro istituzionale dell'Unione europea.Mentre infatti il Consiglio è stato concepito come un organo rappresentativo degli interessi degli Stati membri, la Commissione ha il compito di tutelare gli interessi della Comunità.La Commissione esercita un ruolo di stimolo e di orientamento nei confronti degli Stati membri, diventando sempre più un organo di governo accanto al Consiglio che tende sempre più a diventare un organo legislativo.Le principali competenze della Commissione, così come previsto dall'art. 211 del Trattato, sono:
• vigila sull'applicazione delle disposizioni del Trattato e del diritto derivato;
• formula raccomandazioni o pareri nei settori definiti dal Trattato ovvero quando lo ritiene necessario;
• dispone di un potere di decisione e partecipa alla formazione degli atti del Consiglio e del Parlamento; si tratta essenzialmente di un potere di iniziativa legislativa in quanto il processo legislativo ha inizio con la presentazione di una proposta da parte della Commissione
• esercita le competenze che le sono conferite dal Consiglio per l'attuazione delle norme da esso stabilite; attraverso un proprio atto, il Consiglio può attribuire alla Commissione un potere normativo e ciò si verifica essenzialmente in settori molto tecnici.
La Commissione infine, come organo esecutivo, è responsabile dell'attuazione e della gestione delle diverse politiche.Per quanto riguarda la Società dell'Informazione, il Parlamento e il Consiglio detengono un potere legislativo; la Commissione avvia le proposte legislative ed effettua studi ed analisi sulle tendenze industriali e sociali nel settore.
L'Unione europea ha dedicato particolare attenzione a questo tema per cui si può ormai parlare di una Politica UE per la Società dell'Informazione con la quale devono essere coordinate le politiche nazionali. L'Unione europea è dunque diventata legislatore, coordinatore e promotore in materia di problematiche inerenti alla Società dell'Informazione. In particolare l'attività UE si è concentrata sulle seguenti azioni:
• sviluppo di un contesto normativo e giuridico;
• applicazione delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione;
• monitoraggio ed analisi degli impatti societari, sociali e culturali della società dell'informazione;
• promozione della società dell'informazione;
• strategia internazionale per una società dell'informazione globale;
• liberalizzazione del mercato internazionale delle telecomunicazioni nell'ambito del WTO.
Le azioni della Commissione europea per lo sviluppo della Società dell'informazione
Lo sviluppo della Società dell'informazione è da tempo una delle priorità dell'Ue. L'Unione europea ha costruito la propria azione di sviluppo della Società dell'informazione tenendo conto di alcuni principi generali contenuti nei trattati istitutivi e confermati in alcuni articoli del Trattato di Amsterdam del 1997, entrato in vigore il 1° maggio 1999.
Background
Nel Libro Bianco su Growth, competitiveness and employment: the challenges and courses for entering into the XXIst century" del 1983, il cosiddetto "Rapporto Delors", si mettono in evidenza l'emergere della società dell'informazione e le profonde e irreversibili ripercussioni sociali ed economiche che il suo affermarsi comporta
• A seguito di questa iniziativa, il Consiglio europeo del dicembre 1993 richiede la preparazione di un rapporto presentato poi nel giugno 1994 al Consiglio europeo di Corfù. Il Rapporto "Europe and the Global Information Society" o "Bangemann Report" individua una rivoluzione mondiale in atto, comparabile a quella industriale, basata sulle tecnologie dell'informazione e comunicazioni. In particolare, il Rapporto sottolinea come l'Europa sia già parte di questa rivoluzione ma critica l'approccio ancora troppo frammentario che potrebbe ridurre i benefici attesi
• L'impegno dell'Unione europea per la società dell'informazione viene confermato con la Decisione del Consiglio del 30 marzo 1998, che adotta un programma comunitario pluriennale per incentivare la realizzazione della Società dell'informazione in Europa ("Società dell'informazione").
• In occasione del vertice europeo di Helsinki del 10-11 dicembre 1999, il Presidente della Commissione, Romano Prodi, presenta l'iniziativa "eEurope - Una Società dell'informazione per tutti" con l'obiettivo di estendere a tutto il continente le opportunitè emergenti dalla società dell'informazione. Tra gli obiettivi: competitività delle imprese e delle infrastrutture territoriali, maggiore efficienza delle organizzazioni esistenti, scambio di conoscenze, potenziamento del sistema educativo, liberalizzazione del mercato delle telecomunicazioni e incentivazione degli investimenti nelle tecnologie della comunicazione e dell'informazione, nuovi rapporti di cooperazione tra settore privato e servizio pubblico.
Dal Consiglio europeo di Lisbona a eEurope 2005
Un passo decisivo nel processo d'integrazione dell'azione europea per lo sviluppo della società dell'informazione è stato compiuto in occasione del Consiglio europeo straordinario di Lisbona del 23 e 24 marzo 2000, nel corso del quale si è ribadita la volontà di costruire politiche pubbliche comuni in favore della crescita di una Società dell'informazione inclusiva e costruita sull'innovazione. Il documento finale ha recepito molte delle indicazioni contenute nel contributo italiano, soprattutto quelle relative alla necessità di valorizzare le realtà territoriali e perfezionare la politica d'intervento nelle aree disagiate. In seguito al vertice straordinario di Lisbona e in considerazione dei Contributi dei singoli paesi, la Commissione ha preparato una nuova versione dell'iniziativa ora denominata "eEurope 2002. Una Società dell'informazione per tutti".
Nel giugno 2000, il Summit di Feira raggiunge un accordo sul Piano di Azione europeo "eEurope 2002. Una Società dell'informazione per tutti basato su tre principali obiettivi:
1. Accesso più economico, più rapido e più sicuro ad Internet
a) un accesso più rapido e più sicuro ad Internet: aumentare la competizione per ridurre i le tariffe di accesso e consentire la scelta dei consumatori.
b) accesso più rapido ad Internet per ricercatori e studenti: assicurare accesso veloce ad Internet per facilitare apprendimento e lavoro cooperativo.
c) reti sicure e carte intelligenti: facilitare l'istituzione di una infrastruttura europea per massimizzare i risultati ottenuti.
2. Investire nelle risorse umane e nella formazione
a) giovani d'Europa nell'era digitale: portare Internet e gli strumenti multimediali nelle scuole e adattare l'istruzione all'età digitale
b) lavorare nell'economia basata sulla conoscenza: sviluppare approcci innovativi per massimizzare la disponibilità di capitale di rischio per PMI high-tech
c) partecipazione di tutti all'economia basata sulla conoscenza: assicurare che la società dell'informazione tenga pieno conto delle esigenze degli individui con particolari necessità.
3. Promuovere l'utilizzo di Internet
a) accelerare il commercio elettronico: affrettare l'implementazione di un quadro legislativo appropriato e espandere l'uso dell'e-procurement.
b) amministrazioni on line – accesso elettronico ai servizi pubblici: assicurare che i cittadini abbiano un facile accesso alle informazioni e ai servizi del governo; mettere in rete il processi decisionali.
c) assistenza sanitaria on line: massimizzare l'uso delle reti e delle tecnologie intelligenti per il monitoraggio della sanità, per l'accesso all'informazione e per l'assistenza sanitaria.
d) contenuti europei digitali per reti globali: promuovere lo sviluppo di un mercato dei contenuti digitali europei
e) trasporti intelligenti: trasporto più efficiente e più sicuro attraverso l'uso delle tecnologie digitali.
Il 12 luglio 2000 la Commissione pubblica il documento "Le Regioni nella nuova economia", in attuazione delle conclusioni del Consiglio straordinario di Lisbona, che definisce i criteri per lo stanziamento di fondi regionali destinati a ridurre il deficit nell'innovazione
Nel novembre 2000 la Commissione presenta al Consiglio europeo di Nizza (dicembre 2000) eEurope Update un documento di aggiornamento in cui si mettono in evidenza i settori chiave sui quali sono previste azioni e finanziamenti comunitari in ambito programma Quadro di ricerca (IST), Fondi strutturali e reti transeuropee (Ten Telecom)
• eContent: Programma volto a stimolare lo sviluppo e l'uso di contenuti digitali europei su Internet e promuovere la diversità linguistica sui siti web europei (cfr. eEurope 3.bd).
• eLearning: L'iniziativa e le azioni ad essa correlate all'interno del Programma Quadro di ricerca contribuiranno ad adeguare il sistema dell'istruzione alla "nuova economia" (cfr. eEurope 2.abc).
• Carte intelligenti: A seguito degli incontri sulle carte intelligenti di Lisbona (aprile 2000) e di Atene (18-19 settembre 2000) sono stati creati dodici gruppi di lavoro guidati dall'industria e incaricati di affrontare i vari obiettivi del settore (cfr. eEurope 1.c; 3.c).
• Reti di ricerca: Attraverso il Progetto Géant verrà garantito il potenziamento fino a 10 Gigabit delle interconnessioni tra le reti di ricerca europee entro la fine del 2001 (cfr. eEurope 1.b)
• I fondi regionali: La Società dell'informazione è stata integrata quale priorità per il periodo di programmazione 2000-2006. e costituirà uno dei temi della nuova generazione di azioni innovative.
• Creazione del nome di dominio .eu: L'ICANN ha accettato di delegare all'Ue la gestione del dominio .eu, che verrà istituito previo accordo con il Parlamento europeo e Consiglio.
• Benchmarking: attraverso la riorientazione del Programma Promise verranno finanziate indagini e raccolti dati per attuare la valutazione comparata dei risultati conseguiti attraverso l'attuazione del Piano eEurope. Il benchmarking è basato su alcuni indicatori approvati dall Consiglio del Mercato Interno (novembre 200O) cfr. "Liste des indicateurs d'étalonnage pour le plan d'action eEurope ".
Nel marzo 2001 viene presentato al Consiglio europeo di Stoccolma la Comunicazione: "eEurope 2002. Impact and Priorities". La Comunicazione è articolata in due sezioni.
• Analisi dell'impatto di eEurope sulla società basata sulla conoscenza, inclusa la modernizzazione delle amministrazioni pubbliche nell'Unione - La diffusione delle tecnologie digitali progredisce.
a. La penetrazione di Internet tra l'utenza residenziale aumenta velocemente.
b. Il numero di utenti si moltiplica.
c. Non viene ancora sfruttato il pieno potenziale delle tecnologie digitali per quel che riguarda il miglioramento dell'efficienza. Gli utenti Internet che acquistano on line sono ancora inferiori al 5% e solo il 10% interagisce on line con il governo.
d. Il rapido sviluppo delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione aumenta il rischio delle disparità tra regioni in termini di accesso all'informazione e alla società della conoscenza. Le nuove attività generate dalla società dell'informazione tendono a concentrarsi in pochi centri urbani con il risultato di creare concentrazioni di networks ad alte prestazioni che connettono le economie delle regioni centrali europee. A tal fine la Commissione ha raccomandato che ogni piano regionale includa attività volte ad incoraggiare l'accesso alla società dell'informazione. Per le regioni Obiettivo 1, è stimato un intervento di 6 miliardi di euro in fondi comunitari per il periodo 2000-2006.
e. Durante il meeting di Strasburgo (novembre 2000) dei Ministri europei è stata adottata la risoluzione eGovernment ed è stato creato un gruppo di lavoro per considerare 1) l'impatto dell'e-government sulle strutture e i sistemi delle PA, 2) il potenziale che esso offre per una maggiore interazione con i cittadini e le imprese, 3) le opportunità per i servizi elettronici paneuropei. Un programma di lavoro sarà adottato entro la prima metà dell'anno 2001.
• Azioni prioritarie. Iniziative concrete per favorire lo sviluppo in alcune aree chiave di eEurope.
1. Adozione di un nuovo quadro regolatorio per i servizi di comunicazione elettronica. Implementazione di infrastrutture veloci:
a. coordinazione tra gli Stati membri, a livello comunitario, europeo e mondiale, per l'allocazione delle frequenze e le condizioni di licenza per tali servizi;
b. cooperazione tra gli Stati membri per facilitare l'introduzione dei servizi di televisione digitale con capacità di rete e promozione dell'interoperabilità all'interno di un quadro di volontaria standardizzazione promossa dall'industria;
c. introduzione progressiva del Nuovo Protocollo Internet Versione 6 (IPv6) - che permette uno spazio illimitato di indirizzi.
2. eLearning ed eWorking
a. Formazione degli insegnanti.
b. Adattamento dei programmi scolastici per utilizzare al meglio il potenziale di Internet per l'istruzione e per metodi pedagogici innovativi.
c. Assicurare l'accesso a risorse multimediali di alta qualità attraverso la connessione ad alta velocità.
d. Stimolare la disponibilità di contenuto multimediale educativo di alta qualità
e. Sostenere la ricerca, attraverso il programma IST, nel settore delle tecnologie avanzate di e-learning, negli standards e la loro applicazione, per aiutare l'Europa a muoversi verso un'economia basata sulla conoscenza.
f. Affrontare la carenza di capitale umano nell'area delle tecnologie dell'informazione e della conoscenza attraverso misure che ne affrontino le cause strutturali, promuovano la riqualificazione professionale lungo l'arco dell'attività lavorativa, e sostengano una maggiore cooperazione tra i partners sociali, le istituzioni scolastiche e le parti interessate.
3. e-Commerce
a. Rapida implementazione della firma elettronica e delle Direttive sull'e-commerce per assicurare certezza legale per le aziende e i consumatori attraverso un quadro legislativo comunitario coerente.
b. La dimensione sovranazionale di Internet comporta una serie di aspetti importanti nel campo della giurisdizione e delle leggi applicabili a livello mondiale. Il rapido sviluppo di un sistema che permetta la risoluzione delle dispute in rete e un codice di condotta per l'e-commerce sia a livello comunitario che mondiale sono fondamentali per aumentare la fiducia dei consumatori e quindi il volume del commercio elettronico.
c. Promuovere il commercio elettronico tra le PMI. L'iniziativa "go digital" si inserisce in questa finalità.
4. e-Inclusion
• Come la Società dell'informazione progredisce diventa sempre più urgente assicurare che gli individui svantaggiati non siano lasciati indietro. Il Consiglio europeo di Nizza ha sottolineato l'importanza di combattere la povertà e l'esclusione sociale e ha lanciato l'iniziativa "Social Inclusion Process". Uno dei suoi obiettivi principali è l'e-Inclusion il cui obiettivo è quello di non escludere nessuno e in particolare quanti sono affetti da disabilità.
5. e-Government
Le istituzioni europee e le amministrazioni pubbliche nazionali devono fare ogni sforzo per utilizzare l'IT per sviluppare servizi efficienti per i cittadini europei e le imprese. Il programma IDA è un valido strumento per sostenere lo sviluppo di servizi pubblici interattivi paneuropei e assicurare lo scambio di best practices tra gli Stati membri. In particolare:
a. Sviluppare servizi basati su Internet per migliorare l'accesso dei cittadini e delle imprese alle informazioni e ai servizi pubblici.
b. Utilizzare Internet per migliorare la trasparenza delle pubbliche amministrazioni e coinvolgere in maniera interattiva i cittadini e le imprese nel processo decisionale. Le risorse informative del settore pubblico devono essere facilmente disponibili per i cittadini e per l'uso commerciale.
c. Assicurare che le tecnologie digitali siano pienamente utilizzate all'interno dell'amministrazione, includendo l'uso di software open source e la firma elettronica.
d. Creare mercati elettronici per l'e-procurement, utilizzando il nuovo quadro regolatorio dell'Unione per gli acquisti e le forniture pubbliche.
6. Network sicuri
Il bisogno di network sicuri è sempre più evidente. Nonostante l'urgenza del problema, il progresso in questa area è stato relativamente lento aldilà dell'attività per la le carte intelligenti dove la Commissione ha stimolato l'utilizzo di "caratteristiche comuni". Le ragioni risiedono nella complessità politica, organizzativa e tecnica, nella natura decentralizzata e mondiale di Internet. La Commissione ha recentemente adottato la Comunicazione on cyber-crime. Le azioni da intraprendere sono le seguenti:
a. Creazione e cooperazione del CERTs (Computer Emergency Response Teams) per prevenire e rispondere agli incidenti, a beneficio delle imprese, del governo e dei cittadini di tutti gli Stati membri.
b. Maggiore cooperazione all'interno dell'Unione sulla sicurezza dei network nell'Unione con l'obiettivo di documentare e analizzare i problemi di sicurezza, informare gli attori del mercato e sviluppare soluzioni.
c. Sostenere lo sviluppo tecnologico e la ricerca nella sicurezza dei network sia a livello europeo che a livello degli Stati membri.
7. Comunicazioni mobili
La telefonia mobile ha visto la più alta percentuale di crescita tra la popolazione europea. Gli Stati membri hanno espresso un grande interesse nell'assicurare un ambiente favorevole alle comunicazioni mobile per assicurare che uno dei settori più dinamici dell'economia europea rimanga tale. Le azioni indicate:
a. Adozione della Decisione su un quadro regolatorio per la concessione delle frequenze radio nella Comunità.
b. Introduzione dell'IPv6 per la qualità di Internet mobile.
c. Sostenere lo sviluppo tecnologico nel settore.

Nel giugno 2002 viene presentato al Consiglio europeo di Siviglia il piano d'azione "eEurope 2005: una Società dell'Informazione per tutti".
Il piano d'azione, così come richiesto alla Commissione dal Consiglio europeo di Barcellona (15-16 marzo 2002) si fonda su:
"la diffusione della disponibilità e dell'uso delle reti a banda larga in tutta l'Unione entro il 2005 e lo sviluppo del protocollo Internet Ipv6 …. la sicurezza delle reti e dell'informazione, eGovernment, eLearning, eHealth ed eBusiness" .
eEurope 2005 subentra così al piano d'azione eEurope 2002, approvato dal Consiglio europeo di Feira nel giugno 2000.
Per dar vita ad un'economia basata sulla conoscenza, eEurope 2002 incentrava la propria azione sull'aumento del numero di connessioni ad Internet in Europa. Per poter generare una crescita positiva è necessario che le connessioni ad Internet si traducano in attività economiche: è su questo aspetto che si fonderà eEurope 2005, stimolare i servizi, le applicazioni e i contenuti in grado di creare nuovi mercati, ridurre i costi e possibilmente accrescere la produttività di tutti i settori dell'economia. Lo sviluppo di contenuti, servizi ed applicazioni e l'installazione dell'infrastruttura di supporto sono compiti che spettano principalmente al mercato. Pertanto, il piano d'azione si concentrerà sulle aree in cui l'azione pubblica può costituire un valore aggiunto e contribuire a generare un ambiente favorevole all'investimento privato.
Tra Società dell'Informazione e Telelavoro: due appuntamenti europei.
(di Patrizio Di Nicola)
1 Premessa
Il lavoro nella Società dell'Informazione è stato al centro di innumerevoli dibattiti e iniziative della Commissione di Bruxelles negli ultimi anni. Ma la produzione teorica e le sperimentazioni pratiche, incentivate e finanziate dai programmi di ricerca e di dimostrazione delle varie Direzioni generali dell'Unione Europea, hanno fatto del 1996 una data cruciale: mai prima d'ora si era assistito ad uno sforzo di studio così intenso e focalizzato. Sul finire dell'anno, quasi a tirare le fila del discorso, sono stati organizzati due eventi di particolare importanza: il Colloquio People First, tenutosi a Dublino dal 30 settembre al 1 Ottobre con il patrocinio della Presidenza di turno irlandese, e la Conferenza Telework 96, organizzata dall'ECTF (l'European Community Telework Forum) a Vienna ai primi di novembre. Gli appuntamenti erano di indubbia importanza per gli operatori del mercato del lavoro, ma i risultati ottenuti sono stati in linea con le aspettative ? In questo articolo tenterò, da testimone oculare più che da esperto, di riassumere le linee fondamentali del dibattito in corso evidenziandone, più che gli evidenti - e noti - punti di forza, le contraddizioni.
2. Cos'è la Società dell'Informazione.
Per capire cosa sia la Società dell'Informazione bisogna tornare indietro nel tempo, sino al 1973. In quell'anno Daniel Bell, un professore di sociologia alla Harvard University, dava alle stampe un fortunato libro intitolato The Coming of Post-Industrial Society. In quel volume lo studioso americano coniava un termine - società post-industriale - che sarebbe stato ripreso, spesso a sproposito, da una generazione di sociologi per indicare le società moderne che, giunte al culmine dell'industrializzazione, concentravano sforzi, capitali e forza lavoro nella produzione di servizi immateriali anziché di beni tradizionali. L'economia dell'informazione, come Bell chiamava quella allora in nuce, opponendola alla più tradizionale economia dei beni, non avrebbe soppiantato la società industriale - proprio come l'avvento dell'industria non aveva distrutto i settori agricoli - ma l'avrebbe profondamente trasformata. Spostare risorse dall'hardware al software, dalla realizzazione alla concezione, avrebbe comportato, secondo l'autore, l'aumento della centralità delle conoscenza teoriche e della scienza. Questo avrebbe favorito l'espansione della classe degli esperti, la creazione di nuovi meccanismi meritocratici e la crescita di differenti unità politiche elementari all'interno delle società giunte a questo stadio di sviluppo. Lo spostamento delle risorse dalla produzione dei beni a quella dei servizi avrebbe modificato profondamente il lavoro, che sarebbe divenuto, anziché un "gioco con la macchina", un "gioco tra persone", in ciò consegnando alle donne - le grandi escluse dall'industrializzazione - un nuovo ruolo produttivo. Ma attenzione, avvertiva Daniel Bell: il maggior problema per le società post industriali consisterà nello sviluppo di infrastrutture appropriate per la distribuzione delle informazioni. Apparentemente è un problema tecnologico, ma in realtà la distribuzione dei servizi costituisce un issue di centrale importanza economica e sociale: è indispensabili per tenere insieme, coesa, la società.
Il concetto di Società dell'Informazione nasce sulla scia delle intuizioni di Bell e, almeno in parte, ne riprende l'eredità, come illustrato schematicamente nella tabella 1. Al centro del nuovo sistema produttivo vi è l'attività di raccolta, elaborazione e trasferimento delle informazioni. Ma l'informazione non necessariamente genera servizi e cultura. Per questo, in Europa, la Commissione rifiuta il determinismo tecnologico insito nel concetto nord-americano, caro al Vice presidente Al Gore, di "autostrade dell'Informazione" e va oltre: nasce il paradigma della distribuzione dei servizi di comunicazione, che metterà in grado aziende e cittadini di utilizzare le nuove tecnologie e opportunità. Questo obiettivo potrà essere raggiunto soltanto grazie a legislazioni armonizzate che liberalizzino i mercati delle telecomunicazioni. Si dispiegherà, così, un ruolo nuovo delle tecnologie: le strutture d'impresa si semplificheranno e le piccole aziende potranno assumere un ruolo innovativo nella produzione di servizi, mentre aumenterà la complessità delle mansioni svolte dalle aziende. La competitività dei sistemi nazionali passerà, in fondo, per la capacità di prevedere le innovazioni anziché adattarvisi. Tutto ciò cambierà il lavoro e la vita degli individui: per vivere e lavorare nella Società dell'Informazione saranno necessarie conoscenze incrementali e la formazione, sinora relegata alla parte iniziale della vita, dovrà espandersi sul suo intero arco. In assenza di una formazione continua, ma anche senza una universalità dei servizi di comunicazione, le nuove tecnologie genereranno atomizzazione anziché integrazione. Si ripropone, quindi, il dilemma additato oltre venti anni fa da David Bell: come tenere insieme una società in cui aziende, istituzioni e individui costituiscono i nodi di una rete estremamente complessa e in cui le comunità sono virtuali prima che fisiche.
Tab. 1: Dalla società post-industriale a quella dell'Informazione
Post-industriale
(D. Bell, 1973)
Società dell'Informazione
(Commissione Europea, 1996)
Centralità delle conoscenze teoriche, nuovo ruolo della scienza
Centralità del trasferimento delle informazioni, nuovo ruolo della competizione
Nuove tecnologie dell'intelligenza e espansione della classe degli esperti
Aumento delle competenze richieste alla popolazione, apprendere anzichè imparare
Modifiche del lavoro a causa della centralità nella produzione dei servizi, aumento della meritocrazia
Semplificazione delle strutture d'impresa, complessità delle mansioni
Integrazione delle donne nel mondo del lavoro
Integrazione vs atomizzazione
I siti come unità politiche
Nuovo ruolo produttivo (politico ?) delle piccole imprese
Fine della scarsità
Prevedere anzichè adattare
3. People First
Racchiusi nel bellissimo castello di Dublino, protetti da un discreto ma imponente sistema di sicurezza, circa 350 delegati di governi, grandi aziende, istituzioni, e organizzazioni non governative hanno discusso per due giorni attorno al Libro Verde Living and Working in the Information Society: People First. Un documento che trova spunto dai rapporti preparati - quasi contemporaneamente - da due organismi: il gruppo di esperti di alto livello sulla S.I. , diretto da Luc Soete e il Forum per la S.I., coordinato da Birgitta Carlson. A differenza di questi due documenti, che erano molto cauti, il libro verde ha una straordinaria carica di ottimismo nei confronti del futuro. In contraddittorio quasi diretto con i fautori dell'economia catastrofica alla Jeremy Rifkin, la Commissione rifiuta sdegnosamente due concetti che aleggiano un po' ovunque nel mondo: la crescita senza lavoro e la fine del lavoro. Sono previsioni errate, si afferma. Lo dimostra il fatto che, dal 1960 sino ad oggi non sono scomparsi posti di lavoro, anzi ne sono sempre stati creati di nuovi; ma la crescita dell'occupazione (mediamente 0,3% all'anno) è stata inferiore alla crescita della forza lavoro (0,6% ogni anno). Gli impieghi si sono redistribuiti, dall'industria ai servizi e dai settori a basso contenuto tecnologico a quelli ad alta specializzazione. E' prevedibile, arguisce la Commissione, che una migliore integrazione delle nuove tecnologie nel sistema produttivo porterà a un aumento dell'occupazione. Questo, probabilmente, non avverrà in maniera simultanea: la distruzione dei vecchi lavori precederà la nascita dei nuovi, ed è perciò difficile quantificare gli schemi di creazione di occupazione nella società dell'informazione, di cui però la Commissione è certa. Il libro verde individua e raccomanda anche una serie di azioni indispensabili per beneficiare delle tecnologie della comunicazione: impedire le politiche del "ciascuno per sé", incentivando invece strategie di crescita coordinata tra le nazioni; favorire il processo di trasformazione delle mansioni coinvolgendo tutti i soggetti economici e istituzionali; puntare sull'aumento delle competenze: ogni anno il 10% dei vecchi lavori vengono sostituiti da altri che richiedono professionalità superiori e differenti. Senza formazione aggiuntiva i disoccupati non potranno trovare un altro lavoro e gli occupati vedranno divenire obsolete le proprie mansioni.
Un ulteriore capitolo del libro verde riguarda le problematiche della coesione sociale. Le strade indicate per far sì che le tecnologie della comunicazione non aumentino la disgregazione regionale sono tre. La revisione dei quadri normativi - in primis la liberalizzazione delle telecomunicazioni-, il processo di alfabetizzazione informatica e alle comunicazioni; lo sviluppo di nuovi meccanismi di diffusione delle conoscenze e delle informazioni per allargare la partecipazione democratica dei cittadini alle scelte politiche. Tutto ciò potrà realizzarsi grazie alla disponibilità di un insieme minimo di servizi di comunicazione offerti a tutti a prezzi competitivi (il cosiddetto servizio universale).
A tanto ottimismo da parte del Commissario Flynn, che ha aperto la Conferenza, non ha corrisposto un pari entusiasmo da parte dei presenti. Per molti i rischi di disgregazione sociale e l'aumento della disoccupazione sono tutt'altro che virtuali e facilmente superabili. La situazione nei paesi membri della Comunità è tutt'altro che omogenea, sia in termini di infrastrutture che di possibilità di realizzarle sia, infine, di volontà politica nel modificare le linee principali che guidano la politica economica e industriale. E' l'economista Luc Soete che si è incaricato di dare idealmente voce agli scontenti. In un lungo intervento - che molti presenti hanno subito definito una contro relazione - il professore del Limburgo è partito dalla constatazione che esiste una differenza notevole tra dati e informazioni, ma anche tra informazioni e conoscenza. Il Libro Verde confonde, o quanto meno mette sullo stesso piano queste ultime due. Molti sono i concetti apprezzabili del volume prodotto dalla Commissione ma, nota Soete, non aiuta certo lo sviluppo della S.I. porre alcune questioni (il servizio universale, ad esempio) come verità incontrovertibili: il dibattito nelle Nazioni è ancora in corso, vi sono forze economiche con interessi contrastanti e gli sviluppi potrebbero andare in tutt'altra direzione che non quella auspicata dalla Commissione. Infine, la conclusione di Soete: esiste un contrasto di difficile composizione tra indispensabilità della formazione nel corso della vita lavorativa e ricerca della flessibilità da parte delle aziende, che le porta a cercare sempre più le competenze di cui hanno bisogno al di fuori di esse. Allora a chi sarà affidata la formazione dei lavoratori occupati ?
Comprensibilmente, i due giorni di dibattito hanno visto una vivace dialettica tra ottimisti e pessimisti, tanto che il rettore del Trinity College, James Wickhalm, cui era affida la chiusura del Colloquio, ha dovuto constatare l'esistenza dei due partiti. Da una parte quello che ha definito "degli speakers", cioè gli esperti cui erano affidate le relazioni nelle varie sessioni; dall'altra "la sala". I primi fautori della visione ottimistica, gli altri assai più preoccupati dei lati oscuri con cui si apre la Società dell'Informazione: disoccupazione di massa, ineguaglianze, ecc.
Capitolo ancora aperto, quindi, e non solo metaforicamente: la Commissione ha messo a disposizione un Web su Internet (all'indirizzo http://www.peoplefirst.agenda-comm.ie) tramite il quale inviare commenti al Green Paper.
4. Telework 96
Più tranquilla, forse anche troppo, la terza assise europea sul telelavoro che si è tenuta dal 4 al 6 novembre nella stupenda cornice della City Hall di Vienna. Circa 250 esperti provenienti da tutti i paesi europei (alta la concentrazione di italiani: addirittura 25 presenze) si sono confrontati con le tematiche del telelavoro e l'occupazione, l'educazione permanente e lo sviluppo sostenibile. Nonostante i moltissimi interventi di spessore, è sembrato di assistere un po' a un deja vu: poche le esperienze innovative presentate, scarsi anche gli studi sulla riconfigurazione organizzativa dell'impresa nella società dell'informazione, poca attenzione alle problematiche del Human Resource Management. Il telelavoro, insomma, continua ad essere presentato in maniera un po' magmatica: aumenta la competitività, riduce i costi, favorisce la riduzione dell'inquinamento; ma, chissà perché, poche aziende lo sperimentano e ancor di meno lo adottano stabilmente. La conferenza ha mancato un obiettivo che ritengo importante: quello di divenire un luogo di incontro, anziché di esperti che parlano ad altri esperti, tra comunità differenti. Temo che sarà oltremodo difficile contribuire allo sviluppo del telelavoro senza "segmentare il mercato". Operazione questa possibile individuando le diverse comunità di interesse: le pubbliche amministrazioni, che sono evidentemente più attente all'impatto del telelavoro sull'ambiente e sull'occupazione; le aziende di telecomunicazioni, per le quali il telelavoro è, oltre che una formula, anche una ottima opportunità di business; le piccole aziende, che hanno problematiche di gestione delle risorse completamente differenti dalle grandi; infine le associazioni sindacali, che giustamente vedono nel telelavoro soprattutto uno strumento per riconciliare lavoro e vita degli occupati. Telework 97, che si terrà a Stoccolma dal 24 al 26 settembre prossimo, sarà probabilmente molto differente: gli organizzatori, nell'introdurre l'appuntamento, hanno annunciato che esso presenterà i 100 migliori esempi di telelavoro che esistono in giro per l'Europa. Un taglio più pratico, quindi, che potrà forse stimolare nuove esperienze e consapevolezze.
5. Conclusioni
La Società dell'Informazione, con il suo corollario di cavi in fibra ottica, satelliti, servizi innovativi e nuovi paradigmi produttivi, è alle porte, ma non ancora tra di noi. Questo il messaggio che viene, in fondo, dagli eventi organizzati dalla Commissione europea. Andare oltre la società industriale significa superare un modo di produzione, il Taylor-fordismo, che in ottanta anni ha generato anche una cultura granitica del lavoro e dell'impresa. Quella cultura tende a clonarsi, replicandosi all'infinito: per dirla con Aris Accornero, è la sopravvivenza dell'industria oltre le condizioni che l'hanno generata. Per entrare nella nuova era sarà indispensabile generare una nuova consapevolezza del produrre e del lavorare. Una scommessa che, tra realtà e utopia, non è ancora stata vinta.
1994-2004: dieci anni di società dell'informazione
Tre fatti, per la materia che ci riguarda, segnano l'inizio di quest'anno.
Il primo è il decreto-legge della vigilia di Natale, che in una prima versione uscita ufficiosamente dal Palazzo il 23 dicembre infliggeva colpi durissimi al diritto alla riservatezza dei cittadini. Il Corriere della sera pubblicava dichiarazioni del PM Saviotti, soddisfatto per la conservazione per cinque anni anche dei testi delle e-mail...
Insorgevano ALCEI, gli internet provider e lo stesso Garante per la protezione dei dati personali. Il testo approvato il 24 dicembre è più accettabile, anche se presenta difficoltà applicative (vedi Dati del traffico: chi-conserva-cosa di Andrea Monti) e potrebbe subire modifiche nella discussione parlamentare per la conversione in legge.
Tornano alla mente le considerazioni fatte dopo l'11 settembre 2001(Ora è a rischio la libertà della Rete): con la giustificazione della lotta al terrorismo la libertà dei cittadini sarà sempre più limitata. Recentissime notizie confermano quelle facili previsioni, come la conferma dell'esistenza di centri di intercettazione delle comunicazioni su scala planetaria o il prelievo dei dati biometrici di chi entra negli Stati Uniti da un grande numero di Paesi.
Ma la privacy non è costantemente violata solo in funzione della sicurezza: i produttori di e-content cercano di frugare (e in moltissimi casi ci riescono) nei PC degli utenti alla caccia di contenuti cosiddetti "illegali", quelli di beni di largo consumo si ingegnano a pedinare i consumatori con le etichette "intelligenti"...
Il secondo fatto significativo è del 2 gennaio: la banale rottura di un tubo dell'impianto di raffreddamento di un'importante centrale telefonica provoca un black out dei cellulari e di grandi sistemi informatici in diverse zone della Penisola. L'ennesimo esempio della vulnerabilità delle infrastrutture essenziali della società in cui viviamo.
Intanto - e questo è il terzo fatto - la Rai celebra i sui cinquant'anni e fa rullare i tamburi per l'avvento della televisione digitale terrestre. Poco importa che gli esperti dicano che la vera diffusione di questo sistema si avrà (forse) tra diversi anni e che la stessa presidente Annunziata tiri le orecchie ai top manager dell'azienda, ricordando che "è illusorio pensare che con il digitale terrestre possa nascere nel breve periodo una nuova offerta di contenuti".
La campagna pubblicitaria non si arresta, un futuro più o meno lontano viene presentato come una realtà attuale, si sottolinea che tra le meraviglie del digitale terrestre ci sarà la tanto sospirata "interattività".
Sospirata da quando? Sfoglio l'archivio dei miei articoli e trovo un pezzo significativo: un'intervista del 13 gennaio 1994 a Jim Clark, fondatore e allora chairman di Silicon Graphics. La società californiana, all'avanguardia nel visual computing, aveva avviato un esperimento di TV interattiva a Orlando, in Florida, insieme a Time Warner
L'argomento dell'intervista era appunto la TV digitale e interattiva, a quel tempo possibile sono via cavo. Ma Clark divagava e spesso e parlava di una cosa che sembrava interessarlo molto: "the Internet". Già da qualche anno smanettavo con il modem e usavo regolarmente la posta elettronica, sull'internet di allora avevo fatto qualche faticosa escursione (quanti dei miei lettori ricordano il Gopher?). Avevo anche letto qualcosa sul world wide web e sull'interfaccia grafica "Mosaic". Ma l'argomento mi sembrava fuori tema e dall'intervista tagliai quei passaggi.
Due settimane dopo, quando l'articolo arrivò in edicola, Clark non era più chairman di Silicon Graphics: si apprestava a fondare la Mosaic Communications insieme a Marc Andreessen, l'inventore del primo web browser grafico. E a lanciare Netscape!
Certamente Clark aveva studiato con attenzione il documento che Clinton e Gore avevano pubblicato un anno prima, "Technology for America's Economic Growth, A New Direction To Build Economic Strenght" (22 febbraio 1993): la prima visione delle "autostrade dell'informazione", in chiave esclusivamente americana.
Sempre nel 1994 in Europa era stato presentato il "Rapporto Bangemann", scritto da una commissione di alto livello, istituita dal Consiglio europeo con l'incarico di preparare un rapporto "sulle misure specifiche che la Comunità e gli Stati membri dovranno prendere in considerazione in relazione alle infrastrutture dell'informazione". Il Rapporto Bangemann fu presentato il 24 giugno 1994 e fu alla base della conferenza ministeriale del G7 sulla società dell'informazione, che si aprì a Bruxelles il 25 febbraio 1995. Intervenne Al Gore in persona, con una memorabile relazione in cui il progetto delle "autostrade" americane diventava un progetto per il mondo intero.
Dunque non è del tutto arbitrario assegnare al 1994 il significato di "anno I" della società dell'informazione. A Netscape va il merito di avere aperto per milioni di persone le rotte del world wide web; al Rapporto Bangemann quello di avere indicato all'Europa le linee dello sviluppo che, bene o male, sta percorrendo. E se gli anniversari servono anche a riflettere su come si realizzano le aspettative del passato, allora può essere utile considerare sotto questa luce gli avvenimenti di oggi, dalle questioni che riguardano la privacy ai black-out delle tecnologie, per finire con l'annuncio italiano della TV interattiva.
Già, la TV interattiva. Jim Clark se n'era già stancato dieci anni fa: "The slope of growth of the television industry is zero. It's even negative. Television doesn't change", si legge in un'intervista dell'aprile del '94, ancora visibile su Wired. Il "visionario" Clark aveva previsto nel web il futuro della società dell'informazione.
Post-scriptum. Nel febbraio del '95, pochi giorni prima della conferenza del G7 sulla società dell'informazione, in Italia era nata l'idea di organizzare un convegno multimediale su alcuni problemi giuridici legati alla diffusione delle tecnologie. Con Paolo Nuti (oggi presidente di MC-link SpA) avevamo trovato un titolo che suonava bene: Comportamenti e norme nella società vulnerabile. E che poi è diventato InterLex.
Chi avesse voglia di sfogliare quelle vecchie pagine, troverebbe molti temi allora "futuribili" e oggi di grande attualità su questo, che è il "primo" sito del web italiano sugli aspetti giuridici della società dell'informazione. Nonostante venga ripetutamente annunciata la nascita dell'ennesimo "primo" sito italiano sulla materia...

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