Materie: | Appunti |
Categoria: | Storia |
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Data: | 16.05.2006 |
Numero di pagine: | 7 |
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Testo
Guerra fredda
- 1945–1991 (con fasi più o meno cruente che permettono una scansione più specifica: 1947/1962 = inizio della guerra fredda; 1962/ 1975 = fase della distensione; 1975/1989: crisi della distensione; 1989/1991: fine della guerra fredda e del bipolarismo.)
- Contendenti: Usa e Urss con i loro alleati ( Patto atlantico –Patto di Varsavia), ma anche la Cina. Ruolo dei Paesi non allineati.
- Caratteristiche: diverse a seconda dei periodi e dei momenti ( guerra tradizionale: ad esempio quella di Corea o del Vietnam; propaganda; terrorismo; competizione economica e tecnico/scientifica; spionaggio ecc.)
- Cause: affermazione di un’ideologia (modello di sviluppo; concezione dello Stato ecc.) sull’altra.
- Conclusione: la guerra finisce nella più totale inconsapevolezza dei vincitori, con la conseguenza che non si delinea la costruzione di un nuovo ordine mondiale, ma subentra disordine e anarchia dilagante.
Agli inizi della seconda metà degli anni ’40 inizia la “guerra fredda”, ossia quello stato di latente e continua tensione fra i due blocchi contrapposti, gli Stati Uniti ed i loro alleati da un lato, l’Unione sovietica con i suoi stati satelliti dall’altro. Lo scontro si sviluppa inizialmente nel continente europeo, diviso, in base agli accordi di Yata (4 – 11 febbraio 1945), in due zone di influenza: sovietica ad est; statunitense ad ovest. Sulla scena internazionale i Paesi dell’Europa occidentale usciti vittoriosi dalla guerra, come l’Inghilterra, la Francia o l’Olanda, occupavano ormai un ruolo secondario. Avevano recuperato le loro colonie ma senza possedere più energie e risorse necessarie per mantenere il controllo diretto sui loro imperi. La nuova carta geopolitica dell’Europa era stata definita nel corso di negoziati che si erano svolti a Londra ( settembre ’45), Mosca ( dicembre ’45), Parigi ( luglio ’46). Il 10 febbraio 1947 erano stati firmati i trattati di pace che riguardavano i paesi sconfitti: Italia (costretta a cedere Briga e Tenda alla Francia, la Venezia Giulia alla Jugoslavia, la sovranità su Trieste, dichiarata territorio libero, e divisa in due zone (A e B), amministrate rispettivamente dagli Anglo – americani e dagli Jugoslavi, tutte le colonie), Bulgaria, Romania, Finlandia. Alla Germania era stata riservata una sorte più dura. Infatti rimase così come si trovava alla fine delle ostilità: una zona presidiata dagli Alleati, che l’avevano ulteriormente suddivisa in tre parti affidate rispettivamente a francesi, inglesi, americani; un’altra sotto controllo sovietico. La capitale, Berlino, incorporata nella zona sovietica, era a sua volta divisa in un settore occidentale ed in uno orientale, quest’ultimo sotto controllo dell’Armata Rossa.
Nella contrapposizione Usa Urss due mondi si fronteggiavano in modo irriducibile su tutti i piani: quello ideologico, politico e militare. Da un lato il capitalismo e le libertà politiche e civili, dall’altra il comunismo come ideologia ufficiale dell’Urss, con l’abolizione della proprietà privata e il potere politico nelle mani di un unico partito, il Pcus. Da un lato vi era l’esaltazione della democrazia parlamentare mentre dall’altro la “dittatura del proletariato” e il disprezzo per le libertà borghesi.
La guerra fredda non fu né una vera guerra né una vera pace. Piuttosto si trattò di una sorta di rigida separazione. Churchil, il 15 marzo 1946, in un discorso tenuto a Fulton, nel Missouri, Usa, usò un’espressione, per indicare la separazione che si stava profilando tra i due mondi, destinata ad entrare nel lessico delle relazioni internazionali: “sipario di ferro”, o, come più comunemente si disse, “cortina di ferro”. Morto Roosevelt il 12 aprile 1945, il nuovo presidente degli Stati Uniti, Henry Truman, il 12 marzo 1947 enunciò la strategia americana volta a contenere l’espansione comunista, quella che poi fu definita la “dottrina Truman”, ossia un intervento a sostegno dei popoli liberi minacciati all’interno da minoranze armate o da ingerenze straniere. L’atteggiamento di Truman rifletteva il clima di mobilitazione anticomunista diffusosi nel paese. Nel 1950 venne istituita, per iniziativa del senatore MacCarthy, una commissione del Congresso incaricata di individuare i sospetti di attività ‘antiamericane’. Il ‘maccartismo’ divenne una vera e propria caccia alle streghe e il caso più emblematico fu quello dei coniugi Rosenberg, condannati a morte nel 1953 con l’accusa di spionaggio a favore dell’URSS. La ‘dottrina Truman’ determinò una irrimediabile frattura tra i due mondi. Da quel momento, soprattutto fino alla morte di Stalin, avvenuta il 5 marzo 1953, le relazioni tra le due grandi potenze furono caratterizzate dalla guerra fredda. La Germania e, soprattutto, Berlino divennero il simbolo di questa drammatica divisione. Qui, infatti, entrambe le parti compirono atti unilaterali che acuirono la tensione. In particolare l’introduzione del nuovo marco nella zona occidentale del paese spinse i russi ad isolare l’ex capitale tedesca dal giugno del 1948 al maggio del 1949, finchè si arrivò alla proclamazione della Repubblica federale tedesca (23 maggio 1949) da un lato, e della Repubblica democratica tedesca (7 ottobre 1949), dall’altro.
I risvolti militari furono significativi: tranne che per il periodo 1947 – 1951, il confronto tra le due potenze non poteva avvenire sul piano militare. Infatti il possesso da parte di entrambe dell’arma atomica ed in particolare di quella all’idrogeno ( 31 ottobre 1952 per gli Usa; 12 agosto 1953 per l’Urss) determino un equilibrio del terrore che lasciò spazio solo per conflitti locali ed in aree periferiche, come ad esempio quello di Corea ( 1950 – 1953), in cui la guerra fredda conobbe una fase particolarmente aspra. Occorre ricordare che nel 1957 anche la Gran Bretagna produsse una bomba all’idrogeno, mentre il club dei paesi possessori dell’arma atomica è più affollato perché comprende la Francia (1960), la Cina (1964), l’India (1974), il Pakistan ed ultimamente la Corea del nord. Anche Israele possiede certamente l’arma atomica, ma non ci sono notizie ufficiali al proposito. Agli inizi degli anni ’60 la conpevolezza del fallimento della politica dell’equilibrio del terrore aprì la strada ad una nuova fase dei rapporti internazionali, fondata sulla ‘ distensione’ e sulla ‘coesistenza pacifica’.
Questa svolta fu favorita dal fatto che, a partire dalla metà degli anni Cinquanta, la tensione internazionale sembrò conoscere una sensibile attenuazione. La guerra in Corea si era conclusa; Stalin era morto; Truman era uscito di scena, sostituito alla Casa Bianca dal generale Eisenhower: tutti questi eventi si erano verificati nello stesso anno, il 1953. Alla guida dell’Unione Sovietica era salito Nikita Krusciev, che contribuì a migliorare le relazioni internazionali. Nel febbraio 1956, durante i lavori del XX Congresso del PCUS, egli condannò i crimini staliniani, denunciando il culto della personalità che Stalin aveva introdotto nel paese, istituendo un regime contrario alla legalità socialista. Ciò non significò, tuttavia, un allentamento del controllo che l’URSS esercitava sui paesi satelliti, come dimostrarono i fatti d’Ungheria: Qui, a partire dall’estate del 1956, era iniziato un processo di democratizzazione del regime, con la concessione della liberta di opinione e di manifestazione, sfociato il 1 novembre dello stesso anno nell’annuncio dell’uscita dal Patto di Varsavia, l’organizzazione militare dei paesi comunisti, nata in risposta alla costituzione della Nato. A questo punto i carri armati sovietici intervennero, soffocando nel sangue la rivolta. Il leader ungherese, Imre Nagy fu fucilato. Sul piano internazionale, invece, le aperture di Kruscev aprirono una fase di dialogo tra le due superpotenze che si sviluppò intorno al concetto di ‘coesistenza pacifica’, anche se, sul piano pratico non ci fu alcun reale cambiamento. Infatti, nel 1961 l’Unione Sovietica, per arginare l’emorragia di fughe dall’est all’ovest, ordinò la costruzione del muro di Berlino, mentre, nel 1962, dispiegò i suoi missili intercontinentali atomici a Cuba. In questa circostanza il nuovo Presidente degli USA, John Kennedy, reagì ordinando il blocco navale dell’isola. Il mondo trattenne il fiato di fronte al pericolo di una guerra dalle conseguenze terrificanti. Lo scontro fu evitato perché i sovietici ritirarono i missili. Krusciev fu destituito nel 1964, forse a causa della crisi di Cuba e del suo esito. A questo proposito occorre ricordare che l’Urss, negli anni ’50, aveva intensificato i suoi sforzi produttivi in fatto di armamenti, perfezionando le ricerche missilistiche con il lancio del primo satellite artificiale, lo Sputnik (4 ottobre 1957) e dotandosi di vettori potenzialmente in grado di trasportate armi nucleari, pericolosi per l’Occidente.
Un’ultima considerazione per concludere. Alla fine della guerra, l’unico paese uscito dal conflitto con le proprie risorse non solo intatte ma notevolmente accresciute erano gli Stati Uniti. Nel settore dell’energia, ad esempio, la produzione del ’45 rappresentava da sola il 50% del carbone, il 75% del petrolio ed il 50% dell’energia elettrica di produzione mondiale. Il reddito nazionale era aumentato del 75% rispetto al 1939. Per gli Usa il problema non era quello di ricostruire, ma di riuscire ad utilizzare a pieno ritmo l’enorme potenziale economico accumulato negli anni del conflitto. Si comprende dunque perché essi avessero bisogno di un mercato libero e di un’Europa in grado di rimettere in moto la propria economia, naturalmente di mercato, al più presto. Per questo alla conferenza di Bretton Woods, nel luglio 1949, si posero le basi per la costituzione del Fondo Monetario Internazionale (FMI) dove confluirono tutti i paesi capitalistici dell’Occidente, che si impegnarono a riconoscere il dollaro come unica moneta di riferimento negli scambi del commercio internazionale. Agli inizi del ’45 fu creato l’ITO, l’International Trade Oganisation, con il compito di liberalizzare il commercio mondiale attraverso la riduzione delle tariffe doganali e l’apertura dello sfruttamento delle materie prime a tutti i paesi associati. Già dal ’43 funzionava l’UNRRA, l’United Nations Relief and Rehabilitation Administration, per coordinare gli aiuti e i prestiti finanziari alle zone devastate dalla guerra, finanziato per il 70% prorpio dagli Usa. Il 13 aprile 1948, poi, il Congresso statunitense stanziò a favore dell’Europa 6 miliardi di dollari per 4 anni, che permisero al ‘Piano Marshall’ di diventare operativo. Si trattava di un corposo pacchetto di aiuti economici riservati a quei paesi europei disposti ad accettare la collaborazione politica e militare con gli Stati Uniti. Gli europei, da parte loro, contribuirono allo sviluppo di un’economia liberoscambista dando vita ad alcune iniziative comuni: il 16 aprile 1948 costituirono l’OECE, l’Organizzazione Europea per la Cooperazione Economica, raccolta intorno ad un programma comune di ricostruzione e di liberalizzazione degli scambi; nel 1949 nasceva il Consiglio d’Europa; nel 1951 la CECA, la Comunità Economica del Carbone e dell’Acciaio, mentre nel 1947 i Trattati di Roma diedero vita all’Euratom e alla CEE. A tutto ciò l’Urss rispose indirettamente costituendo il Cominform, organo di collegamento e di informazione dei partiti comunisti, che si richiamava all’esperienza della Terza Internazionale, sciolta nel 1943.
Sul piano strettamente militare il 4 aprile 1949 entrò in vigore il Patto Atlantico, con il braccio ‘operativo’ rappresentato dalla Nato. Si trattava di una alleanza difensiva basata sul comune riconoscimento dei valori della civiltà occidentale da parte dei Paesi firmatari. Nel 1955 nacque, dall’altra parte, il Patto di Varsavia, sistema di difesa unificato sotto il comando sovietico.