Materie: | Riassunto |
Categoria: | Storia Dell'arte |
Voto: | 1.3 (3) |
Download: | 1601 |
Data: | 23.01.2007 |
Numero di pagine: | 4 |
Formato di file: | .doc (Microsoft Word) |
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Realismo
Indirizzo stilistico che mira alla massima aderenza tra rappresentazione artistica e realtà oggettiva; l’opera d’arte deve apparire, secondo le intenzioni dell'autore, come fedele riproduzione del mondo reale, in consonanza con la percezione considerata più consueta e comune. Nel corso della storia dell’arte, tendenze alla rappresentazione realista si sono alternate periodicamente ad altri stili e impostazioni teoriche; ad esempio, intenti realistici sono stati individuati dagli studiosi nella ritrattistica romana di età imperiale, in certi momenti di rinnovamento formale del romanico, nell’opera di Giotto, e poi via via in artisti di epoche e paesi diversi, come Caravaggio (per il quale si parla più precisamente di naturalismo), Jan Vermeer, Jean-Baptiste-Siméon Chardin.In senso storico-critico, tuttavia, il termine 'realismo' è propriamente attribuito al movimento artistico nato in Francia intorno alla metà del XIX secolo, come reazione all'approccio fortemente soggettivo e idealistico del romanticismo.
Un imput all’impressionismo viene dato dall’invenzione della macchina fotografica, che riproduce il vero con obiettività.
L’800 è il secolo della rivoluzione industriale, si afferma la fede nella scienza e nel progresso e all’artista si aprono due vie diverse: aderire al metodo scientifico e indagare la realtà (conduce al realismo al naturalismo e al verismo) oppure rivendicare l’io individuale ogni supremazia e rifugiarsi nel sogno (simbolismo visionario).
Courbet
Il realismo è lo scopo principale della pittura di Courbet (1818-1877) che, riallacciandosi ai realisti del 600 (tra cui Caravaggio), si pone in polemica con il romanticismo,con la cultura ufficiale dell’impero di Napoleone III , con la borghesia capitalistica che lo sostiene e perciò con L’Accademia delle Belle Arti che trasmette le direttive del governo. Nel 1855 polemicamente espone le sue opere in una sorta di baracca “Il Padiglione del Realismo” costruita nei pressi della mostra ufficiale di pittura, in evidente contrapposizione con essa.
Il realismo di Courbet è oltre che uno stile, un costume morale, politico e umano; per questo egli ha sempre negato il valore dell’Accademia che voleva solo reprimere le libertà e insegnare regole. Nel 1861 egli apre una scuola realista per combattere l’influenza dell’Accademia, nella quale non esistevano discepoli ma collaboratori che imparavano nella pratica quotidiana come nelle botteghe del Rinascimento. Lui restò per tutta la vita fedele alla sua posizione politica arrivando persino a rifiutare la più alta onorificenza francese “La legion D’onore” sia perché gli fu attribuita da un ministro dell’imperatore sia perché egli pensava che l’onore non era in un titolo ma nelle proprie azioni.
Le opere di Courbet fecero scandalo: infatti in una esposizione Napoleone III prese a frustate un suo quadro “Le bagnanti”(1853 Francia) per eccesso di realismo. Questo quadro dimostra il nuovo rapporto con la natura dove si ha uno studio dell'anatomia del nudo di spalle di una delle figure femminili, che si asciuga dopo essersi lavata nelle acque limpide di un fiume, assieme ad una donna sdraiata, con lei immersa in un bosco lussureggiante. Questa realtà pittorica appariva brutale e volgare per un pubblico ancora abituato alle idealizzazioni accademiche di una natura arcadica.
Nel “Seppellimento a Ornans” (1849 Parigi): fu dipinto a Ornans il paese natale di Courbet e vi raffigurò persone reali dal sindaco al parroco, dal giudice al notaio alle donne e ai contadini. In tutto e per tutto si afferma il ripudio dell’idealizzazione anche come scelta provocatoria. Sono fisionomie grezze, quasi caricaturali, affollati in modo disordinato in una composizione casuale, vicina al taglio di un’inquadratura fotografica. Infatti quello che scandalizzava era la mancanza di rappresentare senza abbellimenti.
Nelle “Signorine sulla riva della Senna”(1857 Parigi) scandalizzava la raffigurazione delle giovani in riposo, sdraiate pigramente e scompostamente in riva al fiume, in abiti moderni ( non quindi ninfe o dee mitiche ), incuranti dell'atteggiamento che una giovane donna avrebbe dovuto assumere davanti allo spettatore. Nello “Spaccapietre” (1849) dove la figura rozza e massiccia è raffigurata con molta precisione, lasciando emergere come puro dato oggettivo la fatica fisica.
Le idee sulla libertà dell’artista di Courbet ebbero molta influenza sui pittori successivi e soprattutto sugli impressionisti.
Nella tela L'atelier dell'artista (1855, Musée d'Orsay, Parigi) Courbet volle dare un'immagine del lavoro dell'artista, trattando questa attività al pari di qualsiasi altra. Poiché decise di raffigurare il proprio studio, per amore di verità inserì nella composizione anche molte persone che avevano collaborato con lui (ad esempio, la modella al centro), che lo avevano ispirato o semplicemente che lo avevano frequentato.
Millet (1814-1875)
Anche lui un realista, di origine contadina e dedito al lavoro nei campi allo stesso tempo. Anche se i suoi quadri, che mostrano la dura fatica del contadino, siano apparsi simbolici della lotta contro la borghesia, in Millet non c’è la polemica di Courbet, perché lui non crede nelle riforme e non conduce la lotta di classe.
“L’angelus” (1857 Parigi) sta a rappresentare la religiosa dedizione alla vita dei campi dei contadini di Millet. L’angelus è una preghiera che si recita al mattino, a mezzogiorno e alla sera al rintocco della campana.