S. Ambrogio

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Testo

Sant'Ambrogio

Sant'Ambrogio arcivescovo di Milano (Treviri 334 o 339-340-Milano 397).Lasciò nella Chiesa cattolica, e nella Chiesa milanese in particolare, l'impronta della sua multiforme personalità, da un punto di vista disciplinare, dottrinale, liturgico e organizzativo, esercitando insieme un potente influsso sulla contemporanea evoluzione giuridica, politica e istituzionale dell' Impero romano.Figlio di un alto funzionario della Gallia, educato a Roma secondo i canoni classici, ma già catecumeno dopo una residenza a Sirmio come avvocato al tribunale della prefettura del pretorio, fu nominato governatore della Liguria ed Emilia con sede a Milano (370).Alla morte del vescovo ariano Aussenzio, Ambrogio, intervenuto per scongiurare conflitti tra cattolici e ariani fu acclamato vescovo e, ricevuto il battesimo, fu consacrato il 7 Dicembre 374. Evitando di acuire i già aspri conflitti cristologici, si dedicò alla riforma del clero e alla diffusione della vita scettica. Scrisse allora il De Virginibus e il De viduis (377). Poco più tardi, con il De Fide (378) composto su richiesta dell' imperatore Graziano, iniziò la sua lotta contro l'areanesimo e la sua influenza sui reggitori dell' Impero. Graziano proscrisse gli ariani estremisti e con la legge Omnes vetitae (379) proibì il culto pubblico di tutte le eresie; Teodosio, divenuto collega di Graziano, ne seguì l'esempio proclamando la fede cattolica unica religione pubblica dell' Impero e proibendo il culto pubblico pagano.

La morte di Graziano (383) e l'elezione del giovane Valentiniano II, sotto la tutela della madre Giustina, di religione ariana, sembrò mettere in forse tutta l'opera di Ambrogio. Se infatti il successo ottenuto nella difficile missione presso l'usurpatore di Gallia, Massimo (384), rafforzò la sua indiscussa autorità, inducendo Valentiniano a confermare la legislazione antipagana di Graziano, non poté far si che Giustina rinunciasse a combatterlo; essa anzi pretese la consegna di una basilica milanese a un vescovo ariano il quale volle assumere il nome del predecessore Ambrogio, Aussenzio, e fece emanare un editto a favore della libertà di culto per i semiariani (386). Ambrogio, rinchiuso nella basilica Porziana con altri vescovi cattolici e con il popolo che cantava i suoi inni, subì coraggiosamente l' assedio dell' esercito Imperiale e scagliò contro il vescovo ariano il Servo contra Auxentium. Uscito vincitore dal conflitto e incaricato di una nuova missione presso Massimo ruppe con questo (386) prendendo posizione contro tutti gli usurpatori (387) e con l' Apologia Davidi rafforzò i propri legami con Teodosio.Nello stesso anno battezzò il suo più illustre catecumeno: Sant'Agostino.Stabilitosi a Milano, Teodosio accentuò la propria indipendenza dal vescovo che si dedicò allora alla stesura di scritti morali e alla raccolta delle sue prediche e delle sue catechesi. Ma Ambrogio ritornò benpresto a far sentire la propria autorità in occasione della strage di Tessalonica (390) compiuta da Teodosio. Nella famosa Epistola 51 (una delle 91 che compongono il suo epistolario fonte storica rilevante) impose all'imperatore di far penitenza prima di riaccostarsi al culto sacro.Il Natale 390 segnò il trionfo di Ambrogio e la prima esplicita sottomissione dell' autorità imperiale a quella spirituale, premessa alle successive concessioni dei rapporti tra Chiesa e Impero di cui Ambrogio tracciò le grandi linee nell' orazione funebre per la morte di Teodosio(De obitu Theodosii).La sua azione pastorale sempre più estesa (riprese negli ultimi anni la questione della verginità nell' Exhortatio virginitatis), le funzioni di metropolita, che Ambrogio esercitava ormai senza contestazioni nell' Italia settentrionale, fondando anche nuove diocesi allargarono la sua influenza fino all' Illirico, all' Africa, all' Oriente.
Dopo la morte non cessò l' efficacia del suo magistero attraverso le numerose opere, quasi tutte derivate dalla sua attività personale.

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