L'ecomia fascista

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Testo

Argomento: “Politica Economica del Fascismo”

E’ distinguibile in due fasi, la prima, cronologicamente inscrivibile negli anni ‘22-26, mentre la seconda manifesta più chiaramente caratteri politici autonomi, la prima fase inoltre dimostra ancora gli schemi liberistici tradizionali al contrario dell’altra che produrrà una concezione di carattere corporativo, ma che non raggiungerà caratteri di spicco.
Quando vi era De Stefano come ministro delle finanze, la compagnia dei telefoni e il settore assicurativo ritornarono nelle mani dei privati, I quali godettero di notevoli vantaggi finanziari. Lo sgravio fiscale si percosse pure sull’imposta sul reddito, la quale venne notevolmente ridotta, dando però più spazio al profitto privato.
In seguito, vi fu la soppressione delle libertà sindacali, per primo il diritto di sciopero, quindi da un lato la produttività aumentava, dall’altro vi fu la perdita di contrattazione da parte dei sindacati, provocando a sua volta la diminuzione del salario reale e una diminuzione della domanda interna.
Quando il ministero delle finanze passò alla guida di Giuseppe Volpi, la linea governativa in materia economica cominciò a mutare; si passò chiaramente ad una fase di accentuato interventismo statale.
Il 21 dicembre del1927, si fissò il valore della lira nei confronti della sterlina a “quota novanta”, nel tentativo di giungere ad una maggiore stabilità in ambito monetario.
Dal 1925, per ovviare allo squilibrio tra importazioni ed esportazioni, il regime aveva dato inizio alla battaglia del grano, il regime forniva lauti premi ai contadini che producevano più grano degli altri.
Inoltre, il regime dava sussidi alle famiglie numerose per l’incremento della demografia, si sono creati degli assegni familiari.
Nel 1931 fu creato l’Istituto Mobiliare Italiano (IMI) e nel 1933 nacque l’Istituto per la Ricostruzione industriale (IRI), questo fu il momento di massimo intervento nei confronti dell’economia industriale.
Nel 1928 ebbe inizio il risanamento di zone paludose per renderle coltivabili, si prosciugò l’Agro Pontino, che diventerà poi la città di Littoria e Sabaudia.
Si completò inoltre l’acquedotto pugliese,

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