Sport Fascista

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Categoria:Educazione Fisica
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Testo

In Francia, in Inghilterra e negli Stati Uniti, lo sport era come un segno distintivo della nascente società di massa; ed inoltre la devozione nei confronti dei campioni assunse un carattere quasi religioso.

Opera Nazionale Balilla = si rivolgeva ai ragazzi dagli otto ai diciotto anni e doveva curare l’educazione fisica finalizzata all’addestramento militare. Inoltre aveva il compito di [curare l’educazione fisica e morale degli italiani] e [di infondere nei giovani il sentimento della disciplina e dell’educazione militare].

Opera Nazionale Dopolavoro = si occupava dell’attività ricreativa e associativa per il tempo libero della popolazione adulta. L’Ond era l’ente di gestione del tempo libero che si propose il fine di nazionalizzare e standardizzare la vita associativa.

Comitato Olimpico Nazionale (Coni) = al Coni spettava la preparazione degli atleti professionisti. Il regime fece del Coni la federazione delle federazioni, assegnandogli il ruolo di organo direttivo di tutte le attività agonistiche. La politica del Coni fu di vertice, volta a curare e coccolare i campioni delle specialità, ai quali si chiedeva di mantenere alto il prestigio della nazione nelle grandi competizioni internazionali.

Lo Sport = lo sport durante il fascismo era considerato come uno strumento più veloce e in linea con le tendenze della società moderna; e L’Atleta veniva definito Ambasciatore della Nazione.

La funzione di fabbrica del consenso lo sport la espletava in 3 modi diversi: 1) L’Ond = spostavano l’attenzione delle persone su vicende diverse dalla politica; 2) L’Ond e L’Onb = erano centri di aggregazione nei quali il comento era lo stato fascista, sia come organizzatore sia come protagonista; 3) con i successi degli atleti nei Mondiali e nelle Olimpiadi si sottolineava la valenza fascista oltre che nazionale.

La dottrina fascista incontrava lo sport su 5 punti essenziali:
• L’azione pura e semplice, nella sua spoglia e spontanea immediatezza; un suggello dell’ideologia fascista. Il fascismo propugnava la priorità dell’azione. Le settimane si consumavano da una parata all’altra: e la parata è celebrazione e simulazione dell’azione.
• L’eroe Che il soldato fosse anche un atleta non era affermazione nuova e lo aveva già scritto Platone. L’atleta non è necessariamente un eroe. Non mette a repentaglio la vita. Il Fascismo era a caccia di personaggi che a quelle azioni conferissero un rilievo eroico, e durante il Fascismo predilessero quasi sempre gli sport caratterizzati dal rischio dell’incidente fisico; ed è per questo che guardò con simpatia alla morte nel corso delle competizioni motoristiche, che sembrava dimostrare la fondatezza dell’equazione che pareggiava lo sport all’eroismo.
• Il corpo L’amore per il corpo degenerava facilmente in adorazione della forza fisica che fosse anche sopraffazione e violenza. I campioni valgono in quanto sono espressione di una razza sviluppata e potenziata, e nella bellezza del gesto atletico si deve riflettere la sanità della stirpe.
• La gioventù Il Fascismo aveva elevato la gioventù a grande protagonista, nell’irrequietezza giovanile il fascismo trovò un fertilizzante potentissimo. La giovinezza restò sempre un simbolo che il regime amava cucirsi addosso. Era una giovinezza più simbolica che reale che faceva di questa essenzialmente una condizione di spirito. Gli sportivi parevano in grado di infondere simbolicamente il loro virile giovanilismo nella nazione a cui appartenevano.
• L’uomo nuovo L’uomo nuovo sarebbe stato quello del libro e moschetto, colui che plasmato dal regime avrebbe saputo superare l’odiata e indolente figura del pigro borghese nella sintesi di pensiero e azione. L’uomo nuovo a cui pensavano i fascisti era soprattutto quello che avrebbe annegato la sua tensione individuale nel mare della collettività, l’individuo doveva diventare tutt’uno col gruppo ed in particolare con lo stato che era il gruppo per eccellenza.

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