L' Italia: un Paese dalle molte capitali

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Testo

L’ Italia: un paese dalle molte capitali
L’urbanizzazione italiana presenta, se confrontata a quella di altri paesi, un’importante caratteristica. Manca in Italia una città che accentri in sé la maggior parte delle attività economiche, finanziarie, culturali,etc., paragonabile a Parigi,per la Francia,o a Londra,per la Gran Bretagna.
Vi è invece un gran numero di città di media grandezza e alcune grandi città.
L’Italia è insomma un paese policentrico, questo fatto è legato alle vicende storiche dell’Italia, e in primo luogo alle secolari divisioni politiche della penisola. Infatti fino alla metà dell’ 800 non solo Roma, ma anche Napoli, Torino o Firenze erano capitali di Stati.
Persino città come Parma o Lucca, furono per un certo periodo capitali di Stati, sia pure d’importanza minore.
Tutto ciò ha lasciato tracce,non solo nell’architettura o nelle strutture urbanistiche,ma perfino nella psicologia degli abitanti,nei modi di dire.
Il termine città, o grande città, si usa per indicare realtà sociali ed economiche (perciò anche culturali e politiche) molto diverse. Ciò appare con chiarezza se analizziamo delle città superiori a 350.000 abitanti, in particolare nelle città industriali del nord.
Torino ad esempio ha gran parte della popolazione impegnata nell’industri (FIAT).
Genova ha al primo posto i trasporti marittimi e terrestri.
A Milano i settori principali sono il commercio all’ingrosso,l’elletromeccanica e le industri chimiche, oltre ad essere il centro finanziario e commerciale più importante d’ Italia.
Vi sono poi le città del terziario nelle quali la grande industria è sostituita da una quantità di industrie piccole e medie.
Tra queste troviamo Bologna,che è uno dei nodi ferroviari italiani più importanti, ed ha al primo posto l’attività dei trasporti,seguita da quella nella pubblica amministrazione.
Scendendo da Nord a Sud, si arriva a Roma,il cui predominio della pubblica amministrazione è ben prevedibile (un terzo della popolazione!).
Infine Palermo con un’elevatissima percentuale di addetti alla P.A.,visto che è sede dell’amministrazione regionale,seguita dall’industria navale.
Bisogna sottolineare che in città come Roma,Napoli e Palermo,accanto al grosso numero di impiegati e commercianti,esiste una quantità di persone definite sottoproletari. Sono un gruppo sociale molto eterogeneo,che di solito sfugge alle statistiche. Si tratta di persone che fanno lavori saltuari,talvolta illeciti (furto,gioco d’azzardo,…), talvolta ai limiti della legalità (ambulante,..); insomma si “arrangiano”.
Il sottoproletariato delle grandi città abita in genere nel centro storico,la parte più vecchia della città.
Si tratta di case umide,vecchie,spesso decadenti. Attorno ad esse si stendono i quartieri per la borghesia media e piccola, i quartieri di lusso per l’alta borghesia,infine, alla periferia, i quartieri operai.
Questo era vero fino a qualche anno fa. Oggi sempre più spesso l’alta borghesia tende a farsi una casa nel centro delle città. Allora , i vecchi quartieri popolari cambiano carattere. I vecchi abitanti,che vivevano e lavoravano nel quartiere da decenni, vengono a poco a poco sloggiati dai fitti altissimi. Le case vecchie rimodernate e trasformate in case di lusso.
Come si vede, la concentrazione dei gruppi sociali all’interno delle grandi città italiane non è uniforme.Ma in ogni caso si può dire che la pianta di una città tende a riprodurre una realtà di classe,differenziata e non comunicante. Nella grandi città, la mescolanza di classi e strati sociali tende a scomparire. Ai “ghetti” operai o sottoproletari corrispondono i quartieri privilegiati per ricchi, ai quali viene offerto verde,aria pura, i campi da tennis e le piscine.
Alla diversa funzione economica delle grandi città italiane corrisponde un diverso rapporto con l’ hinterland, e cioè con l’ ambiente geografico circostante. La presenza di attività economiche fa di determinate città un polo di attrazione per individui che risiedono a decine di chilometri dal centro cittadino.
Nasce così il fenomeno dei pendolari, di coloro che per motivi di lavoro si spostano giornalmente dal proprio centro di residenza al centro principale.
E’ difficile calcolare il costo di un fenomeno del genere,in quanto è pagato in termini di fatica e di denaro. In tal modo località distanti magari 100 Km dal centro cittadino si trovano a gravitare economicamente su di esso.
Nella pianta di una città non si legge solo la distribuzione dei vari gruppi sociali. Essa conserva le tracce dei vari influssi,fisici e storici, che l’ hanno fatta diventare quella che è .
Per esempio la pianta regolare della città mostra in trasparenza il disegno dell’ antica città romana (centuratio), come Torino, Pavia,…
La città resta,quindi,il centro della vita politica,sociale,culturale ed economica dei nostri tempi.
Questo ruolo,assunto con l’ industrializzazione, si è evoluto,trasformandosi nelle mille e diverse facce delle sue realtà interne (urbane e suburbane). E talvolta è scoppiato in gravi problemi di vita quotidiana:traffico,sovraffollamento,mancanza di strutture adeguate, e così via.
Dire quale sarà il suo futuro è perciò molto poco prevedibile, anche se è sicuramente in stretta relazione con le potenzialità economiche dei singoli centri urbani.

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