L'agricoltura in Italia

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Categoria:Biologia

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Testo

L’AGRICOLTURA IN ITALIA
L’economia di un paese si divide in tre settori:
l’agricoltura o settore primario
l’industria o settore secondario
i servizi o settore terziario

beni non materiali ==> trasporto, attività dello Stato, insegnamento, taglio di capelli, il suonare
In Italia, in cento anni, l’agricoltura ha visto scendere i suoi occupati dal 58 al 10%. Non bisogna pensare che la diminuzione sia avvenuta in modo graduale e uniforme. Verso la fine degli anni ‘60 il settore maggiormente sviluppato era l’industria; oggi è il terziario ==> terziarizzazione
IL RAPPORTO CON LA NATURA
L’agricoltura è un settore produttivo, ma molto particolare; perché
per moltissimo tempo le varie forme di proprietà della terra e tecniche di coltivazione hanno esercitato un’influenza rilevante sull’evoluzione della società umana
noi dipendiamo da processi naturali ==> la produzione della terra deve essere ogni giorno assicurata scontrandosi con gli elementi naturali

nella produzione agricola, accanto all’essenziale fattore umano, entra in gioco la natura vivente

nella produzione agricola si rinnova continuamente una lotta tra la vita umana e quella del resto del mondo vivente
Oggi i modi di pensare “rurali” hanno un peso secondario nella nostra società, ma un tempo la diversità tra questi e quelli di chi vive in città rimandava a un diverso rapporto materiale con la natura.
Sembra di percepire la violazione di una norma che dovrebbe stare alla base di ogni società: il rispetto della vita.
LA RIFORMA AGRARIA
Nonostante tutto le forze di lavoro in agricoltura coprono, in Italia, ancora una percentuale notevole; la proprietà della terra rimane frammentata.
Alla fine della seconda guerra mondiale i governi furono costretti a scegliere: o affrontare una guerra civile contro i cittadini, oppure concedere riforme. Infatti erano cominciate vaste agitazioni di braccianti.
Nel 1944 un decreto del governo legalizzò le occupazioni di terre e avviò la riforma agraria. Purtroppo ai contadini molto spesso furono date le terre peggiori, mentre i feudatari poterono investire nuovi capitali sulle terre migliori.
La riforma si ispirò all’obiettivo di trasformare una parte di braccianti e contadini in piccoli proprietari. Si esaltò la famiglia contadina, come modello di moralità.
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la riforma diede ai contadini pezzi di terra insufficienti per dimensioni e qualità
La riforma raggiunse il suo obiettivo (ridurre i proletari rispetto a quello dei proprietari). Questo accadde grazie anche all’emigrazione di 4.200.000 persone, mentre l’immigrazione è stata di solo 1.000.000).
Nel 1957 l’Italia entrò a far parte del MEC.
LA RISTRUTTURAZIONE (pag. I/164)
1961 ==> I Piano Verde piani finanziari per ristrutturare l’agricoltura e adeguarla alle nuove
1966 ==> II Piano Verde condizioni del MEC.
I lavoratori agricoli autonomi diminuiscono nel decennio che arriva al 1971, mentre comincia a crescere la quota dei lavoratori salariati
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si stanno sviluppando le aziende capitalistiche
1971 ==> piano Mansholt si ha un passaggio storico: l’agricoltura veniva sopravanzata per la prima volta dall’industria

drammatici sconvolgimenti sociali:
* sono aumentate le aziende con superficie superiore a 50 ettari
* sono diminuite le piccole aziende contadine

si potrebbe pensare ad una razionalizzazione del settore agricolo ==> si vede affermare l’azienda di medie dimensioni

ristrutturazione compiuta a metà, con disparità e contraddizioni: il carattere “antiquato” di buona parte dell’economia agricola italiana persiste
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• la ristrutturazione dell’agricoltura italiana è lungi dall’essere compita
• la quota degli occupati in agricoltura è destinata a diminuire ulteriormente
• la “selezione” tra le aziende è destinata a continuare
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tutto questo è già accaduto nelle economie avanzate
Questa ristrutturazione avviene, in Italia, con alcune contraddizioni particolari:
1. un paese come il nostro non riesce a produrre quanto basta per soddisfare la domanda interna di consumi alimentari ==> si importano carne, frumento, burro e zucchero
2. la debolezza strutturale della maggior parte delle aziende agricole “sottodimensionate” costituisce un ostacolo in più quando si tratta di affrontare la commercializzazione dei prodotti.
L’AGRICOLTURA ITALIANA NEL MEC (pag. I/166)
La ristrutturazione agricola sta avvenendo nell’ambito di un’economia di integrazione, quella della Comunità Economica Europea, il MEC

ha dedicato particolare attenzione all’agricoltura...
• fissando il prezzo “politico” di molti prodotti

bisogna sganciare dal libero mercato dei prezzi questi prodotti, garantendo così agli agricoltori un minimo di guadagno
• impegnandosi a comprare le eccedenze
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bisogna sostenere i prezzi a una quota remunerativa per i produttori
si sono privilegiati i prodotti dell’agricoltura atlantica (latticini, carne) rispetto a quelli mediterranei (vino, olio, prodotti ortofrutticoli)
In Italia la politica comunitaria nei confronti delle eccedenze ha per protagonista l’AIMA (Azienda per gli Interventi nel Mercato Agricolo)
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il risultato di questa politica è presto detto: si spingono gli agricoltori a produrre in base alle garanzie offerte dai fondi comunitari.
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una rapida ristrutturazione dell’agricoltura avrebbe dei costi sociali troppo alti.
VERSO L’AGRICOLTURA DEL 2000 (pag. I/167)
I rivoluzione agricola: risale ai tempi del Neolitico, quando l’uomo primitivo cominciò a coltivare la terra
II rivoluzione agricola: è venuta con l’introduzione delle macchine e dei ritrovati chimici
III rivoluzione agricola: è conosciuta anche con il nome di “agronica”: l’incrocio tra agricoltura ed elettronica, con l’aggiunta delle biotecnologie

nel nostro paese è appena cominciata.
I computer sono entrati nelle stalle. Ci sono programmi che seguono:
• gli allevamenti zootecnici
• lo stato di salute dei capi
• la produzione di latte
• il momento migliore per l’inseminazione
• gli impianti di irrigazione
• le infinitesimali variazioni di un frutto o di una pianta
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i vantaggi sono evidenti:
* ottimizzazione delle risorse
* contenimento dei costi
* lavoro più qualificato
Anche nel campo della meccanizzazione sono state messe a punto macchine operatrici per la vendemmia meccanica, scuotitrici di olive etc.
Un’altra rivoluzione viene dalle biotecnologie, cioè l’applicazione pratica delle scienze biologiche all’agricoltura. I laboratori lavorano la pianta del futuro, capace di avere contemporaneamente:
• foglie commestibili
• semi proteici
• tuberi nutrienti
• radici capaci di fissare l’azoto
• stelo da cui trarre fibre
Inoltre si è aperta la possibilità di ricombinare il DNA. Questa “ingenieria genetica” è in grado di creare ceppi cellulari di nuove piante, con nuove qualità. E’ un cammino ancora incompleto, perché una cosa è creare una pianta nuova, un’altra è ottenere che la modifica si ripeta nelle generazioni future. I nuovo orizzonti sono quelli dell’embryo transfer, il trapianto embrionale.
Un altro fronte dell’agricoltura è quello della chimica
La rapida crescita delle produzioni mondiali è spiegata innanzitutto con l’espansione dei fertilizzanti e dei fitofarmaci destinati a combattere gli insetti. Ci sono però numerosi inconvenienti:
• gli insetti diventano via via più resistenti, richiedendo il ricorso a maggiori quantità
• i fitofarmaci stravolgono l’equilibrio naturale
• si inquina l’ambiente
• i costi crescono
IL GRANO
Le produzioni dell’agricoltura si dividono in tre settori:
1. produzioni vegetali ==> di cui fa parte la produzione di cereali
2. produzioni zootecniche
3. produzioni della silvicoltura
In Italia la produzione di grano non è sufficiente al fabbisogno nazionale ==> lo dobbiamo importare dai paesi del MEC

lo paghiamo a un prezzo più alto rispetto a quello del mercato mondiale
Il grano prodotto è di due tipi:
• tenero
• duro ==> molto usato per le paste. Si produce al sud; la sua resa è più bassa, ma il suo prezzo è notevolmente superiore
La coltivazione del grano è diffusa in tutto il paese, ma soprattutto in Emilia, Sicilia, Puglia, Lombardia, Piemonte, Veneto, Marche, Toscana e Lazio.
I rendimenti per ettaro crescono da alcuni anni, ma le differenze interne restano altissime. Questo dipende da:
• qualità del suolo
• dimensioni delle aziende produttrici
• quantità di lavoro impiegata
In passato lo stato italiano e la comunità europea hanno garantito integrazioni di prezzo ai produttori di grano quando il prezzo di mercato era troppo basso. Ma a causa della minore produttività del lavoro dei contadini per i bassi prezzi riuscivano a malapena a compensare i costi. Questi contributi andavano ad aumentare i profitti dei grossi produttori.
GLI ALTRI CEREALI
Le altre produzioni di cereali sono:
1. riso. La sua coltivazione è concentrata in Piemonte e in Lombardia. Viene esportato oltre l’80% della produzione.
2. granoturco.
• Fa parte dei cereali foraggieri.
• Ha bisogno di irrigazione.
• I principali produttori sono il Veneto, la Lombardia e poi dal Piemonte, Friuli, Emilia, Toscana.
• Il granoturco nostrano è sostituito per oltre l’80% da un ibrido che è più produttivo al nord che al sud.
• Sarebbe importante accrescere la produzione di mais: si ridurrebbe il passivo della bilancia dei pagamenti e si contribuirebbe ad affrontare il deficit di carne in Italia.
3. segale
4. orzo. La produzione di orzo è diffusa in tutta Italia e si va estendendo
5. avena. La sua produzione è più diffusa in Meridione, specialmente in Puglia e Basilicata
LA BIETICOLTURA
Barbabietole da zucchero ==> coltura di base

si ricavano 12 milioni di quintali di zucchero ==> la produzione della comunità europea è in eccesso

il prezzo diminuisce
Le regioni che la producono di più sono Emilia, Veneto, Marche, Lombardia. Nel sud la bieticoltura è in forte espansione.
GLI ORTAGGI
ortaggi ==> settore molto importante

subiscono forte concorrenza dagli altri paesi, soprattutto mediterranei

fattori di concorrenza:
studio di nuove varietà
adattamento a climi diversi
introduzione di sistemi che limitano la manodopera
introduzione di varietà che consentono la raccolta a macchina
problema delle eccedenze ==> drammatico
coltivazione di ortaggi ==> manodopera importante
==> è fiorente dove la proprietà è frammentata e prevalgono i piccoli contadini
==> l’introduzione delle serre consente uno sfruttamento ancora più intenso e continuo della terra
Condizioni in cui crescono bene gli ortaggi:
1. sole
2. terra grassa
3. elevata produttività dei campi
4. molta manodopera
Regioni più produttive: Campania Emilia

_ proprietà frammentata _ fitta rete di cooperative
_ forza lavoro abbondante _ efficace rete tecnica

efficienza economica accresciuta

espansione
grandi proprietà ==> concentrate nelle zone irrigue

fino a oggi i piccoli contadini sono stati al riparo dalla concorrenza delle grandi aziende; ma NON sono al riparo dalla concorrenza degli altri paesi
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le superfici ortofrutticole tendono a ridursi
I POMODORI
principali produzioni di ortaggi:
pomodori cocomeri patate cavoli cavolfiori carciofi cipolle finocchi piselli
Maggiori produttori:
Campania ==> pomodori San Marzano ==> Cirio
==> pomodori Romano piccoli contadini subordinati all’industria
==> asparagi, finocchi, cipolle
Emilia ==> asparagi, cipolle, piselli, cocomeri, meloni
Veneto ==> fagioli, cavoli, patate
Puglia, Sicilia, Sardegna ==> carciofi
Lazio ==> finocchi e meloni
Nel Meridione il prezzo degli ortaggi era ridotto con varie “tangenti”

hanno fatto esplodere varie rivolte industriali
Negli ultimi anni sono cambiate molte cose:
1. varietà “romane” utilizzate per la pelatura
2. si importano conserve straniere
3. le fabbriche si limitano ad etichettare i prodotti ==> le condizioni dei contadini sono peggiorate
Le caratteristiche di deperibilità dei prodotti subordinano i contadini a chi compra: i commercianti all’ingrosso e gli industriali possono imporre le caratteristiche di qualità per loro più convenienti.
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La merce che non è di prima scelta viene scartata
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è praticamente impossibile vendere i prodotti direttamente ai mercati generali senza passare attraverso gli impianti di selezione e confezionamento
LA FRUTTA
Esportazioni di frutta ==> in attivo
produzioni più importanti
• mele, pesche, pere, agrumi
• ciliege, fichi, susine, albicocche
• nocciole, mandorle, noci
Distruzione di pesche, pere, mele, arance, mandarini
IL VINO E L’OLIO
IL VINO
In generale, la viticoltura italiana è molto forte, MA i segnali che vengono dal mondo non sono tutti positivi
in tutti i campi della viticoltura si ha avuto un netto peggioramento. Ragioni:
1. pessima propaganda (vino adulterato con il metanolo)
2. sui nuovi mercati, passata la fase della “scoperta” del vino, tendono ad affermarsi i vini di qualità
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l’Italia è l’ultima in Europa per la produzione di vini pregiati
Anche sul mercato interno la situazione non è delle migliori:
i consumi interni di vino sono da tempo in diminuzione:
i vini novelli, i bianchi frizzanti e quelli sostenuti da pubblicità hanno resistito

gli italiani tendono a ridurre il consumo di alcool
L'OLIO
L’Italia è uno dei principali produttori, ma anche uno dei principali consumatori: è costretto ad importare da Grecia, Spagna, Nordafrica
Dal libro Riboberta Menciù: L’AGRICOLTURA
Si chiama Finca la piantagione sulla costa. Nell’agricoltura di piantagione regnano monocolture, soprattutto di cacao, tè, caffè e soprattutto coca. Nella finca di Rigoberta si coltivavano caffè e cotone. Vi si recavano gli abitanti degli altopiani. Per questa gente recarsi alla piantagione era un vero supplizio, ma era una necessità. Venivano raggruppati in quadrillas, gruppi di quaranta persone e trasportati con i loro animali in camion. Il camion era proprietà della finca, ma lo conducevano i caporali, chiamati reclutatori. Questi sono gente dei villaggio, ma che hanno svolto il militare e parlano spagnolo, la lingua dei proprietari. Lavoravano a volte a cottimo, a volte a giornata e venivano continuamente maltrattati e rimproverati. In entrambi i casi il lavoro era ugualmente pesante. I bambini lavoravano, ma aiutavano solamente i loro genitori a completare la loro produzione. In genere incominciavano a guadagnare verso gli otto anni. Il caffè lo coglievano spesso sui rami, ma altre volte anche da terra, perché quando questo si faceva maturo cadeva da solo. Spesso bisognava scuotere le piante, affinché cadessero i grani. Se si strappava anche un solo ramo, lo dovevano pagare con il loro salario. I caporali erano sempre presenti alla raccolta a vedere come raccolgono il caffè e se danneggiano le piante. Bisognava lavorare, insomma, con molta cautela. Molte donne, al posto di raccogliere caffè o cotone, preparavano da mangiare a circa quaranta lavoratori. Si mangiava tortillas, nixtamal e fagioli.
Nei periodi che vanno da Dicembre a Marzo, invece, i lavoratori ritornavano al loro altopiano, dove lavoravano con la zappa, spaccavano legna con il machete. In questa regione si coltivano fagioli, ayote, chilacayote, mentre si mangiavano chile, erbe, tortillas e masa.

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