Il progresso

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Testo

“Il Progresso”
Metodo, evoluzione e ricezione
Di Chiara Z.
(Liceo Scientifico)
Il continuo progredire dell’evoluzione scientifica e i metodi di ricerca oltre ad avere cambiato radicalmente il nostro rapporto con la realtà hanno anche arricchito la letteratura e la filosofia di nuove tematiche, riflessioni e discussioni.
Sommario:
- Filosofia
Il metodo di indagine scientifica di Popper
- Fisica
Il campo gravitazionale dall’antichità al ventesimo secolo
- Letteratura Italiana
Naturalismo francese e Verismo: il nuovo romanzo
- Letteratura Inglese
Dickens e la città industrializzata
- Storia dell’Arte
Progresso nell’arte: la fotografia

Tematiche del percorso multidisciplinare:
Filosofia: KARL POPPER (La teoria scientifica)
- Confutazione del principio di induzione
- Rifiuto del verificazionismo
- Il criterio di falsificabilità
- Asimmetria tra verificabilità e falsificabilità
Fisica: DAL MOTO DEI PIANETI AL CAMPO GRAVITAZIONALE
- Keplero: regolarità nel moto dei pianeti (1609)
- Newton: la verifica teorica delle leggi di Keplero (1687)
- Faraday e il concetto di campo (1852)
- 1900: il superamento pratico di tali forze
Scienze della Terra: IL MAGNETISMO TERRESTRE
- La struttura del campo geomagnetico
- La “geodinamo”
- Il campo geomagnetico nel passato: il paleomagnetismo
- Inversioni di polarità: la diversa posizione del Nord magnetico
Letteratura Italiana: EMILE ZOLA (letteratura e progresso)
- Accenni al Naturalismo francese
- Il “Romanzo Sperimentale” (1880): il metodo scientifico applicato alla letteratura
- Il romanzo inteso come esperimento…
- …e come denuncia sociale
- La soluzione: la fiducia nel progresso
Letteratura Inglese: CHARLES DICKENS “Hard Times”
- TheVictorian Age: the wrongs of society
- “Hard Times” (1854): the degradation of a city
- Dickens’ use of symbol in the passage “The key-note”
- The worst representation of progress
Storia dell’Arte: LA FOTOGRAFIA
- La camera ottica del XVIII secolo: i vedutisti
- La prima ripresa fotografica di Nicéphore Niépce (1827)
- 1838: la “dagherrotipìa”
- Una nuova forma d’arte: la fotografia
Bibliografia
- N. Abbagnano, G. Fornero, ‘Protagonisti e Testi della Filosofia vol. D”, Paravia, Milano, 1996
- G. Oliveri, ‘Fisica’, Poseidonia, Bologna, 1980
- M. Cantelli, ‘Fisica: realtà e modelli vol.2’, Cedam, Bologna, 1997
- E. Lupia Palmieri M. Parotto “Il Globo Terrestre e la sua evoluzione”, Zanichelli Editore, Bologna, 2000
- R. Luperini P. Cataldi L. Marchiani F. Marchese, ‘La scrittura e l’interpretazione vol.3’, G.B. Palombo editore, Firenze, 1997
- C. Attalienti, ‘Il libro di Letteratura vol.3’ Fratelli Ferraro edizioni, Caserta, 1994
- R.M. Mingazzini L. Salmoiraghi, ‘The New Mirror of the Times vol.B’, Principato, Milano, 1998
- G. Cricco F.P. Di Teodoro, ‘Itinerario nell’Arte vol.3’, Zanichelli Editore, Bologna, 1996
- Internet: http://www.studenti.it/biblioteca,
http://saperevirgilio.it/

Breve Introduzione:
Con questo lavoro intendo presentare l’idea di “progresso” passando attraverso una nuova idea di metodo scientifico elaborata da Popper, due esempi di teorie in evoluzione in campo fisico e geologico, due diversi modi di rapportarsi con una nuova realtà moderna per quanto riguarda il campo letterario e infine mostrando l’influenza del progresso anche in campo artistico con la fotografia.
POPPER
Innanzi tutto vorrei cominciare illustrando il metodo del procedere scientifico elaborato da K. Popper (Vienna,1902-1994).In Congetture e Confutazioni 1972 Popper oppone al vecchio metodo induttivo-sperimantale, che procede dal particolare al generale, il nuovo medito basato sui controlli induttivi che consiste nell’avanzare un’ipotesi teorica e nel derivare da essa delle conseguenze che vengono successivamente affidate al vaglio dell’esperienza.
Il primo problema di cui si occupa P. è quello dell’induzione che sta alla base della ricerca scientifica in quanto afferma che se qualche cosa è vera in una quantità di casi osservati, essa è vera anche in casi simili non ancora vagliati. P. dirà che l’induzione non esiste e che non ha senso e che non esiste.
Finora si era parlato di due tipi di induzione: quella per enumerazione e quella per eliminazione. La prima prevede appunto che se osserviamo un fenomeno sempre allo stesso modo un certo numero di volte possiamo allora affermare che quel fenomeno è sempre vero, fondando così una teoria (cigni). Quella per eliminazione è invece quel processo per cui se attraverso numerosi esperimenti riusciamo a decidere quali teorie sono false, quella che rimarrà sarà sicuramente vera. Ma i sostenit0ori di questa teoria non si rendevano conto che il numero di teorie rivali è sempre infinito, anche se di regola, in un momento particolare possiamo prendere in considerazione solo un numero finito di teorie.
L’induzione è un circolo vizioso della mente, per affermarla infatti occorre un ulteriore procedimento induttivo alle spalle di cui posso dimostrare l’infondatezza e così via all’infinito.
La conseguenza immediata di questa critica all’metodo induttivo è che le teorie non sono mai verificabili empiricamente. Il verificazionismo è un mito o un’utopia, in quanto, per verificare comple6tamente una teoria e una legge, dovremmo aver presenti tutti i casi. Inoltre se le conseguenze di una teoria sono in numero infinito i controlli per verificarla sarebbero sempre in numero finito. Popper elabora quindi il suo criterio di falsificabilità: innanzi tutto una teoria è scientifica nella misura in cui può venir smentita dall’esperienza (piove), se i suoi enunciati risultano in potenziale conflitto con delle osservazioni, con dei falsificatori potenziali: più questi sono numerosi, più ricco è il suo contenuto scientifico.
Ciò significa che ciò che si può imparare dall’esperienza, non è la verità di una teoria, ma la falsità di un’ipotesi. Esiste inoltre un’asimmetria logico tra verificazione e falsificazione : miliardi e miliardi di conferme non rendono certa una teoria, mentre basta un solo fatto negativo per falsificarla: siccome una teoria , per quanto confermata resta sempre smentibile, allora bisogna tentare di falsificarla, per poter eventualmente proporre una teoria migliore. Quando una teoria ha superato il confronto con un’esperienza potenzialmente falsificante, si dice corroborata . Tuttavia questo non dice nella sulle sue capacità di sopravvivere a controlli futuri, è soltanto un temporaneo criterio di scelta per il quale si tende a preferire in un dato momento una teoria piuttosto che un’altra, finchè non ne subentra una migliore.
La scienza per popper si evolve e muta, progredisce anche se con momenti di arresto e di caduta. Nessuna teoria è assoluta, anche se trovassimo la verità assoluta non potremmo mai affermarla, perché non potremmo mai verificare tutte le infinite conseguenze di questa teoria onnicomprensiva. Lo scopo della scienza è quello di raggiungere teorie sempre più verosimili e il progresso consiste nel riconoscere la maggior verosimiglianza di una teoria rispetto ad un’altra.
Un esempio più che adatto potrebbe essere l’evoluzione che hanno subito le leggi riguardanti i moti dei pianeti fino alla determinazione del campo gravitazionale.
FISICA
Era il 1609 quando Keplero analizzò e rielaborò i dati raccolti dal suo “maestro” TYCHO BRAHE, morto nel 1901. Dati estremamente precisi (nonostante il primo telescopio non fosse ancora stato costruito) sulle posizioni delle stelle fisse e dei pianeti. K scoprì importanti regolaritànel moto dei pianeti intorno al sole che sintetizzò nelle leggi di Keplero :
1. tutti i pianeti si muovono su orbite ellittiche avente il Sole in uno dei due fuochi. (ORBITE)
2. Il segmento congiungente il pianeta con il Sole percorre aree uguali in tempi uguali (AREE)
3. Il quadrato del periodo di rivoluzione di un pianeta intorno al Sole è proporzionale al cubo della distanza media del pianeta dal Sole e il loro rapporto si mantiene costante (PERIODI) R3 T2
Quest’ultima stabilisce il rapporto fra le dimensioni dell’orbita descritta dal pianeta ed il tempo impiegato a descriverla.
E’ però merito di Newton l’avere interpretato il moto dei pianeti applicando ad esse le leggi generali del movimento da lui scoperte.La grande intuizione di N. fu che la forza che costringe la Luna a compiere una traiettoria circolare intorno alla Terra fosse la stessa che provoca la caduta di ogni corpo sulla superficie terrestre, ossia la forza di gravità. Egli si propose inoltre di trovare per via teoretica, se tale forza variasse con il variare della distanza dal centro della Terra. Poiché la forza di gravità che agisce su un corpo è eguale al prodotto della sua massa per l’accelerazione di gravità è chiaro che a n. bastò confrontare l’accelerazione di gravità cui è soggetta la Luna (g 0,0027 m/s2) con quella che agisce sui corpi che si trovano sulla superficie terrestre ( 9,81). Il rapporto tra questi due valori risulta essere circa eguale al quadrato del rapporto esistente fra il raggio dell’orbita lunare e quello della Terra.
Nel 1687 egli potè così enunciare la sua legge di gravitazione universale:
Tra due corpi di masse M e m separati da una distanza r si esercita una forza F attrattiva che agisce lungo la retta che congiunge i due corpi ed ha un’intensità proporzionale alle due masse ed inversamente proporzionale al quadrato della loro distanza.
F=G (M m)/r2
Dove la costante di proporzionalità G definita “costante di gravitazione universale” ha un valore che dipende dall’unità di misura con cui sono state misurate le altre grandezze. Nel SI: Newton m2/kg2
(misurata per la prima volta da Cavendish nel 1798)
Mediante la sua equazione Newton riuscì a verificare teoricamente le leggi sperimentali di Keplero.
Nella fisica moderna l’esistenza di forze che si manifestano a distanza viene giustificato introducendo il concetto di Campo di forza. Sconosciuto ai tempi di Newton, fu introdotto per la prima volta dal fisico inglese Faraday nel 1852 per lo studio delle forze elettromagnetiche che si manifestano tra conduttori attraversati da corrente e magneti e applicati in un secondo tempo alla gravitazione. Il campo di forza non è un artificio formale, ma bensì un ente fisico effettivamente associato a grandezze fisiche misurabili .
Consideriamo per esempio il sistema solare. E’ noto che il solo agisce su tutti i pianeti con una forza attrattiva. E’ come se il Sole deformasse lo spazio circostante cioè crea intorno a sé un campo gravitazionale in cui tutele masse che si trovano sotto la sua azione sono soggette ad una forza di attrazione. Le caratteristiche del campo sono schematizzate graficamente per mezzo di un insieme di curve, dette linee di forza o di campo. La direzione della forza è quella della retta tangente alla linea di forza in un determinato punto del campo.
Già Newton aveva mostrato teoricamente che era possibile lanciare dalla Terra un satellite artificiale (per quanto fosse primitiva la loro concezione di satellite artificiale). A quel tempo comunque la tecnica non aveva conseguito risultati molto avanzati per cui i calcoli fatti da N. non poterono essere verificati praticamente. La moderna missilistica, comunque, ebbe inizio soltanto nei primi del Novecento con gli studi del russo Ciolkovskii, sui razzi a combustibile solido. Successivamente nel ’26 un americano, Goddard, riuscì per la prima volta a lanciare un razzo facendo uso di propellente liquido, fino a far giungere ai suoi razzi nel ’35 la velocità di circa 1000 km/h. Seguì nella seconda guerra mondiale il V-2 di Von Braun con 5500 km/h al quale va anche il merito di aver realizzato il razzo Saturno V utilizzato nel progetto Apollo.La data che segna l’inizio dell’era spaziale rimane comunque il 4 ottobre 1957, quando lo Sputnik 1 venne messo in orbita dall’Unione Sovietica e il 20 luglio del 1969, Neil Armstrong mise piede sulla Luna.
Prima ho parlato del campo magnetico per indicare le forze che agiscono a distanza e della forza newtoniana reciproca fra due corpi.
Ora intendo parlare del campo magnetico terrestre, indicato più semplicemente come campo Geomagnetico.
SCIENZE
La Terra, appunto, come il Sole e altri pianeti, possiede un campo magnetico. La struttura del campo geomagnetico può essere descritta abbastanza bene supponendo di porre una barra magnetica il cui asse formi un angolo di circa 11° con l’asse di rotazione. Le linee di flusso indicano in ogni spazio intorno alla Terra, la presenza di una forza magnetica la cui intensità diminuisce con la distanza dal pianeta; un ago magnetico libero di oscillare sotto questa forza si dispone parallelamente alla linea di forza su cui si trova per cui si allinea quasi secondo la direzione Nord-Sud.
In realtà la struttura del campo geomagnetico è molto più complessa. La barra magnetica è infatti dipolare, presenta cioè due poli verso cui convergono le linee di flusso,mentre il campo magnetico si può definire solo prevalentemente dipolare poiché rispetto all’andamento dipolare teorico, presenta alcuni scostamenti. Inoltre oltre una certa temperatura critica detta punto di Curie ,i materiali magnetici perdono il loro magnetismo permanente e tale temperatura si aggira intorno ai 500°, molto più bassa delle temperature al centro della terra. Le ipotesi sull’origine del campo si sono orientate allora verso un modello simile a quello della dinamo ad autoeccitazione . Tale modello prevede la presenza di materiale buon conduttore di elettricità in movimento entro la Terra e questo può essere individuato nel nucleo esterno di ferro fuso che è un buon conduttore che si può immaginare agitato da moti convettivi.
La conoscenza del campo geomagnetico si è molto ampliata e ha schiuso prospettive inaspettate con la scoperta del paleomagnetismo che consente lo studio del campo magnetico terrestre nel passato.Questo è possibile perché molte rocce conservano una magnetizzazione propria, indotta dal campo geomagnetico esistente al momento della loro formazione (lava che si raffredda).
L’analisi sistematica del paleomagnetismo di numerose rocce di varia età ha portato a sorprendenti scoperte. La direzione del campo geomagnetico di alcune rocce antiche era in genere diversa da quella del campo geomagnetico attuale, come se il polo nord magnetico avesse occupato nel tempo posizioni differenti.Ma rocce della medesima età indicavano diverse posizioni del Nord magnetico: questo era dovuto allo spostamento dei continenti secondo la teoria di Wegener, mentre i poli erano rimasti in pratica nella loro posizione.
Il paleomagnetismo ha portato anche a un’altra importante scoperta: in molte rocce di età recente la direzione di magnetizzazione risulta esattamente opposta a quella del campo geomagnetico attuale, come se il polo nord fosse al posto del polo sud e viceversa.Anche in rocce più antiche questo fenomeno rivela la presenza di ripetute inversioni di polarità : il campo magnetico terrestre è passato alternativamente da normale a inverso. Utilizzando rocce accuratamente datate, è stato possibile ricostruire la scala stratigrafica paleomagnetica degli ultimi 5 milioni di anni, divisa in 4 epoche magnetiche all’interno delle quali si sono riconosciuti intervalli di inversione molto brevi, detti eventi.
L’epoca magnetica in cui viviamo è durata 700 000 anni e potrebbe essere prossima a una nuova inversione di polarità. Sappiamo ben poco su come avvenga tale fenomeno, ma è possibile che il campo magnetico si indebolisca o scompaia per qualche tempo lasciando la terra priva del suo scudo naturale contro certe radiazioni cosmiche che secondo alcuni studiosi potrebbero avere qualche influenza sull’evoluzione biologica.
Parliamo ora della ricezione del progresso.
ITALIANO
Zola può essere definito il più importante tra i naturalisti francesi. Il Naturalismo è una corrente che si diffuse in Francia nella seconda metà dell’800. Esso trova i propri fondamenti nel Positivismo, il Pensiero basato sull’organizzazione industriale della nuova società borghese, pensiero che crede nel progresso della scienza e che crede che le applicazioni di questa possano favorire la felicità dell’uomo.La scienza quindi diventa lo strumento per conoscere e migliorare la realtà a favore dell’uomo, per spiegarla oggettivamente e dominarla. Il “Romanzo sperimentale” 1880 scritto appunto da Zola rappresenta perfettamente il movimento artistico. In quest’opera l’autore sostiene che il romanzo debba applicare il metodo scientifico all’analisi della realtà. Infatti vuole studiare la realtà spirituale e passionale determinata secondo lui da leggi fisse come quelle che studiano la biologia o la fisica; e appunto il compito del romanziere è quello di definire tali leggi.
Il romanzo deve essere di conseguenza essere come la relazione di un esperimento scientifico condotto dallo scrittore, che prende un personaggio e lo pone in un determinato ambiente per osservare le sue reazioni che daranno vita alla trama del romanzo.
Zola si documenta con estremo scrupolo ed ha un atteggiamento polemico e critico verso i corrotti e ricchi ceti dirigenti e la piccola borghesia, mentre si interessa dei ceti subalterni, ma sempre con lo scrupolo di uno scienziato,non idealizza gli ambienti popolari, ma ne descrive anche gli aspetti più ripugnanti. In questo modo lo scrittore ha una funzione utile nella società, sempre secondo la visione progressista del naturalismo. Per mezzo di questa descrizione dettagliata è possibile far conoscere ai legislatori la realtà anche nei suoi lati più crudi e umili in modo tale da poterla migliorare formulando leggi più adatta ad essa. Usa dunque il romanzo come manifesto di denuncia sociale, cercando, di cogliere i mali della società e di trovarne le cure E’ appunto questa fiducia nel possibile miglioramento delle classi più basse, ma anche della società in generale che fa di Emile Zola un ottimista. Nelle sue opere prevale dunque la cruda descrizione delle piaghe più tristi della società, osservate con una certa freddezza, ma anche con lo spirito di chi cerca i mezzi per svegliare la coscienza e proporre il riscatto. E non nasconde di poter trovare una possibile soluzione nel socialismo.
In Inghilterra invece autori coma Charles Dickens manifestarono il loro dissenso al progresso attraverso i romanzi definiti “sociali”. Il processo di industrializzazione dell’Ottocento modificò radicalmente le città europee, ma soprattutto distinse in modo netto le diverse classi sociali.
Dickens è considerato un maestro nel descrivere la situazione delle città e dei suoi abitanti, soprattutto nel romanzo Hard Times, senza tuttavia trarne delle possibili soluzioni.
INGLESE
The Victorian Age was a complex age, marked by political, social and religious unrest. The country underwent a gradual but steady process of democratisation. The class that benefited most from the changes of the time was the Middle class. It increased in power and took over the rein of government; it was also favoured by progress in industrial and technological fields and the resulting prosperity.
The Victorians were proud of their welfare, of their good manners and of their middle class values, but they tended to ignore the problems which afflicted the working class, like misery and distress. The new urban conditions, made worse by the growth of slums, had created a lot of health problems: whole families were often crowded into single rooms, where lack of hygiene were widespread. The hated workhouses had made life a hell for the poor and poverty is regarded as a crime. Education, too had its problems: teachers were often incompetent and corporal punishment was still regularly applied to maintain discipline. This particular situation is usually referred to as the “Victorian compromise”.
These shameful aspects of society are well described in Dickens’ novel.
Dickens usually belongs to the authors called early Victorians, but he seems to be less optimistic. He wanted to focus the reader on the degradation of society, showing crimes, innocent victims and poverty. This type of novel is the so-called humanitarian novels. They were based on the assumption that the writer and his readers shared a common reality and the novelist became the spokesman of society. “Hard Times” is in my opinion the best example of the denunciation of the wrongs of society and the terrible conditions of industrial workers. Made up of episodes, it’s remarkable for Dickens’ ability to use symbols. For example in the passage THE KEY NOTE
“Coketown, to wich Mr. Bounderby and Gradgrind now walked, was a triumph of fact; it Had no greater taint of fancy in it than Mrs. Grandgrind herself. Let us strike yhe key-note, Coketown before pursuing our tune.
It was a town of red brick, or of brick would have been red if the smoke and ashes had allowed it; but as matters stood it was a town of unnatural red and black like the painted face of a savage. It was a town of machinery and tall chimneys, out of which interminable serpents of smoke trailed themselves for ever and ever, and never got uncoiled. It had a black canal in it and river that rain purple with ill-smelling dye, and vast piles of buildings full of windows where there was a rattling and a trembling all day long, and where the piston of the steam-engine worked monotonously up and down like the head of an elephant in a state of melancholy madness. It contained several large streets all very like one another and many small streets still more like one another, inhabited by people equally like one another, who all went in and out at the same hours, with the same sound upon the same pavements, to do the same work, and to whom every day was the same as yesterday and tomorrow, and every year the counterpart of the last and the next.
This attributes of Coketown were in the main inseparable from the work by which it was sustained; against them were to be set off comforts of life which found their way all over the world, and elegancies of life which made, we will not ask how much of the fine lady, who could scarcely bear to hear the place mentioned. The rest of its features were voluntary, and they were these.
You saw nothing in Coketown but what was severely workful. If the members of a religious persuasion built a chapel there –as the members of eighteen religious persuasion had done- they made it a pious warehouse of red brick, with sometimes(but this only in highly ornamented examples) a bell in a bird-cage on the top of it. The solitary exception was the New Church; a stuccoed edifice with a square steeple over the door, terminating in four short pinnacles like florid wooden legs. All the public inscriptions in the town were painted alike, in severe characters of black and white. The jail might have been the infirmary, the infirmary might have been the jail, the town-hall might have been either, or both, or anything else, for anything that appeared to the contrary in the graces of their construction. Fact, fact, fact, everywhere in the material aspect of the town; Fact, fact, fact, in the immaterial. The M’Choakumchild school was all fact, and the school of design was all fact, and the relation between master and man were all fact, and everything was fact between laying in hospital and the cemetery, and what you couldn’t state in figures, or show to be purchasable in the cheapest market and saleable in the dearest, was not, and never should be, world without end, Amen.”
• 1st paragraph: use of words from the words of music (title, triumph, tune)
• 2nd p: colour (red/black), comparison with jungle or primitive nature(painted face of a savage, serpents of smoke, like the head of an elephants) that shows the contrast between nature and industry (the dangers of a town similar to a jungle, personification of object: man=machines); repetition= monotony and alienation, anguish, no way out
• 3rd p: supremacy of work
• 4th p: attack to church and to Victorian compromise. Repetition of the world “fact” in contrast with the world “fancy” and with the title. Last word “Amen”: no end, no way out, no solution.
This passage represent the transformation that progress made on a city. Dickens is pessimistic, he sees no way out and no solution. Progress will probably destroy human feelings and fantasy.
Infine vediamo come il progresso ha cambiato anche un mondo che dovrebbe essergli estraneo: l’arte.
ARTE
L’invenzione della fotografia costituisce la realizzazione di un sogno antico, invano perseguito dagli artisti di tutti i tempi. A ben vedere, infatti, la fotografia non è altro che una forma di prospettiva automatica.
Le prime ricerche su questo tipo di riproduzione incominciano nel 18° secolo, quando il progresso scientifico consente la messa a punto delle prime camere ottiche. Il modello più semplice consisteva in una cassettina di legno di dimensioni non superiori a quelli di una scatola da scarpe. Non diversamente da una moderna macchina fotografica tale camera era frontalmente dotata di un sistema mobile di lenti (obiettivo) che, una volta puntato sul soggetto lo rifletteva su uno specchio interno inclinato di 45° che a sua volta riproiettava il soggetto capovolto su un vetro smerigliato.Ponendo un foglio di carta lucida sul vetro e coprendosi con un panno nero per attutire il riverbero della luce era possibile ricalcare per trasparenza l’immagine prospettica del soggetto prescelti, ricavandone una rappresentazione di certo più perfetta di qualsiasi altra ricostruibile dall’artista. Il principale limite risiedeva ancora nella necessità di un intervento manuale. Il progresso della chimica permise di sostituire al vetro una lastra spalmata di sostanze fotosensibili, in modo che l’immagine potesse rimanervi impressa permanentemente.
La prima ripresa fotografica vera e propria viene realizzata nel 1827 dal francese Nicèphore Niepce che mise a punto anche il relativo apparecchio. Si trattava di una camera ottica con una lastra di pèltro (stagno misto a piombo e antimonio) resa sensibile da un’emulsione a base di bitume. L’esposizione richiese ben 8 ore, ma senza alcun intervento manuale.
A Luis-Jacques Mandè Da guerre si deve invece il brevetto nel 1838 di quella forma di rappresentazione chiamata dagherrotipa , consistente nell’impressione di una lastra di rame argentata trattata con dei vapori di iodio (l’ag tende per natura a ossidarsi) al negativo. L’impiego di speciali sali di mercurio consentivano di convertire l’immagine. Una volta riconvertita la lastra costituiva l’inimitabile originale senza possibilità di realizzarne delle copie.
Nel 1877 l’anglo-americano Muybridge esegue la prima seria di fotografie di soggetti in movimento, riuscendo in tal modo a bloccarne e ad analizzarne le fasi, ponendo le basi della cinematografia. Nel 1888, infine, viene commercializzato il primo rullino di pellicole Kodak: la clamorosa invenzione e il successivo rapidissimo sviluppo della fotografia mettono comprensibilmente in crisi il mondo artistico del 19° secolo. Molti ritrattisti e paesaggisti vengono mesii fuori gioco dal mezzo meccanico che produce risultati impeccabili in pochissimo tempo.
Alcuni, come Felix Nadar si specializzarono nella fotografia ritrattistica arrivando a sviluppare abilità compositive del tutto analoghe a quelle di un ottimo pittore.
(reportages- archivio Alinari-censimento bellezze artistiche)
Comunque grazie alla fotografia, la pittura cesserà di essere documentaria e si concentrerà sull’emozioni che l’artista vuole trasmetterci.

Esempio