I primi due secoli della letteratura italiana: Duecento e Trecento.

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I PRIMI DUE SECOLI DELLA LETTERATURA ITALIANA: DUECENTO E TRECENTO

Dal latino alle lingue romanze

Il latino si trasforma da lingua comune a un insieme di lingue diverse chiamate neolatine o romanze (dall'antico francese "romanz" che deriva dal latino "romanice loqui" che in Francia indicava chi parlava una lingua diversa dal latino, cioè la lingua di Roma ("romanice"). Le principali lingue romanze sono il portoghese, lo spagnolo, l'italiano, il francese, il rumeno. Il latino parlato comunemente nella pratica quotidiana non ha regole grammaticali ed è influenzato dalla provenienza sociale e geografica di chi lo parla. Per questo viene definito latino volgare (dal latino "vulgus" = popolo).
Ci volle molto tempo prima che la gente si accorgesse dei cambiamenti in atto, poiché era stato abbandonato lo studio del latino classico e si era così perduto il termine di paragone tra quel modello e l'attuale situazione linguistica. Nell'813 un concilio episcopale convocato da Carlomagno esorta i sacerdoti a esprimersi nelle due lingue più diffuse nel regno, il tedesco e il francese: si comincia riconoscere la diversità tra latino e lingua parlata.
Nell'842 si ha invece la prima testimonianza scritta in volgare romanzo: i Giuramenti di Strasburgo (con questo documento i sovrani che si erano spartiti l'impero strinsero un'alleanza).
Presto in Francia le nuove lingue romanze vengono usate nell'espressione letteraria, con intenti religiosi: nascono opere in versi che hanno come tema la vita esemplare di santi (Sant'Alessio e Sant'Eulalia), nel nord della Francia, dove sta per formarsi la lingua francese (o lingua d'öil, in contrapposizione alla lingua d'oc del sud).

Il pubblico e il nuovo sistema dei generi letterari

In Francia nasce una produzione letteraria volgare indipendente dagli ambiti ecclesiastici e che ha come scopo principale il divertimento del pubblico. Viene inoltre rinnovato il sistema dei generi letterari: nascono le chansons de geste e i romanzi, con i quali si narrano le vicende di eroi dell'epica classica.
Il primo genere che si sviluppa nel nord della Francia è l'epica, dando vita a una seria di poemi, le chansons de geste, che hanno come argomento le vicende di guerra della grande nobiltà feudale. Si celebra, infatti, la supremazia politica e culturale del ceto aristocratico-guerriero, che viene eletto a difensore della cristianità. Nelle chansons si parla di una realtà idealizzata, dove si opera una rigidissima censura verso classi sociali diverse dalla nobiltà e dal clero e qualunque tensione viene indirizzata verso il mondo pagano e musulmano.
Il centro è sempre un eroe del quale vengono narrate le imprese nelle diverse età della sua vita, ma anche quelle della sua discendenza e vendono divulgati gli ideali tipici cavallereschi: l'onore, la lealtà e il sacrificio.
L'epica francese si suddivide in tre cicli:
==> Ciclo di Carlomagno (Chanson de Roland)
==> Ciclo di Guillaume d'Orange (Chanson de Guillaume)
==> Ciclo dei vassalli ribelli (Raoul de Cambrai).
La lirica provenzale nasce invece a partire dalla fine dell'XI sec., ma la venne spazzata via all'inizio del Duecento da una violenta crociata promossa per combattere l'eresia catara nel sud della Francia.
I poeti provenzali vengono chiamati trovatori (dal verbo "trobar" = costruire giochi retorici estendendo o mutando il significato corrente di una parola). I trovatori erano di varia estrazione sociale, ma di loro non si hanno quasi mai precise notizie biografiche, anche se talvolta sono state inserite le vidas, che contengono informazioni biografiche spesso però in forma romanzata, quindi poco attendibili.
Caratteristiche della lirica trobadorica:
==> Viene accompagnata da una base musicale;
==> Alto grado di elaborazione formale;
==> Il tema prevalente è quello dell'amore;
==> Codice comportamentale (amor cortese il poeta si rivolge alla donna amata come il vassallo al suo signore = dipendenza, servizio, protezione, omaggio, fedeltà, elogio?).

La nascita della lingua italiana

In Italia la letteratura nasce in ritardo rispetto alla Francia. Per quanto riguarda le attestazioni scritte in ambito storico-giuridico la differenza è di poco più di un secolo (v. Placito capuano), ma per avere le prime prove letterarie bisogna aspettare l'inizio del Duecento.
Cause:
==> in Italia la cultura ecclesiastica contribuì a mantenere in qualche modo in vita l'uso della lingua latina;
==> frammentazione politica del territorio;
==> il prevalere di attività pratiche, mercantili e tecniche, tra cui spiccavano gli studi giuridici.
I primi documenti non letterari in volgare italiano furono:
==> L'indovinello veronese (un brevissimo scritto datato tra la fine del VIII sec. e gli inizi del IX sec., così chiamato perché scoperto sul margine di un manoscritto conservato alla Biblioteca capitolare di Verona, probabilmente scritto da un monaco copista);
==> Il Placito capuano (del 960. È una formula contenuta in un più ampio documento riferito a un'azione giudiziaria intentata da un laico contro il monastero benedettino di Montecassino, per una questione di proprietà terriera).

La scuola siciliana

In Sicilia a partire dal terzo decennio del Duecento, si era organizzato in modo politicamente stabile il regno di Federico II e sotto il suo patrocinio si era venuto a formare un ambiente di intensa attività culturale aperto alle culture più diverse. Queste condizioni crearono i presupposti perché qui avesse origine il primo tentativo organizzato di produzione poetica in volgare italiano che va sotto il nome di "scuola siciliana". Tra il 1230 e il 1250 burocrati e funzionari di corte e lo stesso Federico si dedicarono alla poesia in volgare, ispirandosi direttamente al modello della lirica trobadorica. Si scelse però di usare un volgare che fosse depurato dagli elementi più dialettali e ricalcato sul modello provenzale, ma anche sul latino ufficiale usati nei documenti della cancelleria del regno. La maggior parte delle poesie dei siciliani sono però state tramandate in una trascrizione toscana che ha cancellato i tratti fonetici tipici del siciliano; per questo la loro lingua poetica sembra molto più vicina al toscano, e quindi all'italiano. Al contrario di quelle dei trovatori le liriche siciliane non sono scritte per essere cantate o accompagnate da musica e trattano esclusivamente dell'amore, privilegiando schemi metrici come la canzone o il sonetto.
Scrissero in volgare siciliano, oltre allo stesso Federico II, i suoi figli Manfredi ed Enzo, molti nobili dignitari di corte, come Jacopo Mostacci e Rinaldo D'Acquino, ma Giacomo da Lentini viene comunque considerato la voce migliore dell'intera scuola.

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