sessant'anni di repubblica

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Testo

60 anni fa il popolo scelse la Repubblica.
Una scelta sofferta, a maggioranza del solo 54%. Nella provincia di Bergamo
prevalse, di poco, la monarchia.
Ma quel voto – per la prima volta esercitato a suffragio universale, dopo la
“guerra di liberazione” – consentì all’Italia di intraprendere il proprio futuro
nella libertà e nella democrazia.
Non mancarono, anche allora, tensioni e proteste di chi contestava il risultato
elettorale. Eppure fu la scelta più giusta, che ha accompagnato l’evolversi
della nostra nazione in questi 60 anni intensi di storia, così ricchi di crescita e
successi, passioni ed impegno, anche di contrasti e sofferenze ma sempre
nel segno della ricerca di una progressiva liberazione dai bisogni e dai
ritardi più opprimenti.
Una scelta tanto giusta che nessuno oggi, tranne particolari minoranze, può
dubitare che la forma repubblicana sia la più adatta all’evoluzione
democratica del Paese.
La Repubblica non è un assetto statico, definito una volta per tutte, ma un
impegno che dinamicamente si rinnova nel fluire delle situazioni, dei problemi
che affrontiamo, delle soluzioni che sappiamo insieme trovare, degli stessi
contrasti di visione che a volte manifestiamo, proprio per la natura propulsiva
che le condizioni di Libertà e Democrazia conferiscono all’agire dell’impegno
politico.
La Festa del 2 giugno, la Festa della Repubblica e delle Forze Armate –
proprio per questo dinamismo delle libertà – è davvero la festa unificante di
tutti gli Italiani.
Una festa dei diritti conquistati ma anche un solenne richiamo ai doveri da
assolvere.
È la festa di tutti gli italiani, perché come tale è avvertita.
In parallelo con i 60 anni dalla nascita della Repubblica, celebriamo i 60 anni
dalla elezione dell’Assemblea Costituente, che raccolse in Parlamento le
migliori energie per scrivere la Costituzione, promulgata l’anno successivo,
alla fine del 1947.
La Provincia di Bergamo ha voluto ricordare – con significativi momenti di
celebrazione – i quattro Costituenti bergamaschi, che diedero il loro
contributo ad un così alto ed importante risultato: Giuseppe Belotti, Antonio
Cavalli, Carlo Cremaschi, Rodolfo Vicentini furono la voce di Bergamo per
dare vita alla Carta costituzionale, che ancora oggi definisce l’identità della
nazione, l’idealità dei princìpi fondativi della sovranità popolare.
Gli storici parlano di “miracolo della Costituente”, perché chi venne eletto a
preparare quel testo, proveniva da ogni parte di Italia, da una dittatura e da
una guerra disastrose e da storie e culture tanto diverse da rendere
veramente degno di ammirazione il modo in cui si riuscì a trovare concordia,
unità di intenti e di prospettive.
Le contrapposizioni ideologiche di allora erano molto più forti e più radicate
delle divisioni di oggi.
Eppure i Costituenti seppero conciliare i migliori aspetti delle diverse
ideologie, che si confrontavano e che allora si scontravano duramente, nella
positività dei valori assunti.
E seppero vedere tutti i problemi che si ponevano alla nascente Repubblica,
anche quelli che sarebbero insorti tempo dopo.
Il nuovo Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano – a cui rivolgiamo un
sincero augurio di buon lavoro – ci ha recentemente ricordato che i
Costituenti non solo seppero definire una Carta di princìpi e di valori
unificanti, ma indicarono un progetto “per l’Italia che avremmo voluto”.
Rispetto a quella prospettiva d’Italia, come avrebbe dovuto essere, molto è
stato realizzato. Molto resta ancora da fare.
In questo disegno di progressiva realizzazione della Costituzione voglio in
particolare ricordare la valorizzazione delle autonomie locali che, tanto
toccano le attese delle nostre comunità ed il modo con cui cerchiamo di
rispondere alle spinte di cambiamento.
Significativamente previste nel ’46, per la prima volta nella storia di uno Stato
a visione centralista, ebbero via via modo di essere realizzate in un percorso
che sollecita ancor oggi una più compiuta ed effettiva attuazione.
“La Repubblica, una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie
locali…”: così indicarono i Costituenti nel 1946 ed ancor oggi continua
l’impegno di noi amministratori ad adeguare i princìpi e i valori della
Repubblica sulle esigenze dell’autonomia e del decentramento.
È una dimensione sulla quale la Provincia di Bergamo e le comunità
bergamasche sono particolarmente sensibili ed impegnate a realizzare un
giusto equilibrio tra esigenze di unità nazionale e una più efficace
articolazione organizzativa del governo della nostra terra bergamasca.
Presto dovremo prendere nuove decisioni per ampliare le autonomie
conquistate e per meglio definire le competenze contrastanti.
Rispetto a queste ulteriori evoluzioni, rispetto anche alle divisioni che si
manifesteranno nell’imminente campagna referendaria, abbiamo tutti bisogno
di un nuovo spirito costituente.
Abbiamo bisogno di una capacità diffusa di reciproca legittimazione
democratica, per agire concordemente su priorità strategiche nella ricerca
dell’interesse generale.
Possiamo recuperare questo spirito costituente, perché qualche risultato è
stato ottenuto, quando abbiamo ricercato concordia e condivisione sulle
regole comuni.
L’entusiasmo del ’46 rispetto ad un futuro che era tutto da costruire deve
sapersi di nuovo manifestare nella esperienza e convinzione che sulle regole
comuni non possiamo più procedere divisi o a colpi di maggioranze risicate.
Dobbiamo saperci ritrovare uniti sui valori, specie quelli che derivano dalle
autonomie riconosciute, anche se permangono differenze sui modi e sui
contenuti della loro interpretazione.
Quando siamo riusciti a tenerci affiancati sulle comuni convinzioni, non sono
mai mancati i risultati.
C’è una nuova e diversa Repubblica oggi in festa. Non è una seconda
Repubblica: essa rimane una ed indivisibile, ma ha saputo finalmente
riconoscere e promuovere le autonomie locali, dove gli organi del Governo
locale, i Comuni e la Provincia, hanno più capacità propositiva e decisionale
per garantire ai cittadini una più diretta e concreta partecipazione.
La Repubblica rimane salda sui princìpi fondamentali sanciti dalla
Costituzione, ma per darne piena attuazione occorre adeguare i valori e i
criteri della sua legislazione all’esigenza, irreversibile, dell’autonomia e del
decentramento:
per avvicinare le istituzioni ai problemi ed alle speranze della nostra gente;
per accorciare le distanze tra Paese reale e quello ufficiale;
per meglio proseguire in una ricerca di modernizzazione e di innovazione dei
diversi territori, ciascuno con le proprie peculiarità, con le proprie risorse, con
le proprie responsabilità ;
Si tratta di definire un modello di federalismo condiviso, che sia al tempo
stesso solidale e competitivo, rendendo le trasformazioni che stiamo
ricercando, ragionevoli in nome di una migliore efficienza e di una più ampia
democrazia partecipata.
Bergamo e la sua gente si presentano oggi come un laboratorio di impegno
intorno alle riforme costituzionali che - al di là delle divisione politiche tra i
diversi schieramenti - ricercano tutte una più efficace autonomia nel governo
del territorio.
Comunque vada il referendum, cerchiamo di mantenere su un profilo alto
questa convergenza sui valori fondamentali di autonomia e di partecipazione
popolare.
La Festa della Repubblica non è più solo la festa degli apparati dello Stato.
Comuni, Province e Regioni, nella pari dignità e nelle differenziate
responsabilità nel Governo del territorio, celebrano le nuove dimensioni della
Repubblica di cui sono una riconosciuta e sostanziale articolazione.
La Festa delle Repubblica è finalmente anche la vera festa di tutti i Comuni,
della Provincia, della Regione, delle associazioni che partecipano alle scelte
del Governo locale che, tutte assieme, rinnovano il loro patto di
collaborazione per lo sviluppo del nostro territorio al servizio delle Comunità
che lo animano.
In questa nuova alleanza delle Istituzioni, in questo nuovo patto,
i Comuni e le Province chiedono più libertà organizzativa, senza più
doppioni, che raddoppiano solo i costi, le lungaggini burocratiche, i tempi e
non l’efficienza complessiva, in un mondo che cammina velocissimamente.
Chiediamo una maggiore responsabilità decisionale, pronti a fare la nostra
parte, non solo nella gestione della spesa ma anche nell’adeguamento delle
entrate.
Chiediamo una più ampia partecipazione alle decisioni di respiro nazionale,
forti anche di un’investitura elettorale diretta da parte delle popolazioni,
rispetto ad un Parlamento di fatto solo nominato, con una legge elettorale
che non prevede il voto di preferenza.
Chiediamo insomma una vera ed ampia autonomia, proprio nel nome di una
Costituzione che, 60 anni dopo, deve saper ancora unire ed orientare gli
Italiani e non dividerli.
Oggi, con la Festa della Repubblica, celebriamo anche la giornata delle Forze
armate. Le Comunità della Provincia di Bergamo esprimono la loro gratitudine
a chi difende la nostra libertà e serve la pace in Italia e nelle diverse missioni
militari nel mondo, in particolare oggi alla vigilia del completamento della
missione in Iraq, forse la più difficile operazione dal secondo dopoguerra.
Desidero inviare un saluto di gratitudine anche ai volontari della protezione
civile, punta avanzata di quel grande patrimonio che è il volontariato.
E’ un vero e proprio esercito del bene e della solidarietà, che nella nostra
terra simboleggia anche la ritrovata partecipazione della popolazione verso le
Istituzioni, alle quali si guarda con fiducia e speranza.
I bergamaschi non sono secondi a nessuno, quando c’è da servire la patria e
quando c’è da ricostruire con il cuore e con le braccia: sempre animati da
spirito di pace, di operosità e solidarietà, nell’attenzione verso chi è più
debole.
Con questo spirito, la comunità e le istituzioni di Bergamo alzano il loro grido
comune: “Viva la Repubblica”, “Viva l’Italia”!

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