D'Annunzio: la vita e l'arte

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Testo

GABRIELE D’ANNUNZIO

LA VITA

Nacque a Pescara nel 1863. Studiò a Firenze presso il Liceo Cicognini e conseguì la licenza liceale, s’iscrisse alla facoltà di lettere di Roma. Dal 1897 al 1903 si dedicò interamente alla produzione teatrale. Nel 1910 si trasferì in Francia dove scrisse testi teatrali in francese. Nel 1925 ritornò in Italia e partecipò alla Prima Guerra Mondiale come volontario. Promosso tenente colonnello, guidò spericolate azioni tra cui il noto volo su Vienna nel 1918. A guerra finita si fece interprete dell’insoddisfazione per la "vittoria mutilata" e alla testa dei legionari di Ronchi occupò Fiume e nel 1920 proclamò la reggenza del Quarnaro. Nel 1921 lasciò la politica attiva e si stabilì sul Lago di Garda nella villa da lui chiamata il "Vittoriale degli italiani". Nel 1924 Mussolini lo nomina principe di Montenevoso. Morì il 1° Marzo del 1938.

L’ARTE E LA PERSONALITA’

Come si può notare la sua vita è stata caratterizzata dal desiderio di un vivere inimitabile e di non restare mai nell’ombra.
Molteplici sono i generi presenti nell’opera dannunziana: poesia lirica, poesia epica, romanzo, novelle, teatro, scritti di critica, cronaca giornalistica, prosa d’arte. Ciò potrebbe dare un’impressione di dispersività della sua produzione, ma in realtà questa è data dalla sua grande apertura mentale, verso i più svariati campi. Egli sa, infatti, combinare modelli antichi e moderni contraffacendoli secondo le proprie strategie.
Nei confronti della letteratura contemporanea, egli fu pronto a far proprie le tendenze più recenti; alla fine dell’ottocento, manipolando una serie di letture francesi, finì col costruire una sorta di monumentale enciclopedia del decadentismo europeo, la cui rappresentazione più significativa resta il romanzo "Il piacere", assieme alle raccolte poetiche "Intermezzo di rime", "l’Isotteo" e la "Chimera". Grande importanza rivestì poi in Italia la divulgazione della filosofia nietzscheana e in particolare del motivo del Superuomo. D’Annunzio apprese il pensiero del Superuomo in maniera indiretta e semplificatoria cioè attraverso la mediazione degli spettacoli di Wagner.
Egli si rivela inoltre, prima dei futuristi, il letterato italiano più attento alla modernità ed è con Pirandello il primo scrittore italiano ad intuire le grandi capacità espressive del teatro e del cinema e a lavorare per la nascente industria cinematografica.
Un’altra grande capacità del D’Annunzio è quella di sapersi reinventare: egli riesce più volte a rinnovare la propria figura presso l’opinione pubblica come anche a rigenerare la propria creatività in forme nuove.
Una costante di tutta l’opera dannunziana è la sua obbedienza all’estetismo decadente, nei suoi due aspetti prevalenti. Per lui, l’estetismo è aspirazione ad un’esistenza di eccezione, al vivere inimitabile, a fare della propria vita un’opera d’arte, infatti, egli mirava ad una fusione tra vita e scrittura: la sua vita assume pose estetizzanti, l’arte ricalca di continuo esperienze esistenziali. Estetismo è anche culto delle sensazioni, culto del corporeo e dell'istintivo, in senso irrazionalistico e anticristiano. Il culto della sensazione tende a collocare la vita dell’uomo dentro la vita della natura assimilando l’una e l’alta in una visione metamorfica; inoltre porta a frantumare la realtà in una miriade di oggetti senza più ordine nè gerarchia.
Dall’estetismo dannunziano deriva il programma del poeta inteso come "supremo artefice" ovvero come colui che produce gli oggetti dell’arte sottoponendoli a una lunga elaborazione tecnica. L’arte è per D’Annunzio il prodotto di una mente superiore. Egli stesso si definiva l’"Imagnifico", creatore di immagini, attraverso suoni e parole ricercatissimi. Egli giunge ad un’idea eterna della poesia, come sottratta al tempo: per questo preferisce i termini arcaici e sottolinea i rapporti con le etimologie greche o latine delle parole che usa.
Se l’idea del poeta-artefice sembra avvicinare D’Annunzio alla tradizione classica, egli però, se ne distacca per l’indifferenza che mostra rispetto ai messaggi e ai contenuti, cui la poesia classicistica mirava: l’unico messaggio, è proprio l’assenza di messaggi, in quanto il fine dell’opera d’arte è d’imporre la propria bellezza, suscitando inebrianti sensazioni nei lettori. La parola è tutto, sostituisce il mondo e sta per esso.D’Annunzio si propone quindi come intellettuale di tipo nuovo e ciò diventa un fenomeno di costume.

LE OPERE

Il primo romanzo dannunziano, Il piacere (1889), nasce nel clima della raffinata e mondana esperienza romana e segna la compiuta espressione del decadentismo italiano. L’autore si autoritrae con ingenuo entusiasmo nel giovane Andrea Sperelli, che disprezza ogni forma volgare di vita. Dominato dall’artificio e dalla finzione, Andrea intrattiene un rapporto ambiguo, ora passionale, ora distaccato, con gli oggetti e le persone che lo circondano. L’autore orienta i lettori verso una sbalordita ammirazione per il bello di cui il romanzo confeziona molteplici immagini, dagli ozi edonistici del protagonista agli scorci monumentali di Roma.
Il Trionfo della morte (1894) è narrato in terza persona con il solito stile fastoso e musicale. Dominano i toni cupi e tutto è pervaso da un senso funereo di orrore. Con questa opera D’Annunzio vuol creare la prosa moderna in cui si fondono scrittura d’arte e lirica, e in cui siano prevalenti i valori formali ed autobiografici.
Il capolavoro del D’Annunzio lirico è costituito dalle Laudi. Motivo unitario delle "Laudi" è la cadenza musicale che esprime in forma di canto continuo l’istintiva felicità originata dalla funzione corporea con la natura. L’Alcyone è il terzo libro delle "Laudi" è giudicato il capolavoro della produzione poetica dannunziana. In una serie di ottantotto componimenti di metro e lunghezza varia, lo scrittore celebre la grande estate, da giugno a settembre 1902, e canta soprattutto la parabola discendente della stagione estiva, il suo prossimo esaurirsi nell’autunno e il progressivo venir meno dell’energia vitale e dell’ottimismo. Il poeta si immerge nella natura versiliese e si dissolve in essa: ne interpreta le voci segrete, interroga le misteriose presenze femminili che essa evoca, modula la propria voce all’unisono con l’infinita varietà dei toni e delle voci della pioggia, del mare, del vento. In Alcyone le cose sfumano per lasciare il posto alla musica dei suoni.
Tra le altre opere poetiche citiamo: Primo vere, Canto novo, Il poema paradisiaco. Tra i romanzi ricordiamo: L’innocente, Le vergini delle rocce, Il fuoco, Forse che sì forse che no.

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