D'Annunzio

Materie:Scheda libro
Categoria:Italiano

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Testo

Cagliari 29 novembre 2004 relazione di Oggiano Daniela
Il Piacere
Di Gabriele D’Annunzio.

FOTO DELL’AUTORE
VITA: Scrittore italiano (Pescara 1863-Gardone Riviera 1938). Si affermò a soli sedici anni, quando era ancora studente presso il collegio Cicognini di Prato, pubblicando, a spese del padre, la sua prima raccolta di versi, Primo vere (1879); trasferitosi a Roma (1881), fece il suo ingresso nel gran mondo dei salotti e dei ritrovi galanti e in quello dell'editoria: risolutivo fu soprattutto l'incontro del giovane D'Annunzio con l'editore A. Sommaruga, che impose definitivamente sul mercato librario il nome del nuovo scrittore. A sua volta, D'Annunzio seppe amministrare abilmente la propria parte di personaggio, mantenendo il rapporto con il pubblico secondo una vera e propria legge di mercato. In questa prospettiva si spiegano i fatti clamorosi del periodo romano di D'Annunzio: il matrimonio (1883) con la duchessina Maria Hardouin di Gallese, dopo una fuga sensazionale, e la successiva relazione tumultuosa con Barbara Leoni; i duelli e i processi; le cacce a cavallo e le imprese sportive; Eletto, nel 1897, deputato dell'estrema destra, D'Annunzio passò tre anni dopo alla sinistra, che però non prese sul serio la sua affermazione di andare "verso la vita". In quel periodo intreccio una relazione con Eleonora Duse con cui si trasferi in una fostosa villa presso Settignano. Dopo la rottura con la Duse (1904) D'Annunzio, per sottrarsi alla morsa dei creditori, si rifugiò (1910) in Francia. Nel 1915 ritornò in Italia e, con il discorso tenuto a Quarto il 5 maggio, si schierò alla testa degli interventisti. Prese poi parte alla guerra, mostrando coraggio e spirito d'iniziativa in numerose imprese: voli su Trieste e Trento, dove perse l'occhio destro in un atterraggio forzato (1916), incursioni aeree su Pola e su Cattaro (1917), beffa di Buccari e volo su Vienna (1918); ma queste azioni spettacolari fecero di D'Annunzio un guerriero privilegiato, che ignorava la vita orrida e logorante della trincea. Terminata la guerra, D'Annunzio si fece portavoce del mito della "vittoria mutilata" e, nel settembre 1919, alla testa di un gruppo di legionari, occupò Fiume, dove restò quale "Comandante" fino al "Natale di sangue" del 1920, inaugurando quella tecnica della coreografia totalitaria che fu presto messa a frutto, con più risoluta spregiudicatezza, da Mussolini. Dopo l'avvento del fascismo, D'Annunzio venne ufficialmente esaltato ma in realtà isolato nel suo dorato confino del Vittoriale, a Gardone, che egli trasformò in un funebre mausoleo.
L'identificazione di “letteratura è vita” è il presupposto essenziale dell'arte dannunziana, che contrappone alla prosaica realtà dell'Italia giolittiana l'estetismo, cioè il culto religioso della bellezza, volto a blandire la piccola borghesia insoddisfatta e far leva sul suo segreto bovarismo. Sbocco inevitabile dell'estetismo dannunziano è stata la scoperta di Nietzsche: un Nietzsche svuotato di ogni tragicità e autenticità morale, dal quale D'Annunzio ha ricavato il mito del superuomo, realizzando artisticamente i sogni velleitari della classe media ,la forza fisica e lo sfrenato erotismo, il culto per l'avventura e il disprezzo per la plebe, la difesa dell'ordine e l'aspirazione alla grandezza nazionale.

FOTO AUTOGRAFATA DALL’AUTORE
TITOLO: Il Piacere
TRAMA:
LIBRO PRIMO: Il romanzo si apre al centro dell’azione narrata: il 26 dicembre 1883 Andrea Sperelli, il protagonista, è nelle sue stanze presso palazzo Zuccari, in attesa dell‘ex amante, la duchessa di Scerni Elena Muti, che ha accettato di incontrarlo dopo lungo tempo.
Mentre sogna il momento del riincontro, Andrea ripensa al “giorno del gran commiato”in cui Elena lo ha lasciato, adducendo come unico motivo il fatto che deve partire. Ella nel frattempo si è sposata con un Lord inglese e Il pensiero dell’amante fra le braccia di un altro gli riesce insopportabile. L’ora dell’appuntamento é giunta e l’arrivo della donna pone finalmente fine alla lunga attesa. In quei luoghi, dov’è stata felice, Elena Muti subisce il fascino del ricordo ma cerca disperatamente di resistere all’attrazione per Andrea. Ora è un’altra donna, che ha accettato l’invito solo in memoria dell’amore trascorso, per offrirsi ad Andrea non più come amante, ma come “sorella più cara, amica più dolce. Andrea, invece, abbagliato dalla bellezza della donna e dal ricordo del tempo passato assieme vuole a tutti i costi riallacciare quella relazione Tanto che, quando l’amante fa diventare più insistenti le sue avances, non esita a porre la “domanda crudele” per fermarlo: “soffriresti tu di spartire con altri il mio corpo?”. L’incontro tra i due si chiude su quella battuta, prima freddamente, poi con un arrivederci.
Successivamente inizia il viaggio a ritroso che ha per apertura la descrizione del protagonista: il conte Andrea Sperelli-Fieschi d’Ugenta. Rimasto erede di una discreta fortuna in giovane età per la morte del padre, è il nobiluomo alla ricerca del grande amore, e della perfezione. L’incontro con Elena Muti rende possibile volentieri.
la loro conoscenza, avviene durante un pranzo raffinato offerto dalla cugina di Andrea, Francesca d’Ateleta.
Nei giorni seguenti i due si incontrano ad un asta di antiquariato e in casa Doria, patria dei balli e dei pettegolezzi. Nonostante sia sofferente per un’indisposizione Elena afferma “Son venuta qui per voi soltanto”.
La malattia impedisce loro per qualche giorno di vedersi, ma l’impazienza di Andrea non conosce ostacoli, così si reca direttamente a casa della donna e viene ricevuto cosi nella camera dell’inferma. Sarà lì che si consuma per la prima volta il loro amore, tra dolcezze estenuanti e tristezze già incombenti, con segnali non secondari della tendenza dannunziana ad una certa perversione: come la preparazione ed il finale dell’episodio, tristi e funerei a dispetto della centralità della scena d’amore, la citazione di un “soggolo monacale”, il possesso che avviene durante la malattia della donna.
La relazione procede cosi nel tempo ma d’improvviso arriva l’addio inaspettato di Elena. Andrea, ne resta sbigottito e che per reazione si lancia in una serie di avventure, agevolate dalla fama ormai acquisita di conquistatore. Gettatosi a capofitto nel “Piacere”, non riesce a distrarzi a sufficienza, non tanto almeno da dimenticare l’amata, delle cui seconde nozze gli giunge intanto notizia. Corteggia così impetuosamente Donna Ippolita Albonico, stimolato dal solo nome, dal capriccio di donarle un gioiello comprato all’asta sul quale era incisa la scritta: “Tibi, Hippolyta”. La conquista, non più difficile delle altre, trova però l’ostacolo della gelosia dell’amante della donna, tanto che i rivali giungono a sfifarsi a duello; prima però sono costretti dalle circostanze ad affrontarsi in una corsa a cavallo riservata ai gentiluomini, nella quale Andrea vince con facilità. Il duello, ha luogo a Villa Sciarra. Andrea domina facilmente l’avversario, toccandolo a più riprese con lucida freddezza; ma un colpo fortuito e rabbioso del rivale lo tramortisce. Impeccabile il referto: “Ferita toracica, al quarto spazio intercostale destro, penetrante in cavità, con lesione superficiale del polmone”.

LIBRO SECONDO: Dopo la ferita mortale Andrea rinasceva a poco a poco, quasi con un altro corpo e un altro spirito, purificato, rinnegando la vita precedente, il piacere, il desiderio. Si sente improvvisamente solo, senza legami certi, senza speranze..
Apprendiamo dai suoi pensieri che trascorrendo la convalescenza nelle campagne di Rovigliano, a villa Schifanoja, sotto le vigili cure di sua cugina, la marchesa Francesca d’Ateleta. Ormai chiusa quindi la fase di vera e propria convalescenza, dell’anima e del corpo, la narrazione si apre ad un nuovo personaggio, destinato a divenire centrale nel romanzo. Giunge infatti a Schifanoja un’amica di Francesca, Donna Maria Ferres, la moglie del ministro del Guatemala. Riprende quindi la gara con se stesso e con la dama, tramite stavolta la passione musicale di lei, abile al pianoforte e dalla voce melodiosa. La sua cosa più bella sono i capelli, il suo amore più dolce è per la figlia, il suo aspetto è monacale: è insomma l’esatto contrario di tutte quelle donne che sono passate nel letto e nel cuore di Andrea e proprio per questo egli fortemente se ne invaghisce, pur se continua inconsciamente a pensare ad Elena. Il corteggiamento inizialmente indiretto, ma, non appena se ne presenta l’occasione, il conte si lascia andare a una dichiarazione
L’ingenua e casta Maria si sente attratta dalle nuove senzazioni che prova, ma allo stesso tempo cerca di resistere con tutte le sue forze rifugiandosi nell’amore per l figlia Delfina che doveva essere l’unica padrona del suo cuore. Per farci capire meglio i sentimenti di Donna Maria d’annunzio introduce nella narrazione alcune pagine tratte dal diario di quest’ultima. Il diario di Maria ci accompagna sino alla partenza di tutti gli ospiti da villa Schifanoia, compresa la sua amica e padrona di casa Francesca D’Atalea che nel frattempo Maria aveva scoperto essere anch’ella innamorata di Andrea. Ma prima della partenza ,durante una cavalcata nella foresta, Maria confessa all’amato i suoi sentimenti e fuggie pingendo.
Maria vede nell’imminente partenza da Schifanoja una fuga salutare e opportuna, ma al tempo stesso la separazione dalla persona amata la sconcerta e l’addolora, così che le pagine del diario si chiudono con l’ulteriore conferma di un amore che ormai è disposto a tutto pur di realizzarsi.
LIBRO TERZO: L’attenzione dello Sperelli è ora rivolta a riconquistare la vecchia vita, tralasciata durante la lunga convalescenza. L’opportunita gli viene data grazie alla visita di tre amici, compagni di avventure. Naturalmente la conversazione, ha per oggetto le donne. Le lunghe e piccanti confidenze sono il prologo del rientro di Andrea in società; nel prepararsi a una cena con gli amici e a una notte con una vecchia fiamma, egli sente un po’ di rammarico, sfiorato dal ricordo della Ferres.
Il ritorno in grande stile al Piacere non soddisfa più di tanto Andrea: donne, bella vita, Roma, Londra e Parigi, gli lasciano ora un senso di vuoto e di nausea; ciononostante non riesce a distaccarsene. E’ a questo punto che l’azione prende il giusto andamento cronologico; l’incontro con Elena Muti riporta infatti il livello narrativo al momento originario, all’indomani dell’incontro col quale si era aperto il romanzo.
Elena è sempre rimasta presente nei pensieri di Andrea, che non è mai riuscito a capire il perché di un abbandono avvenuto quando il loro amore sembrava al culmine. Soltanto adesso scopre la verità, cioè che la donna, sull’orlo di una gravissima crisi finanziaria, ha potuto trarsi d’impaccio solo grazie a un matrimonio d’interesse con Lord Heathfield, un ricchissimo nobiluomo inglese. Andrea si sente offeso, ingannato e tradito; così, mentre il desiderio per la donna cresce, una rabbia violenta e impotente lo attanaglia e inizia a pensare a Elena come a una donna crudele e arrivista.. Allora, riaffiora in lui l’immagine dolce di Maria Ferres e le due donne, come già è avvenuto, tendono a sovrapporsi nel suo animo.
Ma la passione per Elena continua a bruciare; nei giorni seguenti la incontra a teatro e, con un significativo distacco da parte della donna, Andrea riesce a ottenere un nuovo appuntamento. A palazzo Barberini egli trova la donna in compagnia del marito, entrambi intenti a disporre l’arredamento nella casa che intendono abitare.
Quasi per bilanciare la profonda delusione, la sera stessa viene a sapere, da un incontro occasionale col marito, che Maria Ferres è appena tornata a Roma. Intanto gli giunge anche notizia della prematura morte di Donna Ippolita, per la quale aveva rischiato la vita nel duello con Giannetto Rutolo.
Il giorno successivo Andrea si reca da lei per cercare di capire se i suoi sentimenti sono cambiati ma l’incontro conferma che niente è cambiato, anche se ella persiste a non volersi abbandonare all’amore con Andrea. Programma quindi innocenti incontri, come la presenza ad un concerto cui assiste casualmente anche Elena. Tale combinazione lo stimola, pur imbarazzandolo al quanto e fa comunque nascere più chiaramente l’idea della fusione di quei due amori fortemente voluti, anche grazie alla nascita di una punta di gelosia che gli sembra di scorgere in entrambe. La conferma della gelosia gli viene dall’insistenza di Maria nel sottolineare la bellezza della Muti, così come dall’invito di quella nella propria carrozza, dopo che Maria se né andata. E infatti, dopo tanta ritrosia e freddezza, Elena bacia appassionatamente Andrea, pur lasciandolo subito dopo un po’ spaesato ma felice. Seppur attratto dall’improvviso bacio di Elena, la preda più ambita continua ad essere la Ferres, nei confronti della quale Andrea prosegue l’opera iniziata senza alcuno scrupolo, senza preoccuparsi
L’eccitazione della possibile conquista e il gusto della caccia lo spinge a privilegiare il corteggiamento assiduo della senese, che è sempre in bilico tra la radicata castità e un’attrazione che diviene, giorno dopo giorno, sempre più forte.
Dopo queste assidue avances i loro incontri si intensificano, permettendo ad Andrea di condurla sugli itinerari preferiti dal suo cuore, quegli stessi su cui aveva condotto per mano Elena, appena due anni prima, nei giorni del loro amore.
LIBRO QUARTO:
Nel frattempo Maria ha finalmente ceduto ma i suoi sentimenti sono contrastani: oppressa come si trova tra sensi di colpa, gelosie, pentimenti e grandi gioie che si alternano a grandi delusioni.
La mente di Andrea, ora che possiede il corpo di Maria, ritorna inevitabilmente e in modo ossessivo a quello di Elena. La Ferres diventa quindi soltanto un inconsapevole strumento per placare i suoi desideri.
Continuando a frequentare il bel mondo, viene intanto a conoscenza del fatto che don Manuel Ferres, il marito di Maria, sta per essere travolto da un grave scandalo, essendo stato sorpreso mentre barava al gioco. Chi gli racconta il fatto è proprio il giovane gentiluomo che sta per prendere il suo posto come amante della Muti; egli riesce a scherzare sull’argomento con indifferenza, arrivando perfino a dare consigli al rivale; ma il pensiero della donna con un altro uomo lo crogiola.
Intanto Maria deve affrontare la bufera dello scandalo legato al marito; il diplomatico si è nel frattempo dileguato, lasciando la moglie sola a combattere contro la rovina morale ed economica. Rivelando un’insospettata forza d’animo e un’energia che la natura dolce non faceva presagire, si carica di tutte le responsabilità e vi fa fronte allontanando la figlia e rifiutando aiuti da tutti, perfino da Andrea.
Ormai si trattiene a Roma solo il tempo necessario per sbrigare le ultime faccende in attesa di recarsi definitivamente a Siena per raggiungere la figlia e la madre. Ai molti debiti risponde con la messa all’asta dei suoi beni, mentre il cuore si concentra sempre più sull’amante, che è l’unico a non averla abbandonata a se stessa, seppur per motivi che lei neppure lontanamente sospetta. Cerca quindi di ricevere da quel rapporto tutte le dolcezze possibili prima di una separazione che sente come definitiva, Entrambi vivono dunque una specie di sogno, riponendo l’uno nell’altro desideri e aspettative che appartengono soltanto alla loro fantasia, ma di cui non sono più capaci di fare a meno.
Andrea è talmente ossessionato che, ricevuta in confidenza la conferma che Elena ha ormai un nuovo amante, la segue mentre si reca all’appuntamento d’amore. Poi, con la morte nel cuore e l’immagine di lei nella mente, attende Maria per scaricare su di lei il suo impossibile sogno. Ma stavolta Sperelli è troppo fuori di sé, tanto che il nome così lungamente trattenuto gli sfugge di bocca. Maria, in un attimo, comprende tutto; piena di orrore e di pena, talmente sconvolta da apparire fuori di sé, se ne va, mentre Andrea disperandosi cerca inutilmente di trattenerla. E’ l’epilogo. Non resta infatti ormai niente altro che il tempo per compiangersi. Lo Sperelli lo fa visitando la casa ormai vuota di Maria, mentre rigattieri e usurai si contendono all’asta le sue cose.
Acquista in ricordo alcuni oggetti della donna e poi fugge, consapevole del completo fallimento della sua vita, nonché della crisi irreversibile di quel mondo fatato in cui ha condotto l’esistenza.
SPAZIO E TEMPO:
Il romanzo è ambientato a Roma, citta descritta con grande sentimento e minuziosità, infatti l’autore ci dona una specie di filmato della citta, per quanto e preciso nelle descrizioni di piazza di Spagna e di piazza Barberini, del Cupolone e delle quattro fontane, di Villa Borghese e palazzo Zucconi. Si può pensare che l’autore abbia scelto di ambientare a Roma il suo romanzo, non solo in relazione agli anni trascorsi da giovane nella città, ma anche perché Roma negli anni Ottanta viveva una tumultuosa espansione, alimentando una forte vita mondana ed essendo il centro dell’estetismo.
La narrazione si sposta dal capoluogo Laziale solo durante il secondo capitolo in cui il protagonista passa la convalescenza presso villa Schifanoia nelle campagne di Roviglianopossiamo, luogo ricco di capolavori della natura e posto vicino al mare.
Tutta la descrizione è ambientata nell’ultimo decennio del 1800.
La narrazione inizia il 26 dicembre del 1887 con Andrea Sperelli nelle sue stanze, quest’ultimo rivive i suoi ricordi dal momento della conoscenza con Elena , al momento del commiato da lei il 25 marzo del 1885, alla partenza di Maria.

PALAZZO ZUCCARI, RESIDENZA DI ANDREA SPERELLI
PERSONAGGI.
I personaggi fondamentali e più importanti sono tre : Andrea Sperelli e le due amanti Elena Muti e Maria Ferres.
Andrea Sperelli:Il protagonista è il conte Andrea Sperelli - Fieschi d’Ugenta. Egli era “ l’ideal tipo di giovine signore italiano del XIX secolo, il legittimo campione d’una stirpe di gentiluomini e di artisti eleganti “ (cap. II ). Già da queste poche righe si possono capire le caratteristiche del personaggio, che può essere definito un grande esponente dell’estetismo. Con questo termine si indica il culto dell’arte, la sua esaltazione al di sopra di ogni altro aspetto della vita, la risoluzione della vita stessa nell’arte, anche al di là di ogni vincolo morale e sociale.
Andrea Sperelli nel corso della narrazione non riesce a realizzare il proprio desiderio di superiorità, le proprie aspirazioni, il proprio amore...in parole povere è un fallito, come falliti sono la maggior parte degli eroi decadenti perché gli stessi autori decadenti non riescono a realizzare i loro progetti di straniamento e isolamento dalla società.
Andrea Sperelli per molti caratteri si identifica con l’autore, del quale si descrivono le ambizioni, le contraddizioni, le idee e i gusti aristocratici. Infatti Gabriele d’Annunzio trascorse da giovane molti anni a Roma dedicando questo soggiorno al piacere, alla conquista del successo, ad avventure erotiche, a viaggi, a polemiche e a duelli, e al vertice di questa fase c’è appunto la stesura de “Il Piacere” piena di risvolti autobiografici. Si può concludere, allora, l’analisi del protagonista dicendo che il conte Andrea Sperelli è il primo e il più compiuto alter ego dell’autore che assomma in sé i temi e i caratteri del periodo.
Per quanto riguarda le due donne, Elena Muti e Maria Ferres,possono essere viste come le due facce di una stessa medaglia, due opposti, gli stessi nomi, Elena e Maria,hanno un ricchiamo storico, infatti l’una rappresenta la facilita di Elena di Troia e l’altra la purezza e la castita di Maria Vergine.
Elena Muti: è una donna dalla sensualità e dalla bellezza dirompente e aggressiva e rappresenta la fonte di angosce che logorano la mente dell’uomo.
Maria Ferres: è una donna dolce,dai lunghi capelli neri, appassionata e piena di curiosità intellettuali, che impersona una femminilità opposta a quella di Elena, ma è anche il simbolo della donna come strumento, alla quale Andrea si rivolge dopo la delusione per Elena che si era sposata con un altro uomo.
Vi sono inoltre un grande numero di personaggi secondari che rappresentano la Borghesia e la Nobilta del tempo, tra questi possiamo osservare la contessa Francesca D’Atalea Giulio Musellaro Donna Ippolita Giannetto Rutolo e tanti altri che hanno il compitodi rappresentare la soceta del tempo.
Infine nell’ultimo atto ci viene presentata l’idea di Sperelli-D’Annunzio. Infatti quando Andrea si reca a casa di Maria durante l’asta dei suoi oggetti si trova a contatto con il popolo,”la gente bassa” che descrive con un certo schifio,affermando che nei locali vi e un odore acro e che si sentiva soffocare. L’azione e infatti scorrevole e veloce, rappresenta infatti il desiderio del protagonista di scappare da quei locali…

GIUDIZIO:
La lettura e a tratti pesante e a tratti scorrevole; questo e dovuto probabilmente all’alternarsi di azioni descrittive e narrative.
il modo di scrivere di D’Annunzio in questo romanzo ha una certa musicalità, l’ordine delle parole sembra creare una sorta di melodia ; sono molto belle le descrizioni dei momenti d’amore tra gli amanti, ma la scena che mi è rimasta più impressa è forse proprio l’ultima quando Maria e Andrea passano la loro ultima notte d’amore insieme e l’autore descrive in modo meraviglioso le sofferenze del protagonista fino al punto di pronunciare il nome della vecchia amante.
Tutte le descrizioni dei sentimenti e degli incontri sessuali sono allo stesso modo espliciti e celati, questo credo che gli abbia permesso di attirare la curisita dei lettori del suo tempo, riuscendo pero a non scandalizzarli troppo!
In conclusione reputo discreta questa lettura, non mi ha colpito molto la trama, ma mi e servita a capire meglio come si vivesse un secolo fa, e a capire quale fosse la psicologia D’Annunziana.

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