"A Silvia" di Giacomo Leopardi

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Testo

Uno tra i componimenti più belli e celebri del Leopardi è senz’altro rappresentato dalla canzone “A Silvia”, un capolavoro della letteratura italiana dell’Ottocento appartenente alla terza fase degli Idilli, scritta nel 1828 dopo una pausa riflessiva durata quasi cinque anni.
Gli Idilli sono l’ideale romanzo autobiografico di Leopardi; ma mentre i primi appartengono ancora ad un autobiografismo interiore, che isola il protagonista in un desert oppure lo colloca in rapporti ancora astratti e culturalistici col resto del mondo, i grandi Idilli sono la rappresentazione piena e compiuta del solitario che riconosce se stesso paragonandosi con drammatica immediatezza alle figure della vita reale.
Lo schema della poesia ha molte affinità con quelli precedenti e successivi; infatti, è caratterizzato dalla presenza della figura centrale, oggettivamente descritta e, insieme, carica d’allusioni che le conferiscono un valore di simbolo.
Questa poesia riflette sul contrasto tra le ricchezze dei sentimenti del passato e la povertà della vita presente rimpiangendo la morte di una giovane ragazza, Silvia, che funge da simbolo delle speranze e aspettattive giovanili che non solo il poeta, ma tutta l’umanità vede svanire nel tempo con l’età adulta.
Questa ragazza è in realtà identificabile a Teresa Fattorini, la figlia del cocchiere di casa Leopardi, morta ventunenne nel 1818, cioè dieci anni prima della composizione della poesia; infatti, quel che nei versi sembra trascrivere un’impressione ancora attuale e precisa, nasce dalla lunga meditazione per cui la figura della giovane, più che rappresentazione di se stessa, diventa l’emblema del sentimento che l’ha tenuta viva nella fantasia del poeta.
Sempre nell’atmosfera del ricordo e del rimpianto, la rievocazione di Silvia viene fatta sempre sul piano psicologico infatti non vi è alcuna descrizione fisica.
Nelle prime due strofe il poeta si rivolge a Silvia chiedendole se ricorda ancora il tempo passato quando era splendida nella sua giovane bellezza, colta nell’espressione degli e poi col volto pensieroso rivolto verso il futuro. Silvia viene vista nella sua spensieratezza della sua giovane vita, intenta ai lavori quotidiani e al telaio, mentre il suo canto si diffonde.
L’immagine che descrive nella strofa seguente è la rievocazione di tutto il tempo della gioventù consumato sullo studio e sulle quando all’improvviso viene interrotto dal canto della fanciulla e; contemplando il lontano, verso i colli e il mare, nessuna lingua poteva esprimere quello che dentro di sé provava.
Il canto procede alternando momenti descrittivi ed altri contemplativi, in cui Leopardi pensando a quei giorni felici un amaro . È in questa sventura che diventa inevitabile l’urlo contro la Natura che non manti ciò che promettte ai figli in fanciullezza.
La vita si regge su un inganno di fondo, contro il quale l’uomo condannato così ad una morte prematura o ad un sopravvivenza infelice.
Appunto come succede a Silvia e Giacomo Leopardi, simboli della sorte umana.
Nella quinta strofa con l’usa di una metafora, il poeta paragona l’inverno che fa gelare l’erba alla malattia che portò la morte della fanciulla, prima ancora che realizzasse le speranze promesse dalla natura.
Anche le speranze del poeta si sarebbero dileguate, anzi il destino gli ha negato perfino la fanciullezza e la giovinezza. La “speranza mia dolce” è svanita ancor prima di comparire; ora non resta che la sventura vera della vita mentre una mano gli addita l’unica meta vera di ciascun uomo, cioè la morte: in essa finisce il mondo meraviglioso sperato.
Questa meravigliosa canzone è una profonda meditazione del poeta sulla vita e il destino infelice dell’uomo, che prova abbattimento e disinganno che di fronte a ciò, la natura par’essere indifferente.
Un vero e proprio emblema della vita che fa molto riflettere se veramente il nostro futuro sarà cosi illuso e infelice come lo descrive il poeta in questi versi.

Esempio



  


  1. sddfaz

    la poesia di silvia