Verre e Catilina

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Testo

Il processo contro Verre
(In Verrem, passim)

Nel 70 a C il governatore della Sicilia Gaio Verre che si era distinto per le ruberie perpetrate a danno dei Siciliani fu accusato di malgoverno e di concussione e processato. L'azione giudiziaria intentata dallo stato romano contro Verre aveva in se una profonda rilevanza politica perchй insieme col governatore corrotto veniva messa sotto accusa tutta la classe nobiliare di cui era espressione Cicerone capi subito che l'occasione era ottima per mettersi definitivamente in luce sia dal punto di vista forense (il difensore di Verre era il suo maestro Ortensio Ortazlo) sia dal punto di vista politico perchй si presentava la possibilitа di mettere in discussione il ruolo egemonico che la nobilitas aveva all'interno dello stato romano (Cicerone in quegli anni militava nel partito democratico e quindi era in contrasto politico con l'aristocrazia)
Il processo ebbe inizio con la Divinatio in Q. Caecilium, con cui Cicerone riuscм a evitare che il ruolo di pubblico accusatore di Verre fosse affidato a quel Q. Cecilio che in passato era stato questore dell'accusato e quindi era troppo coinvolto nelle malefatte del governatore corrotto per fare piena luce sui suoi innumerevoli crimini. Cosм il ruolo di pubblico accusatore fu affidato dal tribunale a Cicerone ed egli ebbe la possibilitа di pronunciare l'actio prima in Verrem una durissima requisitoria con cui mise alle corde il potente e protetto imputato
La tradizione riferisce che dopo aver sentito lo spietato atto d accusa di Cicerone Verre ormai certo di essere condannato fuggм in esilio e che Cicerone successivamente a processo ormai sospeso scrisse cinque orazioni che avrebbero dovuto costituire l'actio secunda e che analizzano in forma sistematica i crimini di Verre. Ma le cose forse non andarono proprio cosм, come di recente и stato sostenuto da Carlo Venturini Va detto, infatti, preliminarmente che la lex Cornelia repetundarum (la legge che regolava i processi di concussione) prevedeva un iter processuale in due fasi distinte, la seconda delle quali si doveva necessariamente concludere con una sentenza subito dopo aveva inizio un terzo momento consistente nella determinazione concreta della pena (litis aestimatio) Poichй e certo che nel caso di Verre fu fatta la litis aestimatia e facile arguire che le due fasi del processo si siano svolte realmente e che il caso Verre si sia concluso con una sentenza di condanna se pur modesta come ci tramanda lo storico greco Plutarco
Inoltre alcune stranezze nell'iter processuale in cui pare che Cicerone quasi non voglia affondare i colpi e il continuo richiamo alla lex Aurelia iudiciaria con la quale si stabiliva che la funzione giudicante prima monopolio dei senatori fosse ripartita fra questi, gli equites e i tribuni aerarii, possono indurci anche ad una diversa interpretazione dei fatti: la veritа и che la posta in gioco nel processo contro Verre non era soltanto l'innocenza di costui, ma il prestigio di tutta la classe senatoria. Infatti, l'attacco al governatore corrotto si configurava come un vero e proprio processo da parte dei ceti emergenti (gli equites) contro una classe che si dimostrava ogni giorno piщ corrotta e ormai incapace di gestire il ruolo egemonico che da sempre aveva avuto all'interno della societа romana La soluzione piщ praticabile sul piano politico era quella del compromesso e degli accordi fra i due ordines (equites e nobihtas): la vittima che poteva essere immolata senza grave danno per la stessa nobilitas era proprio Gaio Verne un personaggio tutto sommato di secondo piano.
Il processo dunque dovette probabilmente risentire di trattative sottobanco che si andava svolgendo fra le due parti l'accordo raggiunto con il varo della lex Aurelia avrа suggerito di chiudere il processo in tono minore. Cosм si puт spiegare l'esilio di Verre che sottraendo l'imputato all'accusa attenuava il chiasso che si era fatto intorno al processo e rappresentava un segnale preciso che la nobilitas aveva politicamente mollato il corrotto governatore. Pertanto una seconda fase processuale (actio secunda) dovette svolgersi ma forse nel piщ assoluto disinteresse da parte di tutti dato che Verre aveva tagliato la corda alla vigilia di essa e che il significato politico del processo si era ormai di molto attenuato. Forse Cicerone si limitт a pronunciare un breve discorso per ribadire sommariamente le accuse giа indirizzate contro l'imputato e solo in un secondo tempo si decise a stendere un discorso piu ampio attraverso una contaminazione con un testo giа predisposto ma non pronunciato per i motivi giа espressi Cost sarebbe nata I actio secunda nella redazione che ci и stata tramandata.

Il processo contro Catilina
(In Catilinam I, 1-5)
Cicerone nel '64 a.C. raggiunse l'apice del suo cursus honorum con l'elezione al consolato in concorrenza con L. Sergio Catilina, che difendeva gli interessi del partito democratico. L'anno successivo, nel '63 a.C., Cicerone smascherт, nella qualitа di console, un tentativo di colpo di stato orchestrato da Catilina, in combutta don le classi piщ disagiate che si trovavano in cittа. Allorchй la congiura fu scoperta Catilina fuggi da Roma e organizzato un esercito si scontrт con le truppe regolari romane a Pistoia dove cadde dando prova di grande eroismo (cfr Sallustio La congiura di Catilina 61). Contro Catilina Cicerone scrisse e pronunciт ben quattro discorsi di una durezza straordinaria II primo, quello a cui appartiene il passo qui di seguito riportato fu pronunciato all'improvviso nella seduta del senato dell'8 novembre del 63 a C alIa presenza dello stesso Catilina che fu travolto della violenza verbale del discorso ciceroniano e costretto a lasciare subito Ia cittа.
Successivamente l'Arpinate pronunciт altri tre discorsi il secondo ed il terzo in assenza di Catilina furono indirizzati al popolo romano per spiegare il proprio comportamento nella vicenda; il quarto infine pronunciato nella seduta del senato del 4 dicembre del 63 a C servм per affermare il principio che i congiurati arrestati dovevano essere condannati alla pena capitale.
L'abilita politica di Cicerone in questa circostanza consistette nel trasformare uno scontro personale con Catihna in un conflitto nel quale egli assumeva 11 ruolo di difensore e di salvatore della patria mentre l'avversario veniva considerato non piщ inimicus ma addirittura hostis publicus e cioи nemico della patria

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