Il romanzo storico (Alessandro Manzoni)

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Testo

IL ROMANTICISMO

Nella prima metà dell’Ottocento si diffonde in Europa un vasto movimento culturale che interessa tutti gli aspetti della società dell’epoca e che promuove un profondo rinnovamento nella concezione della vita, dell’uomo e della storia: il Romanticismo.
La parola romantic compare verso la metà del Seicento in Inghilterra, per indicare una «narrazione fantastica ». Nel secolo successivo viene usata in riferimento a un paesaggio suggestivo e pittoresco, o all’emozione particolare che si prova di fronte a un simile paesaggio. Il termine passa così, all’inizio dell’Ottocento, a indicare stati d’animo sentimentali e fantastici, e in Germania viene assunto per definire la nuova corrente letteraria, che si propone di rivalutare la forza della fantasia e del sentimento.
• Nella concezione dell’individuo il Romanticismo accetta e fa suo il principio illuministico della libera creatività individuale nella vita morale, sociale, culturale : ma, invece di esaltare la ragione come facoltà primaria dell’uomo, esalta il sentimento. L’istinto, i sentimenti, le passioni, la fantasia contraddistinguono un individuo da un altro e ne fanno un essere unico e irripetibile.
• Nel campo politico, si esaltano la nazione e il popolo che raccoglie in sé come bene comune la cultura, le tradizioni, le credenze.
• Nel campo storico, i romantici sentono il passato come tradizione fondamentale nella vita dell’individuo e dei popoli : il presenteè frutto del passato e ha in sé i presupposti del futuro. In particolare il Medioevo è rivalutato come momento storico importante in cui si sono formati i Comuni e gli Stati nazionali.
• Il Romanticismo è anche la continuazione dell’Illuminismo : infatti da esso eredita e fa suoi il concetto di libertà ; il concetto di indipendenza ; il concetto di sovranità popolare. Questi ideali spingono i romantici a lottare attraverso la cospirazione nelle società segrete liberali e a partecipare a moti insurrezionali per ottenere la Costituzione e l’indipendenza nei loro Paesi.

Le forme più importanti della produzione letteraria del Romanticismo sono due : la lirica e il romanzo storico.

IL ROMANZO STORICO

Il romanzo storico, di cui è considerato iniziatore Walter scott fiorì in tutta l’Europa durante il XIX secolo.
Nell’Ottocento, infatti, il romanzo diventa il genere letterario più importante e apprezzato, perché è in grado di rappresentare e analizzare i vari aspetti e problemi della società: la rivoluzione industriale; la ricchezza della classe borghese, che sta assumendo una funzione determinante in campo economico e contesta il ruolo dell’aristocrazia; la decadenza di quest’ultima, che continua tuttavia a detenere il potere politico; la cultura romantica; il problema di come estendere l’istruzione a fasce più larghe della popolazione.
Sotto la spinta della nuova concezione dell’arte e della vita che s’ispira ai grandi eventi del passato per capire le ragioni del presente, nascono romanzi di straordinario valore letterario, ambientati con precisione e coerenza in un determinato periodo storico; le vicende dei vari personaggi si mescolano con la storia collettiva dei popoli; fatti realmente accaduti si fondano in modo armonico e consequenziale con altri scaturiti dall’immaginazione.
In Italia il romanzo storico risulta uno strumento fondamentale di esortazione civile: durante il Risorgimento, gli scrittori, ispirandosi alla grandezza della tradizione storica, alle glorie e ai dolori del nostro passato, ne traggono incitamento per ridestare negli animi l’amore all’indipendenza e alla libertà e avviarli all’evoluzione e al progresso.
Il più importante esempio di narrativa storica in Italia ci viene offerto da Alessandro Manzoni con I promessi sposi. In quest’opera il Manzoni raffigura la situazione della Lombardia nel XVII secolo, durante la dominazione spagnola.
La storia studia i fatti, le cause, le conseguenze, senza curarsi dei sentimenti di chi ha vissuto quei fatti stessi; invece il poeta integra la storia immaginando, in modo verosimile, gli stati d’animo, le emozioni, le difficoltà, le scelte che gli individui, anche i più umili e i diseredati, Hanno compiuto collaborando allo svolgimento della storia.

Alessandro Manzoni

Manzoni nasce a Milano nel 1785 dal conte Pietro e da Giulia Beccaria (figlia del filosofo Cesare Beccaria) . Egli a sei anni va in collegio fino al 1801, in seguito visse per alcuni anni a Parigi, frequentando scrittori ed intellettuali che esercitarono su di lui una grande influenza. In questa città sposò Enrichetta Blondel, che favorì il suo riavvicinamento alla religione cattolica alla quale il Manzoni aderì con profonda convinzione, impostando tutta la sua opera alla riflessione religione. Manzoni scrisse anche due tragedie: Il conte di Carmagnola e Adelchi, quest’ultima assai superiore alla prima, tanto da essere considerata da alcuni la massima espressione del teatro romantico italiano. L’opera fondamentale è però il romanzo storico I promessi sposi al quale l’autore lavorò dal 1821 al 1840, anno in cui diede alle stampe l’edizione definitiva. Il libro ebbe un’immensa fortuna e divenne il romanzo per eccellenza della scuola italiana, soprattutto per le soluzioni linguistiche adottate dal Manzoni.

I PROMESSI SPOSI

Lo scrittore diede inizio alla stesura del suo romanzo nel 1821: la prima edizione si intitolava Fermo e Lucia. Il romanzo venne pubblicato tra il 1840 e il 1842. In esso è raffigurata la situazione della Lombardia nel XVII secolo, all’epoca della dominazione spagnola.
La vicenda di Renzo Tramaglino e Lucia Mondella e del loro matrimonio ostacolato dal prepotente “signorotto” don Rodrigo, si svolge tra il 1628 e il 1630. Questo romanzo è ambientato in un paesino povero, dell’antica provincia di Como. Manzoni ci narra, infatti, le vicende di due giovani filatori di seta. Personaggi storici realmente esistiti e personaggi nati dall’immaginazione dell’autore si mescolano a comporre una varia e realistica galleria di figure rappresentative della fisionomia di un’epoca travagliata dalle conseguenze funeste della dominazione spagnola: la carestia, la guerra, la peste.

L’INCONTRO CON I BRAVI

Sintesi del brano: queste pagine sono le prime dell’intero romanzo. La vicenda si svolge la sera del 7 novembre 1628, quando il curato don Abbondio, incurante della presenza di due uomini, si avvicinava alla biforcazione della strada che stava percorrendo. Egli, per recarsi alla sua parrocchia, doveva prendere il sentiero a destra. Alzati gli occhi dal breviario, si accorse della presenza dei bravi (uomini che lavoravano sotto la protezione di don Rodrigo). I due lo intimidiscono di guardarsi bene dal celebrare il matrimonio tra Renzo e Lucia. Solo dopo aver accettato le loro minacce don Abbondio può andarsene.
Analisi dei personaggi: don Abbondio, curato del paese, è una persona abitudinaria, codarda, infatti egli era prete, non per vocazione, ma perché egli pensava che quest’abito gli potesse risparmiare numerosi problemi. Si schierava sempre con i più forti, ma faceva capire all’avversario che non era
lui responsabile di ciò.
I bravi avevano entrambi: una reticella verde legata alla testa che terminava con un fiocco; una cintura lucida di cuoio, alla quale erano attaccate due pistole; degli ampi calzoni; uno spadone con l’impugnatura di metallo lavorato a lamine d’ottone. Essi esistevano già dal 1500 ed erano uomini che per compensi di denaro o di protezione, lavoravano illegalmente al servizio di un padrone.
Il tema: il messaggio che i bravi trasmettono a don Abbondio e la sua vigliaccheria.

IL TRADIMENTO DEL GRISO

Sintesi del brano: Siamo nel colmo della peste, scoppiata a Milano nel novembre del 1629. Una notte d’agosto, ritornando da una serata di gozzoviglia con gli amici, don Rodrigo sente un malessere: un abbattimento, una fiacchezza di gambe, un’arsione interna. Egli vorrebbe che tutto questo si possa attribuire al vino, alla stagione, alla tarda ora. Durante il ritorno a casa è con lui il suo servo più “fidato”: il Griso.
Giunto alla propria abitazione don Rodrigo va a letto sperando che il suo malessere possa passare, ma improvvisamente il sonno gli passò e il pensiero del malessere gli ritornava continuamente in mente, finché non si addormentò. Egli sognò una chiesa piena di persone ammalate di lebbra che pian piano gli si avvicinavano e lo soffocavano. Fu così che cercò di afferrare la spada, ma la gente che lo aveva circondato, gli impediva di usarla, anzi egli si faceva male da solo, sul fianco sinistro. Dal pulpito apparve allora fra Cristoforo che ripeteva un’antica frase che aveva già detto a don Rodrigo nel loro primo incontro nel quale il frate cappuccino fu più volte umiliato dal “signorotto”.
Cercando di afferrare la manica del frate don Rodrigo si sveglia che si accorse che tutto era scomparso: la chiesa, la folla, il frate, tranne il dolore al fianco. Si accorge allora di avere la peste e manda il Griso a cercare il Chiodo chirurgo che curava clandestinamente gli appestati senza farli trasportare al lazzaretto.
Il Griso però, invece di chiamare il medico, fa venire i monatti, che trasportano via don Rodrigo, in modo che il Griso possa prendere tutte le sue ricchezze.
Dopo un giorno, mentre stava godendosi le ricchezze del padrone il Griso, ebbe dei brividi, gli si abbagliarono gli occhi, gli mancarono le forze e cascò. Fu abbandonato dagli amici e fu portato via dai monatti su un carro dove morì.
Analisi dei personaggi: la morte del Griso, al contrario di quella del padrone, è espressa tutta in una sola frase, con lo scopo di non mostrare pietà, neanche da parte dello stile, per i vili e i falsi. Si nota anche l’amara punizione che riceve don Rodrigo per i mali commessi a Renzo e Lucia.
Il tema e il messaggio: in questo brano si nota perfettamente il messaggio cristiano che il Manzoni vuole comunicare con questo romanzo e che cioè la giustizia alla fine trionferà sempre sul male e che i cattivi riceveranno un castigo dal cielo.

Giuseppe Tomasi Di Lampedusa

Nasce nel 1896 a Palermo ed è discendente da una famiglia nobile, egli, studiò giurisprudenza a Torino. Partecipò alla Prima Guerra Mondiale, venne fatto prigioniero dagli austriaci, ma riuscì ad evadere e a tornare a Palermo dove condusse un’esistenza appartata.
Scrisse il suo unico romanzo Il Gattopardo negli ultimi anni della sua vita. L’opera fu pubblicata postuma nel 1958 e venne definita “un caso letterario” per l’interpretazione per l’interpretazione che l’autore ci dà dei mutamenti storico - sociali avvenuti dopo l’impresa di Garibaldi in Sicilia.

SE VOGLIAMO CHE TUTTO RIMANGA COM’E’

Sintesi del brano: Siamo negli anni dello sbarco dei Mille, nella Sicilia dei grandi “feudatari” dell’800 che intendono difendere i loro privilegi, mentre i giovani nobili sono affascinati da questi cambiamenti. Ed è su questo sfondo che è ambientato “il Gattopardo”, romanzo che porta il titolo dell’antica famiglia di don Fabrizio Corbera, principe di Salina: figura di nobile intransigente, pur non condividendo le idee rivoluzionarie del giovane nipote Tancredi, ne ammira la spregiudicatezza e l’intelligenza. Nel dialogo fra zio e nipote prima che quest’ultimo parta con i partigiani garibaldini, c’è tutto il nocciolo del romanzo: i cambiamenti ci saranno, ma solo esteriormente, nella sostanza “tutto” restò com’era, nel Sud.
Analisi dei personaggi: don Fabrizio, principe di Salina, esponente dell’ultima nobiltà borbonica; il nipote Tancredi, che si scontrò con lo zio e che rappresenta i tempi nuovi, cioè l’opposizione al regime borbonico; Angelica, la bellissima figlia di un borghese enormemente arricchitosi; don Calogero, padre di Angelica, uomo di umili origini, che si era arricchito grazie al suo fiuto e alla sua astuzia, tutta popolare; Paolo, figlio primogenito di don Fabrizio, insicuro, poco intraprendente e poco portato alle innovazioni, egli non va molto d’accordo con il cugino Tancredi.
Il tema e il messaggio: esso è tutto espresso dalla frase pronunciata da Tanredi “Se vogliamo che tutto rimanga com’è bisogna che tutto cambi”.

PROPOSTA DI MATRIMONIO

Sintesi del brano: in questo brano il principe di Salina è andato a caccia con don Ciccio Tumeo, organista della chiesa di Donnafugata e fedele suddito dei Borboni; a lui il principe chiede informazioni sulla famiglia di don Calogero e in particolare di sua figlia. In effetti egli vuole chiedere a nome del nipote Tancredi Falconeri, nobile di nascita, ma privo di qualsieasi sostanza, la mano di Angelica.

Giovanni Verga

Nato a Catania nel 1840 e appartenente ad una famiglia aristocratica, Verga frequentò la facoltà di Legge presso l’Università di Catania, ma abbandonò gli studi e iniziò a scrivere romanzi patriottici entusiasmato dall’impresa di Garibaldi in Sicilia. Di trasferì a Firenze e poi a Milano, dove scrisse i suoi capolavori come Novelle rusticane che contiene racconti come: Rosso Malpelo, La roba. Nel 1881 uscì I Malavoglia, il più famoso dei suoi romanzi. Gli ultimi anni Verga li trascorse a Catania. Quasi tutta la narrativa di Verga è ambientata nel paesaggio siciliano e ritrae il mondo degli umili con accenti forti e drammatici.

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