Dolce Stil Novo

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Testo

IL DOLCE STIL NOVO

" Dolce stil novo" e' la denominazione che fu ricavata dal ventiquattresimo canto del purgatorio, dove Dante parla di una nuova poetica letteraria che sorse a Bologna e poi ebbe la sua massima fioritura a Firenze intorno al 1300;dove si svilupperà nei più raffinati ambienti. Non bisogna stupirsi se questa nuova corrente letteraria nacque a Bologna, perché la città in fatto di cultura era la più famosa in Italia per la sua università; e non è neanche un caso che subito dopo si affermò a Firenze dove già vi era stato attivo un folto gruppo di poeti Toscani che sembrava già aver anticipato lo Stil novo. Il fondatore di questo dolce stile fu il Bolognese Guido Guinizelli denominato "il padre", nato nel 1240 e morto nel 1276. Dopo egli i suoi successori furono tutti Toscani : Guido Cavalcanti, Lapo Gianni, Gianni Alfani, Cino da Pistoia e il più grande Dante Alighieri. Questo nuovo stile s’inscrive all’interno di un ceto raffinato e colto che ama l’eleganza e la distinzione sociale. Come abbiamo già detto prima Dante usa la definizione di dolce stil novo nel canto 24^ del Purgatorio ove egli incontra Bonagiunta, uno dei principali esponenti della lirica cortese, nel girone dei golosi che risponde a Dante dopo avergli esposto la propria poetica stilnovistica. Infatti Alighieri per descrivere a Bonagiunta il nuovo stile si era presentato così :”I mi un mi che quando, amor m’ispira, modo/ di e ditta dentro vò significando” (cioè: io sono di quei poeti che, quando Amore m’ispira, annoto ciò che egli mi suggerisce per poi potermi esprimere nel modo stesso in cui egli detta interiormente.
Da questa frase il vecchio Bonagiunta riesce a cogliere la lontananza e la differenza del novo stile al suo e capisce che la novità del “dolce stil” va cercata all’assoluta fedeltà d’amore a cui invece fondare l’autorità della nuova scuola fiorentina. gli vede il dolce stil novo come il culmine di un processo già iniziato dai siciliani, ma nello stesso tempo vorrebbe rompere questo legame in modo da valorizzarne l’originalità e la novità del nuovo stile.
Da qui l’aggettivo “Nuovo”. La nuova poetica si basa sull’assoluta fedeltà dell’amore ma per ben due ragioni si distingue da tutte le altre poetiche.
Anzi tutto la concezione dell’amore è diversa poi i sintomi dell’amore e le sue manifestazioni sono guidati da una ben precisa dottrina: cioè il poeta registra i modi in cui questo sentimento così potente disturba l’anima e a sua volta la suddivide portando alla seguente conclusione “ che cos’è l’amore e come agisce l’amore”.
Quindi per gli stilnovisti l’amore non si basa più su di un semplice corteggiamento, ma diventa un elevazione spirituale.
La donna non viene più rappresentata solamente come una dama e viene apprezzata solo per la sua bellezza, ma ad essa vengono attribuiti i caratteri di un angelo e quindi viene rappresentata come una creatura che transita tra il mondo profano e il mondo divino.
Per gli stilnovisti la donna angelo viene raffigurata come la salvezza spirituale. In seguito non si farà più distinzione fra amore, poesia ed elevazione spirituale, ma si tratta di tre aspetti che si fondono e hanno un unico valore, considerato assoluto e supremo.
Solamente chi è gentile di cuore, cioè nobile d’animo può accedere Ad aver un elevazione spirituale. Quindi per poter capire anzi percepire questo arduo sentimento bisognava essere persone colte con raffinatezza spirituale, non dipendenti dalla nobiltà di sangue ma da quella dell’anima. Nei versi stilnovistici non troveremo più la realtà cittadina come la rappresentava Guittone, ma tutto il contrario. Questa volta la realtà cittadina viene posta sul piano femminile, cioè la così detta donna angelo viene vista come un traguardo irraggiungibile e solo un suo saluto viene tradotto come una salvezza spirituale per chi lo riceve. Insomma la città si trasforma in un luogo di corteggiamento il cui fine non sarà più appartenere ad una posizione sociale elevata come per i poeti provenzali, ma sarà un’elevazione spirituale e religiosa.
Uno dei poeti più rappresentativi ed anche il più particolare tra gli altri stilnovisti fu : Guido Cavalcanti.
Di pochi anni più grande di Dante e suo primo compagno di esperienza letteraria, Guido nacque a Firenze intorno al 1260 da una delle più ricche famiglie della nobiltà Guelfa Fiorentina. Di lui abbiamo poche notizie biografiche (solamente alcuni aneddoti ricavati da alcuni aspetti delle sue opere), che comunque mettono in evidenza la sua alterigia nobile. Amante della cultura e spregiatore del volgo, egli partecipò agli scontri di fazione della Firenze di fine secolo. Cavalcanti si sposò con una delle figlie del Ghibellino Farinata degli Uberti.
Fin da giovane si occupò di letteratura volgare(dove si impose come il più prestigioso esponente della nuova generazione poetica), e di filosofia che con la sua conoscenza del pensiero averoistico diffuse la sua fama di , ateo e miscredente. Nel 1293 fu escluso dagli ordinamenti di giustizia, ma partecipò lo stesso ai conflitti tra bianchi e neri; schierandosi dalla parte dei bianchi per la sua inimicizia per il capo dei neri :”Corso Donati”. Odiava tanto quest’uomo perché nel 1292 intraprendendo un viaggio verso Santiago de Campostela, arrivato a Tolosa subì un’aggressione da parte dei sicari di Donati, nella quale in seguito nel 1293 cercò di vendicarsi in vano approfittando della guerra tra Bianchi e Neri.
Il 24 giugno del 1300 fu esiliato dal priorato cui faceva parte anche Dante insieme ad altri due esponenti d i partito per essere stato implicato in violenti episodi di lotta politica.
Dopo il soggiorno a Sargona e la revoca del provvedimento di esilio morì il 29 agosto dello stesso anno.
Il Cavalcanti fu descritto dai suoi contemporanei come un cavaliere disdegnoso e solitario. Grazie a lui si elaboro una nuova interpretazione della natura d’amore che possiamo riscontrare in una sua canzone intitolata “donna me prega”, che fu assai celebre ai suoi tempi per il suo contenuto dottrinale e ancora oggi di controversa interpretazione.
Ardua e difficile il tema che pone è l’azione dell’amore sulle diverse facoltà dell’anima umana. Il tema della canzone è l’amore che riceve un immagine astratta che agisce sull’anima con una potenza minacciosa che viene così a produrre effetti fisici e psichici sottratti al controllo dell’anima. Tutte le poesie di Cavalcanti tendono proprio ad illuminare questi effetti sconvolgenti dell’amore e della donna resa magica che costringe il poeta a . Questa forza sembra l’emanazione di un’entità diversa dall’esperienza terrena, che col suo rivelarsi fa tremare l’anima e la espone alla morte. Una lacerante angoscia così si impadronisce del cuore e il poeta diventa: “dubbioso”, “sbigottito”, “distrutto” e in preda alla paura. Ma l’amore tanto forte da spingere alla distruzione di una persona, allo stesso tempo riafferma il assoluto di ciò che porta alla morte. Questa contraddittorietà non è di tipo romantico sentimentale; perché essa parte dalla concezione della facoltà dell’anima e di cosa agisce in essa. Infatti la poesia cavalcantiana è fitta di personificazioni di entità fisiche e psichiche che si uniscono, si separano, e si intrecciano tra loro.
Quindi tutti questi sdoppiamenti, se possiamo definirli così, non sono altro che le diverse funzioni vitali che il poeta chiama come “spiriti” che a poco a poco distruggono l’anima e l’io della persona. Infatti anche la figura della donna tende a sminuirsi e ad essere rimpiazzata da altre figure.
Così la donna angelo non viene più paragonata alla salvezza spirituale ma per il Cavalcanti porta solo distruzione anziché salvezza, e viene classificata come un’esperienza di vita sconvolgente e distruttiva.

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