Materie: | Traduzione |
Categoria: | Letteratura Latina |
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Data: | 17.10.2005 |
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Testo
VIVAMUS, MEA LESBIA, ATQUE AMEMUS! (Carm. 5)
Vivamus, mea Lesbia, atque amemus
Rumoresque senum severiorum
Omnes unĭus aestimemus assis!
Soles occidĕre et redire possunt:
nobis cum semel occĭdit brevis lux,
nox est perpetua una dormienda.
Da mi basia mille, deinde centum,
dein mille altĕra, dein secunda centum,
deinde usque altĕra mille, deinde centum.
Dein, cum milia multa fecerīmus,
conturbabĭmus illa, ne sciamus,
aut ne quis malus invidēre possit,
cum tantum sciat esse basiorum.
VIVIAMO, MIA LESBIA, E AMIAMO!
Viviamo, mia Lesbia, e amiamo
e i rimproveri dei vecchi troppo rigidi
stimiamoli un soldo! (per niente)
I soli possono tramontare e risorgere:
noi, una volta che la breve luce è tramontata,
dobbiamo dormire un’unica notte senza fine.
Dammi mille baci, ancora cento,
mille altri ancora, e poi di nuovo cento,
e continuamente altri mille, e ancora cento.
Poi, quando ne avremo sommati molte migliaia,
li confonderemo tutti insieme, per non sapere (quanti sono) e
perché nessun maligno possa farci il malocchio,
conoscendo l’ammontare dei baci.
analisi grammaticale di carme 5,51 e 85