De rerum natura, Libro VI; Lucrezio

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Data:	24.05.2005
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1. Per prima Atene dal nome illustre dispensò un giorno
2. i frutti delle messi ai mortali infelici
3. e rinnovò la vita e istituì le leggi;
4. e per prima dette le dolci consolazioni della vita,
5. quando generò l'uomo dotato di tale mente,
6. che un giorno rivelò con veridica bocca ogni cosa;
7. sebbene egli sia morto, per le divine sue scoperte
8. la sua gloria, divulgata in antico, ormai s'innalza al cielo.
9. Difatti, quando egli vide che le cose richieste dal bisogno
10. per il sostentamento erano già quasi tutte assicurate ai mortali
11. e che, per quanto era possibile, la loro vita era salda e sicura;
12. che gli uomini potenti abbondavano di ricchezze e onore e fama,
13. e s'ergevano orgogliosi per il buon nome dei figli,
14. e tuttavia nessuno nell'intimità aveva meno inquieto il cuore,
15. e, a dispetto dell'animo, affliggevano la propria vita ‹senza alcuna›
16. tregua ed eran costretti a smaniare con penosi lamenti,
17. comprese che lì il vaso stesso cagionava il male
18. e che dal male d'esso eran corrotte nell'interno
19. tutte le cose che giungevano raccolte di fuori, anche i beni;
20. in parte perché lo vedeva screpolato e forato,
21. sì che non si poteva mai riempire in nessuna maniera;
22. in parte perché scorgeva ch'esso al suo interno contaminava,
23. per così dire, di un repellente sapore qualsiasi cosa avesse accolta.
24. Purificò, dunque, gli spiriti con veridici detti
25. e stabilì il termine del desiderio e del timore,
26. e rivelò quale sia il bene sommo a cui tendiamo tutti,
27. e additò la via per la quale su breve sentiero
28. possiamo ad esso puntare con diritto cammino,
29. e quanto male sia diffuso nelle cose mortali,
30. che sorge e variamente vola per naturale caso
• forza, perché tale è l'assetto di natura,
31. e da quali porte convenga far sortite per affrontare ogni male;
32. e provò che per lo più vanamente il genere umano
33. agita nel petto amari flutti di affanni.
34. Difatti, come i fanciulli trepidano e tutto temono
35. nelle cieche tenebre, così noi nella luce talora abbiamo paura
36. di cose che per nulla son da temere più di quelle che i fanciulli
37. nelle tenebre paventano e immaginano prossime ad avvenire.
38. Questo terrore dell'animo, dunque, e queste tenebre
39. non li devono dissolvere i raggi del sole, né i lucidi dardi
40. del giorno, ma l'aspetto e l'intima legge della natura.
41. Quindi viepiù seguiterò a tessere fino al fondo con le parole l'opera intrapresa.
42. E poiché ho insegnato che gli spazi del mondo
43. sono mortali ‹e› il cielo consiste di un corpo che nasce,
44. e tutte le cose che in esso avvengono, ed è necessario avvengano,
45. per la maggior parte le ho spiegate, ascolta inoltre ciò che resta,
46. giacché una volta montato sul glorioso carro
47. *
48. dei venti sorgano, ‹come› tutto si plachi di nuovo
49. *
50. ciò che era stato, si sia cambiato, placatosi il furore;
51. e tutte le altre cose che avvenire in terra e in cielo vedono
52. i mortali, quando stanno spesso sospesi con spiriti impauriti:
53. quelle cose che umiliano gli animi col timore degli dèi
54. e depressi li abbattono a terra,
55. poiché l'ignoranza delle cause costringe ad attribuire
56. gli eventi al potere degli dèi e ad ammetterne il regno.
57. [Fenomeni di cui in nessun modo possono scorgere le cause,
58. e credono che si producano per volere divino.]
59. Infatti coloro che bene hanno appreso che gli dèi vivono una vita serena,
60. se tuttavia frattanto si chiedono meravigliati in che modo
61. ogni cosa possa svolgersi, specialmente fra quelle cose
62. che sopra il nostro capo si vedono nelle plaghe eteree,
63. nuovamente ricadono nelle antiche superstizioni,
64. e accettano padroni dispotici, e nella loro miseria
65. li credono onnipotenti, ignorando che cosa possa essere,
66. che cosa non possa, infine in qual modo ciascuna cosa
67. abbia un potere finito e un termine, profondamente confitto;
68. quindi viepiù errando son trascinati da cieco opinare.
69. Se non rigetti dalla mente queste cose e non scacci lontano
70. i pensieri indegni degli dèi ed estranei alla loro pace,
71. da te svilita la santa potenza degli dèi
72. spesso ti nocerà; non già perché la somma forza degli dèi possa
73. subire oltraggio, sì che per l'ira aneli a infliggere pene tremende,
74. ma perché tu stesso, mentre essi son quieti in placida pace,
75. ti immaginerai che agitino grandi flutti d'ira,
76. né ai templi degli dèi ti accosterai con placido petto,
77. né potrai accogliere con tranquilla pace dell'animo
78. i simulacri che dal loro santo corpo fluiscono
79. nelle menti degli uomini, messaggeri della forma divina.
80. Si può allora vedere quale vita ne segua.
81. Certo, molte cose ho già dette perché la dottrina verissima
82. la ricacci lontano da noi,
83. e tuttavia molte ne restano e si devono ornare con versi
84. politi: bisogna comprendere l'intima legge e ‹l'aspetto›
85. del cielo, occorre cantare le tempeste e i fulmini lucenti,
86. quali effetti abbiano e quale causa in ogni caso li muova;
87. perché tu, diviso in parti il cielo, non cerchi, trepido
88. e dissennato, di dove sia giunta la fiamma volante o in che parte
89. si sia di qui volta, in che modo sia entrata in luoghi chiusi
90. e come, dopo aver spadroneggiato, se ne sia uscita.
91. [Fenomeni di cui in nessun modo possono scorgere le cause,
92. e credono che si producano per volere divino.]
93. Tu a me, mentre corro verso la candida linea della meta finale,
94. mostra il percorso ch'è dinanzi, o Musa avveduta,
95. Calliope, requie degli uomini e piacere degli dèi,
96. perché, da te guidato, io consegua con insigne gloria la corona.
97. Per cominciare, i ceruli spazi del cielo sono scossi dal tuono
98. perché aeree nuvole, volando in alto, si scontrano,
99. quando i venti combattono l'uno contro l'altro.
100. E infatti il suono non viene dalla parte serena del cielo,
101. ma, dovunque le nuvole sono in schiera più densa,
102. di là tanto più spesso viene il fragore con un gran rimbombo.
103. Inoltre non possono essere le nuvole né di corpo denso
104. quanto è quello delle pietre e del legno, né, d'altra parte,
105. tanto tenui quanto le nebbie e i fumi volanti;
106. dovrebbero, infatti, cadere premute dal peso inerte, come fanno
107. le pietre, o come il fumo non potrebbero restar compatte,
108. né contenere nevi gelide e rovesci di grandine.
109. Emettono anche un suono sulle distese dell'ampia terra,
110. come a volte un velario, teso in grandi teatri,
111. crepita scosso fra i pali e le travi;
112. talora, stracciato dai venti impetuosi, folleggia
113. ed imita ‹il suono› che emette la carta nel lacerarsi.
114. Difatti, anche un tale suono puoi riconoscere nel tuono,
• quello che si ode quando i venti rivoltano a sferzate
115. e battono nell'aria una veste appesa o carte svolazzanti.
116. Avviene anche, infatti, talora ‹che› possano le nuvole, non tanto
117. scontrarsi fronte contro fronte, quanto andare a fianco a fianco,
118. con movimenti opposti sfregandosi i corpi lentamente,
119. sì che quel secco suono raschia gli orecchi e si trascina
120. a lungo, finché esse sono uscite dalle zone ristrette.
121. Anche in questa maniera, scosse da forte tuono, tutte le cose
122. spesso paiono tremare, e pare che a un tratto divelte
123. le vastissime mura dell'ampio mondo siano andate in pezzi:
124. quando, di sùbito adunata, una procella di forte vento
125. si è lanciata nelle nuvole e, rinchiusa lì dentro,
126. con turbine roteante più e più da ogni parte sforza
127. la nuvola a incavarsi e a farsi spessa tutt'intorno;
128. poi, quando la violenza e l'impeto fiero del vento l'hanno
129. indebolita, con suono che tremendo crepita lacerandosi scoppia.
130. Non è strano, giacché una piccola vescichetta piena d'aria
131. spesso così fa un gran suono esplodendo d'un tratto.
132. C'è ancora una maniera in cui si producono i tuoni:
133. quando i venti soffiano attraverso le nuvole. Vediamo infatti
134. spesso nuvole in molti modi ramose e irte vagare;
135. similmente, è chiaro, quando i soffi del Cauro soffiano attraverso
136. una folta foresta, le foglie fanno un brusìo e i rami si schiantano con strepito.
137. Accade anche talora che la forza impetuosa d'un vento possente
138. squarci la nuvola rompendola con assalto diretto.
139. Difatti, quanto possa lì il soffio del vento, è mostrato da quello
140. che è manifesto qui, in terra, dov'esso è più leggero e tuttavia
141. svelle alti alberi dalle radici profonde e li inghiotte.
142. Nelle nuvole ci sono anche flutti, che nel frangersi fanno
143. una sorta di grave rimbombo; come avviene nei profondi
144. fiumi e nel vasto mare, quando si frangono le onde.
145. Ciò avviene anche quando di nuvola in nuvola piomba l'ardente
146. forza del fulmine; se per caso la nuvola ha accolto la fiamma
147. entro acqua abbondante, sùbito con grande clamore la spegne;
148. come talora il ferro che esce incandescente dalle fornaci ardenti
149. stride, se in fretta lo abbiamo immerso in acqua gelida.
150. Se poi una nuvola più arida accoglie la fiamma,
151. d'un tratto s'incendia e brucia con un gran rumore,
152. come se per monti chiomati di lauri una fiamma si diffonda
153. sotto il turbinìo dei venti, bruciandoli nell'impeto suo grande;
154. né alcuna cosa più che il delfico alloro di Febo
155. è bruciata con suono terribile dalla fiamma crepitante.
156. Infine, spesso un ampio infrangersi di ghiaccio e un precipitare
157. di grandine produce un rumore nelle grandi nuvole, lassù.
158. Difatti, quando il vento le comprime, s'infrangono le montagne
159. di nembi rapprese in spazio angusto e miste con grandine.
160. Similmente lampeggia quando le nuvole, scontrandosi fra loro,
161. hanno scosso via da sé molti semi di fuoco; come se pietra
• ferro percuota una pietra; difatti anche allora una luce
162. guizza, e il fuoco sparge qua e là risplendenti scintille.
163. Ma il tuono, avviene che lo percepiamo con gli orecchi dopo
164. che gli occhi vedono lampeggiare, perché sempre agli orecchi
165. i suoni arrivano più lenti che alla vista ciò da cui è stimolata.
166. Questo tu puoi conoscerlo anche di qui: se scorgi qualcuno
167. lontano con una scure a due tagli tagliare un alto albero,
168. avviene che tu veda il colpo prima che il suono dell'urto
169. pervenga agli orecchi; così anche vediamo il lampo prima
170. di udire il tuono, che prorompe con la fiamma, al tempo stesso,
171. per simile causa, nato dallo stesso scontro.
172. Anche in questo modo le nuvole cospargono i luoghi di luce
173. che vola, e la tempesta lampeggia di tremuli guizzi:
174. quando il vento è piombato in una nuvola e, roteando lì dentro,
175. ha fatto che la nuvola incavata, come prima ho insegnato,
176. s'ispessisse, esso si riscalda per il proprio rapido moto: così
177. vedi ogni cosa per il moto scaldarsi molto e ardere; e una palla
178. di piombo turbinando in lunga corsa persino si fonde.
179. Così il vento infocato, quando ha squarciato la nuvola nera,
180. d'un tratto scaccia, per così dire, a forza e sparge qua e là
181. quei semi di fuoco che fanno i guizzanti lampi di fiamma;
182. viene poi il suono, che colpisce gli orecchi più lento
183. delle immagini che arrivano alla vista dei nostri occhi.
184. Ciò avviene, s'intende, quando le nuvole son dense e, insieme,
185. accumulate in alto le une sulle altre, con slancio meraviglioso;
186. che non t'inganni il fatto che noi dal basso vediamo
187. come sono ampie più che quanto si alzano accumulate in su.
188. Contempla, infatti, quando i venti porteranno
189. di traverso per l'aria nuvole somiglianti a monti,
• quando per grandi monti le vedrai starsene
190. accumulate le une sopra le altre e premere di sopra,
191. immote ai propri posti, essendo da ogni lato sepolti i venti:
192. allora potrai riconoscere le loro grandi moli
193. e discernervi grotte formate come da rupi sospese;
194. quando, scoppiata la tempesta, i venti le hanno riempite,
195. con grande rumore s'infuriano rinchiusi nelle nuvole,
196. e minacciano in quelle gabbie al modo delle belve;
197. ora di qui, ora di lì mandan ruggiti fra le nuvole,
198. e in cerca di un'uscita girano tutt'intorno, e ‹dalle› nuvole
199. trascinano semi di fuoco e così molti ne raccolgono,
200. e ruotano la fiamma dentro le cave fornaci,
201. finché, lacerata la nuvola, erompono in lampi corruschi.
202. Anche per questa causa avviene che voli giù in terra
203. quel celere aureo colore di liquido fuoco,
204. perché le nuvole stesse devono avere in sé moltissimi semi
205. di fuoco; difatti, quando sono del tutto prive di umidità,
206. ‹è› per lo più di fiamma il loro colore e splendente.
207. E invero dalla luce del sole devono accogliere in grembo
208. molti semi, sì che naturalmente rosseggiano e spargono fuochi.
209. Quando, dunque, il vento che le spinge, le ha ammassate
210. e compresse in un unico luogo addensandole, spremono fuori
211. e spargono i semi che fanno lampeggiare i colori della fiamma.
212. Del pari lampeggia anche quando si fan rade le nubi in cielo.
213. Giacché, quando il vento le divide lievemente mentre vanno
214. e le disgrega, è necessario che a forza cadano quei semi
215. che fanno il lampo. Allora senza odioso terrore
216. e rumore lampeggia, e senza alcun tumulto.
217. Quanto al resto, ‹di quale› natura siano dotati
218. i fulmini, lo svelano i colpi e gli impressi segni
219. di bruciato e le impronte esalanti grevi odori di zolfo.
220. Segni di fuoco infatti son questi, non di vento, né di pioggia.
221. Inoltre, spesso incendiano anche i tetti delle case
222. e con celere fiamma spadroneggiano anche dentro le dimore.
223. Questo fuoco, vedi, più sottile che ogni altro fuoco sottile,
224. la natura lo ha foggiato con corpi minuti e veloci,
225. tale che nulla mai gli può resistere.
226. Passa infatti il fulmine possente per i muri delle case,
227. come il grido e le voci, passa per le rocce, per oggetti di bronzo,
228. e in un momento fonde il bronzo e l'oro;
229. similmente fa che dai vasi intatti il vino d'un tratto
230. si dilegui, certo perché il suo calore, arrivando,
231. facilmente dilata tutt'intorno e rarefà le pareti
232. del vaso e, penetrato nel vaso stesso,
233. celermente scioglie e disperde gli elementi del vino.
234. Ma questo effetto si vede che neppure in molto tempo
235. può produrlo il calore del sole, così possente d'ardore corrusco:
236. tanto più celere e predominante è la forza del fulmine.
237. Ora in che modo i fulmini nascano e diventino tanto
238. impetuosi da potere con l'urto squarciare le torri,
239. demolire le case, svellere pali e travi,
240. e smuovere e travolgere i monumenti degli eroi,
241. togliere la vita agli uomini, abbattere qua e là le greggi,
242. per quale forza possano fare tutte le altre cose di questo genere,
243. io spiegherò, e non ‹ti› tratterrò più oltre con le promesse.
244. Si deve credere che i fulmini nascano da nuvole fitte
245. e accumulate in alto: infatti non piombano mai
246. dal cielo sereno, né da nuvole di tenue densità.
247. Che senza dubbio ciò avvenga, lo insegna un fatto manifesto,
248. giacché allora per tutta l'aria si addensano nuvole,
249. sì che potremmo credere che da ogni parte le tenebre
250. abbiano tutte lasciato l'Acheronte e abbiano empito
251. le grandi caverne del cielo: a tal punto, sorta la tetra
252. notte dei nembi, incombono dall'alto volti di cupa paura,
253. quando la tempesta s'accinge a porre in movimento i fulmini.
254. Inoltre spessissimo anche un nero nembo incombente sul mare,
255. come un fiume di pece calato dal cielo, cade pieno
256. di tenebre sulle onde lontano e trascina
257. una fosca tempesta gravida di fulmini e di bufere,
258. essendo per primo esso stesso colmo di fuochi e di venti,
259. sì che persino sulla terra si rabbrividisce e si corre ai ricoveri.
260. Così, dunque, si deve credere che la tempesta si levi
261. alta sul nostro capo. Né, infatti, le nuvole seppellirebbero
262. la terra in tanta oscurità, se non fossero accumulate
263. lassù, molte su molte, sì da nascondere il sole;
264. né arrivando potrebbero sommergerla con tanta pioggia
265. da far sì che i fiumi straripino e i campi siano inondati,
266. se l'etere non fosse colmo di nuvole ammassate in alto.
267. Qui, dunque, tutto è pieno di venti e di fuochi;
268. per questo da ogni canto sorgono fremiti e lampi.
269. Difatti, sopra ho insegnato che le cave nuvole contengono
270. in sé moltissimi semi di calore, e molti è necessario
271. che ne ricevano dai raggi del sole e dalla loro fiamma.
272. Perciò, quando lo stesso vento che le ammassa a caso
273. in un luogo qualunque, ha spremuto fuori molti semi
274. di calore e s'è mischiato al tempo stesso con quel fuoco,
275. un vortice vi penetra e rotea in spazio angusto,
276. e dentro le fornaci ardenti aguzza il fulmine.
277. In due modi infatti si accende: perché per il suo stesso
278. rapido moto si scalda e per il contatto col fuoco.
279. Poi, quando il vento possente s'è molto scaldato ‹e› l'impeto
280. forte del fuoco l'ha investito, allora, come maturo, il fulmine
281. squarcia subitamente la nuvola, e una fiamma prorompe
282. e vola illuminando ogni luogo con luci corrusche.
283. La segue un violento fragore, sicché pare che la volta del cielo
284. esploda d'un tratto e di sopra crollando ci schiacci.
285. Poi un tremore violentemente investe la terra, e rumori
286. percorrono l'alto cielo; ché allora quasi tutte le nuvole
287. tempestose scrollate tremano e fremiti si spandono.
288. A quella scrollata segue pioggia violenta e abbondante,
289. sì che tutto l'etere sembra convertirsi in pioggia
290. e così precipitando riportare sulla terra il diluvio:
291. tanta, per il fendersi della nuvola e la procella di vento,
292. se ne versa, quando col colpo ardente il tuono vola innanzi.
293. Talora, inoltre, la forza impetuosa del vento piomba
294. dall'esterno su una nuvola calda per fulmine maturo;
295. e, quando l'ha squarciata, sull'istante cade quell'igneo
296. vortice che col nome dato dai padri chiamiamo fulmine.
297. Lo stesso avviene in altre direzioni, ovunque quella forza abbia spinto.
298. Avviene anche talora che la forza del vento, lanciata senza fuoco,
299. s'infuochi tuttavia nel lungo percorso attraverso lo spazio,
300. mentre viene perdendo nella corsa certi corpi grandi,
301. che non possono al pari degli altri penetrare nell'aria,
302. ed altri dall'aria stessa raschiando via porta,
303. piccoli, che, mischiandosi in volo, fanno il fuoco;
304. in modo non molto diverso spesso una palla di piombo
305. si fa rovente nella corsa, quando, lasciando andare
306. molti corpi di freddo, ha preso fuoco nell'aria.
307. Avviene anche che la forza stessa dell'urto susciti il fuoco,
308. quando fredda s'abbatte la forza del vento lanciata senza fuoco,
309. certo perché, quando ha percosso con colpo veemente,
310. dallo stesso vento possono confluire elementi di calore,
311. e insieme da quella cosa che allora riceve il colpo;
312. come, quando battiamo una pietra col ferro, sprizza
313. il fuoco, né, perché la forza del ferro è fredda, per questo
314. meno accorrono sotto il suo colpo semi di caldo fulgore.
315. Così dunque una cosa dev'essere accesa anche dal fulmine,
316. se per caso è adatta e si presta alle fiamme.
317. Né facilmente la forza del vento può essere del tutto, appieno
318. fredda, quando con tanta forza s'è lanciata dall'alto:
319. se non prende fuoco prima, nella corsa,
320. tuttavia arriva intiepidita e mista a calore.
321. Ma rapido è il moto del fulmine e violento il suo colpo,
322. e con celere caduta comunemente i fulmini compiono la loro corsa,
323. perché nelle nuvole in genere già prima la loro forza da sé
324. si muove e si raccoglie e fa un grande sforzo per partire,
325. e poi, quando la nuvola non può più contenere l'impeto crescente,
326. la forza si sprigiona e quindi vola con impeto mirabile,
327. come i proiettili che corrono lanciati da macchine possenti.
328. Aggiungi che è fatto di elementi piccoli e lisci,
329. né è facile che alcunché resista a tale natura:
330. fugge infatti frammezzo e penetra per gl'interstizi dei pori;
331. non s'indugia, dunque, e non s'arresta per molti
332. impedimenti: perciò con celere impeto scivola e vola.
333. Inoltre, poiché in generale tutti i corpi pesanti
334. tendono per natura verso il basso, se poi s'aggiunge un urto,
335. la velocità si raddoppia e quell'impeto diventa più violento,
336. sì che più veemente e più rapido disperde coi suoi colpi
337. ogni ostacolo che lo rallenta, e prosegue il suo viaggio.
338. Infine, poiché viene con lungo slancio, deve acquistare
339. una velocità via via maggiore, che cresce con l'andare
340. e aumenta le forze possenti e fa più forte il colpo.
341. Infatti essa fa sì che tutti i semi del fulmine si muovano
342. in linea retta, quasi verso un luogo solo,
343. tutti spingendoli, mentre volano, nella medesima corsa.
344. Forse anche, mentre viene, il fulmine trascina dall'aria stessa
345. certi corpi che con gli urti ne accendono il rapido moto.
346. E attraversa cose senza danneggiarle e molti oggetti trapassa
347. lasciandoli interi, perché il liquido fuoco trascorre per i pori.
348. E molte cose il fulmine trafigge, quando i suoi stessi atomi
349. son piombati sugli atomi delle cose, ove fanno un tessuto compatto.
350. Discioglie inoltre facilmente il bronzo e in un istante
351. fonde l'oro, perché la sua forza è fatta d'una sottile
352. distribuzione di corpi piccoli e di elementi lisci,
353. che facilmente s'insinuano e, insinuatisi, in un istante
354. disciolgono tutti i nodi e allentano i legami.
355. E soprattutto d'autunno è scossa da ogni parte la dimora
356. del cielo trapunta di stelle fulgenti e con essa tutta la terra;
357. parimenti quando si apre la fiorita stagione di primavera.
358. Nella stagione fredda, infatti, mancano i fuochi, e nella calda
359. vengon meno i venti, né le nuvole hanno corpo tanto denso.
360. Quando, dunque, le stagioni del cielo stanno in mezzo
361. fra quelle due, allora tutte concorrono le varie cause del fulmine.
362. Giacché appunto la stagione di transizione frammischia freddo ‹e› caldo,
363. entrambi necessari alla nuvola per fabbricare i fulmini,
364. sì che ‹v'è› discordia fra gli elementi, e l'aria, furibonda
365. per fuochi e per venti, fluttua con grande tumulto.
366. La prima parte del caldo è infatti l'ultima del gelo,
367. e questo è il tempo primaverile; quindi devono combattere
368. ‹gli elementi› dissimili fra loro e mischiati agitarsi.
369. Anche l'estremo calore scorre mischiato col primo freddo,
370. e questa è la stagione chiamata autunno;
371. anche qui gli inverni pungenti sono in conflitto con le estati.
372. Perciò questi si devono chiamare ‹punti critici› dell'anno,
373. né è strano se in quel tempo si producono moltissimi
374. fulmini e una tempesta torbida infuria nel cielo,
375. poiché si fa scompiglio con incerta guerra da entrambi i lati,
376. di qui con le fiamme, di lì coi venti e l'acqua frammista.
377. Questo è discernere bene la vera natura dell'igneo fulmine
378. e vedere con quale forza esso produca ogni suo effetto.
379. Ciò non s'ottiene col ripercorrere invano le formule tirrene
380. e con l'indagarvi segni dell'occulto volere degli dèi, cercando
381. di dove sia giunta la fiamma volante o in che parte
382. si sia di qui volta, in che modo sia entrata in luoghi chiusi
383. e come, dopo aver spadroneggiato, se ne sia uscita,
• che danno possa fare il colpo del fulmine dal cielo.
384. Ma, se sono Giove e gli altri dèi che scuotono
385. con terrificante fragore le fulgenti volte celesti
386. e scagliano il fuoco dovunque ognuno d'essi voglia,
387. perché non fanno che quanti non aborrirono
388. da un detestabile delitto siano colpiti ed esalino le fiamme
389. della folgore dal petto trafitto, acerbo monito ai mortali?
390. Perché, per contro, colui cui la coscienza non rinfaccia nulla
391. di disonesto, è avvolto nelle fiamme, innocente, ed è stretto,
392. subitamente afferrato dal turbine celeste e dal fuoco?
393. Perché colpiscono anche luoghi solitari e s'affaticano invano?
394. Forse allora esercitano le braccia e rinsaldano i muscoli?
395. Perché sopportano che il dardo del padre si spunti al suolo?
396. Perché egli stesso permette ciò e non lo riserva per i nemici?
397. E poi, perché, quando il cielo è da ogni parte puro,
398. Giove non scaglia mai il fulmine sulla terra, né sparge i tuoni?
399. Forse, appena le nuvole gli si son messe di sotto, allora egli stesso
400. vi discende, per dirigere di lì, da vicino, i colpi del dardo?
401. E a che scopo poi lo lancia nel mare? Che cosa rimprovera
402. alle onde e alla liquida massa e alle distese fluttuanti?
403. E, se vuole che ci guardiamo dal colpo del fulmine,
404. perché esita a far sì che ne possiamo discernere il lancio?
405. Se invece vuole abbatterci col fuoco quando non l'aspettiamo,
406. perché tuona da quella parte, sì che possiamo evitarlo;
407. perché solleva prima tenebre e fremiti e rimbombi?
408. E come potresti credere che lanci fulmini simultanei
409. in molte direzioni? Forse oseresti sostenere che non sia mai
410. avvenuto questo, che più colpi scoppiassero ad un tempo?
411. Ma spesso è avvenuto, ed è necessario che avvenga,
412. che, come piove in molte regioni e cadono acquazzoni,
413. così i fulmini scoppino numerosi ad un tempo.
414. Infine, perché col fulmine esiziale abbatte i sacri templi
415. degli dèi e le proprie splendide sedi
416. e infrange le ben foggiate statue degli dèi
417. e toglie alle proprie immagini con violenta ferita la bellezza?
418. E perché per lo più colpisce i luoghi elevati e sulle cime
419. dei monti vediamo le più frequenti tracce del suo fuoco?
420. Procedendo, è facile da queste cose intendere
421. in che modo quelli che i Greci denominarono dai loro effetti
422. "presteres", scendano sul mare, lanciati dall'alto.
423. Infatti avviene talora che una specie di colonna, mandata giù,
424. discenda dal cielo sul mare; e intorno ad essa ribollono
425. i flutti, sollevati dai venti che spirano violenti,
426. e tutte le navi che allora sono state prese in quel tumulto,
427. son travagliate e corrono il pericolo più grave.
428. Ciò avviene, talora, quando la forza sfrenata del vento non può
429. rompere la nuvola che ha cominciato a rompere, ma la preme
430. in basso, sì che sembra una colonna mandata dal cielo giù in mare,
431. a poco a poco, come se qualcosa col pugno e con la pressione
432. d'un braccio sia spinta dall'alto in giù e allungata fin alle onde;
433. e, quando la forza del vento ha squarciato la nuvola, di lì esso
434. prorompe sul mare e produce nelle onde uno stupefacente ribollìo.
435. Infatti un turbine che gira su sé stesso discende
436. e tira giù con sé quella nuvola dal corpo cedevole;
437. e appena l'ha cacciata giù, gravida, alla superficie del mare,
438. d'un tratto il turbine s'immerge tutto nell'acqua e con fragore
439. enorme sommuove l'intero mare costringendolo a ribollire.
440. Avviene anche che un vortice di vento s'avvolga da sé stesso
441. dentro le nuvole, raschiando via semi di nuvola dall'aria,
442. ed imiti, per così dire, il "prester" disceso giù dal cielo.
443. Quando esso è piombato sulla terra e s'è dissolto,
444. vomita immane violenza di turbine e procella.
445. Ma, poiché avviene molto di rado e necessariamente i monti
446. ne impediscono la vista sulla terra, esso appare più spesso
447. nell'ampia prospettiva del mare e nel cielo aperto.
448. Le nuvole si formano quando molti corpi, volando
449. in questo spazio di cielo che sta sopra di noi, si sono incontrati
450. d'un tratto: corpi alquanto ruvidi, sì che, sebbene intrecciati
451. tenuemente, possono tuttavia tenersi stretti, attaccati fra loro.
452. Questi fanno dapprima che si formino piccole nuvole;
453. poi esse si stringono fra loro e si aggregano
454. e congiungendosi crescono e son trasportate dai venti
455. continuamente, finché insorge una tempesta furiosa.
456. Avviene anche che le cime montane, quanto più sono,
457. in ogni caso, vicine al cielo, tanto più a quell'altezza fumino
458. assiduamente per la densa caligine di una nuvola fulva,
459. perché, quando le nuvole cominciano a formarsi,
460. prima che gli occhi possano vederle, tenui come sono, i venti
461. trasportandole le ammassano presso le più alte cime montane.
462. Qui alfine avviene che esse, levatesi in folla più numerose
463. e addensate, possano mostrarsi e nel medesimo tempo sembrino
464. dal vertice stesso del monte sorgere nel cielo puro.
465. In effetti, che i luoghi a quell'altezza siano aperti ai venti,
466. lo mostrano il fatto stesso e i sensi, quando saliamo su alti monti.
467. Inoltre, che la natura sollevi moltissimi corpi
468. anche da tutto il mare, lo mostrano le vesti appese sul lido,
469. quando si impregnano di umidità che aderisce.
470. Perciò è ancor più chiaro che ad accrescere le nuvole
471. molti corpi si possono anche levare dal salso mare fluttuante;
472. giacché tali specie di umidità hanno natura in tutto affine.
473. Inoltre, da tutti i fiumi e insieme dalla stessa
474. terra vediamo sorgere nebbie e vapori,
475. che, di lì emanati come un alito, son trasportati in alto,
476. e inondano il cielo della loro caligine, e formano,
477. radunandosi a poco a poco, le alte nuvole;
478. li preme, infatti, dall'alto anche il calore dell'etere stellato
479. e, addensandoli, per così dire, vela l'azzurro d'un tessuto di nembi.
480. Avviene anche che in questo cielo vengano dall'esterno
481. quei corpi che fanno le nuvole e i nembi volanti.
482. Difatti ho insegnato che il loro numero è innumerevole
483. e che lo spazio in tutto il suo estendersi è infinito;
484. e ho mostrato con quanta velocità volino i corpi, e come ratti
485. sogliano passare ‹attraverso› uno spazio indicibile.
486. Non fa dunque meraviglia se spesso in breve tempo
487. la tempesta e le tenebre coprono con sì grandi nembi
488. mari e terre incombendo dall'alto,
489. giacché dappertutto, per tutti i meati dell'etere
490. e, per così dire, per gli spiragli dell'ampio mondo intorno,
491. agli elementi sono state concesse l'uscita e l'entrata.
492. Ora, suvvia, spiegherò in che modo l'acqua della pioggia
493. si formi nelle alte nuvole e come l'acquazzone ne cada giù,
494. precipitando sulla terra. Prima di tutto proverò che molti
495. semi d'acqua sorgono insieme con le nuvole stesse
496. da tutte le cose e che così crescono di pari passo entrambe,
497. e le nuvole e l'acqua, quanta ce n'è nelle nuvole,
498. come di pari passo col sangue cresce il nostro corpo,
499. e anche il sudore e infine ogni altro liquido ch'è nelle membra.
500. Inoltre spesso le nuvole s'imbevono anche di molta
501. umidità marina, come velli di lana sospesi,
502. quando i venti le trasportano sul vasto mare.
503. In simile maniera da tutti i corsi d'acqua l'umidità si solleva
504. alle nuvole. E, quando molto numerosi semi d'acqua
505. in molti modi si sono là raccolti, accresciuti da ogni dove,
506. le nuvole rigonfie gareggiano a rovesciare ‹la pioggia›
507. per due cause: difatti la forza del vento le spinge, e per altro
508. la massa stessa dei nembi, addensata in folla più numerosa,
509. urge e preme dall'alto e fa scorrere fuori gli acquazzoni.
510. Inoltre, anche quando sono diradate dai venti o si sciolgono
511. al calore del sole che le colpisce dall'alto, le nuvole
512. emettono l'acqua della pioggia, e stillano, come se cera,
513. struggendosi su ardente fuoco, goccioli in abbondanza.
514. Ma cade un violento acquazzone, quando con violenza ambedue
515. le forze premono le nuvole, l'accumulo e il forte vento.
516. D'altra parte le piogge son solite durare per molto tempo
517. e prolungarsi assai, quando affluiscono molti semi d'acqua,
518. e nuvole e nembi s'ammucchiano gli uni sugli altri, stillanti,
519. e accorrono di continuo, da ogni dove, e quando la terra
520. fumante esala dappertutto, restituendo l'umidità.
521. In quel punto, se il sole coi raggi fra la tempesta opaca
522. rifulge contro il gocciolìo dei nembi che gli stanno di fronte,
523. allora nelle nere nuvole compaiono i colori dell'arcobaleno.
524. Tutte le altre cose che in alto crescono e in alto nascono,
525. e quelle che si formano dentro le nubi, tutte, proprio
526. tutte, la neve, i venti, la grandine e le gelide brine
527. e la grande forza del gelo, quel grande indurimento delle acque,
528. quell'indugio che dovunque raffrena i fiumi impazienti,
529. queste cose, malgrado tutto è molto facile scoprirle, e vedere
530. con la mente come tutte avvengano e perché nascano,
531. quando tu abbia bene appreso le proprietà degli elementi.
532. Ora, suvvia, ascolta quale sia la causa dei terremoti.
533. E anzitutto induciti a credere che la terra,
534. di sotto, come di sopra, è dappertutto piena di spelonche
535. ventose, e racchiude nel grembo molti laghi
536. e molti stagni e rupi e massi dirupati;
537. e si deve pensare che molti fiumi, nascosti sotto il dorso
538. della terra, travolgano con violenza flutti e massi sommersi.
539. Difatti, che la terra sia ovunque simile a sé, lo esige la realtà stessa.
540. Essendo, dunque, tali cose connesse e poste sotto di essa,
541. la terra di sopra trema scossa da grandi rovine,
542. quando di sotto il tempo ha scalzato vaste spelonche;
543. giacché cadono interi monti, e alla grande scossa d'un tratto
544. tremori di lì si diffondono serpeggiando per ampio spazio.
545. Ed è naturale, poiché scosse dai carri tremano le case
546. lungo la strada, per un peso non grande tutte quante,
547. e non meno sussultano i carri stessi se un sasso della strada
548. fa sobbalzare i cerchi ferrati delle ruote dall'un lato e dall'altro.
549. Avviene anche, quando in grandi e vasti laghi rotola
550. una massa enorme che il tempo ha distaccata dalla terra,
551. che anche la terra si agiti e vacilli sotto il fluttuare dell'acqua;
552. come un vaso talora non può star fermo, se il liquido
553. dentro non ha cessato di agitarsi con instabile fluttuare.
554. Inoltre, quando il vento per le caverne sotterranee
555. si raccoglie e da una parte sola si rovescia e sospinge,
556. premendo con grande forza sulle spelonche profonde,
557. la terra inclina ove spinge la precipite forza del vento.
558. Allora le case che sono costruite sulla terra,
559. e tanto più quelle che più s'innalzano verso il cielo,
560. s'inclinano e restan quasi sospese, tratte verso la stessa parte,
561. e le travi, spinte fuori, pendono pronte a cadere.
562. E si rifugge dal credere che un tempo di distruzione e rovina
563. incomba sulla natura del vasto mondo,
564. quando si vede pencolare una massa di terra tanto grande!
565. E se i venti non cessassero di spirare, nessuna forza potrebbe
566. porre freno alle cose, né ritrarle dalla rovina mentre cadono.
567. Ora, poiché alternamente cessano di spirare e rinforzano
568. e, come raccolti, ritornano all'attacco e respinti cedono,
569. perciò la terra minaccia rovina più spesso che non rovini
570. davvero; s'inclina infatti e ritraendosi si raddrizza
571. e, dopo esser caduta in avanti, riprende la propria posizione
572. tornando in equilibrio. Così, dunque, le case vacillano tutte,
573. in cima più che al mezzo, al mezzo più che alla base, alla base pochissimo.
574. C'è anche un'altra causa dello stesso grande tremore:
575. quando il vento con una subitanea massa grandissima d'aria,
576. sorta o dall'esterno o dentro la terra stessa,
577. si è scagliato nelle cavità della terra, ed ivi freme
578. dapprima con tumulto fra le grandi spelonche
579. ‹e› turbinando scorrazza; poi l'impetuosa forza
580. sfrenata erompe fuori e, insieme squarciando
581. profondamente la terra, produce una grande voragine.
582. È ciò che accadde in Siria, a Sidone, e avvenne ad Egio,
583. nel Peloponneso, città che furono distrutte
584. da tale erompere di vento e dal terremoto che insorse.
585. E, oltre a queste, molte mura crollarono per grandi
586. movimenti nella terra, e molte città s'inabissarono
587. in fondo al mare coi propri abitanti.
588. E, anche se non prorompono, tuttavia l'impeto stesso dell'aria
589. e la fiera forza del vento si diffondono per i fitti canali
590. della terra come un brivido, e di lì provocano un tremore;
591. come il freddo, quando penetra a fondo nelle nostre membra,
592. loro malgrado le scuote e le costringe a tremare e a dimenarsi.
593. Per duplice terrore si trepida dunque nelle città:
594. di sopra temono le case, di sotto paventano le caverne,
595. che la natura della terra non le disgreghi d'un tratto,
596. e squarciata spalanchi ampiamente la sua voragine
597. e sconvolta voglia riempirla delle sue rovine.
598. Quindi credano pure, a loro piacimento, che il cielo e la terra
599. resteranno incorrotti, sotto la garanzia di un'eterna salvezza:
600. ciò nonostante talora la forza stessa del pericolo presente
601. insinua da qualche lato anche questo stimolo di timore:
602. che la terra, all'improvviso sfuggita di sotto i piedi, cada
603. nel baratro, e l'insieme delle cose la segua, travolto
604. totalmente, e sopravvenga una confusa rovina del mondo.
605. Anzitutto si meravigliano che la natura non renda
606. più grande il mare, quando vi defluiscono tante acque,
607. quando vi si versano da ogni parte tutti i fiumi.
608. Aggiungi le vaganti piogge e le tempeste volanti,
609. che aspergono e inondano tutti i mari e le terre;
610. aggiungi le sorgenti sue proprie; eppure, rispetto all'intera massa
611. del mare, tutto sarà un aumento appena pari a un'unica goccia;
612. sì che non fa meraviglia se il mare, grande com'è, non cresce.
613. Inoltre, gran parte ne toglie il sole col suo ardore.
614. E infatti vediamo che coi suoi raggi ardenti il sole
615. asciuga vesti imbevute di umidità;
616. ma di mari ne vediamo molti e che si stendono per ampi tratti.
617. Quindi, benché da ogni singolo luogo il sole sottragga
618. alla distesa del mare una piccola parte d'acqua,
619. tuttavia in così grande spazio ne prenderà molta alle onde.
620. Per altro, anche i venti possono togliere gran parte d'acqua
621. spazzando le distese dei mari, poiché per effetto dei venti
622. molto spesso vediamo in una sola notte le strade
623. asciugarsi e il molle fango rappigliarsi in croste.
624. Inoltre ho insegnato che anche le nuvole tolgono molta
625. acqua raccogliendola dalla grande distesa del mare,
626. e la spargono dappertutto sull'intero orbe terrestre,
627. quando piove sulle terre e i venti trasportano le nuvole.
628. Infine, poiché la terra ha corpo poroso
629. ed è congiunta col mare, di cui cinge da ogni lato le rive,
630. l'acqua, come defluisce nel mare dalla terra, così deve
631. diffondersi nella terra dalla distesa salmastra;
632. vien filtrata infatti la salsedine, e l'elemento liquido
633. rifluisce indietro e confluisce tutto alla sorgente dei fiumi,
634. e di lì ritorna sulle terre con dolce corrente,
635. ove la via una volta aperta fa scender le onde con liquido piede. |[continua]|
636. |[LIBRO VI, 2]|
637. Ora spiegherò quale sia la ragione per cui attraverso le fauci
638. del monte Etna spirano a volte fuochi con turbine
639. tanto grande. E infatti, scoppiata con vasta rovina,
640. la tempesta di fiamme, spadroneggiando per i campi dei Siculi,
641. attirò su di sé gli sguardi delle genti vicine,
642. quando queste, al vedere tutte le regioni del cielo fumide
643. mandare scintille, riempivano i petti di pauroso affanno,
644. domandandosi quali rivolgimenti macchinasse la natura.
645. In queste cose è necessario che tu veda largo e a fondo
646. e che scruti lontano in tutte le direzioni,
647. perché ti rammenti che la somma delle cose è infinita
648. e veda come dell'intera somma un solo cielo
649. sia una piccola parte e risulti una minima frazione,
650. né sia tanta parte quanta di tutta la terra è un uomo solo.
651. Se ti poni ciò bene davanti alla mente e chiaramente l'osservi
652. e lo vedi chiaramente, di molte cose cesserai di meravigliarti.
653. Forse alcuno di noi, infatti, si meraviglia se qualcuno
654. ha contratto nelle membra una febbre insorta con calore
655. ardente o un'altra qualunque dolorosa malattia nel corpo?
656. Si gonfia infatti d'improvviso un piede, un acuto dolore
657. sovente assale i denti, attacca persino gli occhi,
658. il fuoco sacro scoppia e serpeggiando nel corpo brucia
659. ogni parte che ha assalita, e s'insinua attraverso le membra,
660. certo perché esistono semi di molte cose,
661. e questa terra e il cielo producono a sufficienza morbi e mali
662. perché ne possa crescere la violenza d'una malattia immensa.
663. Così dunque si deve credere che all'intero cielo e alla terra
664. dall'infinito sia fornita ogni cosa a sufficienza
665. perché possa la terra d'un tratto scossa agitarsi
666. e per il mare e le terre trascorrere un travolgente turbine,
667. traboccare il fuoco dell'Etna, fiammeggiare il cielo.
668. Anche ciò infatti avviene, e s'accendono le regioni celesti,
669. e tempeste di pioggia scoppiano con maggiore violenza,
670. quando per caso si sono raccolti così i semi delle acque.
671. "Ma troppo è enorme il tempestoso ardore di questo incendio".
672. S'intende; e così è anche per il fiume che appare il più grande
673. a colui che non ne ha visto prima uno più grande; così sembra
674. enorme un albero o un uomo; e tutte le cose
675. che in ogni genere ciascuno ha viste più grandi, se le immagina
676. enormi, mentre tutte, insieme con il cielo e la terra e il mare,
677. sono nulla rispetto all'intera somma della somma universale.
678. Ma ora spiegherò in quali modi quella fiamma, suscitata
679. d'un tratto, divampi fuori dalle vaste fornaci dell'Etna.
680. In primo luogo, la natura di tutto il monte è cava di sotto,
681. generalmente sostenuta da caverne di basalto.
682. In tutte le spelonche, inoltre, ci sono vento ed aria.
683. Giacché vento diventa l'aria quando è stimolata da agitazione.
684. Esso, quando si è molto scaldato e calde ha fatte, infuriando,
685. tutte le rocce intorno, dove tocca, e la terra, e ne ha fatto
686. prorompere un caldo fuoco con fiamme veloci,
687. si leva e si lancia così, dritto per le fauci, in alto.
688. E così sparge la vampa lontano, e lontano dissemina
689. le faville, ed emette turbini di fumo con densa caligine,
690. e insieme caccia fuori massi di mirabile peso;
691. quindi non puoi dubitare che questa sia la burrascosa forza dell'aria.
692. Inoltre, su gran parte delle radici di quel monte il mare
693. infrange i flutti e ne riassorbe il ribollìo.
694. Da questo mare spelonche s'inoltrano sotterra sino alle alte
695. fauci del monte. Per questa via bisogna ammettere che passi
696. *
697. e lo stato delle cose lo costringe a penetrare a fondo dal mare
698. aperto, e a soffiar fuori e così levare in alto la fiamma
699. e lanciare massi e sollevare nembi di sabbia.
700. Sull'estrema cima ci sono infatti crateri, come li chiamano là,
701. mentre noi li diciamo fauci e bocche.
702. Ci sono anche alcuni fatti per i quali non basta dire
703. una sola causa, ma bisogna dirne parecchie, di cui tuttavia
704. una sola dev'essere la vera. Così, se per tua parte vedi un corpo
705. esanime d'uomo giacere lontano, conviene che tu dica tutte
706. le cause di morte perché sia detta quella che sola è per lui vera.
707. Infatti non potresti provare che sia morto di spada,
708. né di freddo, né di malattia, né, putacaso, di veleno;
709. ma sappiamo che è qualcosa di tal genere ciò che gli è capitato.
710. Similmente siamo in grado di dire questo per molte altre cose.
711. Con l'avanzare dell'estate cresce, e inonda i campi,
712. unico sulla terra, il Nilo, fiume di tutto l'Egitto.
713. Esso suole irrigare l'Egitto nel pieno della calura,
714. perché d'estate spirano contro le sue bocche gli aquiloni,
715. che in quella stagione si dice siano venti etesii,
716. e soffiando contro la corrente la trattengono e, respingendo
717. le onde in su, colmano il letto e costringono il fiume a fermarsi.
718. Infatti soffiano senza dubbio in senso opposto al corso del fiume
719. queste folate, che giungono dalle gelide stelle del polo.
720. Il fiume invece proviene dalla torrida zona dell'austro,
721. e ha la sorgente fra nere stirpi d'uomini dal colore bruciato,
722. nelle profondità della regione del mezzodì.
723. È anche possibile che un grande cumulo di sabbia s'erga
724. contro le bocche del fiume opponendosi alle onde,
725. quando il mare sconvolto dai venti caccia la sabbia verso l'interno;
726. così avviene che lo sbocco del fiume sia meno libero
727. e similmente sia meno agevole l'impeto delle onde.
728. Può essere anche, forse, che in quel tempo le piogge cadano
729. più abbondanti verso la sua sorgente perché allora gli etesii
730. soffi degli aquiloni cacciano tutte le nuvole in quei luoghi.
731. Certo, quando le nuvole, spinte verso la regione del mezzodì,
732. si sono radunate, là alfine, sbattute insieme contro gli alti monti,
733. vengono addensate e violentemente premute.
• forse il Nilo cresce dal profondo degli alti monti degli Etiopi,
734. quando il sole che rischiara tutte le cose costringe
735. le bianche nevi, coi raggi che le squagliano, a scendere nei piani.
736. Ora, suvvia, ti spiegherò di quale natura siano dotati
737. i luoghi e laghi Averni, quanti ve ne sono.
738. Anzitutto, quanto al fatto che son chiamati Averni, questo nome
739. fu imposto per l'effetto, perché sono nocivi a tutti gli uccelli:
740. e infatti questi, quando a volo sono giunti diritti su quei luoghi,
741. dimentichi del remeggio delle ali abbassano le vele
742. e cadono a capofitto, lasciandosi andare col collo flaccido
743. in terra, se per caso è tale la natura dei luoghi,
• in acqua, se per caso disotto si stende un lago d'Averno.
744. Un luogo siffatto è presso Cuma, ove fumano monti
745. pieni d'acre zolfo, ricchi di calde sorgenti.
746. Ce n'è uno anche fra le mura di Atene, proprio in cima
747. alla rocca, presso il tempio di Pallade Tritonide, datrice di vita,
748. dove le rauche cornacchie non spingono mai con le ali
749. i loro corpi, nemmeno quando gli altari fumano di offerte:
750. tanto tendono a fuggire, non per evitare le ire acerbe di Pallade
751. provocate dal loro vigilare, come cantarono i poeti dei Greci,
752. ma perché la natura stessa del luogo produce da sé l'effetto.
753. Anche in Siria, si dice, similmente si può vedere un luogo,
754. dove anche i quadrupedi, appena vi mettono piede,
755. son costretti dalla sua stessa forza a stramazzare pesantemente,
756. come se d'un tratto fossero sacrificati ai Mani divini.
757. Ma tutte queste cose si svolgono per legge naturale,
758. e son chiare le cause da cui traggono origine;
759. perciò non si deve credere che in quelle regioni possa esistere
760. la porta di Orco, e non dobbiamo quindi pensare che per caso
761. di là dietro gli dèi Mani tirino giù le anime alle rive acherontee,
762. come spesso si suppone che gli alipedi cervi con le nari
763. tirino fuori dalle tane le selvagge stirpi dei serpenti.
764. Ma ascolta quanto questo si discosti lontano dalla verità,
765. giacché ora tento di parlare della cosa in sé stessa.
766. Anzitutto dico ciò che anche prima ho detto spesso,
767. che nella terra ci sono elementi di ogni specie di cose;
768. molti, che servono di cibo, vitali, e molti che possono
769. provocare malattie e affrettare la morte.
770. E prima ho mostrato che per esseri viventi diversi
771. cose diverse sono più adatte ai bisogni della vita,
772. perché dissimile è la natura e dissimili sono fra loro
773. gli intrecci e le forme degli elementi.
774. Molte cose dannose passano attraverso le orecchie,
775. molte rovinose e scabre a toccarsi s'insinuano per le stesse nari,
776. né sono poche quelle che devono essere evitate dal tatto
777. e fuggite dalla vista e che sono sgradevoli al gusto.
778. Poi, si può vedere quante cose cagionino all'uomo un senso
779. aspramente increscioso e siano nauseanti e perniciose.
780. In primo luogo è propria di certi alberi un'ombra
781. tanto perniciosa che sovente causano dolori al capo,
782. se qualcuno si è coricato ai loro piedi, disteso nell'erba.
783. C'è anche, sui grandi monti dell'Elicona, un albero
784. che col ributtante odore del suo fiore suole uccidere un uomo.
785. Senza dubbio tutte queste cose sorgono dal suolo
786. per la ragione che molti semi di molte cose in molti modi
787. frammisti contiene la terra e separati li distribuisce.
788. E nottetempo una lampada spenta da poco, quando con l'acre
789. puzzo offende le nari, in quel punto stesso assopisce
790. chi per malattia è solito stramazzare ed emettere schiuma.
791. E per il greve castoreo la donna giace assopita
792. e dalle mani tenere le sfugge il nitido lavoro,
793. se ne aspira l'odore nel tempo delle mestruazioni.
794. E molte altre cose dissolvono alle giunture le membra
795. illanguidite, e fanno vacillare l'anima nelle sue sedi.
796. Infine, se a lungo indugi in un bagno caldo
797. quando sei troppo satollo, quanto facilmente avviene
798. che in mezzo alla vasca dell'acqua bollente sovente tu crolli!
799. E i grevi vapori e l'odore dei carboni quanto facilmente s'insinuano
800. nel cervello, se non li abbiamo prevenuti bevendo prima acqua!
801. E quando ci ha invasi la febbre ardente che spossa le membra,
802. allora l'odore del vino fa l'effetto di un colpo mortale.
803. Non vedi anche dentro la terra stessa formarsi lo zolfo
804. e rappigliarsi il bitume dall'odore nauseante,
805. e ancora, dove gli uomini seguono vene d'argento e d'oro,
806. frugando a fondo col ferro i recessi della terra,
807. quali odori emani Scaptensula dal sottosuolo?
808. E quali miasmi talora esalano le miniere d'oro!
809. Come riducono le facce degli uomini e come i colori!
810. Non vedi o non senti dire come sogliano morire
811. in breve tempo e come manchino di forza vitale quelli
812. che la grande potenza della necessità costringe a tale fatica?
813. La terra dunque esala tutte queste esalazioni
814. e le emana fuori all'aperto e nei liberi spazi del cielo.
815. Così anche i luoghi Averni devono mandar su un vapore
816. mortale per gli uccelli, che dalla terra si leva nell'aria,
817. sì che per un certo tratto avvelena la distesa del cielo;
818. e appena l'uccello vi è giunto portato dalle ali,
819. viene impedito in quel punto, ghermito dall'occulto veleno,
820. sì che cade a piombo sul luogo per cui spira l'esalazione.
821. Quando vi è precipitato, lì la stessa forza di quell'esalazione
822. rapisce da tutte le membra gli ultimi resti di vita.
823. Infatti, dapprima provoca quasi una specie di vertigine;
824. poi avviene che, quando ormai gli uccelli son caduti
825. nelle fonti stesse del veleno, lì debbano anche vomitare la vita,
826. perché grande abbondanza di elementi malefici li attornia.
827. Avviene anche talora che questa forza e le esalazioni d'Averno
828. scaccino l'aria, quanta se ne trova fra gli uccelli e il suolo,
829. sì che in quel tratto resta un luogo quasi vuoto.
830. E, quando gli uccelli volando sono giunti dritti su quel luogo,
831. sùbito barcolla il sostegno delle penne reso vano
832. e tutto lo sforzo delle ali dall'un lato e dall'altro è frustrato.
833. A quel punto, quando non possono poggiare e reggersi sulle ali,
834. si capisce che la natura li costringa a cadere in terra per il peso
835. e che essi, abbattendosi per lo spazio ormai quasi vuoto,
836. esalino le loro anime per tutti i meati del corpo.
837. Più fredda, inoltre, diventa l'acqua nei pozzi d'estate,
838. perché la terra si fa porosa per il calore e, se per caso
839. racchiude semi di caldo suoi propri, li sprigiona nell'aria.
840. Quanto più, dunque, la terra è esausta per il calore,
841. tanto più fredda diventa l'acqua che è nascosta nella terra.
842. Quando dal freddo poi tutta la terra è premuta, e si contrae
843. e si rappiglia, naturalmente avviene che nel contrarsi
844. sprema nei pozzi ogni calore che ha in sé stessa.
845. Presso il tempio di Ammone, così dicono, si trova una fonte
846. che è fredda nella luce del giorno e calda durante la notte.
847. Di questa fonte gli uomini troppo si stupiscono, e alcuni credono
848. che bolla per l'ardere violento del sole al disotto della terra,
849. quando la notte ha ricoperto la terra di oscurità spaventosa.
850. Ma questo è troppo remoto dalla verità.
851. E difatti, se il sole, tastando il nudo corpo dell'acqua,
852. non ha potuto renderlo caldo dalla parte di sopra,
853. sebbene in cielo la sua luce goda di tanto ardore,
854. come potrebbe esso da sotto la terra, che ha corpo tanto fitto,
855. riscaldare l'acqua e di ardente calore farla satura?
856. E questo quando a mala pena esso può per i muri delle case
857. insinuare coi raggi ardenti le sue vampe.
858. Qual è dunque la spiegazione? Senza dubbio è questa: la terra
859. che sta intorno alla fonte si stende più rada che il restante suolo,
860. e ci son molti semi di fuoco vicino al corpo dell'acqua.
861. Perciò, quando la notte ha coperto la terra d'onde stillanti rugiada,
862. sùbito nelle sue profondità si raffredda la terra e si contrae.
863. Così avviene che essa, come se fosse compressa da una mano,
864. sprema nella fonte tutti i semi di fuoco che racchiude,
865. e questi fanno caldo il contatto dell'acqua e il suo vapore.
866. Poi, quando il sole sorgendo ha disserrato coi raggi la terra
867. e l'ha diradata mescendovi ardente calore,
868. di nuovo ritornano nelle antiche sedi gli elementi del fuoco,
869. e tutto il calore dell'acqua si ritrae nella terra.
870. Per questo la fonte diventa fredda nella luce del giorno.
871. Inoltre, l'acqua della fonte è battuta dai raggi del sole
872. e, avanzando la luce, si fa rada per effetto della tremula vampa;
873. per questo avviene che lasci andare tutti i semi di fuoco
874. che racchiude; come spesso emette il gelo che contiene in sé,
875. e scioglie il ghiaccio e ne allenta i nodi.
876. C'è anche una fonte fredda, su cui spesso la stoppa
877. tenuta sospesa prende fuoco d'un tratto e fiammeggia,
878. e una fiaccola similmente s'accende sopra le onde
879. e risplende, dovunque, mentre nuota, è sospinta dai venti.
880. Indubbiamente perché ci sono nell'acqua moltissimi semi
881. di fuoco, e dalle profondità della terra stessa corpi
882. di fuoco devono sorgere attraversando tutta la fonte
883. e insieme spirar fuori ed uscire all'aperto,
884. tuttavia non così numerosi che la fonte si possa scaldare.
885. Inoltre, una forza li costringe a erompere fuori d'un tratto
886. sparsi qua e là per l'acqua e ad aggregarsi in alto.
887. Similmente, in mezzo al mare, presso Arado, c'è una fonte
888. che scaturisce con acqua dolce e intorno a sé scosta le onde salate;
889. e in molti altri luoghi il mare offre
890. un ausilio opportuno ai naviganti assetati,
891. perché fra le onde salate fa sgorgare acque dolci.
892. Così, dunque, per quella fonte possono erompere
893. e scaturire fuori i semi di fuoco; e quando vengono a unirsi
894. nella stoppa o aderiscono al corpo della fiaccola,
895. facilmente ardono sùbito, perché la stoppa e le fiaccole
896. anch'esse hanno in sé e contengono molti semi di fuoco.
897. Non vedi anche, quando avvicini a notturne lampade
898. un lucignolo allora allora spento, come s'accenda prima
899. di toccare la fiamma, e come con una fiaccola accada lo stesso?
900. E molte cose inoltre, toccate dal solo calore, divampano
901. a distanza, prima che il fuoco da presso le pervada.
902. Questo, dunque, si deve pensare accada anche in quella fonte.
903. Proseguendo, prenderò a dire per quale legge di natura
904. accada che il ferro possa essere attirato da quella pietra
905. che i Greci chiamano magnete dal nome della patria,
906. perché ha origine nel patrio territorio dei Magneti.
907. Questa pietra è per gli uomini oggetto di meraviglia,
908. perché spesso forma una catena di anellini che pendon da essa.
909. Cinque infatti, e più, è possibile talora vedere
910. in fila discendente oscillare ai lievi soffi dell'aria,
911. dove ognuno pende da un altro aderendo di sotto,
912. e l'uno conosce dall'altro il potere avvincente della pietra:
913. in modo tanto penetrante il suo potere si propaga.
914. In cose di questo genere molti punti devono essere accertati
915. prima che tu possa spiegare la cosa stessa,
916. e con lunghissimi giri ci si deve appressare;
917. perciò più attente le orecchie e la mente richiedo.
918. Anzitutto da tutte le cose, quante ne vediamo,
919. continuamente devono fluire ed essere emessi e diffusi
920. corpi che feriscano gli occhi e provochino il vedere.
921. E continuamente fluiscono da certe cose gli odori;
922. come il fresco ‹dai› fiumi, il calore dal sole, dalle onde
923. del mare l'esalazione che corrode i muri presso le spiagge.
924. Né cessano vari suoni di trasvolare per l'aria.
925. Ancora, spesso entra in bocca umidità di sapore salmastro,
926. quando camminiamo lungo il mare; e, d'altra parte,
927. quando guardiamo mescere infusi d'assenzio, ci punge l'amaro.
928. Tanto è vero che da tutte le cose emanazioni d'ogni specie
929. fluendo si distaccano e da ogni parte si diffondono in tutte
930. le direzioni, né sosta, né requie è mai dato frapporre al fluire,
931. poiché di continuo i nostri sensi ne sono impressionati, e sempre
932. possiamo vedere ogni cosa, percepirne l'odore e sentirne il suono.
933. Ora tornerò a ricordare come tutte le cose abbiano corpo
934. poroso; ciò che anche al principio del mio canto appare chiaro.
935. E in verità, benché il conoscere questo sia importante
936. per molte cose, in primo luogo per questa cosa stessa,
937. di cui m'appresto a discorrere, è necessario senz'altro accertare
938. che nulla è percepibile che non sia materia mista col vuoto.
939. Anzitutto, avviene che nelle spelonche le rocce di sopra
940. trasudino umidità e stillino gocce trapelanti.
941. Similmente da tutto il nostro corpo traspira il sudore,
942. crescono la barba e i peli per tutte le membra, per gli arti.
943. Il cibo si spande in tutte le vene, accresce e alimenta
944. anche le estreme parti del corpo e le unghie.
945. Così sentiamo il freddo e l'ardente calore passare
946. attraverso il bronzo, così li sentiamo passare attraverso l'oro
947. e attraverso l'argento, quando teniamo nelle mani coppe piene.
948. Ancora, le voci attraversano a volo le pareti di pietra
949. delle case, passano per esse l'odore e il freddo e il calore
950. del fuoco, che suole penetrare anche il robusto ferro.
951. Ancora, dove la corazza del cielo cinge dintorno
952. *
953. e insieme la forza della malattia, quando s'insinua dall'esterno;
954. e le tempeste sorte dalla terra e dal cielo, naturalmente,
955. quando si sono allontanate, si ritirano nel cielo e nella terra;
956. giacché non c'è composto che non abbia poroso il corpo.
957. A ciò s'aggiunge che i corpi che sono comunque emessi
958. dalle cose, non hanno tutti il medesimo effetto,
959. né nel medesimo modo sono adatti a tutte le cose.
960. Anzitutto, il sole brucia e dissecca la terra,
961. ma scioglie il ghiaccio e sopra gli alti monti coi raggi
962. fa che si squaglino le nevi accumulate in alti mucchi.
963. Ancora, la cera si liquefà, se viene esposta al suo calore.
964. Similmente il fuoco rende liquido il bronzo e fonde l'oro,
965. ma contrae e restringe il cuoio e la carne.
966. Inoltre, l'acqua indurisce il ferro uscito dal fuoco,
967. ma ammorbidisce il cuoio e la carne induriti dal calore.
968. Alle barbute caprette piace tanto l'oleastro, come se proprio
969. spirasse ambrosia e fosse impregnato di nettare; mentre
970. per l'uomo non c'è nulla che sia più amaro di questa fronda.
971. Ancora, il maiale fugge la maggiorana e teme ogni
972. unguento: difatti per i setolosi maiali sono violenti veleni,
973. mentre pare che a noi talora quasi rinnovino la vita.
974. Ma all'opposto, mentre per noi il fango è ripugnantissimo
975. lordume, questo stesso sembra gradevole ai maiali,
976. sì che insaziabilmente da capo a piedi si voltolano lì dentro.
977. Un'altra cosa ancora rimane, che pare da dirsi
978. prima che io prenda a dire del fatto in questione.
979. Poiché le varie cose sono dotate di molti pori,
980. questi devono possedere nature dissimili fra loro
981. ed avere ciascuno una propria forma e propri condotti.
982. Difatti negli esseri viventi ci sono vari sensi, ognuno dei quali
983. accoglie in sé il proprio oggetto in un modo suo proprio.
984. Invero vediamo che in una parte penetrano i suoni e in un'altra
985. il sapore dei succhi, in un'altra gli odori esalanti dai cibi cucinati.
986. Inoltre si vede che una cosa attraversa le pietre
987. e un'altra il legno, un'altra passa per l'oro
988. e un'altra esce per i meati dell'argento e del vetro.
989. Si vede infatti fluire di qua l'immagine, di là passare il calore,
990. e una cosa più celermente delle altre traversare lo stesso luogo.
991. È chiaro che ciò avviene per effetto della natura dei condotti,
992. che, come ho mostrato poc'anzi, varia in molti modi,
993. a causa della dissimile natura e struttura delle cose.
994. Dunque, quando questi principi, ben confermati e stabiliti,
995. ci staranno tutti davanti alla mente, pronti,
996. per il resto facilmente da essi sarà tratta la spiegazione
997. e così sarà palesata intera la causa che attira la forza del ferro.
998. Anzitutto, da questa pietra devono fluire moltissimi semi
• una corrente, che con gli urti disperde
999. tutta l'aria che è posta fra la pietra e il ferro.
1000. Quando questo spazio si svuota ed in mezzo si sgombra
1001. un'ampia zona, sùbito gli atomi del ferro
1002. corrono in avanti e cadono nel vuoto, congiunti, e avviene
1003. che l'anello stesso li segua ed avanzi così con tutto il corpo.
1004. Né c'è alcuna cosa che sia più intrecciata
1005. nei suoi primi elementi e per stretta coesione più compatta
1006. che la natura del robusto ferro e la sua fredda ruvidezza.
1007. Perciò non fa meraviglia † ...... †
1008. se i corpi, che in gran numero sono insieme usciti dal ferro,
1009. non possono correre nel vuoto senza che l'anello stesso li segua;
1010. e questo esso fa, e li segue, finché raggiunge alfine
1011. la pietra stessa e aderisce ad essa con legami invisibili.
1012. La stessa cosa avviene in tutte le direzioni: da qualunque lato
1013. lo spazio si vuoti, sia di traverso sia di sopra,
1014. sùbito i corpi vicini si precipitano nel vuoto;
1015. giacché li muovono gli urti dal lato opposto, né essi
1016. possono da sé, spontaneamente, levarsi in alto, nell'aria.
1017. Inoltre vi s'aggiunge, perché ciò possa meglio avvenire,
1018. anche un'altra cosa, che aiuta, e il moto ne è avvantaggiato:
1019. appena di fronte all'anello l'aria è diventata più rada
1020. e il luogo è più libero e vuoto,
1021. sùbito avviene che tutta l'aria che è posta dietro l'anello
1022. quasi lo cacci da tergo e lo spinga innanzi.
1023. Sempre infatti l'aria sferza le cose che circonda;
1024. ma in tale circostanza avviene che spinga il ferro innanzi,
1025. perché da un solo lato lo spazio è vuoto e lo accoglie in sé.
1026. Quest'aria di cui parlo, per i fitti pori del ferro
1027. sottilmente insinuandosi fino alle parti minute,
1028. lo batte e lo spinge, come vento che spinga nave e vele.
1029. Infine, tutte le cose devono nel corpo racchiudere
1030. aria, perché sono di corpo poroso, e l'aria
1031. a tutte le cose sta intorno ed accosto.
1032. Quest'aria, dunque, che addentro sta nascosta nel ferro,
1033. sempre è agitata da moto senza tregua, e così
1034. sferza, senza dubbio, l'anellino e lo spinge dall'interno;
1035. e questo certo va nella stessa direzione in cui già una volta
1036. s'è precipitato e nella zona vuota verso cui ha preso lo slancio.
1037. Avviene pure che da questa pietra talvolta la natura del ferro
1038. si discosti, usando fuggirla e seguirla a vicenda.
1039. Ho visto inoltre saltar su ferrei anelli di Samotracia
1040. ed insieme infuriare limatura di ferro dentro bacini
1041. di bronzo, sotto cui era stata messa questa pietra di Magnesia:
1042. tanto il ferro appare smanioso di fuggir via dalla pietra.
1043. Se il bronzo è interposto, si crea una discordia tanto grande
1044. perché, evidentemente, quando l'emanazione del bronzo
1045. ha prima raggiunto e occupato gli aperti condotti del ferro,
1046. l'emanazione della pietra arriva seconda, e tutto trova pieno
1047. nel ferro, e non ha luogo per cui possa passare come prima;
1048. è quindi costretta a urtare e battere con la sua onda
1049. gl'intrecci del ferro; così respinge da sé e agita
1050. attraverso il bronzo quel che, senza questo, di solito attira.
1051. A questo proposito, cessa di stupirti di ciò: che la corrente
1052. di questa pietra non ha la forza di muover parimenti altre cose.
1053. Giacché alcune stan ferme in virtù del proprio peso: tale è l'oro;
1054. altre invece, poiché hanno corpo poroso, sì che la corrente
1055. vi passa a volo intatta, non possono esser spinte in alcun luogo:
1056. di questa specie è evidentemente la materia del legno.
1057. La natura del ferro, dunque, è intermedia e, quando
1058. ha accolto in sé certi corpuscoli di bronzo, allora avviene
1059. che le pietre di Magnesia la muovano con la loro corrente.
1060. Né tuttavia questi fenomeni son tanto estranei ad altre cose
1061. che solo ben poche cose di questa specie io trovi tali
1062. da poterle menzionare come connesse esclusivamente fra loro.
1063. In primo luogo, vedi che le pietre si legano soltanto con la calce.
1064. Dalla colla di toro il legname è congiunto insieme in tal modo
1065. che spesso le venature delle tavole si schiantano per un difetto
1066. prima che i legami della colla taurina possano allentare la stretta.
1067. Il succo nato dalla vite è pronto a mischiarsi con fonti d'acqua,
1068. mentre non possono far questo la greve pece e l'olio lieve.
1069. E il purpureo colore della conchiglia si congiunge insieme
1070. col corpo della lana, sì che non può esser diviso in alcun modo,
1071. neppure se col flutto di Nettuno t'adopri a ripristinarla,
1072. neppure se l'intero mare voglia detergerla con tutte le onde.
1073. Infine, non è una sola la cosa che unisce l'oro all'oro,
1074. e non è vero che al bronzo ‹il bronzo› è unito solo dallo stagno?
1075. Quanti altri casi ancora potremmo trovare! Ma a che pro?
1076. Né tu hai alcun bisogno di tanto lunghe ambagi,
1077. né a me conviene spendere qui tanta fatica, ma è meglio
1078. brevemente abbracciare molte cose con poche parole:
1079. quei corpi i cui intrecci son capitati in reciproco riscontro,
1080. sì che i vuoti di questo corrispondono ai pieni di quello,
1081. e i vuoti di quello ai pieni di questo, fanno l'unione migliore.
1082. Accade pure che certi corpi possano tenersi congiunti fra loro
1083. come se fossero intrecciati per mezzo di anellini e di uncini:
1084. tale appare piuttosto il caso di questa pietra e del ferro.
1085. Ora spiegherò quale sia la causa delle malattie e donde
1086. la forza maligna possa sorgere d'un tratto e arrecare esiziale
1087. strage alla stirpe degli uomini e alle torme degli animali.
1088. Anzitutto, sopra ho insegnato che esistono semi
1089. di molte cose che per noi sono vitali,
1090. e per contro è necessario che ne volino molti altri che causano
1091. malattia e morte. Quand'essi per casuale incontro
1092. si son raccolti e han perturbato il cielo, l'aria si fa malsana.
1093. E tutta quella forza di malattie e la pestilenza,
• vengono dall'esterno, attraversando nell'alto il cielo
1094. come le nuvole e le nebbie, o spesso si raccolgono e sorgono
1095. dalla terra stessa, quando essa, pregna di umidità,
1096. è diventata putrida sotto i colpi di piogge e di soli eccessivi.
1097. Non vedi pure che dalla novità del cielo e delle acque
1098. sono provati quanti giungono in un luogo lontano dalla patria
1099. e dalla casa, perché grande è la discrepanza delle cose?
1100. Infatti, che differenza pensiamo ci sia fra il clima dei Britanni
1101. e quello che c'è in Egitto, dove l'asse del mondo s'abbassa?
• che differenza fra il clima che c'è nel Ponto e quello
1102. che va da Cadice fino alle nere stirpi d'uomini dal colore bruciato?
1103. E come vediamo che questi quattro climi dalle parti
1104. dei quattro venti e delle regioni del cielo son diversi fra loro,
1105. così si vede che il colore e la faccia degli uomini differiscono
1106. largamente e le malattie s'attaccano ai viventi secondo le razze.
1107. C'è l'elefantiasi, che nasce presso il corso del Nilo,
1108. nel cuore dell'Egitto, e in nessun altro luogo.
1109. Nell'Attica sono colpiti i piedi, e nel territorio acheo
1110. gli occhi. Altri luoghi poi sono nemici ad altre
1111. parti e membra: di ciò è causa il variare dell'aria.
1112. Perciò quando una zona di cielo, che per caso ci sia avversa,
1113. si mette in agitazione e un'aria malefica comincia a spargersi,
1114. come una nebbia e una nuvola a poco a poco s'insinua
1115. e, dovunque s'avanzi, tutto perturba e forza a trasformarsi;
1116. avviene pure che, quando arriva alfine al nostro cielo,
1117. lo corrompa e lo renda a sé simile e a noi avverso.
1118. E così, sùbito questa nuova specie di rovina e di pestilenza
• si abbatte sulle acque o penetra persino nelle messi
• in altri cibi degli uomini e nelle pasture del bestiame,
• anche rimane sospesa nell'aria stessa la sua forza,
1119. e, quando respirando ne immettiamo in noi gli aliti contaminati,
1120. dobbiamo insieme assorbire nel corpo quegli elementi maligni.
1121. In simile modo la pestilenza raggiunge spesso anche i buoi,
1122. e la malattia si estende ai tardi greggi belanti.
1123. Né importa se noi stessi andiamo in luoghi a noi avversi
1124. e passiamo sotto il mantello di un altro cielo,
• la natura spontaneamente porta a noi un cielo corrotto
• qualcosa con cui non siamo avvezzi ad aver contatto,
1125. che può colpirci con l'arrivare improvviso.
1126. Tale causa di malattie e mortifera emanazione, un tempo,
1127. nel paese di Cecrope, rese funerei i campi
1128. e spopolò le strade, svuotò di cittadini la città.
1129. Venendo infatti dal fondo della terra d'Egitto, ove era nato,
1130. dopo aver percorso molta aria e distese fluttuanti,
1131. piombò alfine su tutto il popolo di Pandione.
1132. Allora, a torme eran preda della malattia e della morte.
1133. Dapprima avevano il capo in fiamme per il calore
1134. e soffusi di un luccichìo rossastro ambedue gli occhi.
1135. La gola, inoltre, nell'interno nera, sudava sangue,
1136. e occluso dalle ulcere il passaggio della voce si serrava,
1137. e l'interprete dell'animo, la lingua, stillava gocce di sangue,
1138. infiacchita dal male, pesante al movimento, scabra al tatto.
1139. Poi, quando attraverso la gola la forza della malattia
1140. aveva invaso il petto ed era affluita fin dentro il cuore afflitto
1141. dei malati, allora davvero vacillavano tutte le barriere della vita.
1142. Il fiato che usciva dalla bocca spargeva un puzzo ributtante,
1143. simile al fetore che mandano i putridi cadaveri abbandonati.
1144. Poi le forze dell'animo intero ‹e› tutto il corpo
1145. languivano, già sul limitare stesso della morte.
1146. E agli intollerabili mali erano assidui compagni
1147. un'ansiosa angoscia e un lamentarsi commisto con sospiri.
1148. E un singhiozzo frequente, che spesso li costringeva notte e giorno
1149. a contrarre assiduamente i nervi e le membra, li struggeva
1150. aggiungendo travaglio a quello che già prima li aveva spossati.
1151. Né avresti notato che per troppo ardore in alcuno
1152. bruciasse alla superficie del corpo la parte più esterna,
1153. ma questa piuttosto offriva alle mani un tiepido contatto,
1154. e insieme tutto il corpo era rosso d'ulcere quasi impresse a fuoco,
1155. come accade quando per le membra si diffonde il fuoco sacro.
1156. Ma la parte più interna in quegli uomini ardeva fino alle ossa,
1157. nello stomaco ardeva una fiamma, come dentro fornaci.
1158. Sicché non c'era cosa, benché lieve e tenue, con cui potessi giovare
1159. alle membra di alcuno, ma vento e frescura cercavano sempre.
1160. Alcuni immergevano nei gelidi fiumi le membra ardenti
1161. per la malattia, gettando dentro le onde il corpo nudo.
1162. Molti caddero a capofitto nelle acque di pozzi profondi,
1163. mentre accorrevano protendendo la bocca spalancata.
1164. La sete che li riardeva inestinguibilmente e faceva immergere
1165. i corpi, rendeva pari a poche gocce molta acqua.
1166. E il male non dava requie: i corpi giacevano
1167. stremati. La medicina balbettava in un muto sgomento,
1168. mentre quelli tante volte rotavano gli occhi spalancati,
1169. ardenti per la malattia, privi di sonno.
1170. E molti altri segni di morte si manifestavano allora:
1171. la mente sconvolta, immersa nella tristezza e nel timore,
1172. le ciglia aggrondate, il viso stravolto e truce,
1173. le orecchie, inoltre, tormentate e piene di ronzii,
1174. il respiro frequente o grosso e tratto a lunghi intervalli,
1175. e stille di sudore lustre lungo il madido collo,
1176. sottili sputi minuti, cosparsi di color di croco
1177. e salsi, a stento cavati attraverso le fauci da una rauca tosse.
1178. Non cessavano, poi, di contrarsi i nervi nelle mani e di tremare
1179. gli arti, e di montare su dai piedi a poco a poco il freddo.
1180. Così, quando alfine si appressava il momento supremo,
1181. erano affilate le narici, assottigliata e acuta la punta
1182. del naso, incavati gli occhi, cave le tempie, gelida e dura
1183. la pelle nel volto, cascante la bocca aperta; la fronte rimaneva tesa.
1184. E non molto dopo le membra giacevano irrigidite dalla morte.
1185. E generalmente quando raggiava il sole dell'ottavo giorno,
• anche sotto la luce del nono, esalavano la vita.
1186. E se taluno d'essi, come accade, era sfuggito a morte e funerali,
1187. per ulcere orrende e nero flusso di ventre
1188. più tardi tuttavia lo attendevano consunzione e morte;
• anche molto sangue corrotto, spesso con dolore di testa,
1189. gli colava dalle narici intasate: qui affluivano
1190. tutte le forze dell'uomo e la sostanza del suo corpo.
1191. Se poi qualcuno era scampato al terribile profluvio di sangue
1192. ributtante, ciò nonostante la malattia gli penetrava nei nervi
1193. e negli arti e fin dentro gli organi genitali.
1194. E alcuni, gravemente temendo il limitare della morte,
1195. vivevano dopo essersi mutilati del membro virile col ferro;
1196. e taluni, pur senza mani e senza piedi, rimanevano
1197. tuttavia in vita, come altri perdevano gli occhi:
1198. tanto si era impadronito di loro un acuto timore della morte.
1199. E inoltre un oblio di tutte le cose invase certuni,
1200. sicché non potevano riconoscere neppure sé stessi.
1201. E benché sulla terra giacessero insepolti mucchi di corpi
1202. su corpi, tuttavia gli uccelli e le fiere o fuggivano
1203. balzando lontano, per evitare l'acre puzzo,
1204. oppure, se li assaggiavano, languivano per morte imminente.
1205. E d'altronde in quei giorni non era affatto facile che qualche
1206. uccello comparisse, e le stirpi delle fiere, abbattute,
1207. non uscivano dalle selve. La maggior parte languiva
1208. per la malattia e moriva. Soprattutto la fedele forza dei cani,
1209. stesa per tutte le strade, spirava penosamente;
1210. ché la forza della malattia strappava la vita dalle membra.
1211. Funerali senza corteo, desolati, gareggiavano nell'esser affrettati.
1212. Né c'era specie di rimedio che valesse sicuramente per tutti;
1213. infatti ciò che ad uno aveva dato la possibilità di continuare
1214. a respirare i vitali aliti dell'aria e a contemplare gli spazi
1215. del cielo, ad altri era esiziale e cagionava la morte.
1216. Una cosa, in tali frangenti, era miseranda, e molto,
1217. sopra ogni altra, penosa: ognuno, quando si vedeva
1218. assalito dalla malattia, come se fosse condannato a morte,
1219. perdendosi d'animo giaceva col cuore addolorato
1220. e, rivolto a visioni funeree, esalava l'anima in quel punto stesso.
1221. E infatti il contagio dell'avida malattia non cessava
1222. in alcun momento d'attaccarsi dagli uni agli altri,
1223. come se fossero lanute pecore e torme di cornuti bovi.
1224. E questo soprattutto accumulava morti su morti.
1225. Giacché tutti quelli che evitavano di visitare i congiunti malati,
1226. mentre troppo bramavano la vita e temevano la morte,
1227. li puniva poco dopo con morte turpe e trista,
1228. derelitti, privi di soccorso, la micidiale mancanza di cure.
1229. Ma quelli che davano aiuto, se ne andavano per il contagio e la fatica,
1230. cui allora li costringevano a sobbarcarsi il senso dell'onore
1231. e la carezzevole voce dei languenti con mista una voce di pianto.
1232. Questo genere di morte affrontavano, dunque, tutti i migliori
1233. *
1234. e l'uno sugli altri, gareggiando nel seppellire la folla
1235. dei congiunti; tornavano spossati dal pianto e dal cordoglio;
1236. poi, in gran parte s'abbandonavano sui letti per l'angoscia.
1237. Né si poteva trovare alcuno che la malattia
• la morte o il lutto non colpissero in tale frangente.
1238. Inoltre languiva ormai ogni pastore e custode di armenti
1239. e insieme il robusto guidatore dell'aratro ricurvo;
1240. e ammucchiati in fondo ai tuguri giacevano i corpi
1241. che povertà e malattia avevano dati in balìa della morte.
1242. Su esanimi fanciulli corpi inanimati di genitori
1243. avresti potuto talora vedere, e viceversa figli
1244. esalare la vita su madri e padri.
1245. E in non minima parte dai campi quell'afflizione confluì
1246. nella città: la portò la languente folla dei campagnoli,
1247. che colpita dalla malattia conveniva da ogni parte.
1248. Riempivano tutti i luoghi e le case: tanto più, quindi,
1249. nell'arsura così ammassati la morte a caterve li accatastava.
1250. Molti corpi prostrati dalla sete per via e stramazzati
1251. presso le fontane giacevano distesi,
1252. col respiro strozzato dal troppo deliziarsi d'acqua;
1253. e in gran numero avresti potuto vedere, per i luoghi aperti
1254. al popolo, qua e là, e per le vie, membra languide nel corpo
1255. mezzo morto, orride per lo squallore e coperte di stracci,
1256. perire nella sozzura del corpo, con sulle ossa la sola pelle,
1257. ormai quasi sepolta sotto ulcere spaventose e lordura.
1258. Tutti i santuari degli dèi la morte aveva infine riempiti
1259. di corpi esanimi; e tutti i templi dei celesti
1260. rimanevano ingombri di cadaveri dovunque,
1261. perché i custodi avevano gremito di ospiti quei luoghi.
1262. E infatti ormai né la religione, né la maestà degli dèi
1263. contavano molto: il dolore presente aveva il sopravvento.
1264. Né si serbava nella città quel rito di sepoltura
1265. con cui prima quel popolo sempre aveva usato farsi inumare;
1266. infatti, sconvolto, era tutto preso dal panico; e ognuno, mesto,
1267. inumava il proprio morto ‹composto› secondo la circostanza.
1268. E a molti orrori li indussero ‹gli eventi› repentini e la povertà.
1269. Così con grande clamore ponevano i propri consanguinei
1270. sopra roghi eretti per altri, e di sotto accostavano
1271. le fiaccole, spesso rissando con molto sangue
1272. piuttosto che lasciare i corpi in abbandono.