parafrasi del 6°canto del purgatorio

Materie:Appunti
Categoria:Italiano

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Testo

PARAFRASI DEL VI° CANTO (vv. 58-fine)

Ma osserva là un anima che, sta
tutta sola, e guarda con insistenza verso di noi:
quella ci indicherà la via più rapida”.
Andammo verso di lei: o anima lombarda,
come te ne stavi superba e disprezzosa
dignitosa e lenta nel muovere gli occhi!
Ella non ci diceva nulla,
ma ci lasciava procedere, solo con lo sguardo attento
come un leone quando sta in riposo.
Tuttavia Virgilio le si avvicinò, pregandola
che ci indicasse la via più agevole;
ed essa non rispose alla domanda,
ma da dove venissimo e chi fossimo
ci chiese; e Virgilio incominciava a dire
“Mantova…” e l’ombra, solitaria,
si drizzò in piedi verso di lui dal luogo dove stava,
e disse: “O mantovano, io sono Sordello
della tua terra!”; e i due si abbracciarono.
Ahi Italia schiava, albergo di dolori,
nave senza guida nella tempesta,
non signora dei popoli, ma luogo di corruzione!
Quell’anima nobile fu così sollecita/pronta,
solo sentendo il dolce suono della sua città,
a fare accoglienza al suo concittadino;
ed ora in te non sanno stare senza guerra
i tuoi abitanti, e si dilaniano l’un l’altro
quelli chiusi dallo stesso muro e fossato.
Cerca, infelice, lungo le tue coste,
e pi osserva il tuo interno,
se qualche parte di te vive in pace.
A che cosa è servito che risistemasse il freno
Giustiniano, se la sella è vuota?
Se le leggi mancassero, la vergogna sarebbe minore.
Ahi gente (di chiesa) che dovresti dedicarti solo ad attività religiose,
e lasciare che l’imperatore segga sulla sella,
se comprendi bene ciò che Dio ti prescrive,
osserva come questa cavalla è diventata riottosa
xil fatto che non è guidata dagli speroni dell’imperatore,
dopo che tu prendesti le redini in mano.
O Alberto d’Asburgo che abbandoni a sé
questa (l’Italia) che è diventata indomita e selvaggia,
mentre dovresti montare sulla sua sella,
scenda dal cielo il castigo
sopra te e la tua discendenza, e sia straordinario ed evidente (il castigo),
tale che il tuo successore ne abbia timore!
Perché tu e tuo padre avete tollerato,
trattenuti dagli interessi di Germania,
che il giardino dell’impero (Italia) fosse devastato.
Vieni a vedere Montecchi e Cappelletti,
Monaldi e Filippeschi, o uomo indifferente:
e vedrai quelli ormai abbattuti, e quelli timorosi!
Vieni, uomo crudele, e osserva la condizione umiliata
dei nobili, e provvedi ai loro guasti;
vedrai la contea di Santafiora come è decaduta!
Vieni a vedere la tua Roma che piange,
vedova e sola, e giorno e notte invoca:
“O mio re, perché non stai in mia compagnia?”
Vieni a vedere la gente quanto si vuol bene!
e se nn t muove e spinge alcuna pietà verso di noi,
vieni a vergognarti della tua fama.
E se mi è consentito, o sommo Dio
che fosti crocifisso per la nostra salvezza in terra,
sono forse i tuoi giusti occhi rivolti altrove?
O è un disegno preparatorio che nell’abisso
della tua sapienza agisci per un qualche bene
che è per ora del tutto remoto?
Poiché le città d’Italia sono tutte piene
di tiranni, e può diventare un Marcello
ogni villano che si dedica alla lotta politica.
Firenze mia, puoi essere ben contenta
di questa digressione che non ti riguarda,
grazie al tuo popolo che si impegna.
Molti hanno in cuore la giustizia, e si esprime lentamente
xkè nn venga in evidenza in forme sconsiderate;
invece il tuo popolo ha sempre sulle labbra (la giustizia).
Molti rifiutano gli uffici pubblici;
ma il popolo tuo risponde con prontezza
senza essere stato chiamato, e grida “Sono pronto io a sostenere il peso!”
Ora rallegrati xkè ne hai proprio motivo:
hai ricchezza, 6 in pace e hai saggezza!
Se dico la verità, i fatti en sono testimonianza.
Atene e Sparta, che fecero
le antiche leggi e furono così civili,
fecero ben poco per il viver bene
in confronto a te, che prendi così sottili
provvedimenti, che a novembre
ciò che hai deciso ad ottobre non giunge approvato.
Quante volte, del tempo che puoi ricordare,
legge, moneta, cariche e costumi
hai cambiato, e hai rinnovato i cittadini!
E se ben ricordi e vedi con chiarezza,
ti scoprirai simile a quella malata
che non può trovare riposo sul letto,
ma con il rivoltarsi cerca di dare sollievo al suo dolore.

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