Giacomo Leopardi

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Testo

Tra vita ed arte di Leopardi

Leopardi nacque nel 1798 a Recanati, nelle Marche allora territorio dello stato pontificio, da una famiglia non molto espansiva x quanto riguarda i sentimenti anzi molto rigida.
Da una pagine dello Zibaldone una specie di diario dell’intellettuale, si ricava il ritratto della madre, la quale sembrava invidiasse coloro che perdevano i figli in quanto sollevavano i genitori dal mantenerli, era molto gioiosa qnd un malato si avvicinava alla morte, considerava la bellezza come una disgrazia ed era felice che i suoi figli fossero deformi e brutti: questo influì molto sulla crescita di Leopardi in quanto aveva un animo sensibile e delicato ma viveva in una famiglia gelida dove il sentimento d’amore del vangelo sembrava un incubo del peccato.
Quindi né nella famiglia torvo un inserimento ma neanche al di fuori xkè l’intellettuale non riusciva a relazionarsi con i prp coetanei cosi che si rinchiuse x circa 7 anni nella biblioteca del padre dove vi erano circa 1500 libri, e cosi grazie all’apprendimento molto veloce imparò molte lingue(latino, greco ebraico) e soprattutto studiò Locke, Montesquieu, Rousseau, inoltre il padre essendo di idee reazionarie anche la maggior parte dei libri lo era e cosi ebbero anke una grande influenza su Leopardi, ke a furia di studiare si dice fosse affetto da una forma di scoliosi.
In questo periodo cominciò a scrivere varie opere come le DISSERTAZIONI FILOSOFICHE,la tragedia POMPEO IN EGITTO,tradusse opere come GLI IDILLI DI MOSCO, inoltre egli trasportava sulla carta, nelle sue opere le sue emozioni i suoi pensieri. Nel 1817 cominciò a scrivere lo Zibaldone.
Non ebbe quasi nessun rapporto con i prp coetanei quindi non conobbe i sentimenti dell’amore e dell’amicizia, ebbe un solo amico Giordani con cui iniziò un rapporto epistolare in una lettera racconta a Giordani che provò a fuggire di casa, e che aveva problemi alla vista e quindi non riusciva leggere. Inoltre cominciò a trascrivere i suoi sentimenti, ciò che provava e lasciò l’immaginazione, e qst passaggio è segnato da una pagina del Zibaldone del 1820 in cui racconta che iniziò a scrivere di ciò che provava, xkè non poteva più leggere, a causa dei suoi problemi di vista e quindi scriveva ciò ke provava il sentimento dell’infelicità e pian piano divenne una specie di filosofo che x lui stava a significare sentimentale, quindi era molto vicino al Sehnsucht.
Ed in qst periodo scrisse CANZONI DEL SUICIDIO; ULTIMO CANTO DI SAFFIO.
Nel 1822 ebbe il permesso dal padre di recarsi a Roma dove sperava di trovare un ambiente diverso da ql di Recanati, ma non fu così xkè vide una città dispersiva, anonima disgustosa,e qst esperienza lo fece uscire da suo stato di pessimismo individuale e passo ad una forma di pessimismo cosmico.
Inoltre tra il 1827 e 1828 stette a Firenze dove entrò in contatto con gli intellettuali liberisti della rivista Nuova Antologia ma ne mantenne le distanze; e a Pisa a causa di problemi di salute.
Nel 1829 ritorno a Recanati e nel 183 torno a Firenze dove fu deluso da una donna a cui dedicava il ciclo di poesie Aspasia.
Nel 1831 conobbe Ranieri un esule napoletano con cui strinse un rapporto di fraterna amicizia e si stabilì a Napoli dove cominciò a comporre due opere sepolcrali basata sull’atto di morire e la seconda sul ritratto di una bella donna e cosi Leopardi materialista, comincia a chiedersi come faccia la natura umana fatta esclusivamente di materia a provare sentimenti. Inoltre si soffermo soprattutto sulla situazione della restaurazione scrivendo un opera dal titolo LE COSE TRALASCIATE, dove vi erano i granchi ke rappresentavano gli austriaci, i topi e liberali e le rane i reazionari, in primis lui attaccava le rane e i granchi e poi i topi ke erano trp ottimisti.
La sua poetica attraversa 3 fasi ben specifiche; la prima che aveva un carattere immaginario, poi la seconda qll filosofica - sentimentale, e la terza era qll eroica.
Leopardi ebbe una visione molto precisa della poesia classica, in quanto x lui fu la scoperta del bello, xkè secondo lui la poesia non era x i moderni xkè loro basavano le loro idee sulla loro,e secondo lui dove c’era ragione non vi era poesia, e che la poesia dei moderni era solo eloquenza e cioè il saper parlare bene. In un primo momento con lo studio delle opere di Rousseau Leopardi affronta la fase del pessimismo storico in quanto secondo lui gli antichi erano felici xkè vivevano a stretto contatto con la natura , ma in seguito l’uomo si allontana dalla natura x un suo progresso e cosi si avvicina alla ragione e diviene un uomo infelice; quindi si ha una prima fase nella quale si ha la natura madre benigna del’’uomo che lo cela, lo difende da tt le cose negative, e poi lo abbandona e l’uomo diviene infelice. Lui in qst periodo scrisse delle opere ispirate agli antichi Bruto(figlio di Cesare che si suicidò x aver perso in seguito all’omicidio del padre i suoi ideali di libertà) e a Saffio(donna che x amore si suicidò, in quanto no era molto bella e non era accettata dall’uomo di cui si era innamorata), ma cn qst opere non vuol dire che lui era x il suicidio, anche se era ateo non accettava che l’uomo di togliesse da solo la vita.
In seguito affrontò la fase del pessimismo psicologico – sensistico e ciò che l’uomo viene messo al mondo x essere felice(teoria del piacere), ma la ricerca della felicità dell’uomo sarà vano, xkè il senso di felicità è infinito, nel senso che l’uomo può essere felice attraverso degli oggetti e quindi limitare in quel momento il suo senso di felicità, ma dopo poi ritorna a ricercarla quindi cè un rapporto di limitatezza e infinità. Quindi l’uomo è sempre insoddisfatto di felicità, quindi si ha un senso di infelicità.
In passato con il sensismo la felicità era un qlks ke arrivava dopo un dolore, e cosi x Leopardi la felicità è quel qlks che arriva dopo la fine di un avvenimento, di un dolore, ma è anche ciò che si aspetta con un qualcosa, qnd attendiamo qlks.
In seguito secondo lui il senso di insaziabilità della felicità dell’uomo ne è responsabile la natura che si occupa soltanto di mantenere in vita il sistema e cioè,la nascita dell’uomo x poi morire, e x poi rinascere morire ecc.., quindi l natura da madre diventa matrigna, e l’uomo ha bisogno di essere felice sulla terra xkè dopo on vi è nnt, da cui la concezione atea di Leopardi.(Manzoni crede nella fede, in un mondo al di là della morte e ke si puo essere felici llì, quindi c’è bisogno di raccontarsi favole, falsità x consolarsi dell’infelicità), e secondo lui l’uomo deve essere coraggioso prendere atto di non essere nulla, di essere poco, prendere atto del vero e uscire dl ridicolo e quindi si arriva alla ragione.
Pian piano si avvicina al pessimismo cosmico, attraverso le opere meccanicistiche del 700, e cioè l’infelicità di tutti, questo può essere meglio interpretato dal topos(tema letterario) che spesso userà e cioè il giardino, bello, colorato, che poi è calpestato da chi ci entra, le piante, i fiori tagliati dal giardiniere, e quindi rappresenta la sofferenza di tutti ma l’uomo è colui che soffre di più xkè è consapevole è rispetto agli altri essere.
Inoltre x lui l’uomo è fragile e che sparisse non avrebbe nessun effetto sul mondo. Il messaggio finale di Leopardi è ke gli uomini devono essere solidali tra di loro contro la natura che li ha resi infelici, e questo xo è anche un illudersi di essere chissà cosa. In questo periodo scrisse la Ginestra,fiore tipico del paesaggio vesuviano, in quanto visse i suoi ultimi mesi di vita a Napoli, e secondo lui l’uomo era il nulla rispetto a quel paesaggio, in qunto è soppresso dalla forza di quel paesaggio e cioè dalla natura che distrusse molte vite e quindi tante speranze di uomini.

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