Che stai? Già secol l'orma ultima lascia

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Testo

CHE STAI? GIÀ SECOL L'ORMA ULTIMA LASCIA

Sonetto, con due quartine a rima incrociata (ABBA ABBA) e due terzine a rima alternata (CDC EFE), di endecasillabi piani.
* FIGURE RETORICHE
 FONETICHE
■ ALLITTERAZIONE
* “l” (“il secol l'”, “ultima lascia”, “del”, “le leggi”), “t” (“stai”, “ultima”, “tempo”, “rotte precipita portando entro la notte quattro tuoi lustri”);
* “r” (“error”, “ira”, “troppo”, “viver”, “ore prodotte or”), “t” (“prodotte”, “fatiche dotte”, “diratti antico”);
* “n” (“infelice”, “amante”, “senza”, “giovine”, “anni”, “in sembiante”), “t” (“disperato amante”, “patria”, “tutti”, “te stesso”, “sembiante”);
* “l” (“la”, “lunga l'”, “altamente”, “almeno libere”), “t” (“stai”, “vita”, “arte”, “altamente”, “tentino”, “carte”), “r” (“breve”, “arte”, “oprar”, “libere carte”)
Prevalenza di suoni orali
■ ASSONANZA
* “dove”_”rotte”_”notte”, “secol”_”tempo”_”entro”_”freddo”;
* “vita”_”ira”, “hai”_”diratti”, “viver”_”fatiche”, “ore”_”prodotte”_”dotte”;
* “disperato”_”aspro”;
* “che”_”almen”
■ CONSONANZA
* /
* “ira”_”ore”, “prodotte”_”dotte”_”diratti”;
* /
* “non”_”almen”
 DELL'ORDINE
■ ANAFORA
* “che”_”che”, “che stai?”_”che stai?”
■ ANTITESI
* “breve”_”lunga”, “giovine”_”rugoso”
■ CHIASMO
* “figlio infelice” (nome+aggettivo)_”disperato amante” (aggettivo+nome)
■ ENUMERAZIONE
* “l'error, l'ira e l'ambascia”, “figlio infelice e disperato amante, e senza patria, a tutti aspro e a te stesso, giovine d'anni e rugoso in sembiante”
■ GRADAZIONE O CLIMAX
* “error”_“ira”_“angoscia”, “figlio infelice”_”disperato amante”_”senza patria”_”a tutti aspro e a te stesso”_”giovine d'anni e rugoso in sembiante”
■ INVERSIONE
* “il secol l'orma ultima lascia”>>”il secol lascia l'ultima orma”, “dove del tempo son le leggi rotte precipita”>>”precipita dove le leggi del tempo son rotte”;
* “troppo hai del viver tuo l'ore prodotte”>>”hai prodotte troppo l'ore del tuo viver”, “e con fatiche dotte a chi diratti antico esempi lascia”>>”e lascia esempi a chi diratti antico con fatiche dotte”;
* “a tutti aspro e a te stesso”>”aspro a tutti e a te stesso”;
* “a chi altamente oprar non è concesso fama tentino almen libere carte”>>”a chi non è concesso oprar altamente tentino almen fama libere carte”
 DEL SIGNIFICATO
■ METAFORA
* “notte”, “freddo”=oblio, nulla eterno, dimenticatoio
■ PERIFRASI
* “l'orma ultima lascia”=si conclude, “dove del tempo son le leggi rotte”=nell'eternità, “troppo hai del viver tuo l'ore prodotte”=hai vissuto già troppo

1. COMPRENSIONE DEL TESTO
In questo sonetto l'autore si rivolge a Ugo Foscolo con il tu, quasi per dare l'idea di un dialogo interiore: nella prima strofa lo incita a non indugiare perché il XVIII secolo sta per finire e si poterà nell'oblio gli anni già trascorsi della sua vita; poi continua spiegando che deve muoversi a lasciare ai postere degli esempi, dei ricordi sotto forma di opere perché la vita altrimenti è solo una tortura senza significato e solo così può migliorare. Nella terza strofa lo descrive nei suoi aspetti più sensibili definendolo infelice perché orfano, amante senza speranza per le grandi passioni non corrisposte,senza patria perché esiliato, aspro e visibilmente vecchio nonostante la giovinezza. Infine riprende la prima strofa e lo rinvita a non indugiare perché l'arte, a differenza della vita, vive lungo i secoli e anche perché, se non può compiere gesti eroici, gli resta almeno una possibilità di avere successo mediante i suoi versi.
2. ANALISI DEL TESTO
2.1. Il ritratto che Foscolo traccia di se stesso in questo sonetto è chiaro nella terza strofa in cui si definisce figlio infelice, disperato amante senza patria e caratterialmente poco piacevole per la sua asprezza: questi tratti non sono un novità, bensì un luogo comune se si va ad analizzare le sue altre opere, anche se non si parla esplicitamente della morte come unica soluzione al fallimento della sua vita; tale tema è invece trattato ne “Le ultime lettere di Jacopo Ortis” dove per il protagonista, alter ego dell’autore, l’unica via che si offre per uscire da una situazione negativa, al tempo stesso insostenibile e immodificabile è la morte, intesa come distruzione totale e nulla eterno. In “Alla Sera” filo conduttore di tutta la poesia è l'accostamento sera–morte, tematica già presente nell'Ortis, ma con una sfumatura diversa: se nel romanzo il pensiero della morte è accompagnato da un senso di rassegnazione al corso delle cose, nel sonetto si può ritrovare la contemplazione della vita con serenità, pur mantenendo la certezza che tutte le sofferenze cessano solo con la morte. Negli ultimi versi del sonetto “Che stai? Già il secol l'orma ultima lascia” si può inoltre percepire che il poeta riuscirebbe a definirsi anche eroe solo grazie alle sue opere, come avviene in “A Zacinto” dove Foscolo, rispecchiandosi in Ulisse, può attribuire una dignità eroica al proprio esilio esaltando, come Omero, la propria poesia eternatrice. Paragono con “In morte del fratel Giovanni” si possono fare per quanto riguarda la definizione di esiliato: il poeta ricorda la famiglia dispersa, la madre lontana e contempla il perenne esilio che è la propria vita; nel suo animo si ravvivano perciò la certezza di un destino oscuro ed avverso, di un angoscia interiore, del desiderio della quiete fatale. Per quanto riguarda “I Sepolcri”, nella quarta parte che va dal verso 213 al 295, si riprende la definizione di fallito che può riguardare i primi vent'anni della vita di Foscolo (prima strofa), e quella di eroe mediante i suoi versi: se la funzione delle tombe, che in quanto oggetti materiali sono sottoposte a un'opera di distruzione, è limitata nel tempo, la poesia non è sottoposta alle leggi materiali, quindi la sua armonia può sfidare i secoli, vincere il silenzio a cui sono destinate le opere umane, conservando in eterno il ricordo. In questo modo Foscolo può riscattare tutte le sue delusioni ed i suoi fallimenti.
2.2. Da quanto lascia capire l'ultima terzina del sonetto, Foscolo ritiene che l'impossibilità di compiere azioni eroiche può essere rimpiazzata dalla possibilità di scrivere opere che assicurano fama per l'eternità, e in questo, oltre ad Omero, si avvicina ad Alfieri; anche secondo Alfieri infatti la letteratura supera l'azione e la poesia è dispensatrice di immortalità come è successo ad Ulisse per merito di Omero.
2.3. Dalla prima emerge un'idea del tempo come scorrere ineluttabile degli anni e distruzione di tutto ciò che è materiale: tutto ciò che è solido scompare nel corso del tempo,cade fra le tenebre del nulla eterno (filosofia materialistica). Lo stesso si percepisce nel sonetto "Alla Sera" in cui il tempo viene definito “reo”, colpevole della distruzione dei ricordi: ne deriva la volontà di allontanarsi dal presente per immergersi in una dimensione cosmica fuori del tempo, nella morte, che è totale annullamento ma anche pace, in cui si placa il tumulto interiore.
2.4. Si possono individuare antitesi all'undicesimo a dodicesimo verso che riportano al tema del tempo che tutto distrugge (“rugoso in sembiante”), anche ciò che sembra dover durare (“giovine d'anni”): ancora una volta il tempo dell'uomo, della sua vita, è definito “breve” ma viene fatto notare che l'arte, la scrittura di versi ed opere, invece dura molto di più e non è soggetta alle leggi del tempo (“lunga è l'arte”).tale presa di coscienza una nuova soluzione, una svolta radicale nell'esistenza del Foscolo.
2.5. Il sonetto rispecchia i caratteri del monologo di un eroe tragico grazie alla struttura stessa, al rivolgersi a se stesso, alla presenza di domande che sottolineano la drammaticità del momento, che incitano come in un dramma tragico a riflettere sulle proprie azioni che finora hanno seguito una strada che non può portare a nessun risultato positivo per il poeta. Eroe tragico risulta anche Jacopo Ortis perché rispetta chiaramente i pensieri di Foscolo adeguandosi al suo mondo interiore e alla sua vitalità passionale impetuosa; egli si mostra con tutta la sua assoluta ansia di libertà ed il suo desiderio di gloria, come avviene per lo scrittore nella realtà e nel sonetto “Che stai?...”.
3. APPROFONDIMENTO
Il componimento risulta un bilancio esistenziale per Foscolo e risulta avere dai lati positivi ed altri negativi:negativo è il dover vivere inutilmente perché il tempo che scorre inesorabile cancella le tracce del passato e vanifica ogni azione che lo stesso Foscolo ha compiuto nell'arco di vent'anni; il positivo sta in una soluzione: la stesura di opere degne di lode che possono conquistare la fama eterna come già è successo per le opere di Omero. Proponendosi di scrivere versi che denotano un animo libero, Foscolo ha una speranza di non vanificare tutto il suo operato lungo la sua vita.

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