Afro Publio Terenzio e Cecilio Stazio

Materie:Appunti
Categoria:Italiano

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Testo

Afro Publio Terenzio

Opere : 6 commedie palliate ( di ambientazione greca ) composte e rappresentate a Roma ( le didascalie indicano l’anno in cui furono allestite ).
Le opere:
166 a.C. : Andria ( la ragazza dell’isola di Andro ). Il tema di fondo è il conflitto generazionale e caratteriale tra padre e figlio. Deriva dalla “Contaminatio” di 2 commedie di Menandro: Andria e Perinthia.
165 a.C. : Hecyra “la suocera” ( fu un fiasco completo ). È un’opera stataria, di carattere ossia sono disegnati con arte e psicologia i caratteri dei due protagonisti anziani: Meneremo e Cremete.
Panfilo, tormentato e patetico, combattuto tra amore e pudore, spesso rende partecipe anche il pubblico del suo dramma anche il pubblico del suo dramma intimo e “sociale”. Bacchide, uno dei personaggi più peculiare del teatro Terenziano, è molto diversa dal modello di “cortigiana”, perché agisce spesso contro i propri interessi è anche sinceramente affezionata quegli elementi a Panfilo e glielo dimostra agendo per la sua felicità . Nonostante l’intreccio complicato e il colpo di scena finale, la commedia si impernia su due temi delicati: il senso della famiglia ossia la “patria potestes” e il “decoro” sociale. La commedia è interamente stataria cioè priva dell’azione teatrale e di quegli elementi della comicità tradizionale. In questa commedia è molto lontana l’intenzione di “risum manere”, bensì è un dramma pieno di affetti e, secondo i critici, è la più moderna e innovatrice.
163 a.C. : “ il punitore di se stesso”. È una commedia interamente “stataria” e di “carattere”, ripropone il problema del rapporto fra genitori e figli, e attraverso la figura del vecchio genitore Meneremo, pone in risolto i pregi e i difetti della società, secondo il modello Menandro ( quest’opera è tratta dell’omonima commedia di Menandro).
169 a.C. : Eunuchus “Eunuco”. Terenzio ripropone la commedia di tipo plautino con tutti gli ingredienti del teatro di Plauto e per i colpi di scena, è la meno stataria di tutte le altre. Più che parlare di comicità, è esatto parlare di forte ironia. Essa è il risultato di una contaminatio di due commedie scritte da Menandro ( Eunuchus, Colax )
169 a.C. Phormio (Formione). Il parassita Formione, insieme al servo Geeta che ha in affido i due giovani, non somigliano affatto agli schiavi truffaldini di Plauto, ma al contrario riescono a trasformare il “sistema” rappresentato dalla società del tempo, intendendo sui cavilli delle sue leggi per trarre vantaggio sia per gli altri che per se stessi.
160 a.C. Adelphoe ( i fratelli ). Deriva dall’omonima commedia di Menandro a cui aggiunge una scena intitolata “la Morte comune” dal greco difilo. Domina il contrasto dei caratteri che, come nel Formione sono contrapposti a due a due. E anche presente il contrasto tra due forme di educazione : quella tradizionale di Demea e quella liberale di Micione.

Anche se Terenzio ricorreva alla contaminatio, rimase comunque la novità apportata nell’ispirarsi ad altre opere, per cui all’interno di una commedia greca che egli usava come modello, inseriva alcune scene tratte da altri drammi: mentre Plauto si serviva di espressioni popolari e volgari e di giochi di parole, Terenzio formato al gruppo di intellettuali di cui faceva parte Scipione l’emiliano e Gaio Lelio, usò un linguaggio semplice, composto e in grado di riprodurre la realtà circostante. Rispetto a Plauto Terenzio è scrupolosamente attento ad ambientare in Grecia, secondo le sue tradizioni, le sue opere, escludendo usi e costui romani, eliminando quasi completamente i “cantica e usando invece i dialoghi e i versi lunghi. Mentre Plauto e Menandro si servivano del prologo per informare il pubblico dell’artefatto, anticipando anche la conclusione ( il pubblico poteva seguire meglio la vicenda e assumeva un ruolo superiore agli stessi personaggi della commedia, Terenzio trasforma il prologo informativo in un prologo e carattere critico e letterario: l’autore parla di sé, del sui modo di poetare e si difende dalle accuse dei suoi avversari. Un certo Lucio Lanuvio lo aveva accusato di aver sfruttato il procedimento della contaminatio. Nel prologo dell’Eunuchus Terenzio si difende dall’accusa di plagio sostenendo di aver attinto al modello greco, ma di non conoscere gli altri riconoscenti latini. Nel prologo della commedia “Il punitore di se stesso” spiega il significato della definizione “stataria”. Alcuni critici sostengono che la commedia terenziana non sia non sia una commedia d’azione, ma esclusivamente psicologica ossia di carattere ( è “stataria” quella commedia che non presenta scene movimentate, inseguimenti, litigi e scene comiche.
Nel prologo dell’Adelphoe Terenzio si difende dall’accusa di essere “prestanome di autori politicamente impegnati, ossia di protettori ai quali queste mal dicenze recavano offesa. Terenzio ammise che quell’accusa gli arreca vanto e orgoglio, meritando il fatto di aver aiutato gli uomini più importanti di Roma.
Terenzio elimina il prologo informativo perché puntava sugli effetti della “suspense” in quanto voleva che il pubblico si sentisse coinvolto emotivamente nelle vicende e provasse le stesse emozioni dei personaggi. Lo scopo di Plauto era solo divertire con le sue commedie, Terenzio trasmette un messaggio morale.
Terenzio attraverso le sue opere ispirate dal momento vissuto da Roma, consistente nell’incontro-scontro con la civiltà greca, diffondeva un ideale di “humanitas” nuovo per la mentalità dei romani.
“Humanitas” (interesse per l’uomo acquistava un nuovo significato e cioè quello di apertura verso i propri simili, oltre ogni barriera sociale: il singolo non era più soltanto “civis”, ma soprattutto “homo humanus”. Chi è indulgente nei confronti degli errori altrui, chi è tollerante da uomo fra gli uomini.
L’amore domina nel teatro di Terenzio : è fatto di comprensione sacrificio, rinnegamento di se, soddisfazione nel procurare felicità agli altri.
I vecchi : da libidinosi e invidiosi diventano affettuosi e premurosi verso i figli, i servi non sono alla ricerca di inganni e truffe e, se lo sono, per il bene dei giovani e anziani padroni

Cecilio Stazio
Di origine gallica fu fatto schiavo nel 222 a.C. dopo la sconfitta di Clastidium: fu poi reso libero e diventò amico di Ennio e dell’attore Ambirio Turione, assai famoso al suo tempo.
Autore di palliate, restano appena 300 versi delle seguenti commedie Placium (La collera), Meretrix (La cortigiana), Partitor (L’inganno), Pugil (Il pugile), epistola (La lettera), Exul (L’esule), Follacia (L’inganno). Egli imitava di preferenza le opere di Menandro e fu considerato fra i poeti della “commedia nuova” uno che era più conforme ai canoni classici. Molto vicino allo stile di Terenzio, egli introduceva nelle sue opere quell’invito a “riflettere”

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