L'Afghanistan

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L’AFGHANISTAN VISTO DA TIDU!
L’Afghanistan è una repubblica dell’Asia centro-occidentale, confinante a nord col Turkmenistan, l’Uzbekistan e il Tagikistan, a est con la Cina e il Pakistan, a sud con il Pakistan e a ovest con l’Iran. Ha una superficie di 647.500 km² e la capitale è Kabul.
Territorio
Morfologia
Il territorio è in prevalenza montuoso, dominato dai rilievi dell'Hindukush, che si estende per circa 965 km dalla catena del Pamir, a nord-est, fino ai confini con l'Iran, a ovest, con vette che superano i 7000 m di altezza. I numerosi passi naturali che attraversano i rilievi dell'Afghanistan rappresentano importanti vie di comunicazione tra le regioni interne del paese e gli stati confinanti; nei rilievi dell'Hindukush il passo dello Shibar (2987 m) collega la regione di Kabul alla parte settentrionale del paese, mentre il Khyber, sul confine nordorientale, attraversa la catena Sulaiman e collega la regione di Kabul alla città di Peshawar, in Pakistan. A nord-ovest i rilievi digradano nella pianura attraversata dall'Amudarja, mentre a sud e a sud-est lasciano il posto ad aree desertiche.
Idrografia
Oltre all'Amudarja che, noto nei tempi antichi con il nome di Oxus, scorre lungo il confine con il Tagikistan, altri fiumi di rilievo sono il Kabul, affluente dell'Indo, l'Helmand, il più lungo del paese, a sud, e l'Harirud, a ovest. Tutti i fiumi, a eccezione del Kabul, sfociano in laghi o paludi.
Clima
Il clima dell'Afghanistan è caratterizzato da marcate escursioni termiche sia diurne sia stagionali, dovute soprattutto alla diffusa presenza di alti rilievi; durante il giorno le temperature possono variare dagli 0 °C nelle prime ore del mattino ai 38 °C di mezzogiorno. Temperature estive intorno ai 49 °C sono state registrate nelle valli del nord, mentre le medie invernali raggiungono facilmente i -9,4 °C a quota 2000 m sui monti dell'Hindukush. A Kabul, situata a un'altitudine di circa 1830 m, gli inverni sono freddi e le estati temperate. Il clima è subtropicale a Jalalabad (550 m di altitudine, a sud di Kabul), mentre a Kandahar (1036 m) è mite. L'Afghanistan è un paese arido in cui le piogge, più frequenti tra ottobre e aprile, hanno una media annuale di circa 300 mm. Le tempeste di sabbia sono comuni nei deserti e nelle aride pianure.
Vegetazione
La vegetazione è composta da foreste di cedri, pini e altre conifere che crescono sui rilievi ad altitudini comprese tra i 1800 e i 3500 m, mentre sui bassi versanti si trovano arbusti e alberi di nocciolo, pistacchio, ginepro e frassino. A quote meno elevate la vegetazione, che consiste soprattutto di piante erbacee e arbusti, è piuttosto rada; numerose sono le varietà di fiori selvatici che sbocciano in primavera, sia sui monti sia nella steppa. Tra i diversi alberi da frutta crescono nel paese albicocchi, peschi, peri, meli, mandorli e noccioli, palme da dattero nell'estremo sud del paese, melograni e agrumi nella zona di Kandahar e di Jalalabad.
Popolazione
In base alla stima del 1999 la popolazione dell'Afghanistan, prevalentemente rurale, è di 25.824.882 abitanti, con una densità di 39,7 abitanti per km2. I principali gruppi etnici sono i Pathani (38% della popolazione), i Tagiki (25%), gli Hazari (19%) e gli Uzbeki (6%).
Nel 1990 più di 5 milioni di afghani si rifugiarono in Pakistan e in Iran e l'Alta commissione delle Nazioni Unite ha riportato che nel 1992 proprio dall'Afghanistan proveniva il maggior numero di esuli del mondo, pari a 4,5 milioni, di cui 2,9 milioni in Iran. Più dell'80% della popolazione vive e lavora nelle aree rurali; un fenomeno assai diffuso è il nomadismo.
Lingua e religione
La lingua ufficiale il Pasto (parlato dal 35% della popolazione), ma il Dari (lingua di origine persiana, parlata dai tagiki e dagli hazari, per un totale di 14 milioni di persone) è usato per redigere i documenti d’interesse storico o politicoi ; lungo i confini del paese si parla inoltre il turco, l'uzbeco, il turcomanno e il kirghizo. La quasi totalità della popolazione è musulmana sunnita (75%) e, in misura minore (24%), sciita; esigue minoranze sono costituite da ebrei, indù e parsi.
Istruzione e cultura
Nonostante l'istruzione sia gratuita e obbligatoria dai 7 ai 13 anni d'età, il tasso d’analfabetismo raggiunge il 68,5%, ma addirittura l’88% della popolazione non ha avuto una regolare istruzione scolastica. Tra i principali istituti universitari si ricordano l'Università di Kabul (fondata nel 1932), il Politecnico (1951) e l'Università degli studi islamici (1988), a Kabul, dove hanno inoltre sede le maggiori biblioteche del paese e il Museo cittadino, che conserva antiche reliquie buddhiste.
Suddivisioni amministrative e città principali
Dal punto di vista amministrativo, l'Afghanistan è diviso in trentuno province. Kabul, la capitale (2.029.000 abitanti l’intero agglomerato urbano, nel 1999), è posta all'incrocio tra le principali vie di comunicazione che attraversano i passi montani; le altre maggiori città sono Kandahar, importante centro commerciale, Herat, conosciuta per le antiche moschee, i palazzi e altre testimonianze di grande valore architettonico, e Mazar-al-Sharif, meta di pellegrinaggio dei religiosi.
Economia
L'Afghanistan è uno dei paesi più poveri del mondo, con un prodotto interno lordo di 19.300 miliardi di dollari USA e un reddito annuo pro capite di soli 800 di dollari (poco più di 1 milione e mezzo di lire). I piani quinquennali per lo sviluppo dei diversi settori dell'economia iniziati nel 1962 furono interrotti alla fine degli anni Settanta a causa dell'occupazione militare da parte delle forze dell'Unione Sovietica e della guerriglia della resistenza afghana che hanno portato il paese in una condizione di protratta guerra civile. La conclusione del conflitto ha inoltre determinato la cessazione degli aiuti economici da parte della stessa Unione Sovietica, da cui il paese era quasi completamente dipendente. Circa l'80% della popolazione è impegnata nell'allevamento e nell'agricoltura, praticata con strumenti arretrati e in difficili condizioni; è molto diffusa la disoccupazione, mentre è carente una forza lavoro qualificata nell'industria e nell'amministrazione.
L'agricoltura, il settore più rilevante dell'economia del paese, produce raccolti sufficienti a soddisfare il fabbisogno interno e in parte destinati all'esportazione. Le colture più diffuse sono frumento, granturco, riso, orzo, ortaggi, frutta e nocciole, a cui si aggiungono semi di ricino, robbia (usata per le tinture di colore rosso), assafetida (una resina medicinale), tabacco, cotone e barbabietola da zucchero, destinati all'industria. L'Afghanistan è inoltre ritenuto il maggiore produttore di oppio del mondo. L'allevamento degli ovini fornisce grandi quantità di carni, lana e pelli conciate, in parte destinate al consumo interno e in parte all'esportazione; di grande pregio, in particolare, è la pelle della pecora karakul, molto diffusa nel paese. Altri capi d'allevamento sono rappresentati da cammelli, cavalli, asini, bovini, caprini e pollame. Il settore primario, nel suo complesso, ha subito gravi danni nel corso della guerra che ha sottratto all'agricoltura quasi un terzo dell'intero terreno coltivabile del paese.
Tra gli anni Sessanta e Settanta l'industria manifatturiera conobbe un periodo di notevole sviluppo: il settore tessile, in particolare, raddoppiò la produzione di tessuti e filati di lana e cotone, che rappresentano tuttora la principale voce nelle esportazioni del paese. Sono presenti inoltre zuccherifici, cementifici, fabbriche di laterizi e scarpe, ubicati soprattutto nel distretto di Kabul; rilevante è inoltre l'esportazione dei tappeti che rappresentano il prodotto principale dell'artigianato locale.
Le notevoli riserve minerarie del paese comprendono oro, argento, rame, berillo e lapislazzuli, oltre a zolfo, ferro, cromo, zinco e uranio, i cui depositi non sono ancora stati completamente sfruttati a causa della difficoltà dei trasporti e della mancanza di specifiche competenze tecniche e di macchinari. Notevole è inoltre la produzione di sale (che soddisfa la domanda interna), di carbone e di gas naturale i cui depositi, situati nella regione nordorientale, furono sfruttati grazie ai finanziamenti dell'Unione Sovietica. Circa il 60% dell'elettricità è prodotta negli stabilimenti idroelettrici posti lungo i fiumi Helmand e Kabul, mentre il rimanente deriva da impianti termali a carbone o a petrolio.
L'unità monetaria corrente è l'afghani, suddiviso in 100 puls; l'istituto centrale di emissione è la Banca centrale dell'Afghanistan.
Commercio
Nel 1996 le esportazioni raggiungevano il valore di 80 milioni di dollari, ma solo il 10% di queste era verso i Paesi dell’Unione Europea. I prodotti maggiormente esportati sono gas naturale, frutta, noci, tappeti, pelli e cuoio, quelli importati materiali da costruzione, petrolio, macchinari, tè e zucchero. Oltre all'URSS, i maggiori acquirenti sono Pakistan, Gran Bretagna, Germania e India.
Trasporti
I collegamenti interni sono estremamente limitati a causa delle condizioni impervie del territorio: il paese non è infatti dotato di una rete ferroviaria e i corsi dei fiumi sono solo in piccola parte navigabili e principalmente utilizzati per il trasporto del legname. La rete stradale, il cui tratto principale collega Kabul alle città più importanti, si estende per circa 22.000 km, in gran parte non asfaltati e a tratti gravemente danneggiati a causa delle violente piogge primaverili e dei recenti combattimenti. Dromedari e altri animali da soma sono ampiamente utilizzati per il trasporto delle persone e delle merci. La Bakhtar Afghan Airlines è la compagnia di bandiera che effettua collegamenti nazionali e internazionali.
Ordinamento dello stato
L'Afghanistan era una monarchia fino al 1973 quando, detronizzato il re, fu proclamato un assetto istituzionale di tipo repubblicano. La Costituzione, promulgata nel febbraio 1977, definiva l'Afghanistan uno stato monopartitico e proclamava l'Islam religione di stato, affidando il potere esecutivo al presidente, dotato di ampi poteri, e il potere legislativo al Parlamento (Shura), composto da una Camera superiore (Camera degli anziani) e una minore (Camera del popolo). Sospesa la Costituzione vigente nell'aprile del 1978, in seguito al colpo di stato che portò al potere il Consiglio rivoluzionario, nel 1987 il governo comunista sostenuto dall'URSS promulgò una nuova Costituzione in base alla quale il presidente era eletto indirettamente per un mandato di sette anni e l'Assemblea Nazionale (Meli Shura) era composta dal Senato e dalla Camera dei rappresentanti. Il Partito democratico del popolo controllava il governo, anche se 50 dei 234 seggi nella Camera erano riservati ai membri dell'opposizione. Con il ritiro delle truppe sovietiche nel 1989 e la vittoria degli insorti islamici, che posero fine al regime comunista nell'aprile del 1992, il potere nel paese fu preso ad interim da parte del Consiglio direttivo, composto da rappresentanti degli ex gruppi guerriglieri.
Il tribunale di più alto grado dell'Afghanistan è la Corte Suprema; la Corte militare rivoluzionaria è competente in materia sia civile sia penale.
Storia
Le prime testimonianze storiche relative al territorio dell'attuale Afghanistan risalgono al VI secolo a.C., quando il paese divenne parte dell'impero persiano degli Achemenidi. Come tutto il resto dell'impero, la regione fu sottomessa intorno al 330 a.C. da Alessandro Magno, per passare, dopo la sua morte (323 a.C.), sotto la dominazione di Seleuco I Nicatore e, successivamente, del re indiano Chandragupta. In seguito, un'altra dinastia greca si stabilì nella Battriana (Afghanistan del nord), fondando uno stato che visse dal 256 al 130 a.C., quando venne sottomesso dai nomadi iraniani saka e più tardi dai kushana, che diffusero nella regione il buddhismo. Nel III e IV secolo d.C. i persiani sasanidi invasero il paese da ovest (vedi Persia; I Sasanidi). Gli unni euftaliti, infine, controllavano gran parte del territorio dell'Afghanistan quando gli arabi, intorno alla metà del VII secolo, conquistarono la regione, diffondendovi l'islam, che divenne, nel corso dei secoli, la religione più diffusa.
Le prime dinastie musulmane
I turchi compirono la completa sottomissione del territorio tra il X e l'XI secolo per opera del sultano Mahmud di Ghazni. La cultura islamica ebbe il momento di massimo splendore sotto la dinastia afghano-iraniana dei Ghoridi (1148-1215) che gradualmente estesero il loro dominio nel nord dell'India, essendo infine sconfitti dalle orde del conquistatore mongolo Gengis Khan che giunse dal nord intorno al 1220. La maggior parte del paese rimase quindi sotto il dominio mongolo fino alla fine del XIV secolo quando un altro invasore, Tamerlano, conquistò il Nord dell'Afghanistan. Tra i più importanti successori di Tamerlano vi fu Babur, fondatore della dinastia indiana dei Moghul. Sempre nel XVI secolo i safavidi iraniani e gli uzbeki del nord irruppero nella regione.
Conflitti con gli inglesi
Nel corso del XVII secolo, le numerose dinastie locali iniziarono ad acquisire potere ingaggiando una serie di conflitti con gli iraniani ed estendendo le loro azioni verso il Punjab indiano. La politica espansionistica si rafforzò all'inizio del XIX secolo, ma fu ostacolata dagli inglesi che temevano la violazione delle frontiere indiane e l'inserimento della Russia, filoafghana, nello scacchiere asiatico. Nel marzo 1838 un esercito anglo-indiano invase il paese scatenando la prima guerra afghana (1838-1842). Incontrando scarsa opposizione, nel 1839 gli invasori occuparono Kandahar ma, non riuscendo a controllare il paese, la abbandonarono.
La seconda guerra afghana
Le lotte fratricide nella famiglia del sovrano Dost Muhammad vennero sfruttate dai russi per estendere la loro influenza. Per contrastare la presenza russa, nel novembre del 1878 forze anglo-indiane invasero nuovamente l'Afghanistan; nel corso del conflitto che ne derivò (1878-1879), gli afghani subirono una serie di pesanti sconfitte militari. Nel 1880 il sovrano Abd al-Rahman, nipote di Dost Muhammad, confermò la cessione, precedentemente stipulata con gli inglesi, relativa al passo Khyber e ad altri territori afghani. La modernizzazione del paese fu avviata dal sovrano Aman Allah (1919-1926) il quale, ottenuto dalla Gran Bretagna il riconoscimento della sovranità afghana, intraprese una serie di riforme, sul piano politico, sociale e religioso, che nel 1923 portarono all'istituzione di un governo costituzionale, all'abolizione dei titoli nobiliari e all'estensione dell'istruzione alle donne. Tale programma di rinnovamenti suscitò la ferma opposizione della popolazione e, nel 1929, Aman Allah fu costretto ad abdicare e a lasciare il paese. Seguì un periodo di disordini e di violenze politiche fino a che non salì al trono (1933) Zahir Shah il cui governo intensificò il programma di modernizzazione e istituì stretti rapporti commerciali con la Germania, l'Italia e il Giappone. Allo scoppio della seconda guerra mondiale, Zahir Shah proclamò la propria neutralità (1939), ma nel 1941, su richiesta della Gran Bretagna e dell'Unione Sovietica, più di 200 tedeschi e italiani furono espulsi dal paese. Gli Stati Uniti stabilirono relazioni con l'Afghanistan nel 1942. Nel novembre 1946 l'Afghanistan divenne membro delle Nazioni Unite.
Le tensioni con il Pakistan
In politica estera, il paese dovette affrontare con il Pakistan (che aveva ottenuto l'indipendenza nel 1947) il problema del territorio sul confine, rivendicato da entrambi i paesi. Il Pakistan ignorò la richiesta avanzata dall'Afghanistan di chiamare a decidere la stessa popolazione del territorio e, per risposta, nel 1947 l'Afghanistan votò contro l'ammissione del Pakistan alle Nazioni Unite. Le relazioni tra i due paesi si inasprirono negli anni successivi con il verificarsi di sporadici scontri lungo i confini, specie dopo il 1949 quando, con l'appoggio dello stesso governo afghano, le popolazioni del luogo crearono un movimento per l'indipendenza di un paese che si sarebbe chiamato Pashtunistan, visto con favore dall'URSS, ma mai realizzato. Negli anni Cinquanta si intensificarono le relazioni politiche con i sovietici.
Il governo di Zahir
Nel 1963 Zahir rimosse il cugino Muhammad Daud, primo ministro dal 1953, assumendo il pieno controllo del governo e promulgò, l'anno successivo, una nuova Costituzione che garantiva una forma più liberale di governo. Le prime elezioni legislative in base alla nuova Costituzione si tennero nel settembre 1965.
Alla fine degli anni Sessanta, l'Afghanistan attraversò un periodo di pesanti difficoltà economiche aggravate da tre anni consecutivi di siccità durante i quali si ritiene siano morte per denutrizione circa 80.000 persone.
Nel 1973 fu abbattuta la monarchia e proclamata la repubblica a opera della fazione militare che faceva capo a Muhammad Daud. La sua politica di non allineamento fu stroncata da un colpo di stato operato da militari filosovietici il regime dei quali fu però osteggiato dai contadini e dall'élite musulmana. Malgrado il supporto militare sovietico la resistenza al governo proseguì nella lotta armata che crebbe di intensità anche dopo che l'URSS decise l'occupazione militare dell'Afghanistan (1979).
Le lotte civili
Tra il mese di maggio 1988 e il febbraio successivo, l'URSS ritirò le truppe di occupazione, ma il governo guidato da Muhammad Najibullah non cadde subito; la guerra civile continuò fino a che i ribelli occuparono Kabul (1992). Allora iniziarono i contrasti politici e militari tra gli stessi guerriglieri mujaheddin che si divisero tra una fazione filoiraniana di fondamentalisti sciiti e una fazione musulmana moderata guidata dal presidente Rabbani. Nel 1996 ad avere il sopravvento sono stati i taliban, studenti di teologia provenienti dalle regioni meridionali del paese, costituitisi nel 1994 in un movimento politico e militare sostenuto soprattutto dal Pakistan, ma anche dall'Arabia Saudita e dagli Stati Uniti (il cui scopo è la costruzione di un oleodotto che colleghi l'Asia centrale all'oceano Indiano). I taliban hanno istituito un duro regime islamico nel territorio da loro controllato, cioè in gran parte del paese compresa Kabul. Tra i provvedimenti adottati dai nuovi governanti, c'è l'obbligo di portare la barba per gli uomini e per le donne il divieto assoluto di lavorare, di frequentare una scuola, di vestirsi all'occidentale e di portare scarpe con i tacchi.

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