Socrate:la verità contro la crisi della polis

Materie:Appunti
Categoria:Filosofia

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Testo

Socrate
La Verità contro la crisi della pólis
A favore della difesa dell’éthos di Atene e della Grecia si schierarono alcuni fra gli uomini piú in vista della cultura come Erodoto, Sofocle, Senofonte ed Aristofane. Di particolare interesse sono Socrate e Platone, che accettarono la sfida dei sofisti sul terreno filosofico, utilizzando il loro stesso strumento di analisi: la ragione critica.
Socrate si opponeva al relativismo sofista, ponendo a tutti la domanda: “tí esti?” (“che cosa è?”), la quale implicava l’esistenza di una verità oggettiva. Essa si contrapponeva a “che cosa è per te?”, che era la domanda dei sofisti e presupponeva il relativismo. Con questa domanda Socrate dava un significato nuovo alla dialettica: se per i sofisti essa era stata uno strumento per far prevalere una opinione su un’altra, con Socrate la dialettica diventa strumento di ricerca e fonte di conoscenza non solo della Verità, ma anche dell’uomo (e degli uomini fra loro), perché proprio nell’uomo alberga la Verità. Questa ricerca si è quindi presentata immediatamente inseparabile dall’agire umano: la Verità, che scaturisce dall’uomo come conoscenza del Bene, all’uomo ritorna come norma per l’azione morale (fare il Bene).
Molti hanno accusato Platone di aver idealizzato la figura di Socrate, che come è noto non ha scritto nulla. Ma la lunghissima disputa fra gli specialisti sembra essere giunta a questa conclusione: fra le varie fonti che possediamo, quella di Platone rimane la piú attendibile. Platone descrisse Socrate come un uomo che in ogni momento della sua vita si dimostrò cittadino esemplare, che amò la sua pólis fino a volerne essere la “coscienza critica” per stimolare i cittadini alla virtú; e nello stesso tempo come un uomo che aveva creduto con tutte le sue forze in una Verità oggettiva, per la quale era convinto valesse la pena anche morire, per darne testimonianza.
Essendo vissuto per la sua città, durante il processo Socrate chiese come ricompensa il premio massimo: di essere mantenuto a spese pubbliche nel Pritaneo. Nei pochi giorni di vita che gli rimasero dopo la condanna a morte, di fronte alla possibilità di fuga con relativo esilio, che pure gli era stata offerta, rispose di voler rimanere fedele a se stesso e di dimostrare il suo amore per la città ancora una volta con l’esempio, cioè continuando ad ubbidire alle leggi fino alla. Cosí Socrate divenne un simbolo, e il suo modo di morire un esempio da tramandare alle future generazioni.
Nello stesso tempo, però, la città, che condannava a morte il suo miglior cittadino, dimostrava che ormai il disordine (anarchia) aveva preso il sopravvento sull’ordine (nómos); che era fallito il progetto democratico di una società libera e ordinata che il lógos umano aveva cercato di realizzare in quella città, e che quegli ideali politici si erano dimostrati ingannevoli. Cosí la pensarono molti discepoli di Socrate, che si allontanarono da Atene in volontario esilio, mentre la città cominciò ad essere governata da retori.
Il mito di Socrate

Socrate, che rifiutava la scrittura perché fossilizza la ricchezza e la dinamicità del pensiero umano e sottrae all’uomo la possibilità del dialogo e della trasformazione, ha certamente raggiunto – forse molto di piú di quanto egli stesso immaginasse – l’obiettivo di mantenere aperta la discussione filosofica in tutti i suoi aspetti, da quello gnoseologico a quello etico e a quello politico. Tutta la cultura dell’Occidente ha dialogato con Socrate; Socrate ha risposto a tutti (nel senso che tutti hanno trovato una risposta alle loro domande in ciò che del pensiero di Socrate è stato tramandato). L’originalità del nostro dialogo con Socrate sta nel fatto che esso prevalentemente (se non esclusivamente) è diventato il dialogo fra chi si confronta con il pensiero di Socrate: egli ha continuato nei secoli a svolgere la sua azione maieutica; ha spinto filosofi e storici a discutere tra loro su che cosa siano la conoscenza, la giustizia, il bene.
Anche se indubbiamente esiste una dottrina di Socrate, mai si è formata una scuola filosofica socratica (come è successo per il platonismo, l’aristotelismo, ecc.). Socrate ha proposto essenzialmente un metodo, da alcuni accettato con entusiasmo, da altri confutato con violenza, che ha prodotto una discussione all’interno della quale ciascun interlocutore ha posto i propri contenuti. Socrate ha fatto sí che il dibattito che si svolgeva ad Atene alla fine del V secolo a.C. si rinnovasse continuamente nei secoli successivi con argomenti sempre nuovi.

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