Nietzsche

Materie:Riassunto
Categoria:Filosofia

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Testo

NIETZSCHE
La vita : Friedrich Nietzsche nasce a Röcken il 15 ottobre 1844. Studierà filologia classica a Bonn e a Lipsia, e proprio grazie a questi studi andrà formandosi il suo entusiasmo romantico verso la cultura classica della Grecia antica. A Lipsia legge per la prima volta il mondo come volontà e rappresentazione di Schopenauer, rimanendone positivamente colpito. Nel 1869 conquista una cattedra di filologia presso Basilea (in Svizzera), dove conobbe, legandosi in amicizia, il compositore Richard Wagner, del quale sarà un grande ammiratore. Nel 1872 pubblica il suo primo libro la nascita della tragedia che, come i successivi, non riscuoterà, sia presso il pubblico che presso la critica, il successo meritato. Fra il 1873 e il 1876 pubblica le quattro considerazioni inattuali. Frattanto si sta affievolendo l’amicizia con Wagner e, umano troppo umano (1878) segnerà il definitivo distacco da Wagner stesso e da Schopenauer. La salute di Nietzsche va progressivamente peggiorando, cosicché, nel 1879, rinuncia alla sua cattedra a Basilea; d’ora in poi il filosofo condurrà una vita da malato irrequieto che lo condurrà alla follia.
Muore nel 25 agosto 1900; Nietzsche vivrà all’interno di un manicomio, in una condizione di blanda pazzia.
La nascita della tragedia : Il motivo centrale dell’opera è la distinzione tra apollineo (il mondo dell’armonia e dell’ immobilità) e dionisiaco (del divenire e del caos dell’esistenza), che si concretizza nel contrasto tra una serie di opposti: caos-forma, oscurità-luce, istinto-ragione ecc. Coppie di opposti presenti anche in natura, che rappresentano secondo Nietzsche le coordinate di fondo dello spirito greco e del suo mondo artistico, esempi di perfetta armonia tra apollineo e dionisiaco. Il dionisiaco, che scaturisce dalla forza degli impulsi vitali, e dal senso caotico del divenire, si esprime nella musica, mentre l’apollineo, che scaturisce da un atteggiamento di fuga dal caos dell’esistenza, si esprime nelle forme della scultura e della tragedia. Nietzsche insiste sul carattere dionisiaco dello spirito greco alle sue origini, pronto a scrutare l’orribile e il caos del mondo; l’apollineo nacque dal tentativo di trasfigurare l’orrore, il caos dell’esistenza in un mondo in cui domina forma, armonia, (quello dell’arte) per rendere accettabile la vita. Ne sono un esempio gli stessi dei, che non sono altro che la trasfigurazione, in un mondo mitico-ideale, della caducità dell’essere uomini. In un primo momento, nella Grecia presocratica, impulso apollineo e dionisiaco, convissero separati; successivamente, con la nascita della tragedia, si armonizzarono fra loro: infatti la tragedia greca, sebbene vivificata dal dionisiaco, presenta una perfetta armonia tra dionisiaco (musica) e apollineo (vicenda dell’eroe). Secondo Nietzsche infatti la tragedia, nata dal coro dionisiaco, diventa tale poiché Dioniso viene rappresentato attraverso una serie di immagini che trasformano, in un mondo di armonia e bellezza, l’esperienza di sofferenza dell’eroe (essenza dell’esistere), e quindi attraverso una perfetta armonia tra dionisiaco e apollineo. Nell’arte successiva, con la tragedia di Euripide, viene meno questa convivenza armonica, poiché non vengono più rappresentati eroi, ma uomini qualunque. Il “soffocamento” del dionisiaco da parte dell’apollineo trova il suo culmine con Socrate: iniziatore di una filosofia che schiaccia gli istinti vitali tragico-dionisiaci, a favore di una visione serena del mondo, mediata dalla ragione.
L’accettazione totale della vita: Nietzsche vuole essere un discepolo di Dioniso, poiché vede in lui il simbolo della totale accettazione della vita,l’affermazione della vita non rinnegata. Propone un’esaltazione del mondo così com’è che non ha niente a che vedere con la rassegnazione: Dioniso è il dio dell’ebbrezza, il dio che balla, canta e ride. Solo l’accettazione totale della vita trasforma il dolore in gioia, la lotta in armonia, capovolgendo totalmente la tavola dei valori: i valori positivi non sono più quelli professati dal cristianesimo (l’umiltà, la castità…), al contrario si propone la forza, il coraggio, la sessualità quali valori positivi (tutti i valori che dicono di si alla vita).Non dobbiamo però confondere tale atteggiamento con uno sfrenato ottimismo estetizzante: non dimentichiamoci che egli era discepolo di Schopenauer, conosceva quindi molto bene la tragedia e il male insiti nell’esistenza, ma rifiuta il pessimismo come
segno di decadenza, e l’ottimismo come segno di superficialità, proponendo un accoglimento della vita nel suo insieme di contrari che la caratterizzano.
L’ “oltre - uomo” o “superuomo”: Parlare del pensiero di un filosofo di tali proporzioni non è affatto una semplice impresa, poiché, quando abbiamo a che fare con autori di simile importanza, molto spesso non esistono vere e proprie interpretazioni, piuttosto schemi o tracce di lettura, sempre aperte a nuovi approfondimenti, proprio perché il pensiero di tali filosofi è aperto a molteplici interpretazioni; in questo senso Nietzsche è l’emblema dell’ambiguità interpretativa. Cerchiamo comunque di comprendere le linee generali del suo pensiero.
Come arriva Nietzsche a parlare di superuomo? Si potrebbe parlare della filosofia di questo filosofo, come distruttrice di miti e credenze, in quanto egli è convinto che gli uomini abbiano costruito una serie di certezze “inconfutabili” (morali, religiose…), che gli permettano di sopportare l’impatto con il caos insito nella natura della vita e dell’esistenza, ma che ad un esame più approfondito, si rivelano soltanto menzogne; il filosofo ha il compito di mettere a nudo tutto ciò che fino ad ora è stato creduto. Questa “distruzione” non si risolve solo nella critica delle idee del passato, ma si concretizza in una messa in discussione della civiltà occidentale, creatrice d’individui antivitali sottomessi alle autorità. E’ un vero e proprio rifiuto dell’uomo passato, alla luce di un possibile uomo (inteso come individuo o come umanità? ambiguità del pensiero Niciano) del futuro che sappia guardare in faccia alla vita, ed esaltare l’istinto vitale: il superuomo o oltre-uomo
La critica della morale tradizionale e la nuova tavola dei valori
Il tema precedentemente trattato (l’accettazione totale della vita), implica una polemica del filosofo contro la morale e contro il cristianesimo, che hanno diretto l’uomo a porsi contro la vita stessa. Nietzche effettua una critica alla stessa morale, al valore dei suoi valori, che il filosofo interpreta come proiezione di certe tendenze umane: la stessa “voce della coscienza” da cui nascerebbe la morale, non è che la presenza in noi delle autorità sociali da cui siamo stati educati; Non è quindi “la voce di dio nel petto degli uomini”, piuttosto “la voce di alcuni, nell’uomo”, ovvero l’assoggettamento del popolo a criteri stabiliti da un elite dominante. Proprio per questo Nietzsche la chiama “l’istinto del gregge nel singolo”. Tuttavia in un primo momento la morale (ci si riferisce al mondo ellenico), essendo espressione di un aristocrazia cavalleresca, era improntata a valori vitali quali la forza, la salute (morale dei signori), mentre col passare del tempo, e con l’arrivo del cristianesimo la morale verrà improntata a valori anti-vitali, quali l’umiltà, la sofferenza… (morale degli schiavi).Il superamento della morale dei signori a favore di quella degli schiavi è avvenuto poiché, la morale dei signori, originariamente, comprendeva in se sia l’etica dei cavalieri che quella sacerdotale: il sacerdote antepone lo spirito al corpo, insegue le virtù dello spirito, ma poiché la natura è irresistibile, egli non può che provare una certa invidia segreta nei confronti del guerriero e,non potendo battere il cavaliere sul suo stesso campo di battaglia cerca di far valere la sua casta costruendosi una serie di valori contrapposti a quelli cavallereschi: è così che al corpo viene anteposto lo spirito, alla gioia la sofferenza e così via. Questo rovesciamento è rappresentato soprattutto dagli ebrei, e poiché questo tipo di morale viene partecipata dalle masse, si trasforma in una vera e propria potenza, che mette a capo il cristianesimo: una religione nata dal risentimento dell’uomo debole verso la vita, e simbolo della vita stessa che si mette contro la vita. E proprio perché tale religione propone valori che sopprimono gli istinti vitali, i suoi seguaci non possono essere che uomini repressi e risentiti verso il prossimo, poiché, come dice lo stesso filosofo, “tutti gli istinti che non si scaricano fuori, si rivolgono dentro”.Si badi bene però: Nietzche non puntava alla costruzione di un uomo privo di etica e di morale in preda al gioco degli istinti (il che non sarebbe stato degno del superuomo), ma proponeva semplicemente una nuova tavola dei valori a misura d’uomo, secondo i quali la terra cessasse di essere per l’uomo un deserto (diventando quindi una dimora gioiosa), e il corpo cessasse di essere considerato prigione dell’anima.
Il nichilismo :In una prima accezione, Nietzsche intende per nichilismo “la volontà del nulla”, ovvero ogni atteggiamento di fuga e di disgusto nei confronti del mondo reale propri del cristianesimo e del platonismo. In una seconda accezione, Nietzsche intende per nichilismo la specifica situazione dell’uomo moderno, che, non credendo più in un senso o fine metafisico delle cose, finisce per avvertire lo sgomento del “vuoto” e del “nulla”. Il nichilismo significa la svalorizzazione dei valori supremi, Nietzsche sostiene che la disillusione nichilista circa i valori assoluti proviene da una precedente illusione circa quest’ultimi. La causa del nichilismo è l’aver creduto nelle categorie che si riferiscono ad un mondo puramente fittizio. Nietzsche afferma che il nichilismo è ambiguo, poiché da un lato di presenta come nichilismo attivo (o positivo) e dall’altro come nichilismo passivo (o negativo). Il nichilismo attivo, arriva a mettere in discussione i valori e “gli articoli di fede” della tradizione, ma non è sufficientemente forte da porre nuovi valori. Il nichilismo passivo, produce esaurimento e disgregazione, ovvero un atteggiamento d’arrendevolezza di fronte all’insensatezza del mondo. Nietzsche, rifiutando il nichilismo passivo, protende verso una forma di nichilismo radicale, che consiste nel fare del superuomo la figura in grado di imporre un senso alla caoticità priva di senso del mondo.
La morte di Dio :La critica alla morale tradizionale e al cristianesimo, raggiunge il suo apice con il tema della morte di Dio. Per comprendere a fondo il significato di queste parole, andiamo a descrivere la concezione niciana di Dio:
➢ Simbolo di ogni prospettiva oltre-terrena e anti-vitale
➢ Personificazione di tutte le false credenze, metafisiche e religiose, umane
Nel primo punto è implicita la convinzione di Nietzsche secondo cui Dio abbia sempre rappresentato per l’uomo, una fuga dall’essenza caotica e disarmonica del mondo. Nel secondo punto (che in fondo è una conseguenza del primo) si fa leva sul fatto che l’uomo, per riuscire a sopravvivere e dare un senso alla propria vita, ha dovuto costruirsi una serie di bugie, convincendo se stesso che il mondo è qualcosa di razionale, armonico; da qui il proliferare di tutte le metafisiche e le religioni, che hanno appunto questo compito. In questo senso Dio rappresenterebbe la più antica delle bugie vitali dell’uomo: espressione di una paura di fronte alla verità dell’essere.
Di conseguenza per il filosofo non c’è nemmeno bisogno di dimostrare la non esistenza di Dio, poiché è la realtà stessa, con la sua essenza estremamente caotica, a confutarne l’esistenza. A Nietzsche premono piuttosto altri due punti:
➢ l’imminente morte di Dio, seppure non ancora del tutto consapevole negli uomini.
➢ La riflessione sulle conseguenze esistenziali per l’umanità, prodotte da tale morte.
Dalla “morte di Dio” all’avvento del “Superuomo”: Il messaggio della morte di Dio, viene espresso molto bene in un passaggio del filosofo, nel racconto dell’ “uomo folle”. Qua l’uomo folle (metafora del filosofo) si rende conto che l’umanità non è ancora pronta per questo atto, e dice infatti “vengo troppo presto”. Ci si rende conto però anche, che tale morte provocherebbe un trauma esistenziale, solo per un uomo che non è ancora Superuomo; ma è proprio in virtù della morte di Dio che lo può diventare. La morte di Dio segna l’atto di nascita del superuomo. Solo chi ha il coraggio di guardare in faccia al caos della vita è in grado di varcare la soglia che divide l’uomo dal superuomo. Quindi il superuomo ha dietro di se, come condizione di esistenza, la morte di dio con la sua conseguente vertigine, ma ha davanti a se tutte le possibilità scaturenti da una libera progettazione della propria vita, impossibile durante l’adorazione di un Dio o di un suo surrogato. Insomma si capisce che l’ateismo è proprio radicale, poiché il superuomo può emergere solo dopo essere passato sui cadaveri di tutte le divinità; del resto o la realtà ha un essenza caotica, quindi Dio non esiste e il superuomo ha senso, o la realtà non ha un essenza caotica, quindi Dio esiste e il Superuomo cessa di aver senso. Il che equivale a dire che l’universo niciano ha senso solo sul presupposto di un mondo “sdivinizzato”.
L’eterno ritorno :La teoria dell’eterno ritorno dell’uguale, ovvero della ripetizione eterna di tutte le vicende del mondo, rappresenta il pensiero più profondo di tutta la filosofia niciana. Questa teoria è ben espressa in un aforisma della gaia scienza in cui Nietzche dice: . Sin da questo passo il pensiero dell’eterno ritorno funge come spartiacque tra uomo e superuomo: l’uomo normale è proprio colui che, sgomento dalla monotonia della eterna ripetizione della vita, si sarebbe rovesciato a terra digrignando i denti; al contrario il superuomo è colui che, a causa del suo grandissimo attaccamento alla vita (la sua accettazione totale della vita di cui abbiamo gia parlato precedentemente), non teme l’eterno ritorno, anzi ne è felicemente entusiasta. Questa “dottrina”, che apparentemente potrebbe sembrare un banale recupero della concezione pre-cristiana del tempo, in realtà costituisce il punto più complesso della filosofia niciana. Che cos’è veramente la teoria dell’eterno ritorno?
è forse una certezza cosmologica come cerca di farci capire, quasi attraverso una spiegazione scientifica,ostenendo che siccome la quantità dell’universo è finita mentre il tempo in cui essa si manifesta è infinito, necessariamente le combinazioni dei fenomeni sono destinate a ripetersi?è forse una sorta di imperativo categorico kantiano il quale prescrive di amare la vita e agire come se tutto dovesse ritornare?oppure una metafora di un modo di esistere dell’uomo che si incarna esclusivamente nel suo essere felice?E cosa significa decidere l’eterno ritorno? Forse prendere atto di una struttura cosmica già data? Oppure istituirlo tramite una scelta? Ognuna di queste ipotesi può avere il valore del vero, comunque sia risulta chiaro che porsi nella prospettiva dell’eterno ritorno per il filosofo significa innanzitutto rifiutare una concezione lineare del tempo in cui ogni attimo divora il precedente, cosicché acquisti significato solamente in rapporto alla totalità delle cose; questa dottrina presuppone una mancanza di felicità esistenziale poiché ogni momento vissuto risulta insignificante se preso nel suo esistere a se stante. Viceversa la teoria dell’eterno ritorno significa ritenere che il senso dell’essere non stia fuori dell’essere e vivere ogni attimo della vita come coincidenza di essere e di senso realizzando la felicità del circolo.
Ovviamente il tipo d’uomo capace di decidere l’eterno ritorno non può essere che il superuomo.
Il superuomo e la volontà di potenza :Il superuomo è senz’altro il tema della filosofia niciana più noto e volgarizzato, ma sicuramente anche uno dei più complessi. Cominciamo a delineare una serie di caratteristiche che contraddistinguono quest’ultimo dall’uomo normale: il superuomo è colui che è in grado di accettare la vita, di rifiutare la morale tradizionale, di sopportare la morte di Dio, di collocarsi nella prospettiva dell’eterno ritorno e di porsi come volontà di potenza (intesa come il modo di essere del superuomo che reggendosi al di sopra del caos della vita impone ad essa le proprie interpretazioni, e non come volontà di superiorità nei confronti degli altri come ha mal interpretato D’Annunzio). Come tale il superuomo è senz’altro un uomo del futuro. Ma anche su questo concetto troviamo, come in tutta la filosofia di Nietzsche, una difficoltà di interpretazione: chi è ad esempio il soggetto destinato a diventare superuomo? Un’umanità liberata o un elite superiore? La sua ambiguità “politica” ha fatto si che egli sia servito a far valere le ragioni antifasciste della democrazia e quelle antidemocratiche del fascismo.
Insomma ogni tentativo di catturare questo filosofo in senso politico si risolve necessariamente in una forzatura del suo pensiero che va interpretato solamente in senso filosofico ossia nelle varie tematiche quali l’accettazione della vita, la morte di Dio ….
Lo stesso discorso vale per la volontà di potenza.Chi è il soggetto di quest’ultima? Un’umanità liberata o un elite superiore che esercita la volontà di potenza anche nei confronti del prossimo?

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