Appunti su Gianbattista Vico e Montesquie

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Testo

GIANBATTISTA VICO
2 - La polemica anticartesiana.
Una delle componenti fondamentali della dottrina di Vico è proprio la sua forte tendenza anticartesiana che si presenta già nei suoi primi scritti: Vico contesta dapprima il metodo matematico deduttivo della nuova scienza cartesiana in quanto il mondo è vario, in secondo luogo l’aridità del discorso sillogistico e matematico rivalutando invece la retorica e l’eloquenza e, infine, la freddezza della critica e l’insensibilità della ragione astratta contro quella che è la fantasia e l’ingegno.
A questo si deve aggiungere la sua convinzione allo studio della storia, delle scienze morali e della vita civile che non sono riconducibili a rigidi schemi matematici.
Vico elabora la teoria del punto metafisico e del conato: i corpi sono formati da punti metafisici indivisibili, centri e punti di forza (conati), capacità indefinita di moto che generano l’universo.
Nella lunga serie delle critiche che Vico contesta alla dottrina cartesiana una delle fondamentali è sicuramente quella contro il cogito che non convince gli scettici: questi infatti non negano la certezza del proprio essere ma negano la possibilità che dalla costatazione del pensare si possa trarre una scienza.
L’errore di fondo di Cartesio era stato quello di porre il criterio di verità nelle idee chiare e distinte: per Vico questa infatti deve essere ritrovata nella conversione del vero e del fatto.
Muovendo da questo principio della reciprocità di vero e fatto, per cui il conoscere consiste nel conoscere i modi della nascita delle cose, cioè nel farle, Vico riserva la conoscenza del mondo creato nelle sue cause solo a Dio perché ne è il creatore.
L’uomo si limita a conoscere le caratteristiche esterne costruendo nomi o simboli senza mai giungere a defizioni adeguate perché non conosce la causa propria delle cose.
Quindi solo nella matematica l’uomo potrà avere certezze assolute perché la matematica e’ opera dell’uomo, linguaggio di figure da lui creato; ma non potrà però essere certo che queste certezze matematiche costituiscano la realtà.
3 - Il mondo degli uomini.
Vico crea una scienza nuova volta al mondo umano, alla storia degli uomini e questa dottrina è possibile perché il mondo della storia è fatto dagli esseri umani: questa è l’unica scienza umana possibile e per essere scienza dovrà unire filosofia e filologia così da poter sollevare la storia da semplice narrazione di fatti a contemplazione di idee e leggi eterne.
La filosofia dovrà condurre gli uomini a contemplare il mondo delle nazioni nella sua idea eterna mentre la filologia (che per Vico sono tutte le ricerche di grammatica, storia e tutto ciò che investe il mondo storico nella sua molteplicità) si adopererà a vedere in fatto questo mondo.
4 - Senso, fantasia, ragione.
La storia ideale si svolge secondo una linea divisa in 3 momenti, senso, fantasia e ragione: dapprima gli uomini sono in uno stato barbaro in cui sentono senza avvertire, poi avvertono con amino perturbato e commosso e infine riflettono con mente pura.
A questi 3 momenti corrispondono 3 età del divenire storico: l’età degli dei (sotto il dominio di una credenza), l’età degli eroi (delle repubbliche aristocratiche) e l’età degli uomini (repubbliche popolari e monarchie).
A queste 3 età corrispondono 3 forme di espressione linguistica: la geroglifica, la simbolica e l’epistolare.
Nella prima tappa della linea storica gli uomini hanno la ragione ma immersa nelle tenebre: nascono così i miti e il senso della divinità e da qui i primi riti e le prime leggi morali.
Questi primitivi legami sociali sotto lo stimolo di una esperienza religiosa inizia il processo di incivilimento con il lento emergere della ragione.
Questo processo non e’ semplice opera degli uomini: al di sopra di essi c’e’ la provvidenza che conduce tutti sulle vie del progresso spesso con un fine universale contrario ai fini particolari degli uomini.
L’unica storia che Vico differenzia dalle altre è quella del popolo ebreo il quale gode di una sua autonomia rispetto alla storia degli altri popoli perché è stato protagonista di una storia sacra: infatti il popolo ebreo ha avuto straordinari da Dio, mentre la storia delle nazioni ha il suo avvio dopo la condanna inflitta da Dio agli uomini che tentarono di costruire la torre di Babele.
5 – Linguaggio, poesia e mito.
Nell’età degli dei e poi in quella degli eroi dove gli uomini sentivano senza avvertire e poi avvertivano ma con animo confuso la gente si esprimeva con un linguaggio fatto di gesti e di rappresentazioni perché era il periodo del genere umano fanciullo e poi con il passare del tempo questo linguaggio diventò sempre più articolato: era la necessità che spingeva a comunicare in qualche maniera la loro fantasia.
Per Vico infatti non vi era una sapienza riposta in noi precedentemente e poi dimenticata ma una condizione ferina e poi eroica in cui gli uomini creavano un mondo fantastico a propria immagine e grazie alla loro fantasia nasce il linguaggio, dovuto appunto ad una necessità.
Quindi al contrario delle vecchie teorie il linguaggio era una cosa dall’origine intuitiva.
I primi popoli attraverso il linguaggio esprimevano poesia perché il loro era un esprimersi fatto di comparazioni, similitudine e perciò poetico (siccome la mente tende a generalizzazioni nascono gli universali fantastici o caratteri poetici e di questi universali sono intessuti i miti).
I miti non sono come si credeva occultamento di verità concepite razionalmente e poi nascoste dietro le favole ma creazione della fantasia primitiva.
6 – Corsi e ricorsi storici.
Usciti dalla fase ferina con il nascere della religione e con l’emergere di un primo senso morale ascendono a forme sempre più complesse e a più alti gradi di vita.
L’ultimo stadio è quello della dispiegata ragione all’interno del quale maturano i germi della crisi e della dissoluzione di una nazione cadendo nella barbarie della riflessione: è la crisi che riconduce le nazioni ad un nuovo stato di barbarie dal quale ricomincia un nuovo corso della storia sempre sotto la guida della provvidenza.
Esempio, per il ripetersi di formule storiche, è il Medioevo che Vico concepisce come nuova barbarie in cui si ripetono le forme della storia degli antichi popoli.
MONTESQIEU
2 – Le lettere persiane e la critica della società francese.
Le lettere persiane utilizzano la forma letteraria del romanzo epistolare per mettere a confronto i modi di vita della Persia e quelli europei, soprattutto della Francia del tempo e le usò per far risaltare una satira disincantata e a volte durissima del sistema politico francese dopo la morte di Luigi XIV parallelamente alla denuncia della decadenza della nobiltà e di tutta la società civile.
Nemmeno la religione si salva dalla critica più sottile: era infatti divenuta una serie di riti superstiziosi senza fede interiore.
3 – Significato storico e politico della decadenza dei romani.
Sono frutto di una lunga meditazione su testi storici politici e filosofici e manifestano una visione della storia che respinge schemi provvidenzialisti o intenti edificanti con un realismo che vuole cogliere le cause che presiedono al nascere ed al dissolversi dei corpi politici.
La storia per Montesquieu è il mondo degli uomini con le sue passioni e le loro consuetudini e perciò il suo sforzo è cogliere nella storia di Roma le dinamiche diverse che ne hanno prodotto la grandezza e la decadenza.
In primo piano vengono le passioni, le virtù civili dei cittadini, la forza militare: queste sono le cose che hanno fatto la grandezza di Roma unitamente alla saggia politica dei governanti; la stessa dinamica che la rese grande è stata causa della sua rovina.
Un identico destino simile a quello di Roma incombe su tutti gli stati che sono sottoposti a processi naturali di nascita e di morte: quando i dissensi si cambiano in guerre civili significa che le condizioni politiche e le leggi che hanno permesso la nascita delle repubbliche non sono più adeguate e per cambiarle bisognerà attendere la definitiva decomposizione dello stato.
4 – Lo spirito delle leggi.
L’opera fondamentale di Montesquieu è lo spirito delle leggi che è ciò che si esprime nel complesso di norme che determinano i modi di organizzazione delle diverse società politiche.
In questa prospettiva la ricerca costituisce la scienza nuova, scienza del costituirsi storico delle varie forme di vita civile secondo leggi definite non in riferimento a astratti ideali ma nei rapporti con il complesso di cause infinite che costituiscono il carattere comune di ogni società.
L volontà sdi costruire una scienza nuova ove la conoscenza storica funge da dati empirici per individuare le strutture permanenti del comportamento politico e le leggi che permettono di trovare le cause dei principi.
Le leggi sono rapporti necessari derivanti dalla natura delle cose e in questo senso tutti hanno le proprie leggi che per l’uomo sono per lo più fisici e fisiologiche a cui l’uomo è sottoposto ma può sottrarsi perché dotato di ragione: di qui la necessità della religione con la quale Dio richiama a se l’uomo e delle leggi positive che definiscono i doveri dell’uomo.
Non sono definite in funzione di ideali del intempolari: è la concreta applicazione che diversifica le leggi sicchè e’ strano che le leggi di un paese vadano bene per un altro.
Il complesso delle leggi non è altro che un complesso di relazioni storicamente determinate: da esso nasce il carattere relativo legato alle condizioni ambientali agli usi e costumi che costituiscono anima di ciascuna società politica.
5 – Forme di governo e condizioni naturali.
Secondo Montesquieu la distinzione delle forme di governo è così articolata in Repubblica (democratica o aristocratica), monarchia (il re esercita il potere secondo leggi stabilite e la struttura politica del governo comporta poteri intermedi e subordinati) e dispotismo (chi governa esercita il potere da solo a suo arbitrio).
Ciascuna forma di governo comporta un particolare atteggiamento: per esempio della democrazia è propria la virtù politica mentre della monarchia è l’onore,così come la paura è tipica del governo dispotico.
Le forme di governo sono anche legate ai climi perché se è vero che le passioni del cuore sono estremamente diverse nei climi differenti le leggi devono essere relative sia alla differenza di queste passioni che alla differenza dei caratteri.
Dai climi dipendono i temperamenti dei popoli e a diversi climi fanno riferimento forme di governo differemnti: nei paesi freddi vige la virtù e perciò la repubblica e in quelli caldi il dispotismo e nei temperati la monarchia.
Come tra le forme di governo Montesquieu rinuncia a costruire scale di valori tra usi e costumi: la religione, essenziale per la costituzione e il mantenimento della società egli non distingue tra le religione vere e quelle false ma vuole semplicemente esaminare le religioni esistenti in relazione al bene che se ne ricava per la vita civile.
6 – La teoria della distinzione dei poteri.
Il modello costituzionale inglese influisce molto e da questo Montesquieu ricava la distinzione fra i 3 poteri: legislativo (Parlamento), esecutivo (governo), giudiziario (magistratura).
La distinzione fra i 3 poteri risponde alla necessità di evitare che chi detiene il potere sia portato ad abusarne; di qui la necessità di limitare il potere con il potere.
Solo la distinzione dei 3 poteri garantisce l’esercizio della libertà politica perché essa puo’ esistere solo in una società dove si evita che uno dei poteri possa prevaricare sull’altro.

Filosofia: Gianbattista Vico - Montesqieu 1/3

Esempio



  


  1. rolin

    sto cercando gli appunti o la relazione su tema di distinzione delle 3 forme del potere di Poggi. sostengo l'esame di sociolgia dei fenomeni politici alla facoltà di scienze politiche. Università la Sapienza di Roma.