Socrate

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Testo

…LA VITA…
Filosofo greco nato ad Atene nel 470/469 a.C.
Il padre, Sofronisco, era scultore, e la madre, Fenarete, era levatrice.
Si tramanda che Socrate abbia fatto lo scultore, come il padre, prima di dedicarsi alla vita filosofica, realizzando la sua vocazione di risvegliatore di coscienze non nel chiuso di una scuola, ma nelle botteghe, nelle vie e nelle piazze della città
Sposò Santippe ed ebbe da lei tre figli. Dell’immagine proverbialmente negativa della moglie è responsabile la misoginia della scuola cinica
Nel 399 a.C. Socrate venne accusato da tre concittadini, membri del partito democratico, di non riconoscere gli dei di Atene e di corrompere i giovani. Fu processato ma rifiutò di farsi difendere rimanendo coerente fino alla fine con le proprie convinzioni, benché avrebbe potuto salvarsi dichiarandosi colpevole. Venne così condannato a morte, ma poiché erano in corso le feste delie e non potevano essere eseguite sentenze capitali, Socrate morì quasi un mese dopo la condanna.
Benché i suoi amici intendessero organizzare una fuga dalla prigione, Socrate preferì obbedire alla legge e morire senza commettere un’illegalità.
Trascorse l’ultimo giorno di vita nel carcere con amici e discepoli, dopodiché bevve la cicuta, veleno con il quale nell’antica Atene venivano eseguite le condanne.
Socrate partecipò anche attivamente alla vita politica della sua città, non solo combattendo in molte guerre come oplita, ma entrando a far parte del Consiglio dei Cinquecento (406-405 a.C.) e della pritanìa, organismi politici nel cui ambito sostenne scelte coraggiose che talvolta gli procurarono l'opposizione pubblica.
…IL PENSIERO …
Socrate e i suoi allievi misero in discussione il relativismo che era alla base delle concezioni sofistiche.
Infatti, i sofisti, maestri itineranti che impartivano un’istruzione superiore a pagamento, non ammettevano verità assolute nel campo della conoscenza e valori assoluti nel campo dell'etica.
In generale i sofisti condividevano la concezione che la verità e la morale sono solamente opinabili; essi approfondirono pertanto le forme di espressione persuasiva, come la retorica, utili per affrontare con successo la vita pubblica.
Secondo Socrate invece il punto di partenza è la consapevolezza del proprio limite.
Iniziò la vita filosofica per dimostrare che l’oracolo di Delfi si era sbagliato quando aveva risposto al suo amico Cherofonte che il più sapiente dei greci era Socrate.
Tuttavia nel corso del suo tentativo di smentita “Questo solo so: di non sapere” egli dovette convincersi che l’oracolo aveva avuto ragione: egli era l’unico a essere consapevole del proprio limite.
Da qua la famosa frase del “Conosci te stesso” che riassume il suo pensiero che va inteso come un invito a prendere coscienza del proprio limite.
Socrate non volle affidare i propri insegnamenti alla parola scritta, né fondò scuole filosofiche.
Egli agì, come lui stesso affermava, spinto dal suo daímon (inteso nel significato di "spirito"), una voce interiore che lo incitava alla fedeltà alle proprie convinzioni etiche e alla vocazione filosofica. Si avvalse di un metodo conoscitivo da lui definito “maieutico”, volto cioè a portare alla luce la verità che ciascuno ha in sé attraverso quello strumento privilegiato che è il dibattito orale; il compito del filosofo è infatti simile a quello della levatrice: portare alla luce la coscienza dell’individuo. Egli trascorse pertanto buona parte della sua vita nei luoghi pubblici di Atene o nelle dimore degli amici, dialogando con chiunque, ricco o povero, volesse ascoltarlo o interrogarlo.
Egli era convinto così di far scaturire da ogni interlocutore una maggiore consapevolezza di sé: "curando le anime" intendeva farle pervenire alla verità e alla virtù.
Tuttavia anche Socrate non espresse mai dottrine positive o formulazioni definitive, né si possono accogliere i Dialoghi platonici come una formulazione rigorosamente oggettiva del suo insegnamento.
Si può solo arguire che Socrate avesse considerato la "virtù", qualunque fosse la sua definizione, una forma di sapere; di conseguenza, l'azione malvagia o il vizio non sarebbero altro che il risultato dell'ignoranza.

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