Tappe dell'espansione romana in Italia

Materie:Appunti
Categoria:Storia

Voto:

1 (2)
Download:747
Data:29.10.2001
Numero di pagine:6
Formato di file:.doc (Microsoft Word)
Download   Anteprima
tappe-espansione-romana-italia_1.zip (Dimensione: 6.97 Kb)
readme.txt     59 Bytes
trucheck.it_tappe-dell-espansione-romana-in-italia.doc     27.5 Kb


Testo

ESPANSIONE ROMANA NELLA PENISOLA ITALICA

*INTRODUZIONE*
Roma è nata come villaggio sulla riva sinistra del Tevere, come dicono alcuni una sorta di luogo di reclusione per galeotti, situata in un’area paludosa e malsana, ma nonostante tutto cio’ è riuscita comunque ad imporsi al mondo intero.Prima di arrivare a tanto ha pero’ dovuto unificare sotto il proprio dominio l’intera penisola italica, a quel tempo dominata da moltissime popolazioni locali che non hanno certo contribuito al suo piano. Vediamo passo per passo le principali tappe dell’espansione in Italia della potenza romana.

494 a.C.- BATTAGLIA DEL LAGO REGILLO- Roma è attaccata dalla lega delle città Latine alleatesi con Tarquinio il superbo che cerco’ in tutti i modi, in seguito alla sua cacciata, di tornare in città. Anche se i romani vinsero dopo aver combattuto una dura e sanguinosa battaglia, stipularono un patto con la lega delle città Latine in cui si impegnavano a non combattere più tra di loro ma ad unirsi contro i nemici che avrebbero minacciato la comune indipendenza. Si noti che questa battaglia fu causata dai Latini e non dalle mire espansionistiche di Roma, il cui unico obiettivo in principio era quello di assestarsi nel Lazio in modo da garantire ai cittadini una più longeva indipendenza: la vera espansione più che con la battaglia si è avuta con la Foedus Cassianum,dal nome del console che la stipulo’,con la quale Roma legava a se’ tutte le citta’ del Lazio.

GUERRA CONTRO I VOLSCI- i Volsci era un popolo stanziatosi anch’esso nel Lazio,spingendosi fino ai monti Albani, fondando la città di Velletri, minacciando seriamente Roma.Secondo la leggenda contro di essi ando’ Caio Marcio che espugno’ la città di Corioli e fu detto perciò Coriolano. Al suo ritorno a Roma trovò una grave carestia per questo pensò di proporre alla plebe di rinunciare ai loro tribuni, istituzioni nate da poco, in cambio di grano;ma la sua proposto non fu affatto accettata anzi egli venne mandato in esilio e non esito’, visto il rancore che aveva verso Roma, ad unirsi al nemico e ad aiutarlo. Solo la madre e la moglie riuscirono a farlo desistere dal tradire la patria, pero’ fu ucciso dai Volsci, che a loro volta vennero definitivamente assoggettati dai Romani.

406-396 a.C. – GUERRA CONTRO VEIO – anche Veio , citta’ etrusca, mise in serio pericolo l’indipendenza romana e la guerra combattuta contro di essa fu lunga e disastrosa, basti ricordare il sacrificio dei 300 Fabii presso il fiume Cremera (477 a.C.)

GUERRA CONTRO GLI EQUI – per consolidare definitivamente non solo la propria indipendenza ma la propria egemonia sul Lazio, Roma dovette superare un ultimo ostacolo: gli Equi.). Il fatto più degno di lode durante questa guerra fu l’episodio del patrizio
Cincinnato, che aveva rinunciato a tutti gli agi della sua classe sociale di appartenenza per condurre una modesta vita agricola. Fu messo a capo dell’esercito durante la guerra e sbaragliò velocemente il nemico, ma quando tornò in patria rinunciò nuovamente ad onore e gloria, tornando a coltivare il suo orto, dando a tutti i Romani un raro esempio di modestia e di onesta’. I romani però riuscirono a sconfiggere definitivamente gli Equi sul monte Agido (431 a.C.), fondando varie colonie a scopo difensivo nelle regioni interne del Lazio.

II GUERRA CONTRO VEIO – solo dopo aver superato la durissima prova di sopravvivenza Roma poteva pensare seriamente di espander il proprio dominio, riprendendo la lotta contro Veio, che ,dopo lunghissimo e durissimo assedio, fu espugnata da Marco Furio Camillo (396 a.C.) , distruggendo la città e trucidando e vendendo come schiavi i suoi abitanti.

INVASIONE DEI GALLI – subito un nuovo pericolo apparve all’orizzonte pronto a minacciare seriamente Roma: da nord infatti orde di Galli Senoni stavano scendendo sempre più giù per conquistare la città, giudati da Brenno, che annientarono l’esercito romano presso il fiume Allia nel 390 a.C. Dopo la pesante sconfitta la popolazione romana si rifugiò sulla rocca del Campidoglio,scendendo a patti con i barbari invasori con una lauta ricompensa in oro e denaro.Ma anche in questo caso la leggenda si è impadronita della storia: si racconta infatti che Marco Furio Camillo fu indignato della richiesta di riscatto in cambio di oro da parte dei Galli, Brenno quindi pretese ancora di più per terminare l’assedio a Roma mettendo sulla bilancia dove doveva essere messo l’oro per il riscatto la sua spada, segno che voleva di più.Allora Camillo disse che non con l’oro ma con il ferro si riscatta l’onore della patria, incitando la popolazione a marciare contro i nemici e cacciarli dalla città.

343 – 341 a.C. – I GUERRA SANNITICA – Roma fu subito attratta dalla floridezza economica e dalla bellezza del paesaggio campano, che entrò subito a far parte delle sue mire espansionistiche, ma non fu l’unica perché anche i Sanniti ne furono attratti per le stesse ragioni. I Sanniti erano un popolo stanziatosi tra i monti dell’Abruzzo e del Molise, spostatisi in seguito verso Sud sovrapponendosi agli Musoni, da cui appresero civiltà e tecnologie. In seguito alla loro espansione in Campania, le popolazioni locali chiesero aiuto a Roma che li sconfisse conquistando addirittura Capua. Ma i Latini, delusi dall’indulgenza romana verso i vinti e temendo la la sua forza, si allearono con i Campani nella guerra latina (340 – 338 a.C.). Furono però sconfitti dai consoli Manlio Torquato e Decio Mure : la lega latina fu sciolta e per ogni città vi furono diverse condizioni di pace,ad alcune fu concessa la civitas sine suffragio mentre altre furono annesse allo Stato romano.

326 – 324 a.C. - II GUERRA SANNITICA – la causa della seconda guerra sannitica fu Napoli, che, benché sotto la protezione dei Sanniti, fu occupata dai Romani, in questo caso comportandosi troppo ingenuamente visto che avevavo portato loro la guerra in casa. Così, essendo inesperti dei luoghi, si trovarono accerchiati tra i monti presso Benevento e costretti a passare sotto il giogo delle Forche Caudine (321 a.C.). Il Senato non accettò le condizioni di resa poste dai sanniti e la guerra ricominciò, ma questa volta i Romani espugnarono il centro della federazione sannita, Bovianum (305 a.C.), riducendoli a loro alleati (foederati) pur non infierendo ulteriormente su di loro.

298 – 290 a.C. – III GUERRA SANNITICA – i Sanniti, popolo molto fiero, non accettarono la sconfitta subita dai Romani e così scesero di nuovo in guerra, coalizzandosi però con gli Etruschi e i Galli Senoni. I Romani capirono la gravità del momento e trovarono il coraggio per sconfiggere la più numerosa coalizione presso Sentino (295 a.C.). Quindi Roma si organizzò per i vari trattati di pace con i popoli vinti come aveva fatto durante la prima guerra sannitica, conquistando gran parte dell’ Italia centro meridionale. Fondò così le colonie sul Tirreno di Minturnae e Sinuessa, in Abulia di Lucernia e Venusia, in Umbria di Spoleto e Foligno, in Etruria di Arezzo e di Perugia e infine in Gallia di Senigallia e Rimini.

282 – 272 a.C. – GUERRA TARANTINA – Taranto, ricca e fiorente colonia della Magna Grecia, guardava con preoccupazione all’espansione di Roma, benché fosse già minacciata dai Lucani,Messapi e Bruzi. Chiese così aiuto alla madre patria ma con scarsi risultati, così fu costretta a stipulare un accordo con i Romani nel quale Taranto riconosceva l’egemonia di Roma sulle colonie della Magna Grecia sulle quali non aveva influenza e Roma in cambio si impegnava a non navigare nel Mar Ionio,creando quindi due zone di influenza.Ma bastò che la città di Turi, benché sotto l’influenza tarantina, chiedesse aiuto ai Romani per le incursioni dei Lucani, che Roma estese anche i propri domini su Locri e Reggio,facendo adirare i tarantini per aver navigato nelle loro acque e costringendoli a proclamare guerra (282 a.C.). Ma da soli erano sicuri di non farcela così chiesero aiuto a Pirro , re dell’Epiro, il quale essendo sceso in Italia con gli elefanti, incusse timore nei soldati romani tanto da vincerlo ad Ascoli (279 a.C.) e ad Eraclea (280 a.C.). Nonostante tutto i romani inflissero all’esercito di Pirro gravi perdite tanto che lo stesso re era preoccupato di dover tornare in patria da solo. Si può concludere che né i Romani erano stai sconfitti visto che i loro domini terrestri erano intatti, né Pirro aveva vinto visto che non era riuscito a portare a termine il suo piano di unire in un unico Stao tutti i Greci d’Italia.Il sEnato fece quindi un sondaggio per constatare se un eventuale accordo con lui sarebbe stato vantaggioso,ma i Cartaginesi lo dissuasero dal farlo perché temevano per Pirro visto che era così vicino ai loro possedimenti in Sicilia;ma ciò che fece naufragare definitivamente l’idea di una trattativa fu l’indecisione di Pirro.Egli si decise quindi a partire per la Sicilia, dove però fu ostacolato dalla resistenza di Lillibeo(Marsala). Ritornò alla penisola acclamato da Lucani e Bruzi per i soprusi dei Romani, ma fu sconfitto definitivamente a Maleventum, ribattezzata poi dai Romani Benevento( bonum eventum – 275 a.C.). I tarantini furono costretti ad entrare nella confederazione romana, i Bruzi e Lucani decisero di accordarsi con i Romani, mentre Roma soggiogo’ Piceni ed Etruschi cosi’ da tenere sotto controllo tutta la penisola italica.

Esempio