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Stalin, Josif Vissarionovic
Biografia e opere Pseudonimo (in russo, "uomo d'acciaio") del capo del partito e dello Stato sovietico I. V.
Dzugasvili (Gori, Tbilisi, 1879-Mosca 1953). Nato da una famiglia di umili condizioni sociali (il
padre era ciabattino e la madre lavandaia), seguм gli studi - grazie a una borsa di studio - nel
seminario teologico ortodosso di Tbilisi. Il contatto, perт, con le idee e con l'ambiente dei
deportati politici, cosм numerosi nella regione, gli fece conoscere il grado di ingiustizia e di
degradazione in cui erano costrette a vivere le masse popolari sotto il regime zarista. Questo
fatto impressionт subito il suo spirito insofferente e ribelle e lo spinse a impegnarsi in un'azione
concreta per contribuire a modificare la situazione esistente. Entrato, cosм, nel movimento
marxista clandestino di Tbilisi nel 1898, allora rappresentato dal Partito socialdemocratico (P.O.S.
D.R.), lavorт per qualche tempo al locale osservatorio astronomico. Ma soprattutto cominciт, da
allora, un'intensa attivitа politica di propaganda e di preparazione insurrezionale, che lo portт
ben presto a conoscere il rigore della polizia del regime. Arrestato nel 1900 e continuamente
sorvegliato, S. nel 1902 lasciт la sua cittа per stabilirsi a Batum, dove perт venne subito
imprigionato e condannato a un anno di carcere, seguito da un triennio di deportazione in Siberia.
Fuggito nel 1904, tornт a Tbilisi e nei mesi successivi partecipт con energia e notevole capacitа
organizzativa al movimento insurrezionale, che vide la formazione dei primi soviet di operai e di
contadini. Nel novembre del 1905, dopo aver pubblicato il suo primo saggio, A proposito dei
dissensi nel partito, divenne direttore del periodico Notiziario dei lavoratori caucasici e in
Finlandia, alla conferenza bolscevica di Tammerfors, incontrт per la prima volta Lenin,
accettandone le tesi sul ruolo di un partito marxista compatto e rigidamente organizzato come
strumento indispensabile per la rivoluzione proletaria. Passato a Baku, dove fu in prima linea nel
corso degli scioperi del 1908, S. venne di nuovo arrestato e deportato in Siberia. Fuggм, fu ripreso
e internato (1913) a Kurejka sul basso Jenisej, dove rimase per quattro anni, fino al marzo del
1917. Nei brevi periodi di attivitа clandestina, riuscм progressivamente a imporre la sua
personalitа e a emergere come dirigente di livello nazionale, tanto da essere chiamato da Lenin,
nel 1912, a far parte del Comitato centrale del partito. Nello stesso anno contribuм a far rinascere
a Pietroburgo la Pravda, mentre definiva, nel saggio Il marxismo e il problema nazionale, le sue
posizioni teoriche (non sempre, perт, in linea con quelle di Lenin, di cui non comprendeva la
battaglia contro i deviazionisti, nй la decisione di prender parte alle elezioni per la Duma).
Tornato a Pietrogrado subito dopo l'abbattimento dell'assolutismo zarista, S., insieme a
Kamenev e a Murianov, assunse la direzione della Pravda, appoggiando il governo provvisorio
per la sua azione rivoluzionaria contro i residui reazionari. Ma questa linea fu sconfessata dalle
Tesi di aprile di Lenin e dal rapido radicalizzarsi degli eventi. Nelle decisive settimane di
conquista del potere da parte dei bolscevichi S., membro del comitato militare, non apparve in
primo piano e solo il 9 novembre 1917 entrт a far parte del nuovo governo provvisorio (il
Consiglio dei commissari del popolo) con l'incarico di occuparsi degli affari delle minoranze
etniche. § A lui si deve l'elaborazione della Dichiarazione dei popoli della Russia, che costituisce
un documento fondamentale del principio di autonomia delle varie nazionalitа nell'ambito del
regime sovietico. Membro del Comitato esecutivo centrale, S. fu nominato, nell'aprile del 1918,
plenipotenziario per i negoziati con l'Ucraina. Nella lotta contro i generali "bianchi", fu incaricato
di occuparsi del fronte di Tsaritsyn e, successivamente, di quello degli Urali, dando prova di
coraggio, accompagnato, perт, da insensibilitа e rozzezza nei rapporti umani e da eccessiva
presunzione e schematismo nel valutare le vicende dello scontro tra le forze contrapposte: il che
sollevт le esplicite riserve di Lenin nei suoi confronti, manifestate nel testamento politico, in cui
Lenin accusava S. di privilegiare le ambizioni personali rispetto all'interesse generale del
movimento. Nominato nel 1922 segretario generale del Comitato centrale, S., unitosi a Zinovev e
Kamenev (la famosa troika), seppe trasformare questa carica, di scarso rilievo all'origine, in un
formidabile trampolino di lancio per affermare il suo potere personale all'interno del partito dopo
la morte di Lenin (1924). Fu allora che nel contesto di una Russia devastata dalla guerra
mondiale e dalla guerra civile, con milioni di cittadini senza tetto e letteralmente affamati,
diplomaticamente isolata in un mondo ostile, scoppiт violento il dissidio con Trotzkij, ostile alla
N.E.P. e sostenitore dell'internazionalizzazione della rivoluzione. S. sosteneva invece che la
"rivoluzione permanente" era una pura utopia e che la Russia doveva puntare alla mobilitazione
di tutte le proprie risorse al fine di salvaguardare la propria rivoluzione (teoria del "socialismo in
un Paese solo"). Le tesi di S. trionfarono soltanto nel 1927, quando infine il Comitato centrale si
schierт sulle posizioni staliniane isolando Trotzkij (al quale, nel corso del dibattito, avevano
finito per associarsi anche Kamenev e Zinovev).
Cenni storici: l'era stalinianaCon il 1928 iniziт l'"era di Stalin". Da quell'anno infatti la vicenda della sua persona si identificт
con la storia dell'U.R.S.S., di cui fu l'onnipotente artefice fino alla morte. Posto bruscamente
termine alla N.E.P. con la collettivizzazione e meccanizzazione dell'agricoltura, soppresso il
commercio privato (i kulaki arricchiti furono declassati a semplici contadini dei kolchoz o avviati a
campi di lavoro), fu dato avvio al primo piano quinquennale (1928-32) che dava la precedenza
all'industria pesante. Circa la metа del reddito nazionale fu dedicata all'opera di trasformazione
di un Paese povero e arretrato in una grande potenza industriale. Furono fatte massicce
importazioni di macchinari e chiamate alcune decine di migliaia di tecnici stranieri. Sorsero
nuove cittа per ospitare gli operai (che in pochi anni passarono dal 17 al 33% della popolazione),
mentre una fittissima rete di scuole debellava l'analfabetismo e preparava i nuovi tecnici. Anche
il secondo piano quinquennale (1933-37) diede la precedenza all'industria che compм un nuovo
grande balzo in avanti; ma non altrettanto brillante fu il rendimento agricolo per cui, in
concomitanza con l'entrata in vigore di una nuova Costituzione (1936), ne fu modificata la troppo
rigida struttura. Ma a quest'opera indubbiamente gigantesca corrispose un ferreo autoritarismo e
un'implacabile intransigenza: debolezze, lacune ed errori furono sempre duramente puniti; ogni
dissenso ideologico fu condannato come "complotto". Furono le terribili "purghe" degli anni
Trenta (successive al misterioso assassinio di Kirov) che videro la condanna a morte o a lunghi
anni di carcere di quasi tutta la vecchia guardia bolscevica, da Kamenev a Zinovev a Pjatakov a
Rodek a Sokolnikov; da Bucharin e Rychov a Jagoda e a Tuchacevskij; che privт fra l'altro
l'Armata Rossa di oltre la metа dei suoi comandanti piщ prestigiosi. Certo all'origine del bagno di
sangue che spazzт via dal P.C.U.S. ogni residuo frazionismo ci fu anche l'effettivo timore di
complotti e di moti reazionari. L'ostilitа della Germania nazista e la diffidenza degli Occidentali
sono dati inconfutabili, ma и certo che il terrore staliniano rimane una delle pagine piщ tragiche e
oscure della storia russa. D'altra parte le gravosissime esigenze di politica interna indussero S.
ad affidare a Litvinov il compito di assicurare la pace e di promuovere la distensione fra i popoli
d'Europa. Ammessa alla Societа delle Nazioni nel 1934, l'U.R.S.S. avanzт proposte di disarmo
generale e cercт di favorire una stretta collaborazione antifascista sia fra i vari Paesi sia al loro
interno (politica dei "Fronti popolari"). Nel 1935 concluse patti di amicizia e reciproca assistenza
con la Francia e la Cecoslovacchia; l'anno successivo appoggiт con aiuti militari la Spagna
repubblicana contro Franco. Ma il Patto di Monaco (1938) costituм un duro colpo per la politica
"collaborazionista" di S. che a Litvinov sostituм Molotov (1939) e alla linea possibilista alternт
una politica puramente realistica. Cosм, di fronte alle tergiversazioni occidentali, S. preferм la
concretezza tedesca (patto russo-tedesco del 23 agosto 1939) che, pensava S., se non poteva piщ
salvare la pace europea, poteva almeno assicurare la pace all'U.R.S.S. La spartizione della
Polonia (1939) e la guerra alla Finlandia (1940) rientrarono nella stessa concezione: garantire al
massimo le frontiere sovietiche "calde". La guerra alla Germania (1941-45) costituм una pagina
gloriosa della vita di Stalin. Sotto la sua guida non solo l'U.R.S.S. riuscм a bloccare l'attacco
nazista, ma in breve fu in grado di respingere e ricacciare le armate hitleriane sino al "covo" di
Berlino. Ma piщ che l'apporto - diretto e notevole - alla conduzione della guerra, fu estremamente
significativo il ruolo di S. come grande diplomatico, evidenziato dalle conferenze al vertice: un
negoziatore rigoroso, logico, tenace, ma non privo di ragionevolezza e persino di sensibilitа. Fu
assai stimato da Roosevelt, meno da Churchill cui fece velo la vecchia ruggine anticomunista.
Stimт a sua volta Chiang Kai-shek ma non altrettanto Mao Tse-tung e solo con riluttanza smise di
pensare che la Cina poteva essere governata dal Kuomintang con l'adesione dei comunisti. Il
dopoguerra trovт l'U.R.S.S. impegnata nuovamente su un doppio fronte: la ricostruzione
all'interno e l'ostilitа occidentale all'esterno, resa questa volta assai piщ drammatica dalla
presenza della bomba atomica. Fu l'etа della "guerra fredda", del "sipario di ferro", che portт S. a
irrigidire ancor piщ il monolitismo del Partito comunista fuori e dentro i confini, di cui и
espressione evidente la creazione del Kominform e la "scomunica" della deviazionista
Iugoslavia. Quando morм, la popolaritа di S. come capo del movimento di emancipazione delle
masse oppresse di tutto il mondo era ancora intatta: ma bastarono tre anni perchй al XX
Congresso del P.C.U.S. (1956) il suo successore, N. Chruscлv, ne denunciasse i crimini, gli errori
e le deviazioni, dando il via al processo di "destalinizzazione". Tra le opere di S. hanno notevole
importanza ideologica e politica: Materialismo dialettico e materialismo storico (1938), Questioni
del leninismo (1941), Il marxismo e la linguistica (1950).
Linea StalinSistema di fortificazioni poste in profonditа sulla frontiera occidentale sovietica, costruite a
partire dal 1931, dal lago Pejpus al Mar Nero. Si и addirittura dubitato che una tale linea
esistesse realmente: in ogni caso essa non fu di ostacolo all'avanzata delle truppe tedesche
(1941) durante la II guerra mondiale.BibliografiaV. Bulganov, Vita di Stalin, Roma, 1945; H. Barbusse, Stalin, Milano, 1949; J. Deutscher, Stalin,
Milano, 1951; L. Fischer, Vita di Stalin, Roma, 1952; G. Boffa, Per conoscere Stalin, Milano, 1970;
R. Medvedev, Lo stalinismo, origini, storia, conseguenze, Milano, 1972; L. Althusser, Umanesimo
e stalinismo, Bari, 1973; J. Elleinstein, Storia del fenomeno stalinista, Roma, 1975; G. Boffa,
Storia dell'URSS, Milano, 1976; G. Rocca, Stalin, Milano, 1991.