Materie: | Appunti |
Categoria: | Letteratura |
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Data: | 16.07.2001 |
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Testo
Letteratura russa dalla morte di Stalin alla dissoluzione dell'URSS (1953-1991)
Dopo la scomparsa del dittatore Iosif Stalin nel 1953, l'inquietudine generale si manifestò sia nel dibattito critico sia nella produzione di alcuni romanzi non convenzionali, come Il disgelo (1945) di Il'ja Grigor'vi Erenburg e Non si vive di solo pane (1956) di Vladimir Dudincev. Pur non raggiungendo i livelli della miglior letteratura russa, questi due romanzi ebbero il merito di mettere in discussione alcuni importanti aspetti della realtà sovietica. Dopo un periodo di dura reazione che portò alla soppressione del romanzo di Dudincev, si affermò gradualmente un atteggiamento più liberale. Questo consentì a una serie di narratori di talento che più o meno direttamente si ispiravano a echov di eliminare o ridurre drasticamente i contenuti politici delle loro opere, per volgere l'attenzione ai drammi della gente comune della loro terra. In campo poetico, le figure emergenti furono quelle di Evgenij Evtušenko, distintosi per la schiettezza e la passione morale, e Andrej Voznesenskij, il quale ridiede vitalità alla lingua poetica utilizzando le risorse della glasnost' ("trasparenza"), che si affermò alla fine degli anni Ottanta, gli scrittori russi di maggior talento non poterono pubblicare le loro opere in URSS e dovettero limitarsi a farle circolare in forma di manoscritto o pubblicarle all'estero.
La tradizione classica della letteratura russa dimostrò di essere comunque sopravvissuta con il romanzo di Pasternak Il dottor Zivago, pubblicato per la prima volta in Italia nel 1957 e solo nel 1987 in URSS (del 1965 è la celebre versione cinematografica di David Lean). Quest'opera, storia del viaggio di un individualista solitario attraverso il caos della guerra civile alla ricerca di un'esperienza umana autentica, ripropone molti temi tradizionali dei grandi autori dell'Ottocento e mette in discussione i fondamenti filosofici di una società marxista. Nel 1958, Pasternak ricevette il premio Nobel per la letteratura, ma fu indotto a rifiutarlo in seguito ai pressanti attacchi delle autorità russe.
Altri scrittori di talento dovettero ricorrere alla pubblicazione delle loro opere all'estero. Nei primi anni Sessanta, il critico e studioso Andreij Sinjavskij pubblicò, con lo pseudonimo di Abram Terz, una serie di scritti di notevole valore. Tra questi vanno ricordati: Cos'è il realismo socialista?, un articolo in cui attaccava con sferzante ironia i fondamenti intellettuali di quella dottrina; una serie di racconti fantastici; due mordaci satire politiche, Entra la corte e Ljubimov; e una raccolta di cupe meditazioni filosofiche nelle quali professava la sua fede nel Dio cristiano. Nel 1966 fu processato e condannato ai lavori forzati insieme a Julij Markovi Daniel per avere "calunniato" l'Unione Sovietica.
Su due fronti si trovò a operare il celebre romanziere Aleksandr Solenicyn. Nel 1963, su intervento personale di Nikita Kruscev, fu pubblicato un suo breve romanzo sulla vita in un campo di concentramento, Una giornata di Ivan Denisovi. Ma i suoi due romanzi maggiori, Il primo cerchio (1968) e Divisione cancro (1968-69), furono proibiti in Unione Sovietica e solo in seguito pubblicati in Occidente, seppure, a quanto sembra, contro la sua volontà. La narrativa di Solenicyn riassunse la sua vita di veterano di guerra, la sua lunga prigionia in un campo di concentramento e la sua esperienza di malato di cancro. La sua opera è un grido profetico per la moralizzazione della sua nazione, per una svolta verso un "socialismo etico" e per un mondo in cui prevalgono la pura e semplice verità e le norme del vivere civile. Le sue proteste contro la censura, contro la propria espulsione dall'Unione degli scrittori sovietici e contro la pratica di rinchiudere gli intellettuali dissidenti in ospedali psichiatrici fecero da eco allo strenuo impegno sociale della sua narrativa. Solenicyn, che visse negli Stati Uniti fino al suo ritorno in Russia nel 1994, ricevette il premio Nobel per la letteratura nel 1970, ma questo riconoscimento fu condannato dall'Unione degli scrittori sovietici e dal governo russo.
Nel mondo "illegale" della letteratura del periodo poststaliniano furono scritte le opere di Michail Bulgakov, fra le quali lo straordinario romanzo satirico Il maestro e Margherita. Iniziato nel 1928, fu pubblicato in URSS nel 1967 in una versione decurtata e, poco dopo, in due traduzioni inglesi basate sull'edizione russa. Furono considerate "illegali" anche le opere di altri scrittori e pensatori come il brillante poeta Iosif Brodskij, che, espulso dall'Unione Sovietica nel 1972, si trasferì negli Stati Uniti, dove ricevette il premio Nobel per la letteratura nel 1987 e divenne poeta laureato nel 1991. A un altro scrittore dissidente, Valerij Tarsis, fu concesso di trasferirsi in Svizzera nel 1966. I suoi attacchi satirici al regime sovietico trovarono espressione in alcuni romanzi e in Corsia n° 7 (1965), opera autobiografica basata sulle sue esperienze in un ospedale psichiatrico. Queste opere "illegali" contribuirono a conservare le grandi tradizioni della letteratura russa, finché il crollo del Partito comunista e la dissoluzione dello stato sovietico, nel 1991, inaugurarono una nuova era per gli scrittori russi.