Decadentismo, letteratura e poetica

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Testo

Decadentismo

Origine del termine ‘decadentismo’
Il 26 maggio 1883 Paul Verlaine pubblicò un sonetto dal titolo Languer (Languore); questo interpretava uno stato d’animo, il senso di disfacimento e di fine di tutta una civiltà, l’idea, assaporata con un voluttuoso compiacimento autodistruttivo. Per definire questo periodo lo scrittore francese utilizzò il termine ‘decadentismo’ in accezione negativa e dispregiativa.
Questo termine originariamente indicava un determinato movimento letterario, sorto in dato ambiente, quello parigino durante gli anni Ottanta, con un preciso programma culturale, espresso esplicitamente da manifesti, organi di stampa etc.

La visione del termine decadente
Viene rifiutata la visione positivistica, che costituisce il sostrato dell’opinione borghese, della realtà come un complesso di fenomeni materiali, regolati da leggi meccaniche e che la scienza, individuate tali leggi, possa garantire una conoscenza oggettiva e totale della realtà. Infatti il decadente ritiene l’essenza della realtà misteriosa ed enigmatica, per cui soltanto rinunciando alla razionalità si può tentare di attingere all’ignoto. Ogni forma visibile perciò non è che un simbolo di qualcosa più profondo che sta al di là di essa, e si collega con infinite altre realtà in una rete segreta, che solo la percezione dell’iniziato può individuare. Questa rete di ‘corrispondenze’ coinvolge anche l’uomo: c’è un’identità tra io e mondo, soggetto e oggetto, che si confondono in un’arcana unità. Questa unione avviene nell’inconscio umano, dato fondamentale della cultura decadente. Freud proverà a dare una spiegazione scientifica razionalistica su un impianto positivistico: il suo fine è portare alla luce della conoscenza l’inconscio, sottoporla al dominio dell’io; i decadenti invece distruggono ogni legame razionale.
Se il mistero è l’essenza della realtà questa può essere colta tramite gli stati abnormi e irrazionali dell’esistere: la malattia, la follia, il delirio, il sogno e l’incubo, l’allucinazione. Questi stati di allucinazione permettono di vedere il mistero che è al di là delle cose (la cultura della droga).
Altre forme di estasi che consentono questa esperienza sono il panismo e le epifanie. Il primo prevede l’annullamento dell’io individuale nella vita del gran Tutto (D’Annunzio); il secondo è uno stato di grazia in cui un particolare qualunque della realtà che appare insignificante si carica all’improvviso di una misteriosa intensità di significato.

La poetica del Decadentismo
Tra i movimenti privilegiati della conoscenza vi è l’arte. Questo culto religioso dell’arte ha dato origine al fenomeno dell’estetismo. L’esteta è colui che assume come principio regolatore della vita il bello ed in base ad esso agisce e giudica la realtà; arte e vita si confondono, la seconda è assorbita dalla prima e la realtà è filtrata attraverso l’arte. Ne deriva che il poeta rifiuta di farsi banditore di idealità morali e civili: l’arte si chiude in una squisita celebrazione di se stessa, diviene arte pura poesia pura. Anche la poetica da uno strumento di una comunicazione logica, razionale, assume ora un valore suggestivo ed educativo. Conseguentemente abbiamo la rivoluzione del linguaggio, alle immagini nitide e distinte si sostituisce l’impreciso, il vago e l’indefinito; idem per la parola che recupera il suo valore magico capace di rilevare l’ignoto. Di qui si rivela il carattere aristocratico dell’arte decadente che rifiuta il pubblico borghese, scelta motivata, oltre che dalla sua difficile comprensione, dall’imporsi della nascente cultura di massa. Si delinea quindi un distacco tra artista e pubblico.
I mezzi tecnici con cui l’artista decadente ottiene queste sensazioni di mistero sono la musicalità, il linguaggio metaforico, il simbolo, la sinestesia e la fusione delle arti (pp.16-17).

Temi e miti della letteratura decadente
In questo periodo si sviluppa una forte ammirazione per le epoche decadenti come la tarda latinità imperiale o l’età bizantina in quanto le loro opere sono sentiti più affascinanti delle altre perché frutto di un processo di maturazione (come un fiore che prima di marcire emana un profumo più voluttuoso). Oltre a questo filo conduttore, temi molto ricorrenti nelle pagine dei decadenti sono la crudeltà e la perversione; dietro a questo tema c’è la voglia di abbandonare i temi sentimentali del Romanticismo per evitare di cadere nella noia e per cercare questi stimoli viene manifestata una sensibilità esasperata, al limite della nevrastenia. La nevrosi è vista come un’atmosfera che avvolge il decadentismo, il punto da cui sembra che tutto il reale sia osservato.
Accanto alla nevrosi c’è la malattia in generale, metafora di una condizione storica in crisi profonda: da qui la definizione malata per la letteratura decadente. Dall’altro lato la malattia diviene un segno positivo di distinzione, segno di quella separatezza sprezzante verso la massa aristocratica, quasi la strumento conoscitivo per eccellenza. Conseguenza è l’ammirazione verso tutto ciò che è corrotto, impuro e putrescente. In realtà questi temi sono immagini della morte. Infatti gli scrittori di questa epoca sono attratti irresistibilmente dal nulla; se è vera la filosofia di Freud, che l’uomo è guidato da due istinti, vita e morte, nel decadentismo il secondo ha la meglio sul primo.
Però troviamo anche tendenze opposte come il vitalismo, cioè l’esaltazione della pienezza vitale senza limiti, la sfrenata ricerca del godimento ebbro. A differenza della filosofia della morte (Schopenhauer) la filosofia del vitalismo (Nietzsche) nasce proprio per combattere la paura della prima.
La nascita di queste due filosofie è dovuto all’inasprimento del conflitto aristocratico, ricerca del diverso, e borghese, benpensante, del quale l’artista ha orrore; insomma i conflitti della società romantica ora si esasperano all’estremo. Da qui nascono nuove figure dell’intellettuale che viene, a volte, quasi mitizzato.
La prima è l’artista maledetto che profana tutti i valori e le convenzioni della società che sceglie il male e l’abiezione compiacendosi di una vita misera corrotta dai vizi della carne, dell’alcool e della droga.
L’altra figura è quella dell’esteta, l’artista che vuole trasformare la sua vita in un’opera d’arte, sostituendo le leggi morali con quelle del bello andando alla ricerca di nuove e squisite sensazioni. L’artista ha orrore della vita comune e si isola in una sdegnosa solitudine. Queste due figure hanno un punto comune, il rifiuto per i canoni di normalità borghesi.
Una terza figura è quella dell’inetto a vivere: l’inetto è escluso dalla vita che pulsa attorno a lui a cui egli, per la sua debolezza, non è in grado di affrontare ed è costretto a rifugiarsi nelle sue fantasie.
Di fronte a questi uomini fragile si profila la ‘donna fatale’, dominatrice del maschio fragile, lussuriosa, crudele, maga ammaliatrice che porta alla follia, alla perdizione. Questa rappresenta le paure, i timori, la parte meno forte dell’uomo e viene rappresentata come i mostri del romanticismo. Una variante dell’inetto è il fanciullino pascoliano che rifiuta di crescere e che conosce la realtà liberandola dalle incrostazioni della vita normale. Una concezione misteriosa e irrazionale, perché priva di logica, quella del fanciullino che rispecchia il periodo decadente.
Contrapposto al Pascoli c’è D’Annunzio con la sua filosofia del superuomo in grado di muoversi verso la sua meta eroica senza essere contaminato da dubbi o incertezze. Questa figura si carica di significati politici: il superuomo deve mirare a rigenerare l’Italia, riportandola alla grandezza imperiale. Dietro a questa figura del superuomo si nasconde il fascino della morte, il non riuscire in atto a superare la malattia del decadentismo.
In questo clima d’ambiguità nasce il romanzo psicologico in cui la dimensione soggettiva viene posta in primo piano.

Coordinate storiche e radici sociali del Decadentismo
Decadentismo e Romanticismo
Il Decadentismo può essere considerato come la seconda parte del Romanticismo, ma con una sua fisionomia specifica. Entrando nello specifico possiamo trovare più distintamente le differenze.
Ad es., sulla base comune dell’irrazionalismo, rifiuto della realtà per un altrove ideale e fantastico, l’età romantica è contraddistinta da una forte energia vitale e dall’infinita espansione dell’io; quella decadente, invece, dà un senso di stanchezza, estenuazione, smarrimento, di fine e di sfracello. Ne deriva che la letteratura romantica mirava alle concezioni artistiche, alla totalità, mentre quella decadente al frammento, il singolo particolare assume valore assoluto. Ancora il rifiuto dei decadenti di ogni impegno morale e civile, esaltando l’artificio, la complicazione; al contrario il romanticismo ricco di significati morale e civili con l’esaltazione della natura.
Nonostante un contesto socio-politico-economico comune, nel periodo decadente certi problemi, già notati nel romanticismo, si mostrarono con mostruosa violenza. Il problema più grande fu il capitalismo che produsse una società di massa e conseguentemente l’annullamento dell’io, da cui la filosofia decadente della morte, della malattia, della frantumazione della figura dell’io dello smarrimento e dell’impossibilità di far fronte ad una realtà che sfugge ad ogni controllo.
Questo sviluppo industriale portò gravi conseguenze anche sulla funzione sociale dell’artista che perde quel ruolo di rilievo che aveva in passato venendo inglobato nella massa. Per cercare di evadere reagisce abbracciando temi esasperati e irrazionali come l’estetismo. Altra conseguenza è la riduzione del valore dell’arte che viene paragonato a merce e questo è l’altro motivo per cui gli artisti si isolano e rivolgono le proprie opere ad una cerchia ristretta di intellettuali. Ultima piaga della società decadente è il conflitto tra capitale e lavoro, tra borghesia e popolo; questo conflitto non fa altro che aumentare il desiderio di isolamento degli intellettuali che non si sentono classificati in nessuno dei due schieramenti.
Decadentismo e Naturalismo
Le due correnti sono dello stesso periodo e percorrono la strada parallelamente rispecchiando due modi di concepire, uno stesso periodo storico, in maniera opposta. I naturalisti sono schierati dalla parte borghese accettando la società moderna cercando di migliorarla criticandola; i decadenti si oppongono al moderno evadendo e chiudendosi nell’irrazionalismo. In poche parole, si ripropone lo scontro razionalismo r irrazionalismo già presente nel fine ‘700. nonostante le grosse differenze ideologiche e letterario i due movimenti non sono completamente separati, ma appaiono spesso mescolati tra loro, come in Zola e D’Annunzio.
Decadentismo e Novecento
Non sarebbe corretto identificare il nostro secolo con il termine decadentismo dato che molte altre correnti si sono sviluppate nel ‘900, ma, anche se con molti elementi in comune, hanno un contesto storico differente (le due guerre), quindi con il termine decadente si intende la fine dell’800.
Gli scrittori italiani più importanti di questo periodo sono stati D’Annunzio e Pascoli.

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