decadentismo

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Testo

IL DECADENTISMO
La tendenza letteraria che emerge in questo periodo è contrassegnata dalla coscienza della crisi e della decadenza di un mondo e dei suoi valori, e prende appunto nome di Decadentismo.
Nascendo all’interno della crisi del Posivitismo, il Decadentismo è caratterizzato da:
• rifiuto delle poetiche di matrice positivistica ( Naturalismo e Verismo), cui se ne contrappongono altre di stampo irrazionalistico, in particolare il simbolismo e l’estetismo;
• rifiuto della morale comune e delle norme sociali, cui si contrappone l’esaltazione di comportamenti fuori della norma, al contempo “maledetti” ed “elitari” ( l’eroe decadente, il poeta maledetto, l’esteta, il superuomo);
• interesse per gli aspetti irrazionali ed oscuri della psiche, come l’inconscio, l’istinto, il sogno, gli stati morbosi che si accompagnano alla malattia, alla follia, al delitto.

La letteratura del Decadentismo non si contrappone soltanto alla letteratura nata nel clima del Positivismo, ma apre una crisi ed un rinnovamento di portata ben più vasta, che mettono in discussione il complesso della tradizione letteraria di tutto l’Ottocento, aprendo la strada ad ulteriori sviluppi. Infatti:
• tramonta la concezione ottocentesca del poeta-vate, interprete dei valori di un popolo e di un determinato momento storico, mentre prevale negli intellettuali un atteggiamento di critica e di estraneità verso la società e verso la storia;
• nasce una nuova concezione dell’arte, che propone se stessa come strumento privilegiato di conoscenza in luogo della scienza, poiché essa sola sa svelare gli aspetti più profondi e contraddittori della realtà.
L’arte rinuncia così a proporre valori ed ideali, a farsi espressione, sia pure critica, della società da cui nasce, ma piuttosto sceglie di denunciarne la fondamentale insensatezza suscitando inquietudine e interrogativa;
• si afferma una nuova disponibilità alle più diverse sperimentazioni formali: la crisi del romanzo naturalista coinvolge l’intera tradizione del romanzo realistico dell’Ottocento, aprendo la strada ad una narrazione tutta interiore e soggettiva; allo stesso modo in poesia il simbolismo dissolve la secolare tradizione della tecnica poetica.
Il termine Decadentismo pertanto si può usare in due accezioni:
• in senso proprio indica il movimento che ebbe questo nome e che si esaurì intorno alla fine del XIX secolo. Di tale movimento gli esponenti più significativi furono Verlaine, Rimbaud e Mallarmè in Francia, Pascoli e D’Annunzio in Italia, Wilde in Inghilterra, Rilke in lingua tedesca.
• in senso allargato si definisce come Decadentismo buona parte della letteratura del Novecento che esprime la coscienza più generale della crisi dell’uomo moderno.
Il Decadentismo in Europa
Il Decadentismo nacque in Francia intorno al 1880 ad opera di un gruppo di poeti (fra cui Verlaine, Rimbaud, Mallarmè) ammiratori di Baudelaire, che diedero vita a circoli artistici e ad alcune riviste.
“Decadenti” li definirono spregiativamente i critici alle loro prime pubblicazioni. Essi vollero riprendere tale termine, in senso provocatorio, per esprimere la propria consapevolezza di appartenere ad un mondo in disfacimento, per manifestare il proprio disagio e la delusione storica che li spingeva a rifiutare la società del loro tempo, con i suoi valori rozzi e falsi. Spesso infatti i decadenti condussero una vita disordinata e vagabonda, emarginati dalla società borghese del proprio tempo, talvolta cercando “paradisi artificiali” nella droga e nell’alcool ( i “poeti maledetti”).
Simbolismo
Gradualmente, il gruppo elaborò la sua poetica, il simbolismo, per la quale il mondo è “una foresta di simboli” ( da un verso di Baudelaire) che ci parlano in un misterioso linguaggio: non la scienza né la ragione possono penetrarlo, ma solo l’arte.
Il poeta è un “veggente” che per intuizioni misteriose ed improvvise coglie il senso riposto della realtà, scoprendo collegamenti apparentemente illogici fra oggetti diversi, associando colori, profumi, suoni di cui sa percepire la misteriosa affinità, scegliendo le parole non per il loro significato concreto ed oggettivo ma per le suggestioni che possono evocare con il loro suono ed il loro ritmo (la “musicalità” del verso).
Perciò il poeta deve rompere ogni legame con la tradizione e sentirsi libero da ogni regola (rima, metro, scelta delle immagini e del lessico): di qui la costante ricerca di nuove forme espressive come carattere distintivo della poesia decadente. Altro carattere di rilievo della poetica decadente è l’estetismo. Se infatti non è per mezzo della ragione che si può cogliere il vero senso della realtà, non è nemmeno per mezzo dei sentimenti, come affermavano i romantici, ma per mezzo dei sensi. E così diventano molto importanti nella poesia e nella vita dei decadenti l’esasperata attenzione alle mille sfumature delle percezioni sensoriali, la ricerca di sensazioni rare e preziose, la sensualità.
Il Decadentismo in Italia
In Italia il Decadentismo, sorto in ritardo rispetto all’esperienza francese e ad essa fortemente debitore, assume caratteri particolari.
Dal punto di vista ideologico, la crisi della cultura positivista si innesta sulla delusione storica post-unitaria e su di una situazione economica e sociale ancora arretrata per il ritardo dello sviluppo industriale italiano rispetto alle principali nazioni europee. Pertanto, l’adesione di una parte della cultura italiana ai miti nazionalistici ed imperialistici allora dominanti presenta un carattere piuttosto velleitario, mentre ad essi si affiancano più concretamente atteggiamenti legati alla situazione del paese: il disprezzo per l’”Italietta” umbertina e giolittiana, il vagheggiamento di un passato glorioso, il rifiuto del sistema parlamentare a causa della meschinità del “trasformismo”, la paura e il disprezzo per la “marea montante” del socialismo.
Dal punto di vista letterario, le prime esperienze del Decadentismo italiano sono contemporanee al forte peso dell’influenza carducciana e all’affermarsi del romanzo verista, e prendono il sopravvento solo alla fine del secolo, pur essendo state anticipate dalla “vita maledetta” e dalle tematiche torbide degli scapigliati.
Il Decadentismo si afferma in Italia soprattutto sotto il segno dell’estetismo attraverso l’opera di D’Annunzio, che introduce nel paese le nuove sollecitazioni culturali europee e che soppianta definitivamente nel romanzo la tradizione moraleggiante di stampo manzoniano, soltanto scalfita dal romanzo verista.
Per opera di Pascoli, inoltre, il linguaggio poetico italiano, accogliendo le suggestioni del simbolismo, si emancipa dalla tradizione classicista, dalla cui prestigiosa eredità formale neppure la poesia romantica era riuscita a liberarsi.
Tra i maggiori esponenti del Decadentismo italiano vanno annoverati:
Antonio Fognazzaro, autore che segna la transizione verso il nuovo clima spirituale e soprattutto Giovanni Pascoli e Gabriele D’Annunzio che ne esprimono (il primo in modo più intimistico e profondo, il secondo in forma più appariscente) la sensibilità, le tematiche e le poetiche.

D’Annunzio
I maggiori scrittori decadenti furono, oltre a D'Annunzio (principale animatore della "Cronaca bizantina" e del "Convito"), Pascoli e Fogazzaro. D'Annunzio rovesciò l'elemento aristocratico tipico del decadentismo in spettacolo da offrire al pubblico, in parte da recitare a beneficio delle masse, e lo fece creando anzitutto il mito di se stesso, l'intellettuale più celebre e chiacchierato dell'epoca in Italia. Egli tenne conto con grande tempismo delle esperienze letterarie straniere contemporanee sia in prosa sia in poesia. Così, se Andrea Sperelli, il protagonista del romanzo Il piacere (1889), rappresenta l'uomo raffinato e colto amante dell'arte e delle donne, Claudio Cantelmo impersona il superuomo nelle Vergini delle rocce (1895), mentre nel Notturno (1921) prevale un ripiegamento dell'autore su se stesso, assieme a una tematica più intima e riflessiva. La poesia di D'Annunzio, che teneva conto soprattutto delle esperienze francesi, divenne in breve il modello di riferimento (sia in positivo sia in negativo) della generazione di poeti contemporanea e di quella successiva. La sua sensibilità straordinaria investe il mondo dei sentimenti, quello della natura e quello dell'arte, e la sua affascinante scrittura, ricca e suggestiva, ne costituisce la più appropriata traduzione in termini letterari.
Pascoli
La poesia di Giovanni Pascoli rappresenta un felice tentativo di sprovincializzazione in senso simbolista, fondato su una realtà locale molto individuata, anche linguisticamente. Il poeta possiede una sensibilità che gli permette di entrare in contatto con il mondo che egli canta senza mediazioni razionali o intellettuali, e la sua poesia rende conto di questa magica sintonia. Lo fa con termini molto precisi, anche di uso comune, con versi spezzati e interrotti, con una ricerca sul suono che vuole ridare la suggestione degli oggetti di tutti i giorni e degli ambienti modesti che sono la base della sua ispirazione.
Fogazzaro
Il tentativo di conciliare la scienza con la fede cattolica è un motivo importante delle opere e del pensiero di Antonio Fogazzaro, che si interessò anche di occultismo e magia, tendenza, questa, contrastata dalla Chiesa, fino alla presa di posizione ufficiale rappresentata dall'enciclica Pascendi Dominici Gregis del 1907 contro il movimento modernista. Quello di Fogazzaro è comunque un cattolicesimo irrequieto, che convive con una sensibilità a tratti morbosa. Le donne dei suoi romanzi sono spesso nervose ai limiti della malattia, instabili e volubili, impossibili da comprendere fino in fondo e perciò affascinanti. È proprio la componente religiosa a dare profondità alla rappresentazione del fascino femminile, l'emozione della tentazione inconfessabile ad alimentare la costruzione di personaggi come Marina di Malombra (1881) o Violet del Mistero del poeta (1888).

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