seconda riv. industriale

Materie:Riassunto
Categoria:Storia

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Testo

INDUSTRIA, IMPERI E SOCIETA’ DI MASSA
Questo arco storico vede l’affermazione della società industriale moderna, che con la seconda rivoluzione industriale di fine 800 registrò una straordinaria trasformazione quantitativa e qualitativa. In questo periodo le potenze europee si impegnarono a fondo nella colonizzazione di interi continenti. Alla fine del 19 secolo si diffuse in Europa un’enorme fiducia nei vantaggi che il progresso tecnologico avrebbe garantito agli uomini. In questa fase espansiva delle economie occidentali, durata fino al 1929, una cesura significativa è rappresentata dalla prima guerra mondiale, che fu lo scontro per il potere da parte delle grandi potenze industriali e coloniali, ma rappresentò anche un ulteriore momento di accelerazione delle trasformazioni economiche.
Il prestigio delle nazioni europee subì un tracollo in seguito alla prima guerra mondiale, che determinò una grave crisi economica. Dalle ceneri dell’impero zarista, in seguito alla rivoluzione russa, sorse l’Unione Sovietica. Con la rivoluzione bolscevica in Russia, nel 1917, iniziò lo scontro fra capitalismo e socialismo che avrebbe caratterizzato il nostro secolo sino alla fine degli anni 80.

LA “GRANDE DEPRESSIONE”
Questa “grande depressione” riguardò sia il settore agricolo sia quello industriale ed ebbe all’origine un eccessio di offerta (sovrapproduzione) rispetto alla domanda, con conseguente ribasso dei prezzi.
L’eccesso di offerta e di capitali disponibili rispetto alla domanda determinò una flessione dei margini di profitto e con questa una rallentamento dell’economia.

UNA SECONDA “RIVOLUZIONE INDUSTRIALE”
In realtà queste difficoltà dell’economia industriale furono accompagnate da fenomeni di innovazione e trasformazione che non solo riavviarono il ciclo economico, ma posero le premesse per un suo straordinario sviluppo.
In primo luogo l’ultimo trentennio dell’800 fu una fase di grande innovazione tecnologica, che riguardò sia ambiti tradizionali, come il siderurgico e il meccanico, sia nuovi settori produttivi e nuove fonti di energia. La meccanica vide un incessante perfezionamento dei macchinari, con l’utilizzo su larga scala di torni, alesatrici, fresatrici precisi e potenti e con la realizzazione di nuovi prodotti, quali turbine, le macchine da cucire e, fondamentale, il motore a scoppio.
Dal canto suo, il settore siderurgico conobbe la rivoluzione dell’acciaio : più resistente, duttile e malleabile della ghisa, l’acciaio fu prodotto in quantità crescenti a costi decrescenti grazie a nuovi procedimenti tecnici, sostituendo progressivamente il ferro.
Questo per i settori tradizionali: ma il grande salto di qualità della seconda rivoluzione industriale venne dalla chimica, dall’elettricità e dal petrolio. La chimica permise la fabbricazione di nuovi materiali, come l’alluminio, e diffuse la soda, i coloranti artificiali e i concimi. L’elettricità introdusse non solo una rivoluzione nelle case e nelle città, ma anche nelle fabbriche, perché permise di separare le macchine dalla fonte di energia che ne alimentava il motore. Il petrolio, combustibile di alto rendimento e facile trasportabilità, consentì l’enorme sviluppo dei motori a combustione interna e, del motore a scoppio: iniziava così l’era dell’automobile, che sostituì la ferrovia quale bene strategico della civiltà industriale.

DALLA LIBERA CONCORRENZA AI MONOPOLI
Nuovi settori, nuovi beni, nuove risorse energetiche trasformarono l’economia industriale, trainandola progressivamente fuori dalla crisi. Ma nello stesso periodo una trasformazione di grande portata investì le strutture stesse del capitalismo.
Si tratta del passaggio dal capitalismo concorrenziale al capitalismo monopolistico, od oligopolistico; da una situazione in cui il mercato è popolato da una molteplicità di imprese piccole-medie, di dimensioni analoghe, in concorrenza fra loro, a una in cui il mercato è dominato da pochi grandi gruppi industriali.
Nella crisi, i produttori più deboli, meno dotati di risorse finanziarie e imprenditoriali, dovettero chiudere o venire assorbiti dai più forti.
Nello stesso tempo, la concorrenza internazionale si faceva sempre più forte, spingendo le imprese più forti ad accorparsi o accordarsi per controllare il mercato. Infine, i nuovi settori che si aprivano erano tutti ad alta intensità di capitale, richiedevano cioè enormi investimenti per essere avviati.
Tutti questi fattori determinarono una forte concentrazione industriale e finanziaria: sempre più il mercato venne dominato da “giganti” industriali in grado di esercitare anche un forte condizionamento sul potere politico.

POSITIVISMO
Corrente filosofica diffusasi nell’800. con lo sviluppo della scienza e dell’industrializzazione, il positivismo divenne la mentalità dominante presso i ceti sociali di estrazione borghese, una sorte di vera e propria “ideologia del secolo”. Punti fondamentali della concezione positivista: 1. l’unico vero sapere è quello scientifico, cioè quello basato sulle procedure scientifiche; 2. la ricerca scientifica deve essere assolutamente libera e indipendente dai dogmi della religione; 3. ogni manifestazione della vita dell’uomo sia nell’ordine della natura che in quello della società, è spiegabile in termini scientifici; 4. la scienza serve in quanto strumento per migliorare la vita dell’uomo, sia nella trasformazione della natura ai fini pratici, sia nella gestione razionale dei fenomeni sociali.

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