Materie: | Appunti |
Categoria: | Storia |
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Testo
ROMA: la donna nei vari ambiti della società
La donna
La donna tipo di Roma certamente non era paragonabile all’uomo,fin dalla fanciullezza:ad esempio per il ragazzo che ,dopo i quattordici anni diveniva uomo si organizzava una grande festa nel foro:un grande futuro avrebbe dovuto compiersi e sarebbe dovuto divenire personaggio di grande stima e valore;per la femmina ,invece si compiva questa distinzione (tra ragazza e donna),solo dopo l’unione col marito ,e senza nessun festeggiamento. Comunque a Roma la donna veniva considerata di gran lunga di più rispetto alla signora in Grecia: infatti gli era permesso possedere beni ,e per più anni e secoli passavano nell’età repubblicana ,più al gentil sesso erano riconosciuti valore e importanza. Era comunque stimata in base alla sua capacità di esser madre,di mezzo per continuare la stirpe ,vivendo nella castità e nella pudicizia,che caratterizzavano la buona sposa. In ogni caso la donna aveva bisogno di un tutore, nei primi secoli con più potere su di essa ,per prendere decisioni in fatto di diritti civili : la ragazza, poi signora e matrigna era sempre sotto l’uomo in generale ,anche le dodici tavole possono testimoniare -"Feminas, etsi perfectae aetatis sint, in tutela esse, exceptis virginibus Vestalibus". E cioè: "(E' stabilito che), sebbene siano di età adulta, le donne devono essere sotto tutela, eccettuate le vergini Vestali" (che però erano sotto la tutela del pontefice massimo)-.
Usanza molto caratteristica di questo rapporto stava nella domanda del matrimonio(nei casi in cui esso non veniva già stabilito dai genitori dei due ragazzi): nella formula più arcaica l'uomo chiede alla donna "se vuole essere la sua mater familias", cioè "moglie". E' interessante notare che l'avvenimento che fa accedere una donna al rango di mater familias non è il parto, ma appunto il matrimonio ; in tutt'altro senso la donna indirizza al futuro sposo la domanda "e tu vuoi essere il mio pater familias?" Con ciò desidera che l'uomo diventi per lei, anche giuridicamente, un nuovo padre, come una figlia, che la proteggerà finanziariamente -ma nel caso che il marito sia ancora un filius familias, la patria potestà paterna dura finché il padre è in vita.
Per l’uomo la discriminazione aveva radici fondate e documentazione :si parlava di imbecillitas mentis (inferiorità naturale), infirmitas sexus (debolezza sessuale), levitatem animi (leggerezza d'animo) ecc. .La donna era quindi destinata a sottostare e vivere come un’altra razza, senza molti diritti e con obblighi (vedi coprirsi il capo, portare la toga ecc.). Anche riguardo al fatto di una cosa semplice ,e che sembra molto scontata ai nostri occhi,la donna non aveva nemmeno diritto a un nome proprio,ma solo quello come parte di nucleo familiare ;nel caso glielo si avesse assegnato,questo sarebbe dovuto rimanere segreto all’interno della cerchia familiare ,senza mai essere pronunciato in pubblico. In ogni caso alla donna veniva riconosciuta un’importanza all’interno della famiglia,come custode del focolare .
Altri tipi di donna
Nella società romana, a fianco all’uomo viveva non solo la moglie(o promessa sposa) , ma anche una seconda donna: si trattava della cosiddetta scorta o paelex ossia una convivente abituale che l’uomo di famiglia si trovava e con cui “si divertiva”. Proprio per il suo ruolo disonorevole e indegno era bandita da ogni luogo sacro ,e nel caso anche solo che sfiorasse il tempio di Giunone (dea del matrimonio e del rapporto coniugale) avrebbe dovuto sacrificare un agnella e pronunciare una determinata frase. Comunque questa era anche praticata come una una vera e propria professione ,completa di posto di lavoro (i bordelli-sotto il controllo e la tutela dello stato-)aperti solo di notte e situate se non in periferia in luoghi un po’ nascosti, per essere trovati solo dagli interessati. La paga non era alta e erano tassate anche in modo pesante (fu Caligola a vedere nella prostituzione un guadagno per lo stato, imponendo un salato soldo) . In ogni caso questo lavoro non era per sole donne povere e schiave, ma anche per matrone di alto livello sociale ,che si presentavano sotto falso nome . Non mancavano nemmeno quelli che, come nella nostra società moderna, chiameremmo… “club privés”: dei lussuosi postriboli privati ospitati in abitazioni patrizie, gestiti dalle stesse matrone e ben frequentati dall’alta società, mariti e figli delle matrone compresi.
Esistevano inoltre due divinità dedite a questo tipo di vita :erano la Venere Elicìna e Priapo .Un tocco di maschilità è rintracciabile anche sotto questo punto di vista: se un maschio libero che si concedeva rapporti erotici con un altro maschio, era al massimo considerato semplicemente impudicus, uno sporcaccione; mentre a una povera prostituta venivano affibbiati appellativi che, ne individuavano la professione, rimarcandone l’abiezione; appellativi che si sono trasferiti col tempo nel moderno vocabolario volgare.
Ne parla Seneca in “De brevitatae vitae” :< per questi uomini il tempo che trascorre tra un piacere e l’altro è solo un rimandare ("Omnis illis speratae rei longa dilatio est"), e invece il tempo dell’amore è brevissimo,perché non sanno gioire di nulla ("at illud tempus quod amant breve est”)>.
Pater e mater familias a confronto
L’uomo e la donna avevano diritti e doveri completamente differenti tra loro. Il loro potere non era paragonabile poiché il pater familias otteneva ,dopo il matrimonio la potestas (potere assoluto)su ogni persona e bene materiale all’interno del nucleo familiare. Solo lui aveva la possibilità di comandare ,di vendere e comprare merce e schiavi,lui soltanto doveva donare un’istruzione completa ai figli e aveva il compito di dirigere le cerimonie religiose,in onore delle divinità del focolare(colei che manteneva sempre accesa la fiamma della dea Vesta in funzione di vestale della casa). La donna prendeva il nome di mater familias subito dopo il matrimonio ,ma in seguito alla nascita dei figli diventava la “domina”,in quanto madre. Stava ,nella scala sociale,subito sotto il pater familias :doveva coordinare il lavoro degli schiavi (se la famiglia ne aveva la possibilità) ,ma il suo compito principale stava nel tessere i vestiti per figli e marito. In quanto all’adulterio anche in questo tra i due sessi ci sono differenze non trascurabili: se la domina tradiva il pater familias ,a lui era permesso ucciderla; al contrario all’uomo di casa era concesso di frequentare schiave e donne libere (come spiegato nel capitolo precedente) senza commettere alcun tipo di tradimento verso la famiglia o la moglie.
Tutto questo prima dell’età imperiale:subito dopo, il potere assoluto dell’uomo viene ridotto,e si equilibra l’importanza di padre e madre all’interno della famiglia,sempre ,però mantenendo una certa distanza tra l’uguaglianza :difatti,ad esempio la moglie poteva accompagnare il marito,ma mangiando seduta sul triclino e non sdraiata come l’uomo. Inoltre il concetto di divorzio ,che negli anni precedenti aveva avuto un’intensa diffusione viene respinto, quasi del tutto.