Anoressia e importanza dell'immagine nella società moderna

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Testo

“Il corpo non appartiene più alle donne, ma a chi decide a quale modello debbano uniformarsi. A chi decide quanto deve pesare o a quali misure deve avere”. Ecco l’affermazione pronunciata dalla scrittrice Eve Ensler, affermazione in contrapposizione con la tesi sostenuta dagli stilisti, coloro che la moda la “fanno”. Secondo loro infatti, le modelle che sfilano in passerella con le loro creazioni devono avere determinati rapporti peso-altezza che fanno rabbrividire al solo pensiero, misure da vera e propria ‘Barbie’ che nella maggior parte dei casi, mettono a rischio la salute di queste ragazze. Il problema non sarebbe così grave se si limitasse esclusivamente alle passerelle, ma ciò non avviene.
Spesso e volentieri il fenomeno si diffonde anche al di fuori di quell’ ambito e a farne le spese sono soprattutto le ragazzine che vivono in piena età adolescenziale, le quali in quel periodo di sviluppo a volte sono indotte a rifiutare la propria immagine corporea e ad imitare coloro che appaiono loro più belle, e molto spesso anche più ricche e famose.
Sia per questi motivi che a causa della morte di una modella brasiliana, la quale per poter continuare a sfilare si è sottoposta ad un regime alimentare piuttosto ferreo, è stato promosso in Italia un Manifesto Nazionale di Autoregolamentazione contro l’anoressia. Questo manifesto, ideato dal Ministero delle Politiche Giovanili, dalla Camera Nazionale della Moda e da AltaRoma(L), prende posizione contro le modelle ultra-magre e minorenni per rivalutare un modello di bellezza sano, solare, generoso e mediterraneo. Questo preso recentemente in Italia, è soltanto un provvedimento che va a sommarsi a quelli di altri stati, come ad esempio Spagna, Francia, Inghilterra, America già presi in precedenza; provvedimenti mirati a combattere l’anoressia.
L’anoressia è, infatti, la prima causa di morte tra le malattie psichiatriche, cioè quelle derivanti da problemi psicologici, e colpisce per il 99% dei casi persone di sesso femminile, probabilmente più influenzate dalla moda. Il dato che però deve farci riflettere è che con il trascorrere degli anni sono sempre meno le persone giovani e giovanissime ad essere affette da questo genere di malattie: nel 2003, infatti, un terzo delle pazienti di un centro statunitense specializzato nella cura di queste malattie, denominate DCA, superava i 30 anni di età.
Sono, quindi, in aumento coloro che si lasciano condizionare da questo fenomeno che impone come modello unico di femminilità la magrezza e la perfezione: non soltanto donne affette da Disturbi del Comportamento Alimentare, ma anche donne sane che ricorrono a diete, spesso senza nemmeno consultare un medico ma servendosi semplicemente di quelle che vengono proposte su alcuni tipi di riviste, oppure alla chirurgia estetica, scegliendo di sopportare così dolori e traumi post-operatori.
E’ da tutto ciò che possiamo capire che questo è un grave problema della società moderna che va combattuto con i mezzi necessari. È alquanto eccessivo,per non dire ridicolo, che ci siano persone che rischiano di morire pur di rientrare nei canoni di un modello che, pur essendo sbagliato ed esagerato, sono le prime ad imporsi, ma è altrettanto assurdo pensare che nessuno fa nulla per evitare tutto questo, ma anzi –soprattutto in mondi come quello della moda- le persone vengono spinte a seguire comportamenti dannosi e spesso mortali.
Ed ecco come concluse l’affermazione iniziale Eve Ensler: “Abbiate il coraggio di amare il vostro corpo. Smettetela di aggiustarlo. Non è mai stato rotto”. E infatti è proprio così. Non ha senso aggiustare qualcosa che non è rotto, soprattutto se non porta altro che a disagi e a gravi conseguenze.

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