Rivoluzione americana e la rivoluzione francese

Materie:Riassunto
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Testo

LA RIVOLUZIONE AMERICANA
Le colonie atlantiche del Nordamerica
In seguito alla guerra dei sette anni la situazione delle colonie inglesi, mutò sensibilmente. Il trattato di Parigi del 1763 assegnò all’Inghilterra il Canada e la Florida. La Louisiana passò invece dalla Francia alla Spagna.
Delle tredici colonie originarie, al Nord c’erano le quattro del New England, le quali erano state fondate da gruppi di dissidenti religiosi proveniente dall’Inghilterra che mantenevano una omogeneità etnica e confessionale, con un forte attaccamento alle tradizioni.
L’economia si basava sulla coltivazione dei cereali e l’allevamento del bestiame, concentrati in appezzamenti di piccole-medie dimensioni. Tuttavia lo sfruttamento del patrimonio boschivo e la presenza di centri portuali come Boston avevano consentito la nascita di un’industria caratteristica.
Al centro si trovavano quattro colonie(New York, New Jersey, Pennsylvania, Delaware); queste aree furono interessate alla formazione di forti concentrazioni latifondistiche, che produssero una differenziazione sociale. I ricchi commercianti di legname costituivano la categoria dominante insieme ai grandi proprietari terrieri. Città come la Florida e New York videro emergere un ricco ceto mercantile e una borghesia delle professioni.
Al sud sorgevano altre cinque colonie( Virginia, Maryland, Carolina del Nord e del Sud, Georgia), in cui il clima caldo-umido e la fertilità dei terreni avevano favorito la nascita di piantagioni di tabacco, riso e cotone; assenti erano le attività industriali e commerciali. La classe dirigente era composta dai grandi proprietari terrieri, la cui ricchezza derivava dal lavoro degli schiavi africani. Le colonie americane erano caratterizzate da notevoli differenze ambientali, economiche e sociali. Sul piano politico mancava una seria motivazione all’aggregazione, a eccezione del comune legname con l’Inghilterra. Da canto suo l’Inghilterra aveva concesso una rilevante possibilità di iniziativa ai gruppi privati che costituivano le colonie, a condizione che le istituzioni locali si sottoponessero all’autorità del Parlamento Britannico presso il quale non erano rappresentate.
Incremento demografico ed espansione territoriale
Il ritmo con cui crebbe la popolazione nel 1760 obbligò i coloni a estendere i loro insediamenti e modificò la composizione sociale del Paese.
Il fascino che l’avventura coloniale esercitava sulle popolazioni povere d’Europa era notevole. Il quadro sociale del Nuovo Mondo si presentava diverso da quello europeo: la mancanza di un’aristocrazia di sangue, consentiva una mobilità tra le classi.
Nel corso del settecento, inoltre, si era formata una classe intellettuale attenta al dibattito aperto dall’Illuminismo.
Durante il corso del XVI e XVII secolo in America si andarono costituendo prestigiosi istituti universitari; nonostante la scarsa diffusione dell’istruzione, al di fuori dei circoli accademici circolavano numerose riviste con un progressivo incremento di lettori.
L’aspetto drammatico dell’espansione territoriale fu rappresentato dai contrasti con i nativi(i pellerossa). Per la maggioranza cacciatori nomadi, essi avevano fondato una civiltà basata sul rispetto religioso della natura; essi disapprovavano, inoltre, lo sfruttamento intensivo della terra da parte degli uomini bianchi e si opposero alla sottrazione territoriale.
Le colonie contro la madrepatria
L’Inghilterra applicò al sistema economico delle colonie un rigido modello mercantilista. Le potenzialità commerciali e produttive vennero inibita a vantaggio dei traffici e dell’industria inglesi: alle colonie venne attribuito solamente il compito di fornire materie prime e un mercato per lo smercio dei manufatti provenienti dalla madrepatria.
Sulle colonie pesava un regime di monopolio: esse erano obbligate a commerciale solo con l’Inghilterra ai prezzi imposti dalla madrepatria. Questi divieti non erano rispettati dai coloni, poiché era molto diffuso il contrabbando. D’altra parte le colonie potevano avvantaggiarsi dell’accesso privilegiato al mercato inglese mentre la pressione fiscale a cui erano sottoposte non era molto gravosa. Con il contratto di Parigi le cose mutarono.
L’annessione ai domini inglesi delle colonie francofone comportò un cambiamento nella politica governativa. L’esigenza di un maggiore controllo sui territori coloniali, portò l’Inghilterra a scoraggiare ulteriori insediamenti: nel 1763 venne stabilito come limite dell’area colonizzabile i monti Appalachi. In secondo luogo, il parlamento inglese, emanò nuovi provvedimenti fiscali, per la necessità di risanare il bilancio statale. Questo peggioramento del prelievo interessò esclusivamente le colonie fondate dagli inglesi: le ex colonie francesi, vennero esentate dal pagamento dei tributi. Questo fece aumentare il malcontento dei coloni inglese. Due gli episodi più discussi: nel 1764 lo sugar act(dazio sull’importazione di zucchero) e l’anno successivo lo stamp act( legge sul bollo). Quest’ultimo provvedimento innesco la reazione dei coloni. Il congresso dei delegati coloniali, protestò contro questa imposizione con una dichiarazioni che ne contestava la legittimità.
Il principio che ispirava i coloni faceva riferimento a un articolo della Magna Charta, e venne formulato in questi termini “ nessuna tassa senza rappresentanza parlamentare”. Dunque, nelle prime battute della polemica contro la madrepatria, i coloni rivendicavano una rappresentanza parlamentare che sapesse sostenere i loro interessi.
La legge sul bolle venne revocata l’anno successivo, ma il parlamento inglese accompagnò la revoca con il Declaratory Act, che affermava la dipendenza delle colonie dall’Inghilterra e l’obbligo di sottomissione alle leggi fiscali imposte. Nel 1767 la lista dei prodotti interessarti da un aumento delle tasse si allungò; vennero particolarmente colpiti beni di largo consumo, come il tè e la carta. I coloni continuarono la loro battaglia su due fronti. Da un lato proseguirono la protesta sul piano istituzionale, sostenendo la tesi della scarsa legittimità del Parlamento inglese. Dall’altro, i coloni avviarono azioni clandestine di boicottaggio delle imposte: nacquero quindi associazioni segrete.
L’esasperazione produsse effetti esplosivi. Il 5 maggio 1770 nel porto di Boston alcuni soldati inglese spararono su un gruppo di manifestanti. Il “massacro di Boston” rese insostenibile i rapporti tra il governo inglese e i coloni.
Nel 1773 il Parlamento inglese approvò il Tea Act, che affidava alla compagnia delle Indie il monopolio della vendita del tè nelle colonie, nel tentativo di arginare le difficoltà finanziarie della compagnia. Nel dicembre dello stesso anno, nel porto di Boston, un carico di tè inglese venne buttato in mare da alcuni “figli della libertà” travestiti da pellerossa. L’atto provocatorio incontrò in consenso generale dei coloni e venne interpretato come il primo atto della ribellione. Gli inglesi reagirono isolando il porto di Boston.
Nel settembre 1774 si riunì a Filadelfia il primo Congresso continentale, formato dai 56 delegati nominati dai coloni, fra qui Gorge Washington e Thomas Jefferson; in questa sede si decise di mantenere un atteggiamento risoluto nei confronti dell’Inghilterra e di usare il boicottaggio economico per danneggiarla; venne inoltre redatta una dichiarazione dei diritti.
Il 10 maggio si riunì il secondo Congresso continentale che approvò l’istituzione di un esercito al comando di Gorge Washington.
Il 4 luglio 1776 il terzo congresso approvò la Dichiarazioni d’indipendenza, redatta da Thomas Jefferson. Il documento si apriva con un preambolo di ispirazione illuministica.
I rapporti fra Inghilterra e colonie erano avviati a uno scontro irreversibile.
Rivoluzione, guerra civile e d’indipendenza
Riguardo gli eventi che sconvolsero il Nordamerica alla fine del XVIII secolo, si parla di rivoluzione, ma anche di guerra civile e d’indipendenza.
Si dice “rivoluzione” perché la guerra portò all’instaurazione di un sistema politico fortemente innovativo. Allo scontro militare con l’Inghilterra si associò una guerra civile fra coloni, fra coloro cioè che avevano abbracciato la causa indipendentista, e i lealisti fedeli alla monarchia britannica.
I lealisti erano una minoranza non ridotta e apparivano irriducibili nella loro scelta, al punto che molti di loro emigrarono in Inghilterra o in colonie limitrofe.
La guerra venne combattuta fra il 1775 e il 1783; in questo contesto furono decisivi gli appoggi militari ed economici forniti ai ribelli dai francesi e spagnoli. Questo conflitto infiammò gli animi di molti intellettuali europei, che accorsero a sostegno della causa del popolo americano. Il paradosso stava nel fatto che il nemico, era la più illuminata monarchia europea, mentre i sostenitori dei rivoltosi finirono per favorire le strategie antibritanniche delle potenze assolutistiche. La guerra conobbe una svolta con la vittoria americana di Saratoga, nel 1777. Non si trattava di un successo militare definitivo, ma convinse gli americani della possibilità della vittoria e della vulnerabilità dell’esercito inglese.
Successivamente, la guerra prese un andamento favorevole agli americani , che ottennero una vittoria decisiva il 19 ottobre 1781 a Yorktown.
Fra il novembre del 1782 e il settembre del 1783 si svolsero i colloqui di pace a Versailles. Il 3 settembre il trattato firmato da spagnoli, olandesi, inglesi, francesi e americani, dichiarava l’indipendenza dello Stato americano. Gli spagnoli ottennero dall’Inghilterra la Florida e Minorca; alla Francia furono assegnate alcune basi nel Senegal e nelle Antille; il Canada restò colonia inglese.
Inglesi e americani stabilirono pacifici rapporti commerciali e politici.
La costituzione americana
FEDERALISMO
Esiste un parallelismo istituzionale per cui a ogni istituto federale corrisponde un istituto analogo in ogni Stato. I poteri del governo centrale sono relativi a: difesa, politica estera, commercio tra stati, moneta e imposte. Tutto quello che non è rivendicato dal governo federale è competenza dei singoli stati
PRESIDENZIALISMO
Il presidente della repubblica americana è nominato ogni 4 anni da un collegio eletto dai singoli stato. Il capo dell’esecutivo, presiede la Corte suprema e nomina i membri del governo
LE CAMERE
Il parlamento è composto da 2 camere: il Senato è composto da due senatori per stato, garantendo il principio di parità fra Stati. Esso ha specifiche competenze in politica estera. La camera dei rappresentanti è eletta, secondo il principio della proporzionalità e conta un maggior numero di rappresentanti degli Stati più popolosi
IL POTERE GIUDIZIARIO
La corte suprema sottopone al controllo le sentenze delle corti degli stati, affinché nessuno operi in contrasto con i principi costituzionali.
Prime elezioni febbraio 1789=> Presidenza a Gorge Washington
L’espansione territoriale e il progressivo annientamento dei nativi americani
Negli anni successivi alla nascita dello Stato americano l’espansione verso ovest accelerò sempre più. Nel 1819 la Florida venne acquistata dagli spagnoli e nel 1803 la Louisiana dai francesi.
La vendita a prezzi accessibili della terra occidentale da parte del governo federale aveva lo scopo di agevolare la colonizzazione e invogliare le famiglie a emigrare verso i nuovi spazi. La frontiera si spostò verso ovest; qui i coloni vennero a contatto con tribù di pellerossa.
La privatizzazione delle terre, l’uso di macchinari agricoli, il sistema di vita dei coloni contrastavano con gli interessi degli “indiani”. Gli scontri divennero sempre più frequenti e costrinsero il governo a inviare l’esercito. Nel 1811-1812 il capo indiano organizzò una lega di tribù indiane per opporsi all’avanzata dei bianchi. La loro sconfitta e la pacificazione dei territori produsse un’ulteriore avanzata della frontiera. Tra il 1815 e il 1830 ci fu la deportazione dei pellerossa oltre il Mississipi.
Il restringimento degli spazi per gli indiani e i contatti forzosi fra tribù tradizionalmente ostili, resero la situazione dei nativi ancora più precaria.
Il pellerossa vennero,inoltre, decimati dalle malattie epidemiche importate dai coloni, mentre la diffusione degli alcolici accelerava il degrado fisico e morale degli indigeni.
Per quanto riguarda l’aspetto religioso, il contratto tra culture diverse, lasciò un segno profondo: l’atteggiamento dei conquistatori nei confronti delle tribù native oscillava tra la persecuzione e la conversione forzata. Completata la conquista dell’ultima frontiera americana della civiltà dei nativi rimase poco o nulla.

LA RIVOLUZIONE FRANCESE
La Francia dell’antico regime
Fra le cause della rivoluzione francese va considerata la rigidità di una struttura sociale fermamente ancorata alla divisione per “ordini” ai privilegi feudali, capace solo in parte, di valorizzare il dinamismo della borghesia.
La nobiltà di sangue, manteneva intatti i suoi privilegi, che le attribuivano un’egemonia sociale. I sovrani di Francia avevano condotto una lotta costante contro l’antico ruolo politico della nobiltà, estromettendola dagli incarichi di corte; questi ultimi furono affidati a esponenti della borghesia togata. Nello stesso tempo il monopolio aristocratico degli altri comandi militari era danneggiato dal processo di professionalizzazione dell’esercito controllati dal sovrano.
La nobiltà, rifiutava di modificare il proprio status economico, basato su una gestione antiquata della proprietà fondiaria: le grandi proprietà terriere erano considerate semplicemente come rendite; nella maggior parte dei casi non veniva considerata la possibilità di una modernizzazione capitalistica nello sfruttamento della terra. L’alta nobiltà godeva della comoda vita di corte era esentata dalle imposte e rappresentava il primo ordine della società laica.
La nobiltà, che rappresentava l’1.5% della popolazione francese, non era un ordine uniforme: i gruppi che vi appartenevano si differenziavano tra loro per molti aspetti. Non più di 4000 erano Nobili di corte. La piccola nobiltà, che non viveva a corte, viveva spesso in condizioni precarie. Inoltre, si era costituita una nuova nobiltà di toga che rivestiva funzioni amministrative, contraddicendo la tradizione feudale.
Il clero era il secondo ordine privilegiato, ed esercitava un forte potere economico: possedeva circa il 10% delle terre coltivabili; godeva di antichi privilegi economici e aveva autonomia giuridica e amministrativa. Al clero spettava anche il monopolio dell’istruzione e della cultura.
La classe borghese, invece, era una realtà più complessa. Il suo ruolo in ambito politico ed economico stava diventando rilevante. Dal punto di vista politico, la borghesia aveva ottenuto una propria legittimità in seguito all’avvento dell’assolutismo e perciò, le suggestioni costituzionaliste le erano estranee. Il XVIII secolo portò alcuni cambiamenti, a causa della diffusione dell’illuminismo: si venne formando un élite consapevole del proprio ruolo sociale e della propria funzione riformatrice.
Divenne chiaro che la divisione in ordii non avrebbe potuto riflettere la realtà della società francese: il Terzo stato, ad esempio, era diventato un’entità composita, difficilmente definibile, percorsa da interessi antagonistici, come quelli del proletariato urbani, dei contadini e della borghesia.
Un’altra causa della rivoluzione francese riguarda il deficit di bilancio che si era ulteriormente aggravato con la Guerra dei sette anni. La corona si era vista costretta a contrarre nuovi debiti, incrementando il disavanzo pubblico.
Nel 1786 era stato firmato un trattato di libero scambio con l’Inghilterra che aveva abbattuto le protezioni doganali fra i due paesi. Subito, furono levate le proteste di mercanti e industriali, che vedevano i loro affari minacciati dalla concorrenza straniera. Legati a una concezione mercantilistica del rapporto tra stato e imprese, essi erano disorientati da queste tendenze della politica economica.
Nella seconda metà del 700 la Francia era una paese per l’85% dedito all’agricoltura. L’aumento della popolazione rese più precarie le condizioni di vita dei meno abbienti, poiché il sistema agricolo non reggeva i ritmi produttivi adeguati al nuovo fabbisogno.
L’impotenza dei sovrani
La difficoltà di reprimere risorse era legata ai numerosi difetti del sistema fiscale francese: oltre a essere condizionato dalle esenzioni nobiliari e clericali, era fondato su imposte indirette che colpivano i generici prima necessità, e quindi pesava sul popolo.
Per far fronte alle proteste finanziare, il re assunse il ministro Jacques Necker. Nel febbraio 1781 egli pubblicò un “Rendiconto al re” in cui, pur facendo apparire un bilancio in attivo con dei dati contraffatti, indicava tutti i capitoli di spesa che pesavano sulla corona, attaccando particolarmente le pensioni di corte di cui godeva la nobiltà. Nel maggio 1781 Necker fu licenziato a seguito della protesta nobiliare.
Nel 1789 ci fu un’assemblea degli stati generali, che affrontò i problemi in sospeso su pressione degli aristocratici. Luigi XVI chiamò nuovamente Necker per preparare l’evento storico: l’assemblea nobiliare non veniva infatti convocata dai tempi del re sole.
Gli Stati Generali
L’assemblea degli stati Generali venne convocata il 5 maggio 1789.
Le assemblee elettive del Terzo Stato erano accompagnate dalla stesura di Cahiers de doléance che esprimevano l’esigenza di modifiche del sistema corrente:
- abolizione del sistema feudale
- eguaglianza fiscale
- concessione di diritti civili e tutela della libertà
Necker illustrò la complessa questione del deficit, ma la prima seduta venne sciolta senza esito. Non venne neanche risolto il problema del metodo di voto(per ordine o per testa) che avrebbe influito l’esito delle consultazioni. Infatti in una votazione per “testa” il Terzo Stato sarebbe risultato avvantaggiato, poiché i suoi rappresentanti erano più numerosi. In una votazione per ordine,invece, clero e nobiltà avrebbero votato compatti.
Successivamente le riunioni si tennero per ordini separati. La nobiltà presentò forti resistenze alle proposte di Necker e temeva la tassazione dei redditi. La borghesia, rivendicava i diritti della maggioranza della società francese.
Il 17 giungo i deputati del Terzo stato si proclamarono Assemblea nazionale. Il giorno successivo una parte del clero si schierò al fianco della borghesia. L’alto clero e la nobiltà restarono contrari. Il 20 l’assemblea si trasferì nella Sala della Pallacorda e giurò di non abbandonarla fino a che la Francia non avesse avuto una costituzione. Il re, si trovò in una situazione imprevista. Da una parte poteva contare sulla fedeltà dei ceti privilegiati, pur sapendo che il loro appoggio avrebbe comportato la richiesta di abbandono di ogni progetto di riforma fiscale. Dall’altra non poteva tollerare la protesta borghese che aveva scopi antiassolutistici e costituzionalisti. Davanti alla defezione della nobiltà liberale, e al rischio che un’azione di forza precipitasse il Paese nella guerra civile, il re accettò la situazione e invitò al ricongiungimento dell’Assemblea. Il 9 luglio l’Assemblea si dichiarò costituente.
La presa della Bastiglia e la rivoluzione municipale
Necker venne licenziato e sostituito da Breteuil. Questo era il segnale che il sovrano stava per avviare una svolta autoritaria. I movimenti di truppe che vennero registrati confermarono che il sovrano intendeva ordinare la repressione dell’iniziativa del Terzo stato. A Parigi, si formò una milizia popolare, la Guardia nazionale, pronta a rispondere agli attacchi.
Il 14 luglio, una folla di parigini, prese d’assalto la Bastiglia, cioè il carcere in cui erano stati imprigionati gli oppositori del sovrano. In realtà all’interno della Bastiglia vi erano solo sette detenuti, nessuno per motivi politici. A Parigi, venne così istituita una nuova municipalità.
Intanto la Rivoluzione si trasferì anche nelle campagne, portando con sé panico e confusione. I contadini si armarono e presero d’assalto le proprietà feudali; anche la borghesia riunita nell’Assemblea parigina iniziò a temere per la furia popolare e l’eventuale minaccia alla proprietà terriera.
Per prevenire ulteriori richieste popolari, si concesse l’abolizione degli obblighi feudali dei contadini dietro un riscatto in denaro.
Tra il 4 e il 5 agosto l’Assemblea dichiarò decaduti i diritti feudali.
Il 26 agosto venne approvata la “Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino”, ispirata alla cultura illuministica e alla “Dichiarazione d’indipendenza americana”.
Il 5 o 6 ottobre la popolazione, inferocita dal rincaro dei prezzi, marciò su Versailles. La folla entrò nella reggia e strappò al re la promessa di trasferirsi a Parigi. Per la prima volta, un sovrano francese subì le pressioni del popolo.
La Costituzione civile del clero
L’obiettivo dell’Assemblea era il risanamento del bilancio. A questo scopo fu decisa la requisizione dei beni ecclesiastici da parte dello Stato, che li avrebbe venduti ai privati.
L’Assemblea stabilì l’emissioni di assegnati(buoni del tesoro) garantita dai beni confiscati: con questi titoli lo Stato risarciva i creditori che avrebbero potuto spendere gli assegnati nelle aste per la vendita dei beni ecclesiastici. A partire dal 1790 le municipalità vendettero tali beni, questo determinò la redistribuzione del 10% delle terre francesi. Spesso gli assegnati furono rivenduti ad altri privati e cominciarono a circolare come carta moneta.
Rimasto privo di risorse proprie, il clero fu oggetto di una radicale riforma: il 12 luglio 1790 fu approvata la costituzione civile del clero, che stabiliva il carattere pubblico della funzione sacerdotale. Le diocesi coincisero con i dipartimenti amministrativi, mentre la carica di vescovo o di parroco veniva stipendiata dallo stato ed era equiparata a qualsiasi ufficio pubblico.
Nel novembre 1790 gli ecclesiastici giurarono fedeltà alla costituzione: molti rifiutarono, appoggiati dal papa, dando origine al movimento del “clero refrattario” .
Intanto la capitale era in preda a una febbre rivoluzionaria. Nascevano club che organizzavano movimenti di opinione. I club erano generalmente circoli privati in cui i cittadini si riunivano, animati da richieste comuni.
In Francia, a partire dal 1789, i club favorirono l’emergere di idee destinate a un ruolo decisivo nella storia della rivoluzione. I più importanti club erano:
- la Società del 1789 fondata da La Fayette, di orientamento monarchico-costituzionale e moderato
- la Società degli amici dei diritti dell’uomo e del cittadino, conosciuta come club dei Cordiglieri, di orientamento repubblicano e democratico. Di essa facevano parte Danton, Hébert, Marat
- i Giacobini, anche essi su posizioni repubblicane e democratiche => Robespierre e Brissot
La costituzione del 1791 e la fuga del re
La nuova costituzione francese venne approvata il 3 settembre 1791 e aveva come premessa la Dichiarazione dei diritti del 1789.
I costituenti accoglievano il principio della separazione dei poteri e trasformavano la Francia in una monarchia costituzionale. Si trattava di una costituzione di orientamento liberale-moderato: il diritto di voto era concesso in base al censo; il concetto di eguaglianza veniva applicato ai soli diritti civili.
Il sovrano giurava fedeltà alla nazione,riconoscendosi re per volontà del popolo e non più per diritto divino. Il potere esecutivo spettava al sovrano e ai ministri da lui nominati. Il potere legislativo veniva affidato al Parlamento monocamerale.
Il re e i suoi ministri dovevano rendere conto del loro operato all’Assemblea legislativa.
Il sistema elettorale era articolato in due fasi: prima veniva nominato un certo numero di elettori, che poi nominavano i rappresentanti in Assemblea. Il diritto di scegliere gli elettori era concesso a chi era in grado di pagare un’imposta pari a 3 giornate lavorative; era elettore chi poteva pagare un’imposta pari a 10 giornate lavorative.
Nel febbraio 1790 la Francia era divisa in 83 dipartimenti, a loro volta ripartiti in distretti, cantoni e comuni, dove gli intendenti regi furono sostituiti da sindaci e consigli eletti dai cittadini. Solo apparentemente rassegnato alla perdita del potere, Luigi XVI attendeva l’occasione per raggiungere i membri della nobiltà reazionaria che erano fuggiti all’estero e che godevano della protezione delle corti italiane e tedesche. La notte fra il 20 e il 21 giungo il sovrano tentò la fuga con i suoi famigliari, travestito da borghese. Venne però riconosciuto a Varennes, e riportato a Parigi, accolto da due ali di folla ostile. Anche se l’assemblea finse di credere a un tentativo di rapimento del re fallito, la monarchia era fortemente compromessa agli occhi del popolo.
Il compito dei moderata si presentava molto difficile. D’altra parte i gruppi più radicali con i giacobini avevano buon gioco nel mostrare l’inadeguatezza della via monarchico-costituzionale e nel rivendicare la soluzione repubblicana.
Il 7 luglio si svolte una manifestazione al Campo di Marte, durante la quale si raccolsero firme per una petizione contro il sovrano. La Favette ordinò alla Guardia Nazionale, di sparare sulla folla. Vi furono molti arresti e circa 50 morti.
L’assemblea legislativa e la guerra
L’assemblea legislativa era composta da gruppi di diversa tendenza. All’ala destra sedevano i “foglianti” di orientamento monarchico- costituzionale; al centro sedevano i deputati che componevano la schiera degli incerti (palude); a sinistra sedevano i deputati di orientamento giacobino. Molti di quest’ultimi provenivano dal dipartimento della Gironda ed erano chiamati girondini o brissottini.
Le difficoltà legate alla Rivoluzione si associavano a problemi economici. La rivolta degli schiavi nelle colonie di Santo Domingo, portò all’aumento dei prezzi del cotone, mentre la svalutazione dell’assegnato e la carenza di generi alimentari aggravavano i disagi per la popolazione.
Disordinate proteste nella capitale e rivolte nelle campagne indussero l’Assemblea ad abolire l’indennizzo richiesto ai contadini per la liberazione dai vincoli feudali; si procedette poi alla nazionalizzazione dei beni dei nobili fuggiti all’estero.
Nell’agosto 1791 Austria e Prussia dichiararono la loro disponibilità a intervenire in favore di Luigi XVI. Le varie potenze europee, non erano concordi nel merito della questione: Russia e Inghilterra erano intenzionate ad approfittare della situazione per perseguire i propri obiettivi espansionistici.
Ad avvicinare il momento del conflitto fu l’atteggiamento di quanti ritenevano la guerra lo strumento migliore per rinsaldare le conquiste rivoluzionarie, creando un clima di patriottismo ed esportando i diritti politici ottenuti dal popolo francese negli altri paesi. Di questo parere era il gruppo dei girondini guidati da Brissot, una schiera di moderati capeggiati da La Fayette e lo stesso sovrano: quest’ultimo sperava una sconfitta dell’esercito francese per giungere a una restaurazione dell’assolutismo. Unici a opporsi erano Robespierre e i giacobini. Su proposta del re e con l’approvazione dell’assemblea, il 20 aprile 1792 la Francia dichiarava guerra all’Austria.
Le prime sconfitte francese mostrarono quanto fosse infondato l’ottimismo di Brissot e La Fayette.
I girondini, proposero alcuni provvedimento contro nobili e clero refrattario. Il re si oppose a questa delibera, allontanò i girondini dal governo e richiamò i foglianti.
Il popolo di Parigi intanto, chiedeva le dimissioni del sovrano e schiere armati di sanculotti nelle piazze inneggiavano alla fine della monarchia. Anche l’atteggiamento dei girondini non era privo di ambiguità. Da un lato promuovevano manifestazioni a sostegno della loro politica antinobiliare e dall’altra speravano di riconciliarsi con il sovrano ed essere richiamati al governo.
Alla fine di luglio, il generale prussiano emanò un proclama in cui minacciava di distruggere la capitale francese se il re non fosse stato reintegrato nelle sue piene funzioni.
Le tesi che il re fosse protetto dal nemico venivano così confermate e la posizione del sovrano si aggravò. Robespierre chiese le dimissioni del re e del governo e la nomina di una nuova assemblea a suffragio universale, per consentire una svolta democratica e repubblicana.
Il 10 agosto 1792 il popolo consacrò la proposta proclamando la nascita dalla comune insurrezionale e assaltando il palazzo reale delle Tuileries, con l’appoggio della Guardia nazionale.
Il re cercò la protezione dell’assemblea legislativa, che lo sospese da ogni incarico; ristabilì l’elezione di una nuova assemblea, la convenzione, a suffragio universale, mentre la comune insurrezionale ebbe piena legittimazione.

IL GIACOBINISMO
La Convenzione e La Vittoria Di Valmy…
In attesa dell’elezione della convenzione, il potere fu esercitato dalla comune insurrezionale, che deteneva il sovrano e aveva il compito di organizzare un esercito per contrastare l’avanzata nemica verso la capitale. La situazione militare era precipitata: Verdun era caduta in mano al nemico e la strada verso Parigi era aperta. Nelle città serpeggiava il sospetto di un complotto ordito dalle forze controrivoluzionarie interne e si creò un clima di sospetti e violenze (2-6 settembre => assalto prigioni, detenuti trucidati). Si svolsero in questo periodo le elezioni per la convenzione che, a causa di un meccanismo elettorale particolarmente complesso, vide un numero esiguo di votanti.
Il 20 settembre la Francia ottenne l’atteso successo militare a Valmy. Il giorno successivo si svolse la prima riunione della Convenzione. A destra sedevano i girondini, che rappresentavano borghesia e alti ceti notabili, di orientamento moderato, che volevano il decentramento politico e amministrativo. A sinistra in alto sedevano i deputati della montagna, di orientamento democratico-repubblicano, che si battevano per una reale uguaglianza sociale, proponevano tasse sul reddito, auspicavano al ridimensionamento della proprietà privata, erano favorevoli all’intervento statale in economia, al centralismo amministrativo e alla concentrazione dei poteri in mano alla convenzione.
Al centro c’era la palude.
Il 22 settembre 1792 venne proclamata la repubblica, venne modificato il calendario e il 1792 divenne l’anno I del nuovo corso rivoluzionario.
Il Contrasto Tra Girondini e Giacobini…
La convenzione iniziò a stilare un nuovo ordinamento costituzionale e a dibattere sulla sorte del re e della famiglia reale. I giacobini erano favorevoli alla condanna a morte, mentre i girondini volevano sottoporre le decisioni della convenzione a giudizio popolare. Nonostante l’autodifesa del re e a maggioranza molto stretta, egli venne condannato a morte per il 21 gennaio 1793.
La morte del re acuì il contrasto tra girondini e giacobini, e legittimò la guerra con una questione morale: era la lotta delle monarchie contro il sistema democratico – repubblicano che aveva messo a morte il re.
Nel 1793 si compose una coalizione antifrancese cui la Francia rispose con una leva straordinaria di 300000 uomini che creò forti malcontenti. Il clima di tensione fu esasperato dal gesto del generale Dumouriez che passò al nemico e tentò di marciare su Parigi, senza risultato.
Nel frattempo nelle province, dove era più forte l’attaccamento alle tradizioni e alla monarchia e più attiva la propaganda antirivoluzionaria, si sviluppò una resistenza, soprattutto nel dipartimento della Vandea. A ciò va aggiunta una grave crisi economica; i sanculotti con una dimostrazione, riuscirono a imporre un tetto massimo ai prezzi e un livello minimo per i salari.
Dalla Convenzione Al Terrore…
I generali giacobini assunsero il controllo della convenzione e il 6 aprile 1793 fu istituito il Comitato di Salute Pubblica, che assumeva il potere e sovrintendeva alle attività dei ministeri. Il 10 marzo fu creato il tribunale rivoluzionario.
Furono adottate una serie di misure speciali e il 2 giugno 1793 i principali leader girondini furono posti sotto accusa dal comitato di salute pubblica su pressione dei sanculotti. Con il pretesto della gravità della situazione, i giacobini negavano a tutti i loro oppositori le libertà costituzionali.
In questo clima fu approvata la Costituzione dell’anno I (24 giungo 1793), di ispirazione democratica. Anche alla votazione per approvazione della costituzione si verificò un forte astensionismo. ( nuovo ordinamento restò inattuato).
L’arresto dei girondini suscitò in molte zone francesi un movimento federalista di rivolta contro il potere centrale: Lione e Marsiglia affidarono il potere ad elementi antigiacobini; il porto di Tolone si consegnò agli inglesi. La repressione delle rivolte e la riconquista del potere portò spesso ad esecuzioni di massa. Nel 1793 la rivolta in Vandea raggiunse l’apice e solo nell’autunno la situazione tornò sotto controllo (sconfitta di Cholet); 100000 persone furono giustiziate e i loro beni confiscati dallo Stato. La gravità della crisi economica e il rischio di insurrezioni portò, nel settembre 1793, la Convenzione a istituire un calmiere dei prezzi per i generi di prima necessità per preservare il potere d’acquisto dei ceti deboli.
Dato il clima di tensione, la Francia fu affidata a un potere rivoluzionario speciale: fu nominato un nuovo comitato di salute pubblica che divenne il gestore del potere esecutivo;iniziò il periodo del terrore in cui un governo dittatoriale d’emergenza in nome della sicurezza interna, procedette all’epurazione di ogni sospetto oppositore; vennero istituiti tribunali rivoluzionari che spesso emettevano sentenze senza appello.
Dal 17 settembre una legge sui sospetti consentì ai comitati popolari di far arrestare chiunque sulla base di semplici accuse.
La Dittatura Di Robespierre…
Anche dal fronte radicale iniziarono a provenire critiche all’operato giacobino (arrabbiati di Jacques Roux trovarono insoddisfacenti i provvedimenti economici). In particolare Hébért voleva una scristianizzazione della Francia: un nuovo calendario senza domenica, campagne in favore dell’ateismo, chiusura dei luoghi di culto e repressione del clero. A Parigi essi controllavano la Comune e attuarono la chiusura dei luoghi di culto.
La convenzione e il comitato si dissociarono: Desmoulins e Danton diedero vita allo schieramento degli Indulgenti che chiedevano la fine del terrore e delle iniziative repressive e anticristiane che ledevano le libertà e i diritti; entrambi i gruppi furono messi a morte.
L’ex regina fu messa a morte il 16 ottobre 1793 e il 31 ottobre toccò la stessa sorte ai principali rappresentanti girondini. All’apice del potere, senza più oppositori, Robespierre vide sgretolarsi la base d’appoggio del suo regime. Egli aveva un’idea di società ispirata alle città stato greche e al concetto romano di rès publica, dove diritto individuale si integrava con interesse generale. Robespierre voleva la redistribuzione della proprietà privata, costruendo una comunità di piccoli proprietari soddisfatti e in armonia con il contesto sociale. Le grandi concentrazioni di capitali apparivano contrarie agli interessi sociali. Egli aveva una visione altamente morale del suo impegno politico; sul piano religioso instaurò il culto dell’Essere supremo nemico di ogni ingiustizia e simbolo di serenità ed equilibrio razionale; il culto fu proclamato a maggio del 1794 e furono ad esso dedicate le festività del nuovo calendario.
Tra febbraio e marzo il comitato approvò i decreti di ventoso: requisizione e nazionalizzazione dei beni dei controrivoluzionari e razionamento delle merci e redistribuzione dei beni requisiti ai poveri. Ciò inimicò al governo la borghesia benestante. Dal 10 giugno fu avviata una nuova campagna di repressione (il Grande Terrore) che in meno di due mesi fece più di mille vittime.
Sul fronte militare gli austriaci erano stati sconfitti, gli spagnoli furono fermati sui Pirenei, la Savoia fu riconquistata e il Belgio occupato.
Il Colpo Di Stato Contro Robespierre e La Nuova Costituzione…
Esaurita l’emergenza nazionale e liquidate le tensioni, il regime del Terrore appariva vuoto di senso.
Il 27 luglio 1794 Robespierre fu messo in minoranza nella convenzione, fu arrestato e ghigliottinato con gli altri leader giacobini.
Ora la maggioranza era rappresentata dalle correnti moderate e liberali decise a ripristinare il libero mercato contro il calmiere ed avverse alla democrazia. I prezzi aumentarono senza controllo e vi furono nuove proteste represse ferocemente (Terrore Bianco). È la fase detta Termidoro. I club giacobini furono sciolti e i rapporti con aristocrazia e clero si ripristinarono. Al clero venne concessa libertà di culto in cambio del giuramento di fedeltà alla nazione e alla Repubblica. Il 22 agosto 1795 fu approvata la costituzione dell’anno III. Si ritorna al moderatismo liberale: il suffragio era limitato in base al censo e si metteva in discussione il principio dell’assemblearismo diretto in favore del ripristino di una rigida separazione dei poteri. Il potere legislativo era esercitato dalle due camere, annualmente rinnovabili per un terzo dei loro membri: consiglio dei cinquecento e consiglio degli anziani.
Il principale difetto del nuovo ordinamento era la difficoltà di comunicazione tra i poteri: la legislazione era molto lenta e spesso richiedeva la decretazione speciale. Le elezioni avvenivano a suffragio ristretto su base censitaria e mediante il sistema del doppio turno. Circa 20 mln di cittadini erano totalmente esclusi dal diritto di voto. Il potere esecutivo era esercitato dal direttorio eletto dalle camere e composto da 5 membri uno dei quali cambiava ogni anno. Il sistema amministrativo era centralizzato e il direttorio nominava un commissario governativo per ogni dipartimento. La dichiarazione dei diritti era stavolta affiancata anche da un dichiarazione dei doveri.
Il Direttorio…
Le due camere furono convocate alla fine dell’ottobre 1795. fra i membri eletti un centinaio erano di orientamento monarchico e tra gli altri prevaleva la componente moderata. Fu nominato il primo Direttorio; esso dovette affrontare urgenti problemi economico – finanziari come l’aumento dei prezzi, la caduta del valore degli assegnati, la penurie di merci e prodotti. I provvedimenti innescarono un meccanismo deflativo che incrementò il disavanzo finanziario statale; per rimediare furono venduti sotto costo i beni confiscati ad aristocratici e clero.
Il sistema termidoriano viveva di profonde contraddizioni: da un lato esprimevano posizioni moderate e anti democratiche, dall’altro temevano le nostalgie controrivoluzionarie fomentate da nobili e clero e cercarono l’appoggio dei giacobini superstiti.
In questo clima confuso, avvenne la Congiura Degli Eguali di Gracco Babeuf che progettava la realizzazione di un sistema comunista (anche Buonarroti). La congiura fu scoperta nel maggio 1796 e Babeuf fu ghigliottinato. L’anno seguente si svolsero le elezioni per il rinnovo del parlamento.
Alle camere aumentò la presenza monarchica; per evitare il rischio di una maggioranza repubblicana Reubell, Barras e La Révellière si accordarono con i vertici militari e assunsero pieni poteri (3-4 settembre).
Vennero annullate le elezioni di aprile e un centinaio di deputati furono estromessi dalle camere.
Il secondo Direttorio restò in carica fino al colpo di stato napoleonico ed era di fatto un triumvirato con poteri speciali.

Esempio



  


  1. Anonimo

    La differenza tra la rivoluzione francese e la rivoluzione americana!!