Materie: | Appunti |
Categoria: | Storia |
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PRIMA GUERRA MONDIALE
Intorno al 1911 in Europa insorgevano sempre più numerose le discordie tra i vari paesi. Le cause principali di queste continue discordie erano indubbiamente riguardanti interessi coloniali e problemi diplomatici. In questa situazione di tensioni lo scontro mondiale attendeva solo l'inizio e bastava una semplice scintilla per accendere le ostilità; il fatto non tardò a verificarsi: l'assassinio dell'arciduca austriaco Francesco Ferdinando. Alla luce dei fatti, l'Austria mandò un ultimatum a Sarajevo dove si chiedeva esplicitamente la resa senza condizioni, il governo di Belgrado si affrettò a rispondere in termini concilianti ma l'Austria, che non ritenne soddisfacente l'atteggiamento della Serbia, il 28 luglio del 1914 dette inizio alle ostilità.
L'Austria si adoperò subito nell'inizializzazione di un meccanismo di alleanza e, ancor più pericoloso, quello della mobilitazione generale. In pochi giorni l'Europa era spaccata in due: da una parte Austria e Germania, quest'ultima scesa in campo per vendicarsi dei torti subiti per opera della Francia nella conquista dei territori in Africa; dall'altra parte c'erano Russia e Francia, scese in soccorso della Serbia. Il piano dello Stato Maggiore tedesco era quello di neutralizzare rapidamente le armate francesi prima che fosse terminata la mobilitazione russa, resa difficile dalle enormi distanze. Per fare ciò la Germania non tenne conto della neutralità del Belgio e decise di passare attraverso i suoi territori. Questo grave errore costò ai tedeschi lo schieramento, al fianco della Francia e della Russia, anche dell'Inghilterra che riteneva pericolosa la presenza di armate sulle coste della Manica. Nei mesi successivi lo scontro interessò anche Bulgaria e Turchia, che si schierarono al fianco degli Imperi centrali, e la Romania seguita dal Giappone, interessato al recupero delle proprie colonie in Asia, al fianco dell'Intesa alla quale, chiaramente si era unito anche il Belgio. L'esercito belga inoltre, riuscì a tenere fronte a quello tedesco per due settimane così i Francesi, affiancati dagli Inglesi, riuscirono ad organizzare un'audace resistenza; le manovre militari rallentarono, si stesero centinaia di Km di trincee e il conflitto passo da una guerra di movimento a una più travagliata guerra di posizione.
Sul fronte Orientale la Germania sbaragliò gli avversari nelle battaglie di Tannenberg e dei Laghi Masuri, mentre i Russi spingevano gli Austriaci a ritirarsi dalla Galizia; anche qui la guerra si stabilizza.
Alla luce dei fatti finora avvenuti, siccome l'Austria aveva mandato l'ultimatum alla Serbia senza avvisare il nostro paese e dato che era andata anche contro il trattato della Triplice, che non prevedeva una guerra offensiva, l'Italia decise il 2 agosto del 1914 di dichiararsi neutrale. Questo dette ai Francesi la possibilità di liberare il fronte alpino per concentrare le proprie forze altrove. L'opinione pubblica però, risultò divisa in due: interventisti (fra cui spicca la figura di Benito Mussolini) e neutralisti; il governo si dimostrava in ogni modo dalla parte dei non interventisti. Alla fine però, visto che le trattative parevano protrarsi per le lunghe solo per prendere tempo, il ministro degli Esteri, Sidney Sonnino, firmò in segreto il patto di Londra con l'Intesa nel quale garantiva il proprio intervento al fianco dei nuovi alleati entro un termine massimo di 30 giorni, in cambio però dei territori dell'Istria e della Venezia Tridentina nonché un compenso coloniale. Il Parlamento, spinto del partito degli interventisti e sotto la pressione del sovrano dovete dichiarare cadute le clausole della Triplice Alleanza e a votare l'ingresso del nostro paese in guerra: era il 24 maggio 1915.
Il secondo anno di guerra fu comunque disastroso per l'Intesa, rincuorata solo dall'intervento dell'esercito italiano che, nonostante fosse male organizzato, riuscì ad occupare la parte meridionale del Trentino e a migliorare i propri schieramenti sul fiume Isonzo sotto il comando di Luigi Cadorna.
Il 1916 fu l'anno delle più grandi battaglie. L'esercito tedesco decise di organizzare un estremo tentativo di attacco per cercare di spezzare la resistenza nemica (non esitò per tanto ad utilizzare abbondantemente lanciafiamme e gas tossici); sull'altro fronte, le forze Anglo-Francesi sostennero l’eroico tentativo di contrastare l'esercito tedesco che riuscì; per tanto, dopo sei mesi di estenuanti conflitti, la situazione era come quella di partenza con le truppe ormai decimate su entrambe le fazioni. Sul fronte italiano, gli Austriaci organizzarono un offensiva per punire (così dicono) gli Italiani per loro tradimento; l'operazione riscosse dapprima un certo successo ma proprio quando l'esercito nemico si apprestava a invadere anche Vicenza, sotto la pressione del re d'Italia e di Cadorna, i Russi, sul fronte Austro-Tedesco, portarono al successo un azione offensiva che portò quasi alla capitolazione di Vienna, costringendo le truppe austriache sul fronte italiano a ripiegare a difesa della propria capitale.
Il 1916 fu anche l'anno delle prime proposte di trattative di pace. Alla morte dell'imperatore Francesco Giuseppe si scorse il primo barlume di speranza: il suo successore Carlo I riteneva che l'unico modo per mantenere la monarchia fosse la fine del conflitto; non da meno era la Germania, convinta ormai anch'essa nella fine della guerra; fu proprio lo stato tedesco che attraverso il pontefice Benedetto XV, succeduto a Pio X proprio all'inizio del conflitto, mandò agli alleati alcune proposte di pace. Purtroppo tutto questo avveniva mentre diveniva primo ministro in Inghilterra David Lloyd George, deciso sostenitore della guerra ad oltranza.
In Italia questa situazione spaccò di nuovo l'opinione pubblica che per la maggioranza era convinta nel condannare la guerra, indicando come possibile soluzione una guerra senza vinti né vincitori quindi senza annessioni né indennità.
In Europa la situazione era simile anche se non mancarono, soprattutto in Germania, un minoranza di estrema sinistra che proclamava la necessità di un disfattismo rivoluzionario, ossia approfittare della triste situazione in cui versavano le masse per abbattere i regimi capitalistici e instaurare una forma di comunismo; sostenitori di ciò furono i seguaci della Lega di Spartaco fondata dai marxisti Karl Liebknecht e Rosa Luxemburg.
Il 1917 fu ancor più difficile, le masse ormai erano sottoposte ad ogni tipo di sacrificio pur di mantenere gli eserciti. Questi, a loro volta, iniziavano a dimostrare la loro insofferenza con atti di insubordinazione; la situazione stava sfuggendo di mano ad ogni nazione.
In Russia poi, viste queste premesse, il quarto anno di guerra si preparava a trasformare l'impero più conservatore in quello più progressista in quanto a ideali sociali. L'8 marzo a Pietrogrado scoppiò una sommossa popolare che gli organi governativi cercarono inutilmente di controllare. In pochi giorni il vasto impianto zarista si sfasciò. Il 12 marzo si formò un governo provvisorio di unione nazionale sotto la presidenza del principe Georgij L'vov; egli, insieme all'esponente della sinistra Alexsandr Kerenskij, si mise a rappresentare gli interessi dei proprietari terrieri e degli industriali. Fu proprio sotto la pressione dell'opinione pubblica e del governo L'vov che lo zar Nicola II abdicò. Le forze popolari e socialiste non rimasero passive e riuscirono ad affiancare al nuovo governo l'istituzione dei Soviet degli operai, dei soldati e dei contadini. I Soviet furono istituiti per la prima volta nel 1905 ed erano formati da delegati eletti direttamente dai lavoratori all'interno delle fabbriche e dai corpi dell'esercito ammutinatisi. Questi seguaci delle teorie marxiste erano divisi in , sostenitori di un gradualismo riformista e in decisi a usare la forza per ottenere il potere. Ad inasprire la situazione ci si mise il rientro in patria dell'esiliato Vladimir Ulianov Lenin che, accolto trionfalmente si affrettò a rendere pubbliche le tesi d'aprile che miravano a rendere la rivoluzione rivoluzione proletaria e comunista. Lenin dichiarò apertamente l'esigenza di eliminare il governo L'vov ritenuto incapace per poi concentrare tutto il potere nei Soviet, unica espressione delle esigenze dei proletari e delle masse popolari. Anche se la direzione governo fu presa da Kerenskij la situazione non cambiò; così il comandante supremo dell'esercito, Lavr Kornilov, prese le armi e si propose per portare la Russia alla normalità e abbattere il governo provvisorio e i Soviet. Fu proprio il governo provvisorio, intimorito dalla posizione presa dalla destra controrivoluzionaria, a chiedere l'appoggio dei Soviet e quindi anche dei bolscevichi guidati da Lenin.
Essendosi reso conto della sua influenza Lenin organizzò un'insurrezione armata contro Kerenskij passata alla storia come rivoluzione d'ottobre, mirata ad allontanare qualsiasi esponente borghese dal governo. Si proseguì con l'istituzione di un nuovo governo espressione del partito bolscevico: nacque così il Consiglio dei commissari del popolo di cui Lenin era il presidente spalleggiato da Trotzkij e Stalin. Il 12 novembre fu eletta a suffragio universale una Assemblea Costituente che desse forma al nuovo governo. Ma i voti deludenti conseguiti dal partito bolscevico indussero Lenin a dichiarare il potere dei Soviet maggiore di quello dell'Assemblea, ritenuto rappresentante del parlamentarismo borghese, e per tanto a scioglierla.
Il nuovo governo si affrettò a favorire la cessazione delle ostilità instaurando una serie di trattative con Germania e Austria-Ungheria, giunte a conclusione con l'armistizio, in seguito divenuto pace, di Brest-Litovsk. Gli alleati timorosi di quanto avvenuto, si affrettarono a mandare sostegni alle forze controrivoluzionarie; da tale opposizione al governo bolscevico scaturì una vera e propria guerra civile.
Il crollo del fronte russo fu un duro colpo per l'Intesa: i loro nemici poterono infatti concentrare le loro forze sul fronte occidentale.
Inizialmente il peso di tutto quello che era accaduto fu sostenuto dagli Italiani: gli Austriaci organizzarono una controffensiva che gli fece accaparrare di nuovo i territori del Friuli e del Veneto; sul monte Grappa e sulla linea del Piave, alcune armate ancora resistevano. A questa grave situazione l'esercito italiano, sostenuto dall'impegno di tutta la nazione e guidati dal generale Armando Diaz , chiamato a sostituire Cadorna, non solo seppero resistere ma in quello stesso anno si prepararono addirittura alla riscossa.
Le previsioni pessimistiche dell'Intesa furono vanificate dall'intervento degli Stati Uniti; fra le ragioni di questo intervento troviamo il sempre più prepotente militarismo tedesco, la salvaguardia dei grossi crediti fatti all'Intesa, la guerra sottomarina ad oltranza fatta dai tedeschi, nonché la convinzione che il proseguimento dello stato di neutralità avrebbe fatto perdere agli Stati Uniti tutto il loro peso politico. Fu così che il presidente Wilson nell'aprile del 1917 dichiarava guerra alla Germania e in pochissimi giorni mobilitava enormi quantità di viveri, mezzi e uomini.
L'ultimo anno di guerra, il 1918, fu decisivo per le azioni Austro-Tedesche: le due nazioni infatti si decisero ad organizzare due potenti attacchi, l'una all'Italia e l'altra alla Francia, per spezzare la resistenza nemica prima dell'arrivo del grosso dei rinforzi americani. Entrambe le offensive non ebbero l’esito sperato: sul Piave, dopo l'insuccesso austriaco, Diaz decise di attaccare a sua volta e la successiva disfatta nemica avvenne a Vittorio Veneto. Le conseguenti e rapide vittorie ottenute dal generale italiano costrinsero l'Austria a firmare l'armistizio. Sulla Marna anche la Germania, che già si era proclamata repubblica, fu costretta all'armistizio. L'Austria, seguita poi dall'Ungheria, proclamò la repubblica pochi giorni dopo.
Il 18 gennaio 1919 alla Conferenza di pace si riunirono i rappresentanti delle nazioni vincitrici: Wilson per l'America, Clemenceau per la Francia, Lloyd George per l'Inghilterra e Vittorio Emanuele Orlando per l'Italia (anche se quest'ultimo era in realtà emarginato con il pretesto che le rivendicazioni italiane riguardassero essenzialmente l'Austria). Il 28 aprile del 1919 venne creato un organismo internazionale con il compito di regolare pacificamente le controversie tra i vari paesi: la Società delle Nazioni. Il potere di questo organismo passò in breve nelle mani di Francia ed Inghilterra.
Dalla Conferenza di pace scaturirono diversi trattati il più importante dei quali fu quello di Varsailles. Secondo tale documento la Germania fu costretta a cedere tutto il suo impero coloniale, a pagare in denaro e in materie prime tutti i danni procurati alle altre nazioni, nonché alla riduzione drastica del proprio esercito; erano delle clausole con vere e proprie intenzioni punitive. La sorte della Austria, stabilita dal trattato di Saint-Germain, non fu da meno: venne ridotta ad un modestissimo stato e costretta a cedere diversi territori all'Italia mentre molti altri vennero trasformati in altrettanti stati.
In medio oriente anche il vastissimo impero Turco, secondo il trattato di Sevres, venne ridotto alle dimensioni della penisola Anatolica e privato dei suoi possedimenti arabi ma riuscì comunque a mantenere la propria sovranità sugli stretti.