La scuola

Materie:Appunti
Categoria:Storia

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Testo

Con la disgregazione della struttura politica dell’Impero romano, si verificò anche la scomparsa del sistema scolastico. Nel Medioevo l’unica istituzione scolastica restò la Chiesa che sostituì le sue strutture a quelle laiche ormai estinte.
Per la formazione del clero furono istituite le scuole episcopali ma esistevano anche scuole parrocchiali per livelli più bassi di istruzione. All’interno della Chiesa, però, una funzione culturale di primo piano fu esercitata dai monasteri.
Il monachesimo occidentale, al contrario di quello orientale basato sull’isolamento dal mondo, presupponeva, oltre a preghiera e contemplazione, la vita in comune e l’esercizio di attività lavorative (S. Benedetto da Norcia)
Accanto all’attività economica si sviluppò anche quella culturale; nacquero così nei monasteri, scuole per istruire monaci. L’insegnamento però, presuppone l’utilizzo di libri ed è proprio per questo che nei monasteri si potevano trovare dei veri e propri laboratori di produzione dei libri, gli scriptoria.
I libri erano scritti su di una pergamena e l’insieme di queste formava i codici. Negli scriptoria i libri venivano copiati a mano dagli amanuensi e ciò comportava sia il valore delle copie, che erano pochissime, sia gli errori di trascrizione che, comunque, non venivano considerati importanti al fine della rigorosità del testo.
Accanto ai laboratori di produzione dei libri si collocava poi la biblioteca, dove si studiava e si formava il sapere. Vennero a formarsi nel tempo importanti biblioteche ricche di libri di varia natura e provenienza.
Al centro dell’insegnamento, nei secoli dell’Alto Medioevo, vi erano le “arti liberali” così dette in quanto degne dell’uomo libero, cioè non obbligato a lavorare per vivere. Esse si dividono in arti del Trivio (grammatica, retorica, dialettica) e del Quadrivio (aritmetica, geometria, astronomia, musica); le prime erano discipline di tipo linguistico/letterario mentre le seconde di tipo scientifico.
Nel corso dei secoli la funzione della scuola si è modificata. Infatti durante l’età comunale vi è il sorgere di centri di cultura laici, non più legati direttamente alle finalità della Chiesa.
Il ceto mercantile ha bisogno di istruzione e cultura sia per esigenze pratiche (occorre saper leggere e scrivere per tenere libri contabili) sia per esigenze di status (l’affermazione economica spingeva i cittadini ad elevarsi anche culturalmente). L’istruzione laica non è più un’istruzione a “circuito chiuso”, tesa cioè a formare il personale delle istituzioni religiose, ma è rivolta ai cittadini.
Solitamente si frequentavano i primi livelli scolastici per imparare a leggere e scrivere, e dopo questo livello una parte minore si dedicava alle discipline del Trivio e del Quadrivio, apprendendo il latino, ed era destinata all’università; una parte maggiore studiava l’abaco, cioè il calcolo, e si preparava per le attività commerciali. Per questa maggioranza era molto importante l’apprendistato, che di solito avveniva in bottega.
Tra il XI e il XII secolo sorge l’ università, che originariamente era un’ associazione privata e spontanea di maestri e allievi, più tardi, invece, queste associazioni ricevono una consacrazione istituzionale (che può provenire dal vescovo, dal comune o dal sovrano) e le loro attività vengono regolate da norme sia per i docenti che per gli studenti.
Le università impartivano insegnamenti che si organizzavano in quattro facoltà: arti, diritto, teologia e medicina. Il corso di studi durava parecchi anni e terminava con il conferimento della laurea. Inoltre l’ insegnamento era impartito in latino e quindi non vi erano barriere linguistiche nazionali.
Gli studenti, detti goliardi, conducevano vita libera, parodiavano liturgie e linguaggi sacri ed esaltavano il vino, le donne e il gioco. Da questo costume goliardico si sviluppa un filone della letteratura europea, di cui un esponente è Cecco Angiolieri (testi p. 206, 208).
Nelle grandi università infine, si forma il pensiero filosofico fondato sull’ aristotelismo, che è chiamato Scolastica.
Le università sopravvivono anche in età umanistica (400) conservando un indirizzo aristotelico nonostante il dominante platonismo. La cultura umanistica ha come fondamento l’ idea di una formazione armonica dell’ uomo dove il discente non viene più visto come un “contenitore” di nozioni enciclopediche, ma come un soggetto attivo di un processo di formazione che deve sviluppare armonicamente tutte le facoltà della persona.
Vittorino da Feltre fondò una scuola, la cà Zoiosa, dove il nome è indicativo degli ideali pedagogici. Lo studio è un piacere, non è più basato su una memorizzazione ma su un approccio diretto ai testi, ed è proprio per questo che nasce la filologia che riporta i testi nella loro forma originaria.
Un altro centro di elaborazione culturale era l’ accademia, punto d’ incontro tra coloro che studiano discipline affini e diversa dall’ università in quanto non rilascia un titolo di studio.
A fianco delle accademie vi sono le botteghe di artisti e stampatori che divengono luoghi di incontro, di discussione, di scambio culturale, e le biblioteche, che divennero pubbliche e non si limitavano a conservare il libro ma lo facevano circolare nelle mani dei lettori.

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