La scuola di Francoforte e la Dialettica dell'Illuminismo

Materie:Riassunto
Categoria:Filosofia
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Testo

La scuola di Francoforte

Nel febbraio del 1923 è aperto ufficialmente a Francoforte l’istituto per la ricerca sociale, sotto la direzione dello storico marxista Karl Grumberg. Di questo istituto fecero parte Max Horkheimer che nel 1931 diventa direttore. Max Horkheimer nasce a Stoccarda nel 1895 da una ricca famiglia ebrea, si laurea con una tesi su Kant nel 1922 a Francoforte, dove nel 1929 diventa professore di filosofia sociale. Nel 1932 furono pubblicate le prime riviste dell’Istituto alla quale collaborarono altri filosofi come Adorno, Fromm, Marcuse. Nel 1933, con l’avvento del nazismo, Horkheimer è espulso dall’università e l’istituto fu chiuso trasferendo la propria sede in Svizzera e dopo a New York. Durante il soggiorno statunitense egli pubblica l’Eclissi della ragione e la Dialettica dell’illuminismo in collaborazione con Adorno. Intorno al 1950 Horkheimer torna in Germania dove insegna sociologia e filosofia all’università di Francoforte. Fù così rifondato l’Istituto soprannominato “Caffè Max”. Nel 1951 è nominato rettore dell’università e nel 1954 si stabilisce a Lugano dove trascorre gli ultimi giorni della sua vita nel 1973. L’Istituto si rifà al marxismo, ma a causa dei profondi mutamente storico-sociali avvenuti nel 1929, il capitalismo cambiò forma diventando capitalismo di Stato. Lo stato assume il primato sulla società civile e impedisce l’impoverimento crescente del proletariato. Così si assiste ad una graduale perdita d’impulso rivoluzionario da parte della classe operaia. L’organizzazione della società, comune ai paesi occidentali e quelli orientali, non è spiegabile solo attraverso la costruzione del materiale a cui sarebbe sottoposta gli individui; si tratta di individuare le mediazioni psicologiche e culturali che rendono possibile la costituzione del dominio sociale e l’accettazione passiva di esso. Le ricerche dell’istituto riguardano il problema delle autorità. I pensatori della scuola di Francoforte ritornano ad un’impostazione simile a quella della sinistra hegeliana: essi riconoscono la diversità tra la realtà storica e la razionalità e il carattere irrazionale della società esistente la quale il compito principale da esercitare è la critica; pertanto attraverso la critica si riesce a far diventare reale ciò che è razionale. I pensatori della scuola di Francoforte elaborano una teoria critica della società nata come metodo per la trasformazione della realtà. La dialettica di cui Essi si servono è orientata ad accettare le contraddizioni esistenti ma senza dare una certezza sulla sintesi finale, ossia il conflitto deve essere scomposto in tutti i suoi elementi. Nel momento in cui spieghiamo la causa di tale conflitto bisogna cercare una soluzione a tale problema, però essendo che il conflitto è avvenimento continuo non si può dare una soluzione certa a tale problema.

Il PENSIERO

Secondo Horkheimer, nessun aspetto della realtà può essere compreso come definitivo. Questa è l’illusione del positivismo che reputa che l’oggetto della conoscenza sia un fatto ormai compiuto e separato dai valori. Nel saggio “Teoria tradizionale della critica” il filosofo sostiene che gli scienziati appartengono alla società e contribuiscono alla continua riproduzione di esso conducendo una distinzione fra teoria e prassi e ad attribuire al sapere una funzione sociale. Su questa base si costituiscono le forme tradizionali di teoria, le quali tendono a descrivere i fatti e a giustificare lo stato di cose esistenti, mentre per quanto riguarda l’azione ciò avviene soltanto in vista del dominio tecnologico della natura e degli uomini. Horkheimer ritiene che sia impossibile una ricerca scientifica pianamente disinteressata, quando gli uomini non sono autonomi: gli scienziati e i ricercatori fondano parte della società che si studiano e siccome questa società non è il frutto di una libera scelta razionale da parte degli uomini, essi non possono uscire da essa, ma possono solamente avvertire all’interno della società forze e tendenze negative che rimandano ad una realtà diversa. Il suo strumento fondamentale è la ragione che non va confusa con il senso comune o l’intelletto, i quali sono incapaci di cogliere l’immediatezza dei dati e di cogliere le contraddizioni e i legami della realtà. La ragione assume il compito di tribunale critico della realtà. Le verità universali di cui si occupa la teoria critica non sono determinabili riguardo alla situazione esistente, ma implicano la possibilità di un diverso ordine delle cose. Ciò vuol assicurare che abbiamo una verità immutabile fuori della storia. Pertanto la società può essere vista come “l’idea di una società futura come comunità d’uomini liberi qual è possibile con i mezzi tecnici di cui si dispone, ha un contenuto al quale si deve mantenere fedeli in ogni caso esso si modifichi”. La società buona può essere definita soltanto formalmente come la società in cui l’uomo è libero di agire come soggetto senza subire alcuna strumentalizzazione. Mediante questa prospettiva il lavoro non occupa la posizione centrale che aveva nel marxismo tradizionale. Porre il lavoro come primato dell’attività umana significa reprimere la felicità personale che per Horkheimer è in prima analisi legata alla sensibilità, sacrificandola a qualche bene superiore, e sostituendola con la felicità illusoria, quali i divertimenti di massa. Durante il soggiorno statunitense Horkheimer vede davanti a se una società industriale all’avanguardia caratterizzata da uno sviluppo straordinario dell’industria culturale che contribuisce a rendere gli individui uniformi e passivamente sottomessi al sistema sociale. Sorge allora il problema del perché l’umanità, nonostante i progressi tecnici, anziché entrare in uno stato civile sprofondi in un nuovo genere di barbarie. Nella Dialettica dell’Illuminismo si cerca di chiarire come mai l’illuminismo, che pone l’obbiettivo di liberare l’uomo dalle paure e dalle superstizioni mediante la ragione, si è diventando l’autodistruzione dell’illuminismo; si tratta in pratica di spiegare come il progresso e la razionalità possa contenere elementi distruttivi. Per l’Illuminismo, il modo per liberare gli esseri umani dalle paure consiste nel renderli padroni della natura mediante la scienza: il sapere s’identifica con il potere degli e la ragione considerati come strumento di dominio. In tal modo, l’illuminismo fa propri i contenuti dei miti l’imitandosi a trasferire da Dio all’uomo il dominio sull’esistente: la natura non è più considerata dominata dalla magia e dall’imitazione ma dal lavoro. Abbiamo, dunque, un distacco del soggetto all’oggetto. Tutto ciò rende compatibile e simile ciò che è diverso utilizzando un potere livellatore su tutto, rendendo tutto ripetibile per la natura per poi essere modificata dalle industrie. Per Horkheimer e Adorno finì per imporre una razionalità scientifica la quale dominava tutto il mondo della natura e non solo ma anche l’uomo diventò oggetto d’analisi a scopo di dominio e manipolazione. I due filosofi notarono che la ragione considerata come facoltà della scienza e la ragione ritenuta come facoltà della libertà nacque un conflitto. Per loro la storia dell’illuminismo coincide con l’intera storia della civiltà: al centro vi è l’uomo come padrone unico e assoluto d4el mondo. La Dialettica dell’Illuminismo è incentrata sul legame tra mito, dominio e lavoro che in precedenza fu rappresentato dalle vicende d’Ulisse narra nell’Odissea.

Circe raccomanda ad Ulisse come difendersi dal canto ammaliatore delle sirene;
poi Ulisse spiega ai suoi compagni come procedere per affrontare il canto delle sirene senza rimanerne prigionieri).

“Dapprima arriverai dalle Sirene che incantano tutti gli uomini, chiunque giunga da loro. Se uno, cioè, senza sapere si avvicina e ascolta la voce delle Sirene, non gli si fa più incontro la moglie al suo ritorno a casa, non gli fanno festa i teneri figli, ma le Sirene là lo affascinano con il canto melodioso, sedendo nel prato. E in giro c'è un grande mucchio d'ossa di uomini che imputridiscono gli si disfa e consuma la pelle dattorno. Ma tu passa oltre spalma sulle orecchie dei compagni, ammorbidendola, la cera dolce come il miele, perché nessuno degli altri deve udire. Tu invece ascolta pure se vuoi, ma ti leghino nella nave le mani e i piedi, stando là diritto alla base dell'albero, e a questo restino allacciate le funi. Così potrai ascoltare con viva gioia la voce delle due Sirene. E se tu preghi i compagni e gli ordini di scioglierti, essi allora ti leghino ancora di più con le corde. E quando i compagni avranno spinto la nave oltre le Sirene, qui non ti voglio più dire con precisione quale sarà la tua strada, ma decidi da te”.

Nel mito dell’Odissea, Ulisse si fa incatenare all’albero della nave perché possa godere.
Del canto e, contemporaneamente non cedere alla tentazione delle sirene mentre i suoi compagni hanno le orecchie tappate con la cera in modo da non poter sentire il canto delle sirene, ma possono remare. Nel mito si può notare come nonostante i compagni d’Ulisse non facciano uso dei sensi continuando a lavorare (remare) obbedendo al comando del loro superiore (Ulisse); ciò simboleggia una regressione sia d’Ulisse sia non partecipa al lavoro comune, sia dei compagni, che sono costretti a lavorare. La conclusione è che oggi il progresso tecnologico tende a mutare gli uomini. L’industria culturale trasforma la cultura in merce oggetto di scambio come tutte le altre merci ed esercita grande potere sul consumatore tramite la radio e il cinema, i quali portano lo spettatore ad identificarsi con realtà ridotta ad una serie di personaggi stereotipati che indeboliscono l’immaginazione e riducono ogni capacità di resistenza di fronte alla realtà esistente.
Per Horkheimer il termine “ragione” viene a molteplici significati: in senso oggettivo (da Platone e Aristotale in poi ) la ragione è orientata ad individuare un ordine oggettivo e gerarchico dei fini, mentre in senso soggettivo (Max Weber ) la ragione ha il compito di determinare non quale siano i fini razionali, bensì quali siano i mezzi adeguati al raggiungimento degli scopi. Questa ultima teoria trasforma la ragione in strumento, adattabile a qualunque scopo e dipendente all’ordine sociale esistente. La situazione odierna è caratterizzata dal fatto che la vita tende ad essere assoggettata da un processo crescente di razionalizzazione, cioè più cresce la libertà e l’abilità nel calcolare i mezzi opportuni tanto più è aumentata la passività nella scelta dei fini, imposti dalle esigenze di dominare la natura e controllare gli uomini in modo di renderli funzionali alla riproduzione del sistema. Il risultato è una natura ridotta a pura materia da dominare.
Ciò consiste nell’accettare l’identità di ragione e di dominio come se si trattasse di una legge esterna che richiede un’autocritica da parte della ragione, vale a dire la ragione può diventare ragionevole solo riflettendo sul male del mondo riconoscendo l’esistenza di un antagonista tra soggetto e oggetto, io e natura, parola e cosa. Acquistando questa consapevolezza si può avere un progresso storico, però senza regredire le vecchie concezioni metafisiche della ragione oggettiva vista come frammento di una verità più vasta in cui esso trova il suo significato. Per Horkheimer il compito fondamentale rimane quello di far presente tutto ciò che mutila l’uomo e ne impedisce il libero sviluppo.

DIALETTICA DELL’ILLUMINISMO

Nel 1942 Horkheimer in collaborazione con Adorno pubblicano in tedesco “La Dialettica dell’Illuminismo”. Questa pubblicazione costituisce l’introduzione alla teoria della società e dalla storia concepita dai due autori durante il potere nazista. Il tema centrale del libro è la trasformazione del progresso in regresso durante gli anni ’30 e ’40 del’900. L’obbiettivo che i due autori si erano posti fin dall’inizio, era quello di capire perché l’umanità era profondata in un nuovo tipo di barbarie in altre parole la società si presentava dal punto di vista scientifico e tecnologico in continuo progresso ma allo stesso tempo in crescente decadenza dal punto di vista culturale. I due filosofi tentano di inserire la loro critica all’interno del quadro culturale e scientifico contemporaneo.
A questo punto bisogna fare una riflessione sullo studio della tradizione scientifica, in modo tale da ricostruire le linee teoretiche fondamentali della scienza. il problema con cui ha a che fare la critica non è tanto quello della strumentalizzazione della scienza da parte di alcune ideologie; piuttosto il rischio che la critica nell’ideologia dominante. La società contemporanea ha deposto il pensiero scientifico-filosofico dalla possibilità di esercitare una libera critica del presente. La critica che fa Adorno e Horkheimer è rivolta contro i meccanismi sociali attuali attraverso i quali la cultura è prodotta (cinematografia, editoria, ecc). Sembra vigere una forma d’autocensura in chi lo concepisce a causa dell’incapacità umana di resistere a lei. I due autori si trovano di fronte ad un’insolubilità logica di fronte alla quale viene a trovarsi il pensiero nella ricerca della soluzione.
Il progresso non è il risultato della libertà; una mancata critica di quel periodo storico che ha cambiato il modo di pensare, l’Illuminismo, porta ad un’accettazione passiva di un sistema di governo in cui chi comanda ha il potere assoluto sui sudditi.
L’Illuminismo è inteso da Adorno e Horkheimer come “pensiero di continuo progresso”.
La storia di questo progresso va dall’uscita dell’uomo dall’uomo da uno stato di minorità, fino allo sviluppo, in età moderna, della società industriale. L’Illuminismo è il rapporto che l’uomo ha con la natura ossia un rapporto di dominio, nel quale o l’uno o l’altra deve soccombere. E’ un processo d’emancipazioni della natura nel quale egli si libera rendendo sottomessa l’altra. Il modo in cui si realizza la libertà dell’uomo, è rappresentato dallo sviluppo della scienza.
L’illuminismo contemporaneo s’identifica con la società stessa in cui viviamo: presa di possesso da parte dell’uomo del suo mondo naturale e umano.
La lotta intrapresa dall’illuminismo ha inconsapevolmente restaurato quella mancanza di razionalità contro di cui si era rivolta. I principali temi di cui la Dialettica dell’Illuminismo parla sono: l’Illuminismo come sviluppo del pensiero razionale;l’Illuminismo come lotta contro il mito,la fede, la superstizione; come progressivo dominio dell’uomo sulla natura; come razionalizzazione della realtà in generale; come dialettica. Questa ultima nozione contraddice la positività e l’ottimismo su cui l’illuminismo cerca reggersi, in altre parole la certezza da parte della ragione di realizzare pienamente se stessa. L’illuminismo ha come scopo fondamentale di rendere gli uomini padroni di se e della natura togliendoli dall’ignoranza.

“Ma la terra interamente illuminata splende all’insegna di trionfale sventura”

Questa frase spiega come all’insegna della sventura di essere caduta sotto una forma di pensiero che la rende cieca, inconsapevole, dominata dall’irrazionale, ecc…
I due autori prendono come stereotipo fin da subito il filosofo Bacone, il quale pensa ad un’identificazione piena fra intelletto umano e natura delle cose, ponendole come differenti per poi attribuire il sapere dell’intelletto la capacità di sottomettere a sé la natura. Il potere che l’intelletto ha nei confronti delle cose e dei segreti della natura, riesce a distruggere non solo quei fantasmi ()) da cui la mente è tradizionalmente affetta, ma compie una sorta d’eliminazione degli elementi estranei o impuri (magia, occultismo, ecc…). D’altra parte Bacone è il primo a considerare il sapere come potere; quel potere che l’economia borghese stava mettendo in atto a discapito della libertà della ricerca teorica (libera da fini pratici, materiali, utili alla società). Il pensiero scientifico, da Bacone in poi, si caratterizza x la sua mancanza d’emancipazione dalla struttura sociale.
Il dominio della natura da parte dell’uomo si rivela come dominio dell’uomo sull’uomo, vale a dire come dominio della struttura sociale sulla conoscenza.Il rapporto scientifico di dominio dell’uomo sulla natura si rovescia mostrando come l’illuminismo si rifà alla sua essenza, il suo destino. Quindi l’illuminismo critica il mito e il mondo magico perchè si tende ad attribuire alla divinità figure e facoltà umane. La genesi dell’illuminismo si basa su ciò che intende criticare scagliandosi anche contro l’idee di Platone, la metafisica di Aristotale, ecc… Adorno e Horkheimer individuano una lotta tra l’illuminismo e il mito; questa lotta contro il mito non è un opposizione fra i due termini diversi; vi è un contrasto tra il pensiero razionale inteso come ragione e continuo progresso è il mito. La lotta dell’illuminismo si concretizza nel momento in cui l’uomo viene considerato come dominatore assoluto del mondo naturale nel quale tutto è calcolabile. La Dialettica dell’Illuminismo cerca di dare una spiegazione logica tra il rapporto mito-illuminismo e illuminismo-mito. L’uomo tenta tramite il mito divenire a patti con le forze naturali, mentre l’illuminismo criticandolo non fa altro che realizzarlo, completarlo e realizzarlo (nel senso hegeliano dell’aufheben cioè rappresenta il superamento dell’opposizione, il quale implica che ciò che è tolto sia conservato a livello superiore di unificazione). L’illuminismo si presenta non criticabile e non superabile, e la colpa di tutto ciò, secondo Horkheimer e Adorno, è della logica occidentale, della scienza , del progresso, ecc. La consapevolezza da parte del soggetto di essere capace di dominare la realtà e la natura con la scienza, nell’età moderna si concretizza con il dominio delle cose (merci, lavoro e capitale) sugli uomini. La nascita della scienza tecnologicamente applicata sono momenti che si costituiscono con l’abbandono del rapporto uomo-natura (divinità).
Il racconto Omerico di Odisseo davanti alle sirene rappresenta la nascita della civiltà occidentale. Il canto delle sirene cui Odisseo deve resistere rappresenta il passato; quel passato in cui l’uomo viveva in simbiosi con la natura. Lo sforzo di Odisseo invece rappresenta la conservazione dell’integrità dell’individualità personale dell’uomo in borghese, vale a dire mantenere i rapporti di dominio dell’uomo sull’uomo. Sulla nave di Odisseo i suoi compagni hanno le orecchie tappate con la cera, il loro unico compito era di remare, cioè i lavoratori devono guardare avanti lasciando stare tutto ciò che li distrae, mentre Odisseo, il signore terriero fa lavorare gli altri per se (il proprietario della terra, dei mezzi di produzione comanda i lavoratori e i lavoratori ubbidiscono passivamente avendo così un occupazione di tipo materiale). L’astuzia di Odisseo rappresenta il “ Il Lume della Ragione” e un “ordine” (l’eroe tenta di tornare nella propria patria e dalla propria famiglia dopo le sventure); quello ordine borghese che permette la riproduzione dell’uomo mediante schemi e rapporti da lui dominati e regolati.
Adorno e Horkheimer prendono come modello, nella Dialettica dell’Illuminismo, Kant che considera l’illuminismo “l’uscita dell’uomo da uno stato di minorità di cui egli stesso è consapevole. Minorità è l’incapacità di valersi del proprio intelletto senza la guida di un altro”. Secondo i due filosofi, Kant ha colto il senso più profondo dell’illuminismo inteso come processo di conoscenza sistematica; ha presentato la ragione scientifica come uno strumento ossia il mezzo di conoscenza non dotato di un autocoscienza.
Per Hegel ciò che manca alla teoria della conoscenza di Kant è la capacità della ragione soggettiva di riconoscere l’essenza delle cose e di conoscerla come propria essenza. L’illuminismo kantiano ha conquistato il concetto di libertà di agire, indipendentemente da fattori esterni ed estranei alla logica, ma nel fattore pratico la libertà non può essere contraddetta e negata. Il merito che attribuiscono a Kant è il tentativo che egli fa per trovare all’interno della scienza un posto anche x la contraddizione.
I prodotti scientifici, artistici e sociali del mondo contemporaneo sembrano appartenere a un senso comune realizzato con razionalità dell’uomo, identificandola con il suo grado di civilizzazione. Nella società contemporanea viene istituito un legame fra bisogni, sistema produttivo, tecnica, dominio di fronte a tutto questo l’individuo si presenta come un consumatore passivo. La produzione di cultura non corrisponde a esigenze che soddisfano la qualità umana, coscienza, ma la produzione del capitale investito. Il prodotto contemporaneo dell’illuminismo si risolve in un annullamento della capacità intellettiva della ragione umana. La cultura diventa imitazione, vuota di contenuto presentandosi povero a livello culturale e si presenta agli occhi di tutti i Paesi industrializzati dove hanno trionfato i mezzi caratteristici come il cinema, la radio e i magazines. L’industria culturale principalmente nasce e si riproduce come sistema di divertimento e di svago.
L’intero processo storico occidentale si rifà all’antisemitismo e al nazismo-fascismo. L’antisemitismo è l’odio e la lotta da parte dei potenti-carnefici contro la natura umana in quanto tale. L’ebreo, il disadattato in generale ricorda le sofferenze a cui l’umanità è dovuta sottostare per dominare e autodominarsi. L’antisemitismo rappresenta la lotta tra il Dio dei cristiani costruito a propria immagine e somiglianza e il Dio ebraico che lascia la sua creatura nella sua finitezza. L’antisemitismo è il prodotto più estremo dell’Illuminismo e del processo borghese e può essere spiegato come problema intero all’ideologia borghese, il quale fonda i suoi elementi sulla natura, dominio sociale.

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