La prima guerra mondiale

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Testo

Le cause della prima guerra mondiale non si possono individuare in modo preciso; tuttavia è possibile delineare i principali motivi di dissidio tra le potenze europee. In primo luogo la questione dei confini franco - tedeschi: la Germania nel 1870 si era annessa l'Alsazia e la Lorena, e la cosa non fu gradita dalla Francia, che voleva riprendersi le province. La Germania aveva anche il problema della Russia, che si era alleata con la Francia e che avrebbe potuto aprire un nuovo fronte orientale; contemporaneamente l'impero Turco aveva avuto appoggi dalla Germania e ciò aggravava i suoi rapporti con l'impero zarista; anche l'Austria aveva due potenziali fronti: l'Italia, che rivendicava le terre irredente, e la zona balcanica, in bilico tra espansionismo russo e spirito nazionalista. La Germania inoltre era la più terribile concorrente economica della Gran Bretagna, anche se ad un grande sviluppo industriale corrispondeva una forte dipendenza alimentare, aggravata dalla mancanza di un vasto impero coloniale e da una flotta insufficiente.
Questione coloniale e riarmo navale furono i principali motivi di tensione tra Germania da un lato, Francia e Gran Bretagna dall'altro. Riguardo la prima, la Germania, dopo aver subito molte sconfitte diplomatiche, riteneva che la forza fosse l'unica soluzione possibile per rompere questo accerchiamento delle altre potenze. Per fare questo però, bisognava rinforzare gli armamenti: la Germania varò nuove navi con grande sforzo produttivo. Si assistette dunque ad una rivalutazione e ad un acquisto di potere da parte delle gerarchie militari e ad un irrigidirsi del sistema di alleanze europee che avrebbe impedito la soluzione diplomatica agli incidenti che si sarebbero sviluppati dopo. Il pretesto per lo scoppio fu l'assassinio in Serbia dell'arciduca Francesco Ferdinando d'Austria con tutta la famiglia: l'Austria intimò un ultimatum alla Serbia, con il quale chiedeva di collaborare alla ricerca dei responsabili del delitto; in questo modo veniva sminuita la sovranità dello stato. La Serbia non accettò e l'Austria, appoggiata dalla Germania, le dichiarò guerra. Subito la Russia fu coinvolta da questo iniziale “insignificante” conflitto per difendere la Serbia. Anche la Francia, alleata Russa, scese in campo: la Germania, invadendo il Belgio neutrale che non gli voleva far passare le truppe, dichiarò guerra alla Francia ed anche l'Inghilterra, infastidita dal gesto, si schierò con Francia e Russia. La situazione era dunque questa: da una parte la Triplice Alleanza, formata da Germania, Austria e impero ottomano; dall'altra la Triplice Intesa, formata da Inghilterra, Francia, Russia, che difendevano la Serbia. Rimanevano neutrali Italia e Romania. La guerra si dimostrò subito diverso rispetto a tutte le altre, sia per la grande massa di uomini impiegati sia per i nuovi e terribili armamenti. Nonostante una prima posizione di neutralità, i socialisti europei finirono per cedere alle posizioni nazionaliste e si dichiararono favorevoli all'intervento in guerra, votando i crediti per gli armamenti ed assumendo il nome di interventisti. In un primo momento l'offensiva riuscì, portando i tedeschi a procedere di diversi chilometri da Parigi ma poi la controffensiva francese nella battaglia della Marna fece ritirare le truppe tedesche. Dopo questa sconfitta si provò la "corsa al mare", ovvero il tentativo di aggirare da nord le truppe francesi e chiudere i rapporti marittimi con la Gran Bretagna: anche questa offensiva fallì e i due eserciti si prepararono ad affrontare la terribile guerra di trincea. La Germania si trovò così costretta a distribuire le sue forze su due fronti. Su quello orientale vittorie e sconfitte continuamente si alternavano: ai trionfi tedeschi succedevano quelli russi, e a favorire la Germania ci pensò l'impero ottomano, che indebolendo la Russia, rese possibile una controffensiva austriaca mirata a riconquistare la Galizia precedentemente sottratta. Sicuramente più successo ebbe il blocco navale Britannico, al quale si opponeva la guerra sottomarina tedesca. Un incidente però, ossia l'affondamento di alcune navi commerciali americane a favore della Gran Bretagna, suscitò negli USA alcune antipatie verso la Germania.
L’ intervento italiano in guerra
In base al trattato di alleanza che univa l' Italia alla Germania e all'Austria, la posizione neutrale assunta dall'Italia era perfettamente legittima, infatti il punto prevedeva la discussione preventiva dei territori da dare in compenso alla fine della guerra e ciò non era avvenuto. Ma il problema della posizione italiana rimaneva irrisolto. All'interno del paese erano infatti schierati i neutralisti e gli interventisti.
Ai neutralisti appartenevano:
➢ i socialisti: essi infatti ritenevano la guerra voluta dalle grandi potenze imperialiste e capitaliste europee ma d'altra parte erano isolati e il loro neutralismo era stato indebolito dalle posizioni interventiste dei socialisti europei;
➢ i cattolici: ovviamente il pontefice non poteva che schierarsi contro la guerra, anche se esisteva ancora il contrasto tra l'obbligato neutralismo della Chiesa e la dovuta lealtà dei cattolici allo Stato di cui facevano parte;
➢ i giolittiani: Giolitti sosteneva che la guerra sarebbe durata molto tempo e l'Italia era impreparata sia economicamente che militarmente ad affrontarla. Ma Giolitti non si limitò a manifestare la sua posizione sulla situazione italiana, anzi formulò un'analisi della situazione internazionale: egli riteneva che si sarebbe potuto ottenere "parecchio" senza la guerra, ove parecchio indicava l'opportunità di contrattare la neutralità come se fosse una vittoria. D'altronde anche la situazione dell'Austria, che non poteva resistere all'urto di altre diverse nazionalità, lasciava presagire ciò. Invece proprio l'Austria era assolutamente contraria a qualsiasi cessione di territori, nonostante le pressioni tedesche.
Agli interventisti appartenevano:
➢ gli "interventisti democratici" e i "socialisti riformisti": i primi erano fautori di una pronta cessione delle terre irredente; i secondi ritenevano che solo sconfiggendo gli imperi centrali si potevano attuare le aspirazioni di indipendenza nazionale e di democrazia dell'Europa intera; gli esponenti del sindacalismo rivoluzionario erano guidati da Mussolini, essi credevano nella prospettiva rivoluzionaria che potrebbe nascere dalla sconfitta degli imperi centrali e criticavano apertamente la passività dei socialisti italiani;
➢ i nazionalisti: essi vedevano nella guerra esclusivamente anti-democraticismo e ambizioni espansionistiche;
➢ i liberali conservatori: essi ritenevano che da un lato, entrando in guerra, al parlamento venivano dati poteri straordinari tali da far finire per sempre le riforme giolittiane, e dall'altro puntavano a riottenere i territori del Trentino e Trieste e di far acquistare all'Italia lo status di grande potenza.
Era allora ormai inevitabile la rottura da parte dell'Italia della Triplice Alleanza sancita nel 1915 con il Patto di Londra tra Italia, Inghilterra, Francia, Russia. In caso di vittoria l'Italia avrebbe ottenuto il Trentino e Trieste, l'Istria, la Dalmazia, il porto di Valona e altri territori da stabilire. Rimaneva il problema di convincere il parlamento di maggioranza giolittiana ad entrare in guerra. Molte furono le manifestazioni a favore durante le "radiose giornate di maggio", e alla fine il re e Salandra, con uno stratagemma, riuscirono nell'impresa. Salandra finse di dare le dimissioni e al suo posto fu convocato Giolitti. Questi, saputo parzialmente del patto di Londra, rifiutò l'incarico. Allora il re non accettò le dimissioni di Salandra, il governo ebbe poteri speciali e il 24 maggio 1915 l'Italia dichiarò guerra all'Austria. Le prime battaglie, come prevedibile, ebbero esito disastroso: nei territori del Carso i soldati italiani subirono quattro cruente disfatte. Nel frattempo la Bulgaria si schierava dalla parte degli imperi centrali, aggravando la posizione russa nei Balcani ma soprattutto quella serba. L'unico presidio dell'intesa nei Balcani fu Salonicco, città greca ufficialmente neutrale ma in realtà alleata dell'Intesa.
La guerra di trincea
Il capitolo più terribile e sanguinoso di questa guerra fu rappresentato proprio dalla guerra di trincea. Migliaia di uomini al freddo, alle intemperie, vittime delle malattie e dei cecchini, che persero la vita per conquistare pochi metri, poi regolarmente persi.
Gli eserciti centrali avevano dunque subito gravi sconfitte. La Romania, sollecitata dalla vittoriosa avanzata delle truppe russe nei Carpazi, decise di entrare in guerra con l'Intesa ma il suo debole esercito fu annientato e il suo ricco territorio occupato. D'altronde uno dei maggiori problemi della Triplice Alleanza erano proprio gli approvvigionamenti, bloccati bene dalla flotta inglese. Nel frattempo in Medio Oriente Francia e Inghilterra si spartivano l' Impero ottomano. L'andamento della guerra fece tornare su posizioni di pace i socialisti europei che assunsero la linea di una "pace senza annessioni e senza indennità". Stessa posizione occupò il russo Lenin secondo cui la guerra imperialista doveva essere trasformata in rivoluzione sociale contro gli zar. Gli imperi centrali invece accentuarono gli aspetti repressivi e autoritari dei loro governi, vietando la libertà di stampa, di pensiero e centralizzando l'economia. Poiché i materiali per rifornire l'esercito servivano in abbondanza e presto, la qualità spesso ne risentiva mentre chi li produceva si arricchiva: erano questi i profittatori di guerra.
L'intervento degli Usa e il crollo degli imperi centrali
Alla fine del 1916 si era venuta a creare una situazione di stallo tra le potenze belligeranti. Si pensò che la pace fosse vicina. La fine del conflitto aveva come principale punto di riferimento gli Stati Uniti ed il loro presidente. Proprio alla fine dello stesso anno il governo tedesco propose delle condizioni di pace miranti all'acquisizione di territori a est e ad ovest. Ma queste condizioni erano ben lontane da quelle che avrebbero voluto le potenze dell'Intesa. L'imperatore austriaco offrì alla Germania parte dei suoi territori polacchi se quest’ultima in cambio avesse ceduto in caso di pace l'Alsazia e la Lorena alla Francia. L’Italia si oppose a quest'accordo perché non avrebbe visto riconosciuto il principio di autodeterminazione per la sua terre irredente. Le speranze di pace si affievolirono e ben presto ripresero le ostilità. La Germania avviò una guerra sottomarina contro l'Inghilterra pensando che questa entro sei mesi non sarebbe stata in grado di provvedere al suo approvvigionamento a causa dei danni inferti al suo sistemi di trasponi dai potentissimi sottomarini e gli Usa non sarebbero entrati in guerra prima di un anno. Tutto ciò non fu vero infatti l'Inghilterra in breve tempo si riprese dalla crisi e gli USA dopo l'affondamento del loro mercantile, nel 1917 decisero di entrare in guerra. Ma prima che ciò accadesse il governo statunitense dovette vedersela con le opinioni degli Isolazionisti che non volevano assolutamente che gli USA intervenissero in guerra ed in faccende riguardanti i paesi europei. Contemporaneamente usciva di scena a causa delle rivolte sociali la Russia. Gli imperi centrali grazie alla ritirata degli eserciti Russi potettero occupare la Polonia e parte delle regioni Baltiche. Contemporaneamente fu predisposta una controffensiva in Italia. Le truppe italiane erano ancora predisposte in assetto da attacco e a causa di errori tattici ed organizzativi, dopo che l'esercito austriaco era stato rinforzato da alcune divisioni tedesche, si ebbe una grave sconfitta, permettendo all’esercito austriaco di entrare in Italia. Questo fu uno dei momenti più drammatici della storia italiana e parve quasi che la stessa unità fosse in pericolo. Lo sfaldamento dell'esercito austriaco determinò anche la fine dell'impero asburgico. La Cecoslovacchia si proclamò indipendente, fu formato lo stato iugoslavo e si formarono governi provvisori in Ungheria e a Vienna. Il 3 novembre 1918 a Villa Giusti prima della sua abdicazione l'imperatore austriaco firmò l’armistizio con l'Italia ponendo fine alla grande guerra.
Nel 1919 infine nella Conferenza di pace a Versailles furono stabilite le condizioni dei vincitori e dei vinti. L’ Italia con grande delusione non ottenne la Dalmazia ne le colonie tedesche in Africa, ma solo Trieste, il Trentino alto Adige e la Venezia Giulia e solo dopo alcuni anni, la città di Fiume e Zara; l’ impero ottomano perse diversi territori mentre la Francia riebbe l’ Alsazia e la Lorena ed insieme agli altri paesi vincitori acquisì le colonie tedesche in Africa; l’ impero Austro-Ungarico si scisse in tre repubbliche: quella austriaca, cecoslovacca ed ungarica, la Germania perse tutte le sue colonie e fu per diversi anni controllata dalle truppe francesi, come era stato stabilito nella Conferenza di pace, l’ Inghilterra aumentò il suo impero annettendo nuove colonie e conquistò il primato della potenza europea più forte e infine la Russia dopo la caduta degli zar, assunse il nome di Unione Sovietica o URRS.
In quello stesso anno il presidente Woodrow Wilson degli Stati Uniti pubblicò i 14 punti salienti alla base della sdn, società delle nazioni o league of nations nei quali fissava le condizioni che avrebbero dovuto regolare i rapporti tra le nazioni alla fine del conflitto; in base al principio di nazionalità e autodeterminazione dei popoli si doveva ridisegnare l'Europa. Doveva essere una pace nuova; non doveva mirare all'espansionismo delle potenze vincitrici ma doveva garantire il rispetto del principio di nazionalità. Lo scopo della sdn era quello di tutelare la pace in Europa nei successivi anni ed evitare lo scoppio di eventuali guerre. Ma la sdn non durò molto a lungo perché la più grande potenza di quel tempo, gli USA, non vi aderì, così come Giappone ed Italia che, dopo la macia su Roma capeggiata da Mussolini, automaticamente si sciolse dall’ sdn che non riuscì affatto a garantire pace serena a quelle nazioni, come l’Etiopia, che vi si appellavano. Questo, seguito da tanti altri motivi di gran lunga più gravi avrebbe provocato negli anni avvenire lo scoppio di una nuova guerra ben più catastrofica.
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