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Categoria: | Storia |
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LA PRIMA GUERRA MONDIALE
L’importanza:
* con essa l’Europa finisce il suo grande ciclo, che era iniziato nel 1089 (la I crociata);
* essa determinò la fine di imperi secolari: Russo, Tedesco, Turco e Asburgico;
* con essa gli imperi coloniali francese e inglese entrano in crisi perché per vincere la guerra ebbero bisogno delle popolazioni coloniali a loro soggette e queste, in seguito, aspirarono ad una maggiore libertà → nel 1920 inizia la fine del sistema coloniale, il fenomeno della decolonizzazione;
* fece più essa per l’emancipazione della donna che tutte le guerre femministe, perché gli uomini andavano a combattere e le donne dovevano andare a lavorare nelle fabbriche al posto dei mariti;
* essa fu una guerra di massa, del movimento contadino, prima di essa la guerra era combattuta solo dai soldati;
* in essa si lotta senza mai cercare un compromesso, o si vinceva tutto o si perdeva tutto, (lo scopo della guerra era l’abbattimento del nemico, che era visto come la personificazione del male);
* essa ebbe un consenso di massa per il fenomeno della propaganda (la propaganda serviva per convincere le masse a combattere contro il nemico);
* in essa si sperimentarono per la prima volta: il carrarmato, l’aeroplano, il gas e il lanciafiamme.
Le cause:
Storico-politche, ci sono varie ipotesi:
* l’attentato di Sarajevo;
* lo status dell’impero austro-ungarico, costituito da almeno 10 nazionalità diverse;
* l’espansionismo della Germania;
* l’Alzazia e la Lorena, rivendicate dai francesi;
* i Balcani, dove l’agonia dell’impero turco apriva prospettive alla Russia per il raggiungimento di uno sbocco sul mare nei Dardanelli, e all’Austria per espandere la propria influenza, al di là dei risultati delle guerre balcaniche;
* l’Inghilterra era turbata dalla poderosa minaccia al suo predominio sui mari costituito dal rafforzamento della flotta tedesca;
* l’Italia era in competizione con la Francia nel Mediterraneo.
Economiche:
l’intenso sviluppo del capitalismo nell’Europa occidentale e negli Stati Uniti aveva portato i paesi più industrializzati ad una politica imperialistica, con la ricerca di espansione dei propri mercati. In tale ottica era la Germania, ultima arrivata sulla scena economica e coloniale, la potenza più aggressiva, mentre in paesi come l’Inghilterra e la Francia i gruppi capitalistici imposero la difesa ad ogni costo dei rispettivi imperi e dei propri interessi. E in ultima analisi non va dimenticato il mercato delle armi.
Militari:
gli stati europei erano andati approntando, e questo in anni formalmente di pace, eserciti volti maggiormente all’offesa.
Socio-culturali:
per lo storico inglese Joll, fu in particolare un dilagante nazionalismo a facilitare la scelta di entrare in guerra dei governi: una convinzione irrazionale dell’inscindibile legame dell’uomo al suo popolo e alla sua terra, unita a quella della superiorità, da affermarsi con qualunque mezzo, della propria nazione; per lo storico francese Marc Ferro, invece, va sottolineato soprattutto l’aspetto di “liberazione delle energie” che la guerra parve assumerne presso molta gioventù illusa.
La causa fondamentale:
l’Europa si era schierata in due alleanze talmente rigide che una volta messe in moto non si potevano fermare: da piccole battaglie si arrivò alla guerra mondiale.
La guerra: lo scoppio e i suoi caratteri principali:
Nell’ultimatum che l’Austria presentò alla Serbia il 23 Luglio in seguito all’attentato di Sarajevo venivano formulate 3 richieste principali:
• Immediata soppressione delle organizzazioni irredentistiche;
• Divieto di ogni forma di propaganda anti-austriaca;
• Apertura di un’inchiesta sull’attentato di Sarajevo.
Il tono particolarmente duro non intendeva però scatenare un conflitto mortale, ma semplicemente rilanciare la politica estera austriaca. Alla scadenza dell’ultimatum, due giorni dopo, la Serbia, forse incoraggiata dalla Russia, lo respinse facendo precipitare la situazione: l’Austria, con il sostegno tedesco, rifiutò la mediazione inglese e il 28 Luglio dichiarò guerra alla Serbia. Quando, il 30 Luglio, la Russia mobilitò le sue truppe senza l’intento di entrare in guerra ma solo per dare appoggio alla Serbia, la Germania si mobilitò e inviò a Mosca un ultimatum al fine di revocare la mobilitazione russa. Non ricevendo risposta, il 1° Agosto la Germania dichiarò guerra a Francia e Russia e inviò al Belgio (neutrale) un ultimatum, respinto, contente la minaccia di guerra nel caso non avesse fatto passare l’esercito tedesco. Le dichiarazioni di guerra si susseguirono rapidamente.
Francia
Inghilterra
Turchia
Russia
Germania
Italia
Austria
Vs.
USA
Romania
Cina
Giappone
Grecia
Portogallo
Tattiche e fronti:
Grande importanza venne assunta dai comandanti militari, vista la necessità di prendere i nemici alla sprovvista e perciò di prendere decisioni velocemente. La prima parte del conflitto fu dunque dominata dai militari: dopo i primi sei mesi però i politici tornarono alla ribalta, visto anche che la guerra di movimento si trasformò nella logorante guerra di trincea. Tutti i principali generali di stato maggiore, che in principio avevano diretto le azioni di guerra, furono sostituiti. Inizialmente l’Alleanza (Germania e Austria) sembrava avvantaggiata, grazie all’artiglieria pesante tedesca e all’esercito austriaco; l’Intesa invece poteva contare sull’artiglieria leggera francese, sulla flotta navale inglese e sul “numero” russo. La guerra assunse subito il carattere di guerra totale, con un fronte interno impegnato a mantenere le truppe, e il fronte esterno, le truppe appunto. Durante i quattro anni di battaglie, la produzione bellica e le innovazioni crebbero di pari passo e furono introdotte tecnologie sempre nuove, dai dragamine ai sottomarini ai gas velenosi.
L’andamento della guerra:
Prima fase, 1914-1915:
Scoppiata la guerra, le truppe tedesche invasero il Belgio, invasero la Francia e giunsero a 35 Km da Parigi. Si sperava così di conquistare velocemente la Francia e da lì, usando la rete ferroviaria, invadere la Russia che avrebbe impiegato più tempo della Francia a mobilitarsi. Le truppe tedesche furono però bloccate sul fiume Marna dove in 6 giorni persero la vita 500000 uomini. Iniziò così la guerra di trincea che si divise su due fronti, quello occidentale, 800 km dalle fiandre alla Svizzera, e quello orientale, da Riga fino all’Austria. Qui i russi tentarono l’ingresso in Prussia ma subirono pesanti sconfitte a Tannenberg e sui laghi Masuri, ma la Galizia fu abbandonata ai Russi. Il 31 Ottobre la Turchia entrò in guerra in appoggio degli imperi centrali. Nella primavera del 1915 gli austriaci e i tedeschi portarono una dura offensiva contro la Russia che, a causa dell’insufficiente produzione bellica, fu costretta ad allontanarsi dalla Polonia e dalla Bucovina. Intanto, nel Maggio 1915, l’Italia entrò in guerra a fianco di Francia, Inghilterra e Russia; l’Austria fu così costretta a impegnare altre forze su un altro fronte, quello italiano, che col tempo logorò l’esercitò asburgico.
L’intervento italiano:
Sulla posizione che l’Italia avrebbe dovuto assumere in merito alla guerra, si formarono subito due schieramenti opposti: (3 in realtà)
• Gli interventisti di destra volevano una guerra contro l’Austria che affermasse l’Italia come potenza; fra di loro c’erano i nazionalisti, gli irredentisti e la destra conservatrice antigiolittiana; alcuni cattolici conservatori volevano schierarsi invece con l’Austria contro la Francia;
• Gli interventisti di sinistra invocavano l’intervento a fianco dell’Intesa in prospettiva di una grande guerra di liberazione delle nazionalità oppresse; si trattava di democratici (Salvemini), repubblicani irredentisti, socialisti (riformisti (Bissolati) e rivoluzionari (Labriola));
• I neutrali tendevano a una neutralità condizionata: seguivano le tesi giolittiane e erano la quasi totalità della popolazione e la maggioranza del parlamento; si opponevano alla guerra anche la maggioranza dei socialisti (guerra = scontro tra interessi capitalistici da cui i proletari non avrebbero tratto niente) e dei cattolici (coerenti con la condanna della guerra espressa da Benedetto XV, ma che poi accettarono la guerra).
Intanto il governo cercò contatti con l’Alleanza che però non portarono a niente: anche se la Germania era favorevole ad un patto con l’Italia l’Austria voleva aspettare la fine della guerra prima di prendere decisioni sull’eventuale cessione del Trentino e di Trieste. Invece fu presto raggiunto l’accordo con l’Intesa: il 26 Aprile 1915 il governo Salamandra sottoscrisse un trattato segreto (Patto di Londra) ignorando la volontà del parlamento. Tale patto però non era esclusivamente nazionalista, ma mirava ad acquisire territori al di là del Trentino e di Trieste. Il governo tentò di far approvare al parlamento l’entrata in guerra. Nelle “radiose giornate” il parlamento fu piegato dalle volontà interventiste di Salamandra, Sonnino e del re. Il 24 Maggio 1915 fu dichiarata guerra all’Austria e nell’Agosto 1916 alla Germania.
Seconda fase, 1915-1916:
Il 1915 vide la prevalenza degli imperi centrali, con il cedimento russo e con l’avanzata tedesca in Francia. Tuttavia Germania e Austria potevano indebolirsi in seguito al blocco imposto dall’Inghilterra che aveva il predominio dei mari; la Germania rafforzò così la sua forza. L’Austria impiegò poco tempo a rafforzarsi sul fronte italiano: quest’ultimo, sebbene più numeroso e meno stanco di quello avversario, era sicuramente meno efficiente e sprovvisto di armi e di innovazioni. Mancavano elmetti, mitragliatrici e le munizioni iniziarono ben presto a mancare: l’aviazione era pressoché inesistente. Fu nominato comandante supremo dell’esercito italiano Luigi Cadorna (1850-1928), che rimase in carica fino alla disfatta di Caporetto. Egli portò immediatamente l’attacco alle truppe austriache, sull’Isonzo, dove si svolsero le famose 4 battaglie fra il 23 Giugno e il 2 Dicembre: non ci fu nessun successo significativo per i nostri. Dal lato Francese ci fu la tremenda battaglia di Verdun: i tedeschi volevano portare l’attacco decisivo e tra il 21 febbraio e il 21 luglio si scagliarono contro la fortezza. Gli inglesi, per alleggerire il fronte tedesco, impegnarono l’esercito nemico anche a Somme: oltre a portare una vittoria per l’Intesa fu fondamentale per evitare la caduta di Verdun. Anche agli italiani e ai russi fu chiesto di impegnare l’Alleanza: i primi sferrarono un’ennesimo attacco sull’Isonzo, che non portò però risultati positivi. Anzi, gli austriaci organizzarono un spedizione punitiva (strafexpedition) che, nonostante i notevoli successi iniziali, non riuscì a giungere a Vicenza. Nel frattempo l’Austria era impegnata anche sul fronte russo dove l’esercito dello zar era entrato in azione: gli austriaci furono sconfitti e riuscirono a bloccare l’avanzata russa solo grazie all’intervento dei tedeschi. Questo ebbe esiti positivi in Italia dove Cadorna sferrò il contrattacco e il 9 agosto conquistò Gorizia. Ritorno alla guerra di trincea. Alla fine del 1916 la guerra era favorevole all’Intesa, molto avvantaggiata dal blocco economico inglese che logorava la resistenza degli avversari → contro questo blocco flotta inglese in battaglia con la G.B., ottenendo una vittoria non decisiva. Il 28 agosto la Romania entra in guerra a fianco dell’intesa, le truppe austro-tedesche subito la invasero e ne trassero una fonte di approvvigionamento alimentare e petrolifero. In questo periodo cade il governo Salandra, come conseguenza dell’impreparazione dell’esercito italiano alla guerra, e gli succede Borselli. Anche in G.B. cade il governo Asquit e gli succede Lloyd George. In novembre muore Francesco Giuseppe, imperatore austriaco → Carlo I → pace rifiutata. Nello stesso anno anche la Germania avanza una proposta di pace, che viene anch’essa respinta.
Il movimento:
Particolare fu l’atteggiamento dei partiti socialisti di fronte all’eventualità e poi al protrarsi del conflitto. Negli anni prima della guerra la Seconda Internazionale aveva diffuso lo slogan del tipo:”Guerra alla guerra” perché il conflitto era estraneo agli interessi dei proletari, ma a livello nazionale prevalsero le ragioni del successo nazionale. Settembre 1915 → conferenza internazionale a Zimmervald dove veniva duramente condannata la guerra. 1918→ terza internazionale.
Terza fase, 1917-18:
Il 1917 fu la proclamazione di una guerra sottomarina totale per isolare economicamente l’Inghilterra, questo provocò l’entrata in guerra degli USA (6 aprile 1917). Nello stesso tempo il regime zarista russo venne rovesciato → repubblica provvisoria guidata da Kerenskij, che decise di proseguire la guerra → attacco da parte della Germania che penetrò profondamente all’interno del territorio russo. Assunto il potere dai bolscevichi venne raggiunta con gli imperi centrali la pace di Brest-Litovsck (3 marzo 1918) → cessione alla Germania della Polonia e dei paesi Baltici e l’Ucraina è indipendente. 6 aprile USA entrano in guerra, ma arrivano in Europa solo alla fine di giugno perché il presidente Wilson non era sicuro , a causa del grande dibattito tra interventisti e neutralisti. Perché entrano in guerra?
• USA come nazione egemone sulla scena mondiale.
• Salvaguardia dei prestiti a G.B. e Francia.
• Commercio navale americano danneggiato dal conflitto sottomarino della Germania.
Nel frattempo le truppe italiane erano impegnate con gli austriaci + tedeschi. 24 ottobre 1917 → disfatta di Caporetto. Si ha allora un nuovo governo (Vittorio Emanuele Orlando) e un nuovo generale (Armando Diaz, sotto il cui comando fu instaurata una nuova linea di difesa sul Piave per impedire una ulteriore avanzata austriaca). La disfatta di Caporetto ha dato luogo ad un grande dibattito che ha coinvolto sia storici che militari: si è arrivati a fornire due cause di tale disfatta:
• Cause militari e strategiche: 1) rafforzamento schieramento austriaco; 2) incomprensioni tra componenti dello stato maggiore italiano; 3) debolezza della difesa italiana in quella zona.
• Cause generali e sociali: 1) rapporto deteriorato tra la truppa italiana; 2) clima di sfiducia.
Dopo tre anni di combattimento era ormai chiaro che la brevità della guerra era stata un’illusione e ormai i soldati erano stanchi e decimati, anche i civili erano ridotti in condizioni misere. Da questa situazione presero vita numerose manifestazioni e scioperi (strage a Torino nel 1917). In Francia si cambiò governo → Georges Clemerceau. La voglia di pace ormai era molto diffusa, la supplica di Benedetto XV di porre fine alla strage fu la prima, ma anche gli interventisti vedevano ormai solo disfattismo nella guerra. Alleati batterono i tedeschi nella battaglia di Amiens (11 agosto 1917). Per gli imperi centrali non c’erano più speranze di resistere:
• Bulgaria attaccata da un esercito franco-serbo fu costretta alla resa.
• Austria si stava dissolvendo in seguito alle proclamazioni di indipendenza di Ungheria, Cecoslovacchia e Jugoslavia. E poi l’Austria fu sconfitta in modo definitivo a Vittorio Veneto e si proclamò la repubblica.
• Turchia si arrese (30 ottobre).
I trattati di pace:
Nel gennaio 1919 si riunirono a Parigi i delegati degli stati vincitori: Wilson per gli USA, Clemenceau per la Francia, Lioyd George per l’Inghilterra, Orlando e Sonnino per l’Italia. Wilson propose che sulla base dei suoi 14 punti, si fondasse una grande società delle nazioni, garante della libertà e della sicurezza dei popoli senza l’uso delle armi.
Trattato di Versailles (28 giugno 1919) con la Germania:
• Cede alla Francia l’Alsazia e la Lorena.
• Cede alla Polonia la Posnania, parte della Slesia.
• Rinuncia a tutte le sue colonie.
• Paga le cosiddette riparazioni (risarcimento dei danni arrecati agli stati dell’Intesa).
• Consegna la flotta all’Inghilterra.
• Annullamento dei trattati di Brest-Litovsk
Trattato di Saint-Germain (10 settembre 1919) con l’Austria-Ungheria:
• Si smembra in Austria, Ungheria e Cecoslovacchia.
• Cede all’Italia: Trentino, Alto Adige e Venezia Giulia.
• Cede alla Serbia: Croazia, Slovenia, Bosnia ed Erzegovina.
Trattato di Neuilly (26 novembre 1919) con la Bulgaria:
• Rinuncia ai porti nell’Egeo.
• Cede la Macedonia alla Serbia e alla Grecia.
Trattato del Trianon (4 giugno 1920) con l’Ungheria:
• Cede la Galizia alla Polonia e alla Cecoslovacchia.
• Cede la Transilvania alla Romania.
• Riconosce Fiume come stato indipendente.
Trattato di Sevres (10 agosto 1920) con la Turchia:
• Riduce i suoi possessi in Europa alla sola Costantinopoli.
• Cede Adrianopoli e Smirne alla Grecia.
• Cede la Cilicia e la Siria alla Francia.
• Cede la Mesopotamia e la Palestina all’Inghilterra.
• L’Armenia e l’Arabia sono dichiarati indipendenti.
Questo trattato non fu rispettato dalla Turchia e fu quindi sostituito con il trattato di Losanna (luglio 1923), per il quale la Turchia riacquistava Adrianopoli e Smirne.
La questione di Fiume:
Il patto di Londra non aveva fatto cenno di Fiume, nonostante che la città avesse fin dal 3 ottobre 1918 proclamato la sua volontà di unirsi all’Italia, gli Jugoslavi ne pretesero l’annessione. Gabriele D’Annunzio, a capo di una schiera di volontà, iniziò la famosa marcia di Ronchi (11-12 settembre), ed, entrato in Fiume, allontanò le milizie alleate e vi proclamò un governo provvisorio
Trattato di Rapallo (12 novembre 1920), stipulato dal ministero Giolitti:
Fiume fu riconosciuta stato indipendente, e l’Italia rinunciò alla Dalmazia in favore della Jugoslavia.
Trattato di Roma (27 gennaio 1924), stipulato dal ministero Mussolini:
Fiume fu annessa all’Italia, mentre Porto Baros e il Delta furono ceduti alla Jugoslavia. La Dalmazia (eccetto Zara) rimase alla Jugoslavia.
Stati vincitori:
Problemi politici ed economici derivati dai trattati di pace:
L’Inghilterra:
riacquistò in Europa il primato economico e politico.
La Francia:
riacquistò in Europa il primato militare e con l’annessione dell’Alsazia e la Lorena accrebbe la potenza industriale.
L’Italia:
ottenne Trento e Trieste e accrebbe la sua potenza.
La Jugoslavia:
poiché plurietnica ebbe discordie interne.
La Cecoslovacchia:
poiché plurietnica ebbe discordie interne.
La Polonia:
Russia e Germania premevano ai confini.
La Romania:
dovette temere la Russia.
Stati vinti:
Problemi politici ed economici derivati dai trattati di pace:
La Germania:
perse in Europa il primato politico ed economico.
L’Austria:
privata delle sue regioni agricole e minerarie, fu ridotta ad un piccolo stato.
L’Ungheria:
privata delle sue regioni minerarie e industriali, fu ridotta ad un piccolo stato.
La Bulgaria:
privata della Tracia orientale e di uno sbocco sul mare, entrò in crisi.
La Turchia:
dopo il trattato di Losanna, risollevò le sue sorti.