La nascita delle città

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Categoria:Storia

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Testo

LA NASCITA DELLA CITTÀ
Il fenomeno urbano si sviluppa nel 3° millennio a. C. ed interessa una parte piuttosto limitata del mondo antico: l'Egitto lungo il fiume Nilo; la Mesopotamia tra il Tigri e l'Eufrate; la Cina lungo il fiume Giallo; e l'India lungo il fiume Indo.
La sua origine va collegata all'invenzione dell'agricoltura irrigua; difatti il sistema agricolo, fondato sull'irrigazione, richiedeva che i lavoratori, per la regolamentazione delle acque, fossero coordinati su territori abbastanza vasti.Quest'esigenza,pertanto,portò, a forme di organizzazione sociale complesse, ramificate ed estese sul territorio,che trovarono il loro compimento nello sviluppo della città. Secondo M. LIVERANI, un famoso storico del Vicino Oriente, i caratteri distintivi delle città antiche erano 2: la concentrazione spaziale e la complessità dell'organizzazione sociale. Rispetto al periodo precedente, infatti, in cui tutte le persone erano direttamente impegnate a procurare il cibo, i miglioramenti delle tecniche agricole e l'accumulo dei prodotti, consentirono che una parte della popolazione si dedicasse ad altre attività necessarie,quanto l'agricoltura, alla vita della comunità. Nacquero, così, nuove figure professionali: gli artigiani, i fabbri (in seguito alla scoperta dei metalli avvenuta circa nel 3000 a. C.), i mercanti.Si formò, inoltre, un primo ceto di Sacerdoti, che erano chiamati a presiedere i riti collettivi.
LE STRAFICAZIONI SOCIALI
La nascita della città coincide, dunque, con la fine della sostanziale uguaglianza, che aveva caratterizzato i gruppi di viaggio del Neolitico. In esse si realizzarono delle vere e proprie gerarchie sociali: al vertice della gerarchia vi era il SACERDOTE, sintesi del potere economico e politico; alla figura del sacerdote, si affiancava il , RE, che aveva il compito di guidare l'esercito in guerra; coadiuvavano l'opera del sacerdote i FUNZIONARI e gli SCRIBI, che si preoccupavano di registrare i contributi versati al tempio, il che diede origine alla nascita della scrittura; a questi seguivano i GUERRIERI, che difendevano la città dagli attacchi dei popoli stranieri; gli ARTIGIANI che producevano utensili con le tecnologie più avanzate; i FABBRI, che si dedicavano alla fusione dei metalli; i TESSITORI, che,sottraendo alle donne una loro tipica attività,si specializzarono nella tessitura della lana e del lino; gli ALLEVATORI, che si dedicavano all' allevamento; ed infine vi erano i contadini, che vivevano nei villaggi e si occupavano di lavorare la terra. Questa suddivisione sociale caratterizzò tanto la società mesopotamica dei primordi che quella egiziana.
LA CITTA’ SUMERICA
I Sumeri furono la più antica popolazione della Mesopotamia di cui occuparono la parte meridionale.Essi non si organizzarono in uno stato unitario, bensì in tanti piccoli stati o meglio città-stato. Queste erano circondate da imponenti mura, che ne garantivano la sicurezza come i molteplici simboli quali leoni, tori, aquile, impressi sulle porte di bronzo, che segnavano l' ingresso della città, nonchè la sua distinzione della campagna circostante. La parte più importante della città, il suo cuore pulsante era la cittadella, interamente protetta da un ripido bastione di rocce o da mura edificate dall' uomo. Nella cittadella abitavano il re, il sacerdote e i funzionari (scribi e soldati): per questo esso comprendeva oltre il luogo del culto vero e propio, la ziggurat, anche locali d'uso diverso quali i laboratori artigianali, i magazzini dove venivano conservate le derrate versate al tempio e gli uffici dove queste venivano contate e registrate. Nella cittadella è evidente la prima e più importante caratteristica della città, la sua sfarzosa monumentalità intesa a spaventare e a impressionare non solo i visitatori, ma anche i suoi stessi abitanti, sottoposti al potere coercitivo dei suoi governanti, ma anche partecipi e orgogliosi della grandezza collettiva.
Ecco la descrizione di Erodoto su Babilonia:"Questa giace in un ampia pianura che ha un'estensione su ogni lato di 120 stadi ed è a forma di quadrato. Questa dunque è l'estensione della città di Babilonia, ed inoltre essa è adorna quanto nessun'altra città che io conosca. La circonda un fossato profondo e largo e pieno di acqua, quindi un muro.Intorno al muro ci sono 100 porte. Due sono le parti della città. In mezzo la divide un fiume che si chiama Eufrate e scorre dal paese degli armeni fino al Mar Rosso. La città vera e propria è piena di strade. In ciascuna delle due parti sorgono delle fortezze in una delle quali c'è il tempio di Zeus Belo".
L' EGITTO E LA CITTA' APERTA
La nascente civiltà egiziana del IV millennio a.C. presenta molti elementi già riscontrati a Sumer (una gerarchia sociale molto diiferenziata, un complesso apparato burocratico, una prolifera-zione di dei grandi e piccoli) mancano però resti di città paragonabili a quelli sumerici. Difatti tutto in Egitto sembra aver trovato forma e luogo, ad eccezione della città: I templi di Luxor e Karnak, le piramidi gli obelischi, le strade processionali, solo la città aveva forma provvisoria. Ogni Faraone si costruiva la sua capitale, senza provare alcun desiderio di continuare l'opera dei predecessori o di ingrandirne le sedi. D'altro canto l'assenza di città vere e proprie in Egitto va collegata anche alla centralità del culto dei defunti; solo per i morti che avevano priorità assoluta sui vivi, venivano profusi sforzi notevoli per edificare strutture monumentali che ricordano assai da vicino l'impianto urbanistico delle città(si pensi ad esempio alle Piramidi di Gizah intorno alle quali le mastabe dei nobili si dispongono ordinatamente, quasi fossero delle case). Tenendo conto di ciò, non fa meraviglia che le città dei vivi non avessero i mezzi e neppure l' energia per darsi una forma più duratura.

LA COMPARSA DELLA POLIS
1. Le roccaforti di Minosse
Quando passiamo dalle valli fluviali alle isole rocciose dell'Egeo, notiamo subito un mutamento impressionante delle condizioni geografiche e conseguentemente delle istituzioni urbane. Se le antiche città della Mesopotamia erano centri di mobilitazione per controllare le acque dei fiumi, nelle città egee non c'era nulla che potesse favorire questo tipo di cooperazione su larga scala. Con Creta e le isole del mare Egeo passiamo da una cultura fondata sull'orzo e sulla birra a una basata sul vino e sull'ulivo, dove l'elemento acquatico anziché essere un veicolo di comunicazione diventava un ostacolo insormontabile. In questa parte del mondo la storia della città ebbe inizio a Creta. Qui fu elaborato, circa mille anni dopo la Mesopotamia un sistema di scrittura di tipo pittografico, il Lineare A, che non è stato ancora decifrato. La civiltà che qui fiorì è stata definita minoica dal suo scopritore, Sir Arthur Evans, che portò alla luce i resti del palazzo di Cnosso. Questo, come gli altri palazzi dell'isola, attesta un tenore di vita raffinato e sfarzoso ed è l'espressione di una progredita organizzazione sociale, politica ed economica. Il palazzo, infatti, non era solo la residenza reale ma una vera e propria cittadella autosufficiente, in cui il re e le più alte sfere abitavano accanto agli artigiani e ai lavoratori. In esso trovavano posto, accanto agli appartamenti dei potenti, magazzini per la conservazione delle derrate e botteghe artigiane per la produzione di manufatti. Il palazzo era costruito sempre in posizione dominante su piccole alture. Di lì viuzze pavimentate conducevano ad isolati di case, dove viveva la gente che lavorava per mantenere la ricchezza della corte Quasi tutte le sale del palazzo erano decorate con affreschi, improntati, ad un vivace realismo. Diverse finestre ne alleggerivano le raffinate facciate. La finestra costituisce una novità e sicuramente un grande progresso rispetto alle buie abitazioni di Sumer illuminate, nel migliore dei casi, da uno stretto cortile o da un abbaino. Inoltre i palazzi cretesi erano anche dotati di servizi igienici e fognature, il che li rende straordinariamente moderni.
2. La città Micenea
La città micenee erano potentemente fortificate: contrariamente alle città-palazzo cretesi, ampie, libere, aperte, qui possiamo parlare di città-fortezza. Il palazzo era i più piccolo di quello cretese e sorgeva sempre su un'altura.. All'interno c'era un vano ampio ( megaron) con la copertura sostenuta da quattro colonne e il focolare al centro, preceduto da un ingresso a uno o due colonne: Era la sala principale dove venivano ricevuti gli ospiti. L'importanza del megaron è soprattuto storica: in esso possiamo riconoscere l'impianto planimetrico che sarà poi costante nel tempio greco. Proteggevano infine il palazzo ampie e poderose mura..
La città romana
Attorno al III sec. a. C. la città etrusca raggiunge il massimo sviluppo. Alleatasi con Roma nella lotta contro l'invasione dei Galli Senoni, accoglie stabilmente un presidio militare romano, divenendo per circa due secoli, grazie alla sua posizione strategica sulla via Cassia, il fulcro dell'espansione di Roma verso 1'Italia settentrionale.
Al II sec. a.C. risale la costruzione, sulla vicina collina di Castelsecco, del santuario e delle poderose mura perimetrali. Nel periodo repubblicano (I sec. a. C.), Arezzo è definitivamente entrata nell'orbita romana; durante le guerre civili si schiera, successivamente, con Mario e Pompeo, subendo la punizione di Sillae Cesare, che ne fanno una colonia. Successivamente costituita in municipium, la città romana conosce in epoca augustea la prima, notevole espansione verso la pianura sul versante S della collina: sono ampliate le mura, sorgono 1'Anfiteatro (II sec., unico edificio pubblico sfuggito alle successive distruzioni barbariche), il teatro, le terme.
Grande impulso all'attività economica ed artistica è dato da Caio Cilnio Mecenate (68 ca.-8 a.C.), appartenente ad una potente famiglia aretina, divenuto ministro e consigliere dell'imperatore Ottaviano Augusto. In città si diffonde l'industria della "terra sigillata": i vasi corallizzi prodotti dai vasai aretini si diffondono fino agli estremi confini dell'impero (India).
Nell'alto Medioevo il crollo del mondo romano, le scorrerie barbariche, il lungo periodo della dominazione longobarda e carolingia vedono la città, ridottisi gli abitanti e le attività, ritirarsi sulla collina. Dal disfacimento dell'ordinamento pubblico dei secoli X ed XI emerge progressivamente la figura del vescovo-conte, che vive nel castello fortificato di Pionta (Duomo Vecchio) dirimpetto alla città e che comincia a fregiarsi primo esempio in Italia - del titolo comitale a partire dal 1059.

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