GOVERNO CRAXI

Materie:Riassunto
Categoria:Storia

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GOVERNO CRAXI

Sigonella. Il 4 agosto 1983 Craxi formò il suo primo governo, e a fargli da braccio destro prese con sé il futuro premier Giuliano Amato. I problemi non si fecero attendere. La grana maggiore fu da subito la decisione di accogliere in Italia i Cruise statunitensi. Ma la prova di forza decisiva per gli equilibri interni fu senza dubbio il referendum dell'85 sui punti di scala mobile promosso dal Pci. Craxi, infatti, non cercò di evitare lo scontro, e vinse quella partita che all'inizio era sembrata senza speranza. A settembre dovette affrontare la più grave crisi diplomatica della sua carriera, quando ordinò di impedire ai marines americani di ripartire da Sigonella, in Sicilia, con i terroristi palestinesi, tra i quali Abu Abbas, responsabili del sequestro dell'Achille Lauro. Craxi ribadì la sua posizione nettamente a favore della causa palestinese, e su questa base rafforzò il suo rapporto con il leader dell'Olp Arafat, che durerà poi anche quando sarà costretto a ritirarsi ad Hammamet dopo Tangentopoli.

Craxi e la Dc. Craxi rimase a Palazzo Chigi fino al 17 aprile 1987, conquistando un record: la permanenza alla guida del governo più lunga della storia dell'Italia repubblicana. Tornato al partito, Craxi riprese di lena la sua politica: contendere alla Dc il suo primato, e rilanciare l'offensiva contro il Pci per creare un solo grande partito socialdemocratico. La figura di Palmiro Togliatti divenne pertanto il bersaglio di mille polemiche, di convegni e libri sfornati di continuo. Al contempo, però, Craxi non ostacolò l'adesione del Pci all'Internazionale socialista.

Cade il Muro di Berlino. I comunisti italiani, per la verità, potevano già contare sul sostegno di molti altri e importanti partiti della Internazionale, ma un no del leader del Psi sarebbe stato sicuramente un ostacolo difficilmente sormontabile. Craxi iniziò quindi a impegnare il Psi su pochi e ben precisi obiettivi. La riforma costituzionale, con l'introduzione dell'elezione diretta del presidente della Repubblica; la riforma dei regolamenti parlamentari per rendere più agevole l'azione di Governo; la lotta senza quartiere non solo allo spaccio delle droghe, ma anche al loro consumo. Nel biennio 1989-90 gli sembrò essere venuto il momento della definitiva rivincita socialista in Italia. Craxi andò a vedere con i suoi occhi a Berlino sgretolarsi quel muro che aveva diviso in due l'Europa, e si tolse la soddisfazione di dargli anche lui due bei colpi con martello e scalpello. E volle poi seguire di persona il XX congresso del Pci di Rimini, e si vedeva con quanto interesse assistesse alla nascita del nuovo partito voluto da Occhetto, il Pds. È in questa cornice che Craxi lanciò la parola d'ordine dell' "Unità socialista". Nel febbraio '9 aveva già assorbito nel Psi una componente dello Psdi, e mai come nei tumultuosi mesi che seguirono a Craxi dovette sembrare più vicino l'obiettivo di una grande sinistra europea.

Gladio. Tutto poteva pensare, si può esserne certi, tranne che proprio il Psi sarebbe diventato a breve la vittima più illustre della fine dell'equilibrio assicurato dalla Guerra fredda. Per questo, se si deve ora indicare una data del primo scricchiolio, forse è bene partire da prima dell'inizio di Tangentopoli. Fu alla conferenza stampa del 7 novembre 1990, convocata da Craxi per ribadire che lui dell'esistenza di Gladio non aveva in effetti mai saputo nulla, che i giornalisti ebbero l'impressione di trovarsi di fronte a un leader già sulla difensiva. Non era più il Craxi che poco tempo prima accusava una "manina" di aver
depositato i verbali della Br nel covo di Via Montenevoso.

Il "mariuolo". Tutto ciò avveniva ben prima di quel 17 febbraio 1992, quando venne arrestato Mario Chiesa, il socialista presidente del Pio Albergo Trivulzio, che diede il via a Mani Pulite. Tra le due date, ci fu quello che lui stesso poi riconobbe come un errore politico: l'aver invitato gli italiani ad andare al mare e a non votare per il referendum di Mario Segni sulla preferenza unica. Arrestato Chiesa, Craxi pensò di poter archiviare tutto con un epiteto: "mariuolo". Ma l'indagine di Tangentopoli non si sarebbe arrestata al primo nome.

Hammamet. Iniziò il declino, sotto i colpi degli avvisi di garanzia, ma ci volle un anno prima che il vecchio leone decidesse di gettare la spugna e lasciare la guida del partito. Un processo che si accompagnò al disgregarsi del gruppo dirigente, con Claudio Martelli sicuro di poter salvare il partito contrapponendosi a Craxi, e con quest'ultimo determinato a non far finire il bastone di comando nelle mani dell'ex delfino, che infatti fu poi preso da Giorgio Benvenuto. Subito dopo Craxi si preoccupò di sottrarsi alla magistratura, ai suoi occhi impegnata in un'offensiva politica, in una "falsa rivoluzione". A convincerlo dovette certo contribuire la manifestazione davanti all'Hotel Raphael, che lo costrinse ad allontanarsi in gran fretta sotto un fitto lancio di monetine. Si era tolto la soddisfazione di ottenere un "no" del Parlamento, dopo un appassionato discorso alla Camera, a una richiesta di autorizzazione dei pm di Milano. Ma la via dell' "esilio" gli dovette apparire come l'unica soluzione. E si rifugiò ad Hammamet, sempre più malato di quel diabete che già nel '90 aveva fatto temere per la sua vita. E da lì ha proseguito la sua battaglia fino all'ultimo a colpi di fax, chiedendo continuamente che si cercasse la verità sul finanziamento illecito dei partiti, rifiutandosi di passare alla storia, lui che aveva dedicato la vita alla causa del socialismo, come il capo di una banda di criminali.

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