Fotografia dell'Italia

Materie:Riassunto
Categoria:Storia

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FOTOGRAFIA DELL’ITALIA
1 Quando il 17 marzo 1861 si riunì a Torino il primo Parlamento nazionale, la popolazione dell’Italia unita ammontava a 22 milioni di abitanti. Pochissimi, forse
200.000 persone, facevano uso corrente della lingua italiana. Gli altri parlavano strettamente in dialetto.
Il paese vantava un gran numero di città antiche e prestigiose, la più popolosa delle quali era Napoli, quest’ultima insieme a Torino, Genova e Milano possedevano attività produttive di rilievo, dal momento che le poche industrie di qualche peso erano situate lontano dai centri abitati.
Il 70% degli Italiani era occupato nell’agricoltura, che era la maggiore attività del paese. Solo il 18% viveva di industria e artigianato e il 12% era addetto al settore terziario.
2 Solo nella Pianura padana prosperavano le aziende agricole moderne nate alla fine del 700.
In tutta l’Italia centrale dominava invece la mezzadria. Qui la terra era divisa in poderi di piccole dimensioni coltivati a cereali, ulivi, viti e alberi da frutta. Il mezzadro viveva di ciò che produceva e, divideva a metà oneri e ricavi con il padrone. Nel corso dei secoli, però gli oneri erano diventati sempre più pesanti e le condizioni dei mezzadri sempre più dure, perciò la resa dei campi non era sufficiente ad alimentare un commercio competitivo con quello padano. Il mezzadro però aveva l’orgoglio di coltivare una terra che considerava quasi propria.
Molto diversa era la situazione del Mezzogiorno e delle isole, che mostravano anche nel paesaggio l’impronta del latifondo: grandi distese coltivate a grano o incolte, con grossi borghi rurali situati a grande distanza gli uni dagli altri.
I contadini del Sud vivevano in condizioni spaventose di povertà e arretratezza culturale. L’unico valore condiviso da tutti era la speranza di possedere un pezzo di terra proprio e per questo si poteva anche rubare e uccidere.
3 Le condizioni di povertà e arretratezza culturale portarono al fenomeno del brigantaggio. La scintilla che alimentò l’incendio fu la leva obbligatoria con cui il Piemonte chiamava 72.000 giovanissimi a servire la patria. 50.000 ragazzi non risposero alla chiamata e per lo più si aggregarono alle bande già formate o in via di formazione. Tra il 1861 e il 1864 ne furono accertate 388 di diverse dimensioni e alla fine di tutto i morti, gli arrestati e coloro che si consegnarono spontaneamente ammontarono a ben 13.853 persone.
4 Il governo italiano cominciò a intervenire verso la fine del 1861. Le truppe italiane operavano su un territorio impervio e per lo più sconosciuto, mentre i briganti lo conoscevano palmo a palmo.
Infine, le bande potevano contare sulla solidarietà della popolazione, che, per adesione spontanea o per paura, nascondeva i briganti, dava loro da mangiare, li avvertiva dell’arrivo di pattuglie militari.
5 Nel 1863 la violenza dei briganti era ormai tanta che indusse il Parlamento a proclamare lo “stato di emergenza” che permise di approvare le leggi eccezionali che posero l’intero Meridione in stato d’assedio.
Con questi metodi che in molti casi colpirono certamente anche in modo indiscriminato, alla fine del 1864 il brigantaggio poté definirsi sostanzialmente sconfitto, anche se i suoi strascichi durarono fino al 1870.

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