Aushwitz spiegato a mia figlia

Materie:Scheda libro
Categoria:Storia

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Testo

AUSCHWITZ SPIEGATO A MIA FIGLIA

Berte è un’amica dell’autrice. Fu deportata nel lager di Auschwitz e Birkenau. Mathilde, figlia di Annette, ha 13 anni, e i suoi bisnonni erano tutti stati deportati e uccisi dai tedeschi. Quando Mathilde vede il tatuaggio sul braccio di Berte, comincia a farsi molte domande. Berthe fu arrestata a Parigi il 16 luglio 1942. quel giorno la polizia francese arrestò, per ordine dei tedeschi, circa 13000 ebrei. Le coppie con figli furono rinchiuse al Velodromo d’Inverno, un grande stadio dove prima della guerra si svolgevano gare ciclistiche e riunioni politiche. Gli altri invece venivano condotti in autobus a Drancy. Questo arresto è noto come retata del Vèl’d’Hiv. Berthe era nubile e aveva 19 anni. Per questo non fu portata al Velodromo d’Inverno, che oggi non esiste più, ma nel luogo in cui sorgeva ogni anno si svolge una cerimonia commemorativa. Fu invece portata a Drancy, ci restò solo per 15 giorni circa, poi, sempre in autobus fu condotta fino a Bobigny, una piccola stazione. Fu poi costretta a salire su un vagone merci con altre mille persone. Il viaggio, durato 3 giorni e 3 notti, fu atroce:era estate, faceva caldo, mille persone erano ammucchiate senza niente da mangiare e da bere, alcuni impazzirono. A un certo punto si arrivò in una piccola stazione che nessuno conosceva: Oswiecim in polacco, Auschwitz in tedesco. Quando si aprirono le porte si sentirono urla in tedesco: dovevano sbrigarsi, depositare i bagagli sulla banchina. I tedeschi separarono i nuovi arrivati in due gruppi: chi era affaticato (donna incinte, bambini, anziani) saliva sul camion, gli altri (fra cui Berthe) continuarono a piedi. Successivamente gli uomini furono divisi dalle donne e finirono in sottocampi diversi. Berthe finì a Birkenau. Le donne furono costrette a spogliarsi:per molte di loro questa fu la prima umiliazione. Poi vennero perquisite accuratamente, portate sotto le docce, rasate completamente, furono distribuiti i vestiti, tutti sbrindellati, ripugnanti. Erano vestiti recuperati nelle valigie delle deportate che erano troppo scadenti per essere conservati e che erano già stati usati dalle precedenti deportate. Alla fine, con una stilografica metallica e un inchiostro azzurro, incisero nell’avambraccio un numero indelebile. Questo li privava dell’unica cosa che ancora possedevano:il loro nome. Berthe era tedesca. Non appena Hitler e il partito nazista salirono al potere, cominciarono a tradurre in fatto l’odio che provavano verso gli ebrei: il primo obiettivo fu quello di separarli dagli altri tedeschi: gli ebrei non potevano più andare al lavoro, in piscina, a teatro, erano obbligati a frequentare scuole speciali. Ma la maggior parte di essi non era più praticante, non sapevano più nulla dell’ebraismo. Erano perfettamente integrati, era impossibile distinguerli dagli altri tedeschi. Alcuni avevano sposato persone non ebree, ma per Hitler se i tuoi nonni erano ebrei allora lo eri anche tu, essere ebreo significava appartenere ad una razza, e questa razza doveva essere eliminata, in modo che la razza ariana potesse conservare il potere e rigenerare il mondo. Diversi ebrei emigrarono, ma quando scoppiò la guerra nel 1939, gran parte dell’Europa fu occupata dai tedeschi. Per stabilire chi era ebreo, i cittadini furono costretti a dimostrare di non essere ebrei. In tutti i paesi occupati dalla Germania, i nazisti pretesero che gli ebrei fossero censiti:tutti gli ebrei furono riuniti al commissariato o in questura. Si presentarono tutti. Perché allora, se la legge imponeva qualcosa, si ubbidiva. E poi nessuno avrebbe mai potuto immaginare cosa sarebbe successo dopo. Inoltre per quelli che erano ormai integrati, farsi censire era una questione di dignità. A partire dai moduli compilati la questura creò quattro schedari classificati in ordine alfabetico, la professione, l’indirizzo e la nazionalità. Quelle liste sarebbero servite agli arresti e alle deportazioni. Esse furono usate per la prima volta nel maggio 1941. i tedeschi catturarono un certo numero di uomini ebrei selezionandoli fra gli stranieri, soprattutto polacchi. I prescelti furono convocati al commissariato. Una volta li’, li fecero salire su alcuni autobus diretti alla stazione di Austerlitz e poi furono trasportati a Pithiviers e Beaune-la-Rolande, due campi situati nel Loiret. Nell’agosto 1941 i tedeschi fecero circondare dalla polizia francese l’XI arrondissment, una zona abitata da molti ebrei, li prelevarono dalle loro case o li arrestarono per le strade. Questo continuò per 5 giorni, perché alcuni avevano capito che era meglio non restare nella zona occupata e si erano trasferiti nella zona libera. Portarono via solo uomini, ma non si limitarono agli stranieri, catturarono anche francesi, tra cui avvocati molto famosi. Li condussero a Drancy in autobus. Drancy comprendeva diverse centinaia di alloggi, divisi in tre edifici disposti a U con un grande cortile in mezzo. All’inizio era perfino vietato ricevere e spedire lettere. Non avevano niente da mangiare, e alcuni morirono di fame. Nel dicembre 1941 un’altra retata portò all’arresto di un gruppo di 700 individui, tutte personalità di spicco. Allora arrestavano solo uomini. Macon l’episodio della retata del Vel’d’Hiv, le cose cambiarono completamente:arrestarono soprattutto donne e bambini(molti uomini si erano nascosti in seguito a una fuga di notizie, le donne non pensavano di poter essere arrestate). Le famiglie furono portate al Velodromo D’Inverno prima di essere trasferiti a Phitiviers e a Bearne-la-Rolande. Gli uomini prelevati nel maggio 1941 erano già stati portati ad Auschwitz. Ci furono scene strazianti quando le madri vennero separate dai loro figli. I tedeschi, infatti, non avevano ancora previsto di deportare anche loro. Pierre Laval lo propose. Vennero poi trasferiti a Drancy e caricati anche loro sui treni. Venivano poi fatti salire sui camion che li portavano verso strani fabbricati, dove i nazisti li facevano spogliare, li facevano entrare in locali che sembravano adibiti a docce e lì veniva immesso dal tetto un gas mortale, lo Zyklon B, che li asfissiava molto rapidamente. I loro corpi venivano bruciati in grandi forni crematori. La scelta fra chi entrava nel campo perché giudicato “abile al lavoro” e chi andava direttamente “al gas” avveniva alla banchina ed era chiamata “selezione”. Veniva effettuata dai medici nazisti, ed erano nazisti anche coloro che immettevano lo Zyklon B. erano invece i detenuti, raggruppati in un “sonderkommando” che dovevano bruciare i corpi. Ma non svolgevano a lungo quel lavoro perché venivano gassati a loro volta, in modo che non rivelassero a nessuno quello che avevano visto e che erano costretti a fare. Bisognava mantenere il segreto per non attirare l’attenzione e perché i deportati fossero più docili: il compito del Sonderkommando era un terribile segreto.tutto questo è inaudito: mai nella storia erano state create fabbriche progettate per uccidere a catena. Si voleva colpire un intero popolo, braccarne la prole, tutti i discendenti, affinché questa stirpe scomparisse per sempre dalla terra. Auschwitz è diventato il lager più famoso per diversi motivi: è il campo col maggior numero di morti;ma è anche il campo con il maggior numero di sopravvissuti. I detenuti pativano la fame, il freddo, e spesso dovevano svolgere lavori estenuanti o mortali vivendo in condizioni umilianti. All’inizio erano riservati ai tedeschi (oppositori del regime, omosessuali, testimoni di Jehova che rifiutavano di abiurare la propria fede, di fare il saluto nazista, entrare nell’esercito, lavorare nelle fabbriche militari. L’internamento in questi lager era finalizzato al puro e semplice sterminio. Furono in tutto 6 milioni gli ebrei assassinati. Gli ebrei non furono gli unici a essere uccisi nelle camere a gas. Anche gli zingari, durante il Terzo Rich vennero internati nei campi di concentramento, nei ghetti e nei centri di sterminio. Il genocidio degli ebrei, o la “soluzione finale” non si consumò soltanto ad Auschwitz o nei centri di sterminio. Dal 1933 al 1939 gli ebrei poterono lasciare la Germania, l’Austria o la parte della Cecoslovacchia annessa, abbandonando i loro beni. Il problema era trovare un posto dove rifugiarsi. Ma con la crisi economica degli anni 30, i paesi europei si rifiutarono di accogliere gli immigrati. Nel 1939 restava un solo luogo: Shanghai. Non appena cominciò la guerra, i tedeschi pensarono di creare una specie di riserva per gli ebrei. Pensarono al Madagascar, che al tempo era una colonia francese. Ma il trattato di pace con la Francia non fu firmato, e cosi pensarono a Nisko. Le condizioni di vita erano cosi spaventose che i deportati morirono a centinaia. A partire dal febbraio 1941 agli ebrei fu vietato di lasciare il grande Rich. Gli ebrei costituivano il 10 % della popolazione polacca, e in alcune cittò rappresentavano quasi la metà degli abitanti. Ma pochissimi erano “integrati”:avevano alcuni diritti, come quello di svolgere le lezioni in yiddish, la loro lingua. Ma furono quasi subito rinchiusi nei ghetti. Qui le condizioni di vita erano terribili, per espressa volontà dei tedeschi: si patì terribilmente la fame, il tifo. Nei ghetti gli ebrei dovevano organizzarsi tra loro:i tedeschi li obbligarono a scegliere fra di loro i membri del governo del ghetto, lo Judenrat, il consiglio ebraico, che doveva fornire alloggi, cibo, lavoro, far rispettare gli ordini dei tedeschi con l’aiuto della propria polizia. Questo potere diede alla testa ad alcuni presidenti dello Judenrat, alcuni credevano di essere re degli ebrei. Alcuni si illusero di poter salvare una parte degli ebrei facendoli lavorare per i tedeschi. In realtà la loro era una situazione disperata. Non c’era nessuna via d’uscita. Qualsiasi cosa i dirigenti ebraici avrebbero fatto, sarebbero stati colpevoli, perché alla fine erano tutti condannati a morire. I membri degli Judenrate furono perfino accusati di aver collaborato con i tedeschi allo sterminio del proprio popolo. Eppure la vita nei ghetti si organizzò: furono creati dispensari, orfanotrofi, centri per i rifugiati, mense popolari, biblioteche, teatri, una facoltà segreta di medicina. Le cerimonie religiose venivano celebrate clandestinamente. Alcuni erano perfino riusciti ad arricchirsi e la sera andavano nei locali pubblici. Sappiamo tutto questo perhè la gente chiusa nei ghetti scriveva e archiviava. Ovviamente però, tutto dipendeva da chi avrebbe trovato i documenti: i tedeschi volevano eliminare un intero popolo dalla faccia della terra, cancellarne anche il ricordo, quindi se loro avessero trovato i documenti, lo sterminio sarebbe stato presentato come una cosa bellissima, e le generazioni future avrebbero reso omaggio ai tedeschi. Dunque ci furono brei morti nei ghetti e nelle camere a gas. Inoltre, piccoli Kommando speciali accompagnavano gli eserciti con il compito di massacrare gli ebrei e i responsabili comunisti. I nazisti odiavano i responsabili comunisti quanto gli ebrei, eppure agli ebrei toccò un trattamento diverso: gli oridni prescrivevano che il popolo ebraico fosse sterminato, mentre non risultava che avessero mai ricercato i familiari di un commissario sovietico. Quando arrivavano in un centro abitato, queste unità mobili radunavano gli ebrei nella piazza del paese, li portavano lontano dalle case in un luogo isolato, scavavono una o più fosse, li conducevano in fila verso la fossa, li facevano spogliare e quando salivano sulla scarpata li uccidevano tutti, donne bambini, intere famiglie. Questi massacri durarono fino alla guerra, ma si concentrarono tra la fine del giugno 1941 e il dicembre 1941. in questo modo vennero sterminati 700000 ebrei. Molti si sono chiesti come facevano gli uomini ad uccidere così i bambini.: in certi casi il comandante aveva proposto ai soldati che non volevano partecipare agli eccidi di essere assegnati a un altro reparto. Pochissimi sfruttarono questa possibilità. Secondo i critici, questo comportamento si può spiegare solo se si tiene conto del contesto della guerra, dove la violenza è ovunque, la morte è banale. Per altri, questi uomini massacravano i loro simili spinti dallo spirito di corpo, o dalla paura di sembrare vili. Per altri ancora, la ragione va ricercata nell’obbedienza all’autorità: in un’università degli Stati Uniti è stato effettuato un esperimento che si proponeva di saggiare la capacità di resistenza dell’individuo all’autorità incaricando alcuni volontari di infliggere scosse elettriche alla vittima, che era in realtà un attore. Risultò che due terzi dei volontari non avevano mostrato alcuna pietà per la vittima. Questo non significa che tutti siano in grado di massacrare alcuni individui solo perché glielo chiede un loro superiore. Infatti nell’esperimento alcuni ad un certo punto si rifiutarono. Secondo gli storici c’è un’altra spiegazione: l’intensa propaganda antisemita che presentava gli ebrei come insetti nocivi. Quindi, eliminandoli, non si uccidevano uomini, ma insetti. Massacrare la gente non era certo facile. Molti bevevano prima dell’eccidio, e continuavano anche dopo. La preoccupazione per la loro salute, il rischio che si trasformassero in macchine disumanizzate determinò il passaggio dalle fucilazioni in massa all’uso del gas. In questo modo si allontanava la vittima dal carnefice, il quale non uccidendo più con le proprie mani poteva illudersi di essere innocente. Non era la prima volta che si usavano questi metodi: Già prima di Hitler era stata effettuata la sterilizzazione dei meticci(uomini nati dall’unione di tedeschi e senegalesi) . Hitler proseguì per questa strada ordinando di uccidere i malati di mente, perché costavano troppo alla società e se procreavano avrebbero danneggiato la “razza”. La loro vita era “indegna di essere vissuta”. Già in questi casi il potere politico aveva deciso chi doveva vivere e chi doveva essere eliminato. 200000 di questi malati furono soppressi nei camion a gas, finchè nel 1941 alcuni preti cominciarono a protestare. Furono gli stessi uomini che attuarono l’operazone di eutanasia a far funzionare i primi campi di sterminio. Quando salì al potere, Hitler non intendeva uccidere tutti gli ebrei. La cosa divenne sistematica solo tra la fine del 1941 e l’inizio del 1942, quando l’obiettivo non è più sterminare gli ebrei della Polonia o dell’Unione Sovietica, ma tutti quelli d’Europa. Il 20 gennaio 1942 a Wansee si riuniscono, per discutere la “soluzione finale”, il ministero del Rich per i Territori occupati dell’Est, il ministero dell’Interno, della Giustizia, degli Affari Esteri ecc. il verbale dice che gli ebrei verranno utilizzati per lavoro considerati più opportuni. Quelli in grado di lavorare, organizzati in grosse colonne e divisi per sesso, verranno impiegati nella costruzione di strade. In questo modo, gran parte di essi moriranno per “decremento naturale”. Quelli che dovessero sopravvivere dovranno ricevere un trattamento particolare, perché una volta liberi potrebbero diventare il nucleo di una nuova generazione di ebrei. Nei ghetti vengono uccisi tra i 5000 e i 7000 deportati al giorno. A ridosso del quartiere ebraico viene costruita una stazione da cui partono treni diretti al campo di sterminio di Treblinka. I convogli che invece partono dalla Francia, dai Paesi Bassi, dal Belgio, si dirigono invece ad Auschwitz. La deportazione a Treblinka durò sette settimane. Si pensa che siano stati uccisi nelle camere a gas fra i 265000 e i 310000 ebrei. Gli ebrei non hanno opposto resistenza perché non sapevano che i nazisti volessero la morte di tutto il loro popolo e che i treni li trasportassero nelle camere a gas. Non sapevano quale ingranaggio si fosse messo in moto né quale sarebbe stato l’esito finale. E anche se gli fosse giunta qualche voce, le notizie sarebbero sembrate troppo assurde per risultare credibili. Del resto, come avrebbero potuto rendersi conto del pericolo quando nemmeno i tedeschi avevano le idee chiare riguardo la “soluzione finale”?infatti, inizialmente i tedeschi avevano pensato di costringere gli ebrei a emigrare. La decisione dello sterminio puro e semplice venne dopo. Secondo alcuni accadde nel giugno 1941, con l’invasione dell’Unione Sovietica. Secondo altri, prima fu prevista l’eliminazione degli ebrei sovietici, poi di quelli polacchi e alla fine di tutti gli ebrei.
È difficile dire cosa sapeva la gente a quel tempo. Molto dipendeva dal posto in cui si viveva. In Polonia, dove si trovavano i campi di annientamento, le notizie circolarono in fretta. Ma ciò non significa che la gente ci credesse. In Francia ci volle più tempo. Per far passare le informazioni le persone corsero gravi rischi. I tedeschi avevano previsto di arrestare 30000 ebrei, invece ne catturarono solo 13000. quel giorno vennero catturati soprattutto donne e bambini perché essi pensavano di essere al sicuro.
Per sfuggire alle retate si poteva entrare nella clandestinità, ma non era facile. In Francia bisognava procurarsi documenti falsi, avere soldi per pagare la guida che ti portava oltre la linea di demarcazione che separava la zona occupata da quella libera, bisognava procurarsi cibo per se e per la propria famiglia. Per gli stranieri, che parlavano male il francese, era particolarmente pericoloso. Più erano poveri e più era difficile. Tuttavia molti ebrei sono sopravvissuti. Quattro ebrei su cinque si salvarono in Francia. In Polonia nascondersi era praticamente impossibile, forse perché la popolazione era fortemente antisemita e quindi poco disposta ad aiutarli. Inoltre, in questo caso, la legge in Polonia era più rigida che in Francia: se un cattolico polacco che nascondeva un ebreo veniva scoperto, lui e tutti quelli che vivevano con lui venivano uccisi immediatamente.
C’è da stupirsi che ci siano stati ebrei in grado di resistere. Resistenza per gli ebrei significava lottare per assicurarsi la sopravvivenza, opporre la forza della vita a quella che voleva la loro morte.
Per salvare i bambini bisognava munirli di documenti falsi, trovare ragazze che li portassero in luoghi sicuri, di solito presso famiglie che vivevano in campagna o nei conventi. Certe zone erano diventate dei veri e propri rifugi per gli ebrei.
In Polonia i primi appelli per aiutare questo popolo furono lanciati solo dopo la deportazione a Varsavia nell’estate 1942, perché lì mancava la volontà. Zofia Kossak scrisse che chi tace davanti a un omicidio diventa complice dell’omicidio e che chi non condanna approva. In Polonia la situazione non era per nulla favorevole agli ebrei. Eppure nacque lo stesso un piccolo comitato di aiuto, che raggruppava responsabili di partiti politici ebrei e polacchi. Esso distribuì soldi, aiutò 8000 ebrei a nascondersi fornendo documenti falsi, trovando rifugi, il che non era affatto facile.
Ma non fu esattamente per questo che i campi di sterminio sorsero tutti in Polonia. La scelta dei luoghi era dovuta a motivi di natura pratica: molti ebrei vivevano in quelle zone.
Alcuni ebrei hanno cercato di resistere prendendo parte ai grandi movimenti della Resistenza, facendo deragliare treni, organizzando attentati contro i tedeschi.
La più famosa rivolta in Polonia è l’insurrezione del quartiere ebraico di Varsavia. Nell’estate 1942 i nazisti praticamente svuotarono il ghetto. Dopo le deportazioni, il quartiere ebraico si era come ristretto. Ormai lo stato d’animo era mutato. Tutti avevano ormai capito la terribile realtà. Allora prese forma l’idea di una resistenza armata e fu creata l’organizzazione ebraica di combattimento, diretta da un giovane, Mordechai Anelewicz. Un suo amico scrisse di lui che non si faceva illusioni sull’esito finale di quella lotta impari. Prevedeva la distruzione del ghetto, ed era sicuro che nessuno sarebbe sopravvissuto alla distruzione del ghetto, che sarebbero morti come cani.
Avevano bisogno di armi, ma la Resistenza polacca non si fidava e gliene fornì pochissime. Il 18 gennaio 1943 i tedeschi entrarono nel ghetto per deportare gli ebrei, ma cominciarono ad esplodere dei colpi. Parecchi tedeschi furono uccisi o feriti. Altri gruppi agirono di sorpresa. I tedeschi allora rinunciarono alle retate e gli ebrei ne uscirono vittoriosi, così i tedeschi si prepararono come per una battaglia militare. Il 19 aprile 1943 alle 2 del mattino i tedeschi circondarono il ghetto. Alle 5 cominciano ad attraversare i campi circostanti. Alle 7 avanzano in due colonne verso strade apparentemente deserte: la prima colonna viene attaccata e deve indietreggiare; la seconda cerca di prendere posizione nel cuore del quartiere. Allora i gruppi di combattimento aprono il fuoco e costringono i tedeschi alla ritirata. Il giorno dopo si cambia tattica: il generale delle SS vuole prendere le case una a una. Ma i combattenti sparano dai tetti e dai rifugi. Tre ufficiali tedeschi tentano di negoziare un cessate il fuoco per portare via i loro 2 morti e 8 feriti. (pochissimi giovani civili contro l’esercito più forte del mondo).
Il terzo giorno i tedeschi penetrano nel ghetto in piccoli gruppi e incendiano le case. L’8 maggio i soldati tedeschi circondano il quartier generale dell’organizzazione ebraica di combattimento, situato in un nascondiglio sotterraneo fortificato. Nessuno vuole arrendersi, preferiscono suicidarsi, come il capo dei combattenti. Il 16 maggio il generale delle SS distrugge la sinagoga di Varsavia e annuncia la liquidazione del quartiere ebraico. Muoiono cosi gli ultimi sopravvissuti degli oltre 5000 ebrei.
Nel luglio 1943, dove sorgeva il ghetto, i tedeschi costruiscono un piccolo campo di concentramento per cancellare ogni traccia. I detenuti hanno il compito di recuperare i beni che gli ebrei potevano aver lasciato e di sgomberare le macerie.
Gli alleati, soprattutto Churchill e Roosevelt, erano informati di quello che stava accadendo. Eppure non fecero nulla per salvare gli ebrei.
Non fecero nulla perché nessuno era disposto ad accogliere chi fosse sopravvissuto e poi perché a loro importava solo di vincere la guerra. Se avessero vinto, gli ebrei sarebbero stati liberati come gli altri popoli.
In parte si sbagliavano, perché le guerre erano due: una tra le nazioni fra di loro con i rispettivi eserciti;l’altra tra i nazisti e gli ebrei. Quando Hitler intuì che avrebbe perso la guerra, si ritenne comunque soddisfatto di aver ripulito l’Europa dagli ebrei.
Gli alleati cominciarono a capire veramente solo quando entrarono in Germania e scoprirono per caso i campi di concentramento e lo stato in cui erano ridotti i sopravvissuti:scheletri cn gli occhi stravolti.
Per caso perché nonostante l’informazione, nessuno si era preoccupato delle condizioni in cui vivevano i detenuti.
Il genocidio comunque si è conosciuto molto lentamente. La prima tappa fu il processo contro Adolf Eichmann, il quale era uno specialista: prima dello scoppio della guerra aveva costretto gli ebrei a emigrare dall’Austria e poi da Praga. Finita la guerra, era riuscito a nascondersi e poi a rifugiarsi clandestinamente in Argentina. I servizi segreti israeliani lo trovarono e lo rapirono per processarlo a Gerusalemme. Soltanto allo9ra ci si rese veramente conto di quel che accadeva ad Auschwitz.
Dopo la vittoria fu istituito un processo chiamato processo di Norimberga dalle 4 superpotenze che avevano partecipato alla guerra: Stati Uniti, Francia, Unione Sovietica, Gran Bretagna. Qui furono giudicati una ventina di criminali nazisti, che erano stati ai vertici dei Terzo Rich. In Germania, si doveva procedere alla “denazificazione”, ossia rimuovere gli ex-nazisti dalle cariche importanti. Ma non si parlava molto di quello che era successo agli ebrei. Ciò avvenne solo con il giudizio di Eichmann. Furono perciò intraprese azioni giudiziarie in tal senso. In Germania è stata recentemente aperta una mostra che prova che anche i semplici soldati avevano preso parte ai massacri.
Attualmente si stima che furono circa 100000 i tedeschi che abbiano partecipato in modo attivo al genocidio. Ma in realtà anche gli altri, quelli che vedevano arrestare i loro vicini o che guidavano i treni, sono colpevoli.
In realtà gli ebrei non avevano fatto nulla. La vittima stessa, benché innocente, spesso si sente colpevole. I nazisti accusavano gli ebrei semplicemente di essere quelli che erano, ebrei.
L’antisemitismo ha radici antiche. Secondo alcuni è contemporaneo alla nascita della religione ebraica, 3000 anni fa. Per altri trae origine dal cristianesimo. La principale accusa mossa dagli ebrei è di non voler riconoscere in Gesù il Messia, di opporsi alla conversione. O peggio, gli ebrei vengono considerati deicidi. L’ebreo diventa un personaggio demoniaco, in combutta con il diavolo. La colpa della peste viene attribuita agli ebrei, che avrebbero avvelenato l’acqua dei pozzi, vengono anche accusati di compiere omicidi rituali: si credeva che in coincidenza con la Pasqua ebraica, essi uccidessero un bambini per intingere nel suo sangue del pane azzimo consumato durante tutto il periodo pasquale.
…pag 52…la parola “antisemitismo fu inventata in Germania.
oggi l’antisemitismo non esiste più, perché non può esprimersi in un paese come il nostro. Ma può assumere forme più subdole. Un gruppo di individui, chiamato dei negazionisti, si ostina a negare l’esistenza delle camere a gas. Altri, le considerano solo un dettaglio della seconda guerra mondiale.
Dobbiamo tuttavia conservare il loro ricordo, perché nessuno viene dal nulla, discendiamo tutti da una stirpe
Ma non è semplicemente una questione privata. Auschwitz fa parte della storia europea. È importante che gli uomini conoscano il mondo da cui provengono. Lo studio del genocidio degli ebrei, resta un’importante fonte di riflessione.

Esempio



  


  1. sandra

    noi siamo tutti uguali figli di un unico dio..