Notre Dame e il Gotico in Europa

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Testo

Il Gotico francese, pieno di slancio e di eleganza, ha in questa costruzione una delle massime affermazioni. Iniziata nel 1163, Nôtre Dame di Parigi dà un’idea assai chiara di quest’arte originale che si diffuse in tutta l’Europa. Nonostante i gravissimi danni apportati dagli incendi durante la Rivoluzione francese e gli interventi di Viollet le Duc, che nella metà dell’Ottocento restaurò pesantemente l’edificio rifacendo ex-novo le parti mancanti, Nôtre Dame di Parigi costituisce uno dei primi e più interessanti esempi dell’architettura gotica francese. La sua costruzione fu avviata nel 1163, per volere del vescovo di Parig, Maurice de Sully. I lavori cominciarono dal coro e proseguirono con la costruzione della navata, ultimata prima della fine del XII secolo.
Data la precocità, sono ancora evidenti i legami con il Romanico, a partire dalla facciata che, perfettamente racchiusa in un rettangolo aureo, sembra suggerire una ricerca di proporzionalità ed equilibrio, retaggio del patrimonio classico.
A C AB:AC=AC:CB

B AC= 5 – 1 AB
2
Il rettangolo aureo, utilizzato anche nel Partenone, è stato da sempre simbolo della ricerca di armonia e proporzione. Incastrando dei rettangoli aurei uno dentro l’altro si ottiene una perfetta spirale, come quelle identificabili in natura nelle conchiglie, nei gusci delle lumache, nelle pigne, nei fiori…
Nel Gotico sono spesso presenti allusioni e richiami matematici e geometrici, come pure l’applicazione di numeri con un significato simbolico: il 3 allude alla Trinità, il 4 è il numero degli Evangelisti, 12 erano gli apostoli.
Nôtre Dame di Parigi è una cattedrale molto precoce, che rivela infatti molti elementi orizzontali, a discapito della ricerca di leggerezza. Sono presenti logge con statue, cornici, gallerie, torrioni massicci che alludono al Romanico, nonostante compaiano anche bifore slanciate, i portali non sono eccessivamente strombati, sono scarsi i giochi chiaroscurali.
Nonostante la pianta basilicale, l’impianto interno è quasi centralizzato: il transetto incrocia il corpo longitudinale delle navate quasi a metà del loro sviluppo ed inoltre vi è una doppia successione di navate laterali che circondano il vasto spazio interno.
L’interno è diviso in 5 navate, ha un aspetto alquanto ponderoso: i pilastri non sono né a fascio né a croce, bensì cilindrici; le volte sono a crociera a sesto acuto con nervature (le vele hanno solo funzione di riempimento). Alcuni pilastri presentano fasci di colonnine che vanno a raccogliere un determinato elemento strutturale (le nervature); ciò evidenzia il carattere di precisa corrispondenza tipico di questo stile. L’interno, dunque, è più slanciato rispetto al Romanico, ma l’idea di sviluppo verso l’alto, nell’ottica del Gotico non è così pronunciata.
La complessa planimetria dell’edificio si riflette inoltre in un alzato ardito, dove gli altri pilastri della navata centrale si aprono prima nelle arcate di comunicazione con le navate laterali, poi nelle trifore del matroneo, quindi nelle finestre che danno luce all’interno per poi raccogliere le spinte delle volte a ogiva.
All’esterno c’è una successione di contrafforti e archi rampanti. Nel presbiterio gli archi rampanti superano le navate laterali e si agganciano a quella centrale. La campata del deambulatorio è trapezoidale. Le volte triangolari sono definite dai profili vigorosi degli archi acuti che le sostengono e dal costolone trasversale che le divide in due triangoli.
Nella campata del deambulatorio la muratura è storta e i filari di mattoni non si corrispondono, ma sono disposti in direzioni diverse; ciò attesta l’aspetto empirico dell’architettura medioevale: la chiesa viene costruita non seguendo un meticoloso progetto scritto, bensì nell’operatività, nella pratica manuale. Il progetto quindi può anche cambiare con il solo cambio del capo cantiere. L’architettura medioevale si basa perciò sulla pratica del costruire.
Il portale maggiore del Giudizio (1220-30) dimostra che come nel Romanico la scultura è parte integrante dell’architettura e ha funzione strutturale (pinnacoli, guglie) e didattica (racconto di storie bibliche). Il rosone del transetto risale al 1255.
Chartres fu un grande centro druidico; nel Medioevo offrì alla venerazione dei pellegrini la sacra reliquia del velo che, secondo la tradizione, la Vergine indossava al momento dell’annunciazione. Iniziata nel 1020, nacque come chiesa romanica. Nel 1194 fu colpita da un incendio, risparmiò solo la cripta, le torri, la facciata occidentale. Nel 1260 venne consacrata da Luigi IX il Santo.
La Cattedrale di Chartres conserva un tessuto sostanzialmente gotico, benché la facciata sia un vero connubio di forme: presenta due torri asimmetriche, come tutte le chiese eccetto quelle di Parigi; una è la torre del vecchi campanile, l’altra quella del nuovo con guglie gotiche.
Al Centro presenta il rosone della Glorificazione della Vergine del 1230, che possiede ancora dei vetri originali del XII secolo, precedenti all’incendio. Il rosone è l’elemento decorativo di spicco anche per la sua particolarità: attorno alla figura centrale sono disposti dei quadrati ruotati che sembrano loro stessi ruotare dando un’impressionante idea di movimento. Si aprono sulla facciata principale portali poco strombati, dalla mole pesante e imponente coronati da statue antropomorfe. Il più caratteristico è il Portale del Re con delle splendide sculture. Il portale del Re, risparmiato dall’incendio del 1194, è un capolavoro di tarda età romanica, che costituisce un punto di partenza per la plastica gotica. E’ raffigurato Cristo entro una mandorla tra i 4 simboli degli evangelisti circondato da 12 angeli e dai 24 vecchi dell’Apocalisse disposti lungo gli archivolti concentrici. Nelle lunette laterali, in una sono rappresentate le 7 arti liberali, i 7 saggi dell’antichità che accompagnano la Madonna col bambino; nell’altra, invece, i segni dello zodiaco e del lavoro dei mesi, l’ascensione degli apostoli.
Un altro ciclo scultoreo orna i portali del transetto, le cui testate sono affiancate da 4 torri. I portali del transetto sono invece molto strombati, con molte statue e cornici complicate.
L’interno è diviso in tre navate; è presente un ampio transetto ed il doppio deambulatorio circondato da cappelle radiali. L’angolo del transetto è caratterizzato da semicolonnine. I muri sono scanditi da sottili nervature. Le vetrate hanno pochissime parti dipinte; le figure sono delineate dal contrasto cromatico dei vetri. Esse attestano innanzitutto coerenza formale: quelle in basso hanno carattere narrativo; quelle dell’ordine superiore presentano grandi figure di Santi. Inoltre si nota la coerenza iconografica delle raffigurazioni, una sorta di corrispondenza fra i temi: l’Antico Testamento si oppone al Nuovo, la Passione alla Resurrezione, all’incarnazione la Pentecoste.
Le decorazioni del coro attestano invece intenti politici: le scene del pellegrinaggio di Carlo Magno, di S. Silvestro che battezza Costantino, di S. Remigio che battezza Clodoveo sono un’allusione alla sacralità del titolo regale e ai forti rapporti fra la corona e la Chiesa.
Nel suo viaggio in Oriente Carlo Magno è raffigurato con dei cavalieri ed è dunque molto significativa la rappresentazione di episodi cavallereschi in una chiesa. Nella parte superiore sono raffigurati 4 episodi della Chanson de Roland.
Stilisticamente le decorazioni non sono omogenee: alcune sono Romaniche, altre mostrano figure eccessivamente allungate ed una spiccata vivacità dei gesti; infine altre evidenziano chiare influenze classiche, attestate dall’armonia delle proporzioni e dall’equilibrio compositivo. Ciò probabilmente è da attribuirsi alla scarsa organizzazione delle botteghe, i cui maestri affidavano il lavoro anche a diversi vetrai.
Sede vescovile del IV secolo, Reims fino al 1825 accolse la cerimonia di consacrazione dei sovrani francesi. Lì infatti nella notte di Natale del 1496 fu battezzato Clodoveo.
La facciata, ravvivata da guglie e cuspidi, rivela un forte slancio, anche grazie alle torri traforate del XV secolo. Caratteristici i tre portali, decorati da scultori duecenteschi, che si fondono perfettamente con gli elementi architettonici. L’architrave di un portale, risalente al 1220-30, attesta un’evidente autonomia stilistica, dovuta anche al soggetto rappresentato ovvero le immagini di morti che si ridestano con libertà.
In generale le statue-colonne di Reims sono caratterizzate da una maggiore libertà di movimento, autonomia espressiva rispetto a quelle di Chartres, più rigidamente antropomorfizzate, comparabili alle cariatidi. Quelle invece di Nôtre Dame di Parigi possono essere collocate in una posizione intermedia nel percorso evolutivo che portò la scultura a rendersi sempre più autonoma ed espressiva. In Italia la scultura è sempre più autonoma dall’architettura rispetto alla Francia.
Al centro della facciata spicca il rosone con la Vergine circondata dagli Apostoli, fiancheggiato da una coppia di bifore sovrastato da una galleria con 56 statue dei re francesi, la cosiddetta Galleria dei Re.
Il rosone del transetto risale al 1255 ed attesta la tecnica del Vetro a piombo, che consiste nell’unire insieme pezzi di vetro colorato, inserendoli in piccole intelaiature di piombo.
In seguito si tende a non usare più vetri brillanti e dai colori appariscenti; le vetrate divengono più grandi e sempre più sovente si dipinge direttamente sul vetro: gradualmente si passa dal mosaico alla pittura, acquisendo così precisione nell’esecuzione, ma sminuendo la forza luminosa delle vetrate.
L’abside è la parte più nettamente gotica. Disposte a raggiera attorno al deambulatorio si susseguono archi rampanti che scaricano il loro peso su contrafforti sormontati da pinnacoli. All’incrocio delle navate si erge una guglia, cronologicamente successiva: essa attesta un gotico molto accentuato, come si percepisce nella sua sottile leggerezza e slancio verticale.
L’interno ripete lo schema di Chartres, che supera per dimensioni. Possiede 3 navate con transetto, un coro con deambulatorio circondato dal cappelle radiali.
Si susseguono alti pilastri di divisione, sormontati da capitelli con decorazioni vegetali, che conferiscono un senso di aerea leggerezza, ribadito all’esterno dagli archi rampanti ornati di pinnacoli, disposti attorno alle cappelle radiali.

Costruita nel 1220, Nôtre Dame di Amiens è di evidente derivazione da Nôtre Dame di Parigi, come attestano le torri laterali, che sono però asimmetriche: a destra la più antica, a sinistra la più alta. I portali sono più strombati rispetto a Nôtre Dame di Parigi. La facciata è divisa in parti verticali. Rispetto a quella di Parigi, la cattedrale di Amiens appare più alta, slanciata e più decorativa, data la presenza di pinnacoli, guglie, doccioni, sculture. Inoltre è più luminosa: pertanto gli effetti chiaroscurali che vengono a crearsi accentuano e danno risalto all’apparato decorativo. Nell’interno si susseguono pilastri a fascio più leggeri e slanciati. Nel transetto, fasci di colonne si sviluppano sino al soffitto, accentuando il senso dello slancio verso l’alto. Viene abolita la parete a favore di ampie finestre ornate da colonnine. Nelle volte a crociera a sesto acuto, contrariamente alla tendenza del gotico, i costoloni suddividono solo 4 vele.
Troviamo il Gotico anche nelle Chiese Cistercensi. I monaci cistercensi sono una branca riformata dell’ordine dei Benedettini fondato nel VI secolo da S. Benedetto che impose la severissima regola Ora et labora. Verso l’anno 1000 vennero attuate riforme all’interno di quest’ordine così rigido:
a Cluny, i Cluniacensi: importanti per l’architettura romanica si sviluppano nell’XI secolo, ma quando l’ordine diventa ricchissimo abbandonano in parte la regola di S.Benedetto.
a Citeaux (Cistercium, in latino), i Cistercensi. Questo ordine nacque per opera del monaco Roberto di Molesne che nel 1098 divenne abate nell’abbazia di Cluny e iniziò la riforma che ha dato origine a questa branca.
Ma è Bernardo di Chiaravalle, anche lui abate, che a partire dal 1130 inizia la predicazione in Europa e fa costruire abbazie con l’utilizzo dell’arco a ogiva. La prima abbazia cistercense costruita in Italia è l’abbazia di Tiglieto (vicino a Sassello) del 1120 dove però lo stile utilizzato non ha ancora caratteri gotici marcati; tuttavia ora non ci rimane nulla di questa, che è stata trasformata in casa colonia. Altri esempi di Gotico cistercense in Italia, li possiamo trovare a Casamari e a Fossanova nel Lazio.
Il Gotico cistercense ha una ragione ideologica diversa da quello dell’ Ile de France, esso infatti è caratterizzato da una sobrietà paragonabile a quella del Romanico e è quasi totalmente privo di decorazioni perché si riteneva che la Chiesa fosse un luogo di preghiera e non dovevano esservi distrazioni. Le abbazie cistercensi sono concepite come luogo di lavoro e sono tutte piuttosto simili tra di loro: il modulo è la campata. Si può quasi parlare di un’architettura prefabbricata,ripetuta, identica. Questo modulo viene usato sia nelle abbazie, che nelle chiese, che nelle grange (cascine, luoghi di lavoro).
Ricordiamo i Cistercensi anche per le loro mirabili opere di canalizzazione, di irrigazione, per i sistemi di chiuse e cataletti.
La Chiesa di S. Andrea di Wells è molto decorata, ma non è ancora accentuato lo spinto verticalismo francese. Nonostante questo, troviamo le torri ai lati della facciata che rispecchiano il modello delle chiese d’oltralpe molto raro in Italia. Notiamo tra le particolarità la presenza di un doppio arco opposto su ogni lato della campata centrale: elemento di spicco di questa chiesa che presenta moltissimi pilastri a fascio privi però della funzione di sostegno delle volte.
Le Chiese inglesi hanno di solito una sala capitolare: ovvero una sala dove si riunivano l’abate e i rappresentanti dei monaci; di solito hanno pianta centrale e sono annesse alla chiesa, spesso sono molto particolari e decorate soprattutto nei soffitti.
In S. Andrea troviamo Lady Chapel, una sala capitolare con un pilastro centrale dal quale si dipartono tantissime nervature che danno l’impressione di formare un mazzo di steli, un richiamo quindi fitomorfo che sembra anticipare l’arte liberty della biblioteca Laprouste.
Il Duomo di Bamberga in Germania è un edificio che ha avuto fondamento Romanico. Elementi caratterizzanti dell’arte gotica non ve ne sono molti; si possono riconoscere tali soltanto le torri.
In Germania, il Gotico mantiene sempre caratteristiche moderate e non arriva mai ad eguagliare le Cattedrali d’oltralpe.
Un altro esempio è il Duomo di Colonia che, iniziato nel 1200 fu portato a termine solo nell’Ottocento; stranamente fu però conservato il progetto iniziale e anche i lavori dell’Ottocento seguirono il modello Gotico.
Il Duomo di Naumbourg, oltre a quelli sopra citati, non esagera nel goticismo. L’interno è bianco con nervature, non molto numerose, colorate; questa Chiesa è celebre soprattutto per le statue ritratto dei finanziatori e fondatori. In queste statue si può notare l’attenta indagine fisionomica, la particolarità degli sguardi, dei movimenti che le rendono molto espressive.

La Cattedrale di Burgos, in Spagna presenta tratti fortemente francesizzanti. All’interno possiamo trovare una particolare scala dorata, che però non appartiene all’arte gotica. Il tiburio di Burgos è particolare: sono presenti influssi di vario genere, francesi e orientali. Anche all’interno nelle decorazioni sono presenti motivi geometrici di gusto orientale.
Il Duomo di Milano è l’unica Chiesa gotica in assoluto in Italia, non sono molte, non più di 10 e tutto di epoche molto tarde rispetto all’evoluzione tipica del Gotico. Le vicende costruttive del Duomo sono molto lunghe; rimane per molto tempo senza la facciata. Sulla guglia troviamo dei particolari contrafforti rovesciati che ispireranno il Borromini. La parte bassa della facciata viene completata da Pellegrino Tibaldi nel ‘500 e nel concorso dell’inizio del ‘900 viene completata mescolando elementi rinascimentali del primo ordine con elementi gotici. Al suo interno presenta dei capitelli molto particolari, formati da una serie di edicole sovrapposte; questo per aumentare l’altezza dei pilastri, in quanto il Duomo è stato innalzato in corso d’opera.
In Toscana vengono edificate molte chiese a caratteri gotici. Il Duomo di Siena, già iniziato in età Romanica a partire dal XII secolo venne ingrandito nel 1200 in seguito ad una forte espansione culturale ed economica della città. Si decise di innalzare la navata centrale, quando era già presente il tamburo l’interno della cupola estradossata romanica che, con l’innalzamento della navata, vennero inglobati nella muratura. Si possono trovare in questa chiesa diversi elementi Romanici come la bicromia dei marmi, la presenza di pilastri robusti e di archi a tutto sesto. L’interno è a croce latina a tre navate divise da pilastri a fasce bianche e nere. Il pavimento è diviso in riquadri con rappresentazioni i cui disegni sono opera di artisti senesi e toscani e risale al 1400-500, ma sfortunatamente ora, per motivi di conservazione, non è praticabile ed è transennato o ricoperto da cartoni. La facciata è tricuspidata, con un rosone al centro e dei portali fortemente strombati.
Nel 1260 è Nicola Pisano a dirigere i lavori in collaborazione con Arnolfo di Cambio e con il figlio Giovanni Pisano, al quale verrà affidato il compito del padre a partire dal 1284. Nicola ed i suoi allievi oltre che progettare la facciata, si occupano anche della realizzazione del pulpito (1265-68).
Nicola e Giovanni realizzano dei progetti per la facciata, che verrà portata a termine solo nell’Ottocento abbandonando completamente l’originale. Mentre per Arnolfo di Cambio, incaricato anche di progettare S. Maria del Fiore a Firenze, la scultura è subordinata all’architettura; per Nicola e Giovanni non è così, essi infatti considerano la scultura più autonoma rispetto all’architettura.
Tra il 1200 e il 1300 si decide di trasformare la chiesa già realizzata nel transetto di un’enorme chiesa; ma i lavori devono essere interrotti sia per le arcate a tutto sesto di enormi dimensioni che davano già segni di crollo, sia per la mancanza di fondi, dovuta anche alla crisi della metà del ‘300.
Le arcate vennero inglobate nel Museo dell’Opera del Duomo, che conserva nel suo interno statue di Giovanni Pisano molto rovinate a causa delle piogge acide e il trittico “La Maestà dell’Altare Maggiore” del 1311 di Ducio di Buoninsegna; la facciata è tuttora in mezzo ad una piazza e crea un effetto singolare.
Alla fine del 1200 viene fatto edificare il Palazzo Comunale di Siena con la Torre del Mangia alta quanto il campanile, per non risultare inferiori alla chiesa. Nel 1315 il comune commissiona ad un allievo del Buoninsegna, Simone Martini, un affresco della maestà in una sala del palazzo comunale. Al cognato di Martini, Lippo Menni si attribuì la Torre del Mangia, sulla quale, secondo una tradizione popolare, è sconsigliato salire se si studia perché non si porterebbero a termine i propri studi.

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